Sociologia del Turismo: Sintesi delle Tematiche Chiave
Il corso introduce al turismo come fenomeno sociale. A tale scopo si forniranno dapprima nozioni fondamentali di carattere concettuale e metodologico sulla sociologia. Successivamente, l'attenzione si concentrerà sul modo in cui il turismo può essere definito e classificato, e sulla sua evoluzione nel passaggio dalla società preindustriale a quella industriale e post-industriale. Si esamineranno le forme storiche del turismo, il suo ruolo nel processo di socializzazione e come il turismo di massa è andato evolvendo negli ultimi decenni in forme più complesse.
Evoluzione e Trasformazione del Turismo
Dai disagi maturati nel proprio distretto produttivo si procede verso l'analisi del bisogno di vacanza. Il recente libro di Giandomenico Amendola - Il turista e la città. Tra Grand Tour e architurismo, (Mario Adda Editore, 2025) - tratta, come chiaramente si evince dal titolo, di turismo e città, con un’ampia ricognizione sia temporale, dal ‘500 in poi, sia delle fonti culturali da Montaigne a Bacon, da Hugo a Calvino e senza dimenticare le scienze cosiddette territorialiste. È strutturato in poco più di venti capitoli brevi, i cui titoli esplicitano il percorso riflessivo dell’Autore, arricchiti da immagini che rinviano a dipinti noti, a copertine di guide e riviste d’epoca, nonché a foto di città.
Il volume si apre con Il turista come metafora della città contemporanea e si conclude con un interlocutorio Domani. Così recita l’incipit: “Il legame tra il viaggiatore e la città comincia quando a partire dal ‘500 questo da pellegrino si recava in Terra Santa o a Roma e, poi, mettendo spesso tra parentesi la fede, attraversava l’Europa con il Grand Tour per conoscere, imparare ed immergersi in un mondo nuovo” (p. 7). Mentre conclude: Il problema è che non v’è certezza su come sarà il mondo domani. Il mondo che nei secoli sembrava unificarsi sembra si stia spezzando. Ciò che era vicino ora può diventare lontano. L’idea che tutto il mondo sia sotto casa e facilmente raggiungibile, principio base del turismo e della sua crescita, può apparire improvvisamente retorico. L’altrove può diventare pericoloso (p.
Lungo questo percorso inciampiamo, per così dire, tanto su una serie di ‘oggetti’ quasi sicuramente sconosciuti alle nuove generazioni, quali le guide turistiche, i diari di viaggio, la cartolina illustrata, quanto sui cambiamenti dei mezzi di trasporto (si passa dalla ‘rigidità’ della carrozza e del treno alla flessibilità dell’automobile). Tanto i primi, quanto i secondi consentono ad Amendola di offrire un affresco dei cambiamenti urbani rappresentati iconicamente dal lungo passaggio dal viaggio individuale (che nel pellegrinaggio e nel Grand Tour non era comunque un muoversi da soli) al turismo di massa.
Il Ruolo dei Linguaggi e delle Tecnologie
In queste profonde trasformazioni hanno giocato un ruolo centrale, anzitutto, tutti quei linguaggi che hanno contribuito a sedimentare un immaginario urbano, dalla narrativa alla fotografia e all’iconografia cinematografica, in secondo luogo, gli strumenti comunicativi e le tecniche attrattive sempre più raffinate, diventate definitivamente un complesso settore economico che ha bisogno di conoscenza digitale e di elevati specialismi professionali: ”Ogni città, piccola o grande, cerca di attrarre visitatori ed imprese. Deve diventare un brand. Un brand non si ottiene per caso. È il frutto di efficaci politiche promozionali e di marketing tese ad attrarre non solo turisti ma anche imprese” (p. 76).
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L'Architettura come Trasformatore Urbano
Rappresentare come attraente una città significa reinventarla e in questa reinvenzione’ è fondamentale il rinnovato ruolo dell’architettura, “capace di mutare il destino di una città” (p. 92). E di esempi in questo senso Amendola ne fa tanti, da Bilbao a New York a Londra, fino alle nuove città del mondo arabo: “Negli anni più recenti salgono sul palcoscenico del turismo le città rese ricche dal petrolio Dubai, Abu Dabi, Doa e Dubai il cui albergo Burj Al-Arab (Torre degli arabi) è per i turisti… l’attrazione principe” (p.
Il Turista Protagonista e le Dinamiche Urbane
Ciò che risalta lungo questo percorso è come la figura del turista sia arrivata a diventare protagonista assoluta della complessiva esperienza urbana, con effetti che stanno gravando vieppiù sulla stessa morfologia sociale, oltre che sui cambiamenti funzionali e formali della città. Questo libro si colloca in continuità con quasi tutti gli ultimi lavori di Amendola, in particolare con il precedente La città: Immagini e immaginari. Narrazioni, analisi, miti (FrancoAngeli, 2024), e sollecita molte riflessioni. Innanzitutto, dove collocarlo dal punto di vista disciplinare? É un libro di sociologia del turismo? Non propriamente, anche se contribuisce a rafforzare questo settore disciplinare, soprattutto in Italia dove, dalla fine degli anni ‘80 del Novecento in poi, è fiorita una ricca letteratura di studi empirici e teorici (tanto da essere inserita nell’ordinamento degli studi universitari italiani), grazie all’intuizione di un altro sociologo urbano, Paolo Guidicini che con l’allora suo allievo Asterio Savelli, dopo quattro anni di gestazione, nel 1991 hanno formalmente istituito l’Associazione Mediterranea di Sociologia del turismo (Savelli 2004; 2017).
Associazione che nel tempo si è ampliata e rinnovata, in modo particolare nel campo delle ricerche territoriali mediterranee, anche perché il turismo, in quanto ‘industria pesante’, è andato specializzandosi. Si pensi alle varie denominazioni del turismo, oltre a quelle tradizionali (urbano e balneare in primis): lento, itinerante, enogastronomico, culturale, crocieristico, e così via. La specializzazione è anche territoriale ed è dovuta sia alle esigenze del mercato, sia alla differenziata domanda sociale. Ossia, il turismo si è adeguato ai mutamenti sociali globali che ha avuto nuova linfa grazie alle tecnologie digitali e alle politiche dei trasporti low cost che hanno influito tanto su una diffusione della conoscenza di nuove realtà turistiche, quanto sull’apertura del mercato turistico a nuovi soggetti, diversi per età, provenienza, condizione sociale e capacità economica. In altre parole, il turismo non appare più esclusivamente una manifestazione di ricchezza, come nel passato descritto nel capitolo Il turismo e la ricchezza (pp. 57-62), ma si è, per così dire, ‘democratizzato’.
In questo contesto la città è centrale e, come scrive Amendola, “inventa il turista e ne sarà a sua volta reinventata, trasformata dalla continua azione di renderla più attrattiva e simbolicamente consumabile” (p. 7) (a mio avviso, il consumo è sì ‘simbolico’, ma è soprattutto materiale). La verità è che il lavoro di Amendola sfugge alle classificazioni specialistiche, giacché con maestria mescola diversi linguaggi, per ricondurli tutti all’oggetto del desiderio per eccellenza: la città.
Mobilità e Prossimità nel Turismo
In secondo luogo, trattare di turismo e città significa affrontare la complessa questione della mobilità che Amendola dà per acquisita e scontata. D’altronde, così come la città “è se è in movimento”, il turismo non potrebbe esistere senza mobilità. Nel saggio Mobility and Proximity John Urry (2002) si pone la domanda “why do people phisically travel?”, pur avendo a disposizione una serie di strumenti che danno la possibilità virtuale di “girare” il mondo e di dialogare (comunicare) con un numero potenzialmente infinito di persone, tra loro anche molto distanti geograficamente. Una domanda rovesciata rispetto a quella posta precedentemente da Paul Virilio (1988) che si basava sull’ipotesi che il mondo sociale fosse ‘destinato’ a de-territorializzarsi, in virtù della diffusione delle nuove tecnologie.
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Ebbene, pur esistendo diversi tipi di viaggio - Urry ne individua quattro: The physical movement of objects, the immaginative travel; the virtual travel; the corporeal travel of people -, è la mobilità fisica delle persone, vale a dire la prossimità, ad essere fondamentale per cogliere i mutamenti delle società attuali, ovvero, ad assumere la veste di categoria sociologica centrale. L’importanza della prossimità oggi è riaffermata ai diversi livelli della vita sociale, nonostante (o proprio per) l’estensione dei social network, tanto più ampia quanto più coinvolge le nuove generazioni. Insomma, la mobilità turistica, per sua natura, ha bisogno di prossimità per mettere in campo tutte le sue energie (economiche, culturali, professionali) e tutte quelle forme di entertainment che rinviano a un insieme di attività (dallo shopping, al mangiare, alle attività culturali in senso lato) (Hannigan 1998).
Il principio di prossimità rinvia, a distanza di oltre un secolo, all’Excursus sulla Sociologia dei sensi di Georg Simmel (1909, ma vedi 1989: 550-580) per il quale lo sguardo è assunto come interazione sociale pura, ripreso da Urry nel suo The Tourist Gaze (1990). Va detto, però, che in relazione alla mobilità turistica, anche gli altri sensi (udito, olfatto, tatto e gusto) acquistano un peso di pari importanza. Si pensi a quanto abbiano costituito un incremento per l’industria del turismo tutte quelle attività rappresentate come tradizionali e autentiche. A questo proposito, Amendola dedica il capitolo La ricerca dell’autentico (pp. 97-103) che non è altro che una forma di “disease of nostalgia” come l’aveva definita prima Urry (200) e poi Sharon Zukin (2010), per la quale è assurdo parlare di autenticità di città ad esempio come New York, dove il desiderio di una vita urbana autentica - che nasce negli anni ’60, quando l’America viene descritta come un Paese senza speranza vittima di una fatale nostalgia - , non riguarda neppure i residenti che quasi sempre non sono nati nello stesso luogo e non risiedono nella stessa casa da generazioni, e perché la struttura fisica del luogo è costantemente sottoposta a cambiamenti.
Impatti Sociali del Turismo e Sostenibilità Urbana
In terzo luogo, quanto sta incidendo sulla città il fenomeno del turismo? Non mi soffermo sul cosiddetto overtourism, al quale Amendola dedica un capitolo specifico, mi interessa invece riflettere sugli effetti sociali dell’essere “in continuo movimento”, diventata ormai la caratteristica principale di molte città anche italiane. Il fatto è che l’incremento della mobilità turistica - per ragioni intrinseche - si traduce in provvisorietà dello stare, legami sociali deboli, appartenenze anch’esse provvisorie e instabili, destinazioni variabili a seconda delle opportunità dettate prevalentemente dal mercato.
Questa condizione generale sta determinando mutamenti urbani, i cui esiti appaiono prevalentemente negativi, quali l’allontanamento ed espulsione delle popolazioni stabili, anche per la diffusione del fenomeno degli affitti temporanei (Mazzette, Spanu 2020). Questi processi di espulsione si accompagnano al dominio incontrastato della mono-funzionalità del consumo (sia esso simbolico e/o materiale) e hanno coinvolto prima le persone con meno capacità economiche ed ora sta interessando anche la middle class e i giovani. Inoltre, la prevalenza di popolazioni instabili e provvisorie porta a forme di agire sociale de-responsabilizzanti verso gli ambienti visitati.
Ciò che è mancato finora in questo ‘eccesso’ di mobilità turistica sono le politiche regolatorie, ovvero di governo, per cui oggi più di ieri le città e i territori sembrano che rispondano esclusivamente alle logiche del mercato e della rendita. Ma fino a quando si può sostenere questo tipo di città?
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Riferimenti Bibliografici
- Bauman Z. (2003), Una nuova condizione umana, Vita e Pensiero, Milano.
- Hannigan J. (1998), Fantasy City, Routledge, London and New York.
- Mazzette A., Spanu S. (2020), “Cambiamenti d’uso delle città tra turismo e politiche di rigenerazione: il caso delle abitazioni temporanee”, in Sociologia urbana e rurale, n. 122, pp. 113-130.
- Savelli A. (2004) (a cura di), Città, turismo e comunicazione globale, FrancoAngeli, Milano
- Savelli A. (2017), Sociologia del turismo, Hoepli, Milano.
- Simmel G. (1989), Sociologia, Edizioni di Comunità, Milano.
- Urry J. (1990), The Tourist Gaze, Sage, London.
- Urry J. (2000), Sociology Beyond Societies, Routledge, London.
- Urry J. (2002), “Mobility and Proximity”, in Sociology, 36 (2): 255-74.
- Virilio P. (1988), Lo spazio critico, Dedalo, Bari.
- Zukin S. (2010), Naked City.
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