Luciana Peverelli e il Romanzo "Sposare lo Straniero": Un'Analisi Approfondita
Luciana Peverelli è stata una figura poliedrica nel panorama culturale italiano del XX secolo, spaziando dalla scrittura di romanzi popolari alla sceneggiatura cinematografica e al giornalismo. La sua opera, vasta e variegata, riflette le trasformazioni sociali e culturali dell'Italia, con particolare attenzione al ruolo della donna e alle dinamiche sentimentali.
Biografia Essenziale
Notizie sulla sua famiglia sono desumibili dall’Autobiografia, se pur incompiuta, che permette di ricostruire la giovinezza della scrittrice, dagli anni dell'infanzia in via San Marco, segnata da artisti, cantanti e musicisti che frequentavano casa Peverelli, ma anche dalla malattia della sorella minore Siglinda (cui dedicò un romanzo nel 1942). Dall’Autobiografia incompiuta viene fuori il ritratto di una giovane donna che, formata da un'educazione paterna contraria a ogni conformismo, fu spinta all'indipendenza e alla libertà, e poté coltivare innamoramenti e amori: dopo un paio di fidanzamenti, si legò a Henry Molinari, ingegnere antifascista, per oltre un decennio, in una relazione che fu segnata dalle continue infedeltà di lui. A questo legame va ricondotto l'impegno della scrittrice nella Resistenza, rimarcato in alcune sue note biografiche, nonché il trasferimento a Roma, dove anche Molinari riparò dopo l'8 settembre.
Luciana si dedicò dapprima alla passione per il teatro, ma l'insuccesso della rappresentazione tratta dal suo dramma La donna senza nome, al teatro Manzoni di Milano, la spinse ad abbandonare la scrittura per le scene. Una sua novella per Il Secolo illustrato nel 1930 fu segnalata da Giuseppe Marotta e le permise di vincere il primo premio di un concorso indetto da Rizzoli, editore al quale rimase poi legata tutta la vita. La svolta, sul piano lavorativo, avvenne agli inizi degli anni Trenta quando, dopo la delusione sentimentale che le costò la rottura del fidanzamento con il suo primo amore, si dedicò alla scrittura del suo primo romanzo Signorine e giovanotti (Milano 1932).
Dopo un fidanzamento con un capitano canadese, Robert B. Edwards, Peverelli si unì in matrimonio dopo la fine della guerra, a 45 anni, con un lord inglese, Philip Ashley Carter. Morì a Milano, nella sua casa di via Senato, la mattina del 5 agosto 1986, assistita dalla fedele collaboratrice, ex governante, Adriana, che le restò vicina negli ultimi anni, resi difficili a causa della malattia e delle crescenti difficoltà economiche.
La Carriera Letteraria e Cinematografica
Seguirono, a breve distanza, L'amore del sabato inglese (ibid. 1934), Inverno d'amore (ibid. 1934), Piacere agli uomini (ibid. 1936), Ragazze in libertà (ibid. 1938), Incendio a bordo (ibid. Alla stessa epoca risale l'incontro con i fratelli Del Duca, che segnò la svolta da feuilleton che prese la sua scrittura, oltre all'inizio di un lungo sodalizio e alla scoperta, da lei stessa confessata, di una vocazione verso questo filone narrativo. Severa nel giudicare il suo lavoro, che da questo momento in poi si fece continuo e intenso - la diffusione fu settimanale per oltre due anni - Peverelli si dedicò al feuilleton risorgimentale con Cuore garibaldino, firmandolo con lo pseudonimo «Anna Luce», che riutilizzò più volte anche in seguito, accanto a quello di «Myriam» che più avanti contraddistinse alcune rubriche fisse.
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La prima occasione le fu data dal romanzo di successo Violette nei capelli, uscito in volume nel 1940, dopo essere apparso a puntate su Gemma. La pellicola, diretta da Carlo Ludovico Bragaglia, uscì nelle sale nel febbraio del 1942. Nello stesso anno uscirono Signorinette, per la regia di Luigi Zampa, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Wanda Bontà, e La principessa del sogno, diretto da Maria Teresa Ricci e Roberto Savarese e ispirato a un racconto dai toni fiabeschi con il quale Peverelli rivisitò la figura di Cenerentola. Nel 1944 uscì il più realistico Gran Premio, di Giuseppe D. Musso, ispirato a un altro suo racconto e, anche in questo caso, Peverelli partecipò alla sceneggiatura con il regista Belisario L. Randone. Il bacio dell'aurora, tratto dall'omonimo romanzo di Peverelli e scritto con Umberto Fioravanti, segnò l'esordio alla regia di Gianfranco Parolini nel 1953.
Ma il settore nel quale l'impegno di Peverelli si fece più assiduo fu quello cinematografico. Dal 1935 collaborò a Cine Illustrato, e dal 1939, quando questo confluì in Cinema Illustrazione, ne assunse la direzione, firmando novelle cinematografiche ambientate a Hollywood e tenendo la rubrica «Luciana al microfono». Collaborò, inoltre, all'Almanacco cinematografico italiano e, dai primi anni Quaranta, a Film.
Sposare lo Straniero: Un Romanzo nel Contesto del Dopoguerra
I bombardamenti del '43 distrussero la casa milanese di Peverelli che, in ristrettezze economiche tanto più marcate in confronto alle spese alle quali si era abituata negli anni di maggior successo e di benessere, si spostò a Roma, stabilendosi in viale Bruno Buozzi. Il lungo periodo di attesa degli alleati è raccontato anche in La lunga notte, sempre edito per Rizzoli (1944), seguito da Sposare lo straniero (ibid.
Sposare lo straniero è un libro dedicato a chi vuole leggere una storia che prende dall’inizio e che non mollerà la presa fino alla fine. E nemmeno dopo. Agli occhi di chi ha subito le angherie ogni ufficiale appare come un angelo custode, come colui che potrà chiedere ciò che vuole. Ragazze ingenue, ragazze fragili che hanno visto la vita fuggire via, quella vita che conoscevano così bene, quella vita che ora temono. Temono l’ignoto, il giorno che arriverà. Pagine reali che ci narreranno di cuori che vogliono solo amare.
Roma, gli anni della Liberazione. La città è ancora sotto shock per ciò che ha dovuto subire, giorno dopo giorno. Eppure qualcuno si rialza, qualcosa inizia muoversi.
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Collaborazioni Giornalistiche
Oltre alle riviste di Rizzoli e dei Del Duca sopra citate, collaborò con i principali rotocalchi femminili, fra cui Lidel, Excelsior, Piccola, Mamme e bimbi, Amica, Bimbe d'Italia, Telesette, Intimità, La donna, e con i quotidiani La Gazzetta del Mezzogiorno, Stampa sera, Paese sera, Il Tempo.
Opere
Data l’ingente produzione della scrittrice, ancora difficilmente quantificabile, non è possibile proporre un elenco, neppure parziale dei titoli dei suoi romanzi, che ammontano a circa 300 (Soldani, 2004, p. 296). L'Autobiografia è apparsa postuma, in R. Verdirame, Narratrici e lettrici (1850-1950). Le lettura della nonna dalla contessa Lara a L. P. Con testi rari e documenti inediti, Padova 2009, pp.
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