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Stipendio e Requisiti per la Guardia Medica Turistica in Italia

In Italia, il ruolo del medico di medicina generale (MMG), noto anche come medico di base o di famiglia, è fondamentale nel sistema sanitario. Il suo stipendio medio annuale è elevato rispetto alla media nazionale, riflettendo l'importanza e la specializzazione di questa professione.

Stipendio Medio di un Medico di Base

Secondo dati recenti, il reddito medio lordo annuo di un medico di base si aggira intorno agli 85.000-90.000 euro, corrispondenti a circa 3.900-4.000 € netti al mese. Questo significa che, al netto di imposte, contributi previdenziali (ENPAM) e spese di studio, il medico di base trattiene all’incirca il 45-50% del lordo come guadagno effettivo. In altre parole, su 80.000-100.000 euro lordi annui, il netto annuo si posiziona generalmente tra 40.000 e 50.000 euro, cioè circa 3.000-4.000 € al mese dopo tasse e oneri.

Tale compenso colloca i medici di base ben al di sopra della retribuzione media italiana (+156% rispetto alla media nazionale). Va però ricordato che i medici di base sono liberi professionisti convenzionati (non dipendenti del SSN) e devono sostenere autonomamente i costi di gestione dello studio (affitti, segreteria, strumentazione), oltre a versare contributi previdenziali elevati (17-24% all’ENPAM) e IRPEF, elementi che riducono significativamente il netto disponibile.

Range di Guadagno: Minimi e Massimi

Lo stipendio di un medico di famiglia può variare in modo considerevole in base a diversi fattori: numero di pazienti assistiti, anni di servizio, eventuali incarichi aggiuntivi e zona di attività. In generale, si stima che la forchetta di guadagno annuale lordo possa andare da circa 64.000 € lordi annui per i casi meno remunerativi fino a oltre 120.000 € lordi annui per i più remunerativi, con punte persino superiori ai 150.000 € in situazioni eccezionali.

  • Medico agli inizi (pochi pazienti): Un medico di base neo-incaricato, con un basso numero di assistiti (es. qualche centinaio), oppure che svolge solo sostituzioni, parte da redditi lordi indicativamente attorno a 60.000-70.000 € annui. Ad esempio, un sostituto o un titolare con pochi pazienti può attestarsi su circa 65.000 € lordi/anno, prima di spese e tasse. Ciò corrisponde a circa 2.500 € netti al mese nelle fasi iniziali. Spesso i medici giovani integrano questo reddito con guardie mediche per incrementare i guadagni.
  • Medico “massimalista” (pazienti al completo): Con l’aumentare del bacino di assistiti, il reddito cresce sensibilmente. Un medico di base con lista piena (massimale di pazienti) può arrivare a guadagnare oltre 100.000 € lordi l’anno. Fonti professionali indicano che un massimalista standard (1.500 pazienti) percepisce in media sui 115.000-120.000 € lordi annui, pari a circa 5.000 € netti al mese. Secondo alcune stime, il massimalista medio guadagna circa il 35% in più del collega con carico medio. In termini di estremi, oltre i 20 anni di carriera un medico di famiglia può anche superare i 160.000 € lordi annui grazie all’anzianità e agli incarichi extra.

Influenza dell’anzianità

L’esperienza e gli anni di servizio incidono positivamente sul compenso. Agli scatti di anzianità previsti dagli accordi si aggiungono bonus legati alla carriera e alle funzioni svolte. Un medico a metà carriera (5-15 anni) tende a guadagnare circa 80.000-100.000 € lordi annui, mentre uno a fine carriera (>20 anni) può arrivare a stipendi medi attorno ai 130.000-160.000 € lordi. In termini percentuali, l’anzianità può portare incrementi del 10-15% sulla retribuzione base grazie a indennità accessorie e aumenti periodici. Ciò riflette l’accumulo di pazienti nel tempo, l’esperienza maturata e talvolta ruoli aggiuntivi (medico tutor, coordinatore di AFT, ecc.) ricoperti dai professionisti più senior.

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In sintesi, il minimo salariale di un medico di base a inizio attività oscilla intorno a 60.000-70.000 € lordi/anno, mentre il massimo per un professionista affermato con massimale e lunga carriera può superare i 120.000-150.000 € lordi/anno. In termini di stipendio mensile netto, si va da cifre attorno ai 2.500-3.000 € netti dei primi anni fino a oltre 6.000 € netti per i veterani nelle condizioni più favorevoli. Questa ampia forbice è determinata soprattutto dal numero di assistiti in carico e dagli anni di servizio.

Differenze Geografiche e Zone Carenti

Il reddito di un medico di famiglia può variare anche in base all’area geografica e al contesto in cui opera, sebbene la base stipendiale sia fissata a livello nazionale. In generale, le regioni del Nord Italia tendono ad offrire compensi mediamente più alti rispetto a quelle del Sud. Ciò dipende da vari fattori: al Nord spesso i medici hanno massimali di pazienti più vicini al limite (per maggiore densità e organizzazione sanitaria), e alcune regioni settentrionali dispongono di maggiori risorse per incentivi locali.

Ad esempio, studi recenti sul personale medico indicano che nelle aziende sanitarie del Nord la retribuzione media può superare i 90.000 € lordi, mentre al Sud si attesta tra 80.000-87.000 € in media. Anche se queste cifre si riferiscono in parte a medici ospedalieri, riflettono una tendenza: al Nord i medici (inclusi i MMG) raggiungono più facilmente i livelli retributivi massimi, mentre al Centro-Sud vi è una media leggermente inferiore. Le differenze territoriali, tuttavia, non sono estreme per i medici di base, poiché il contratto è nazionale; ciò che cambia è piuttosto la possibilità di raggiungere il massimale di assistiti e di godere di eventuali aggiunte regionali.

Un elemento rilevante è la distinzione tra zone carenti e zone non carenti. Le “zone carenti” sono quelle aree geografiche in cui vi è carenza di medici di base, ovvero posti vacanti o un rapporto medico/abitanti insufficiente. In tali zone le ASL bandiscono incarichi per nuovi medici di famiglia. Al contrario, le zone non carenti hanno, sulla carta, un numero di medici adeguato al fabbisogno, rendendo più difficile per un giovane medico ottenere un incarico o ampliare rapidamente la propria lista pazienti.

Questa distinzione influisce sul reddito in vari modi:

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  • Disponibilità di pazienti: In una zona carente, un medico neo-insediato spesso eredita un gran numero di assistiti scoperti (ad esempio a seguito del pensionamento di un collega) e può raggiungere velocemente un alto numero di scelte. Ciò si traduce in un reddito subito elevato, talvolta vicino al massimale, già nei primi anni. In una zona non carente, invece, un nuovo medico potrebbe inizialmente raccogliere pochi pazienti (solo quelli che decidono di cambiare medico volontariamente o nuovi residenti), crescendo più lentamente nel tempo.
  • Deroghe al massimale: Nelle aree con grave carenza di medici, le autorità sanitarie possono autorizzare i medici presenti a superare temporaneamente il massimale di 1.500 pazienti. In questi casi eccezionali, un singolo medico può arrivare a seguire anche 1.700-1.800 assistiti, con compensi proporzionalmente maggiori. Ciò avviene per tamponare la mancanza di personale, in attesa di nuovi ingressi. Di contro, in zone coperte (non carenti) raramente un medico raggiunge il massimale assoluto, perché la platea di pazienti si distribuisce tra più medici disponibili.
  • Incentivi per aree disagiate e periferiche: Molte regioni prevedono indennità aggiuntive per chi opera in zone geograficamente difficili (aree disagiate) o cronicamente carenti. Ad esempio, in Veneto l’ASL riconosce ai medici che lavorano in comuni montani isolati un compenso extra di € 6,20 per assistito all’anno (circa € 0,50 al mese per paziente) nelle zone disagiate, più un forfait annuo di circa € 7.746 aggiuntivi nelle zone disagiatissime (le più isolate). Questo significa che un medico in un piccolo paese di montagna con 1.200 assistiti potrebbe ricevere circa 9.300 € annui in più (dal €6,20 x 1500) e, se la zona è classificata come “disagiatissima”, ulteriori 7-8 mila € forfettari annui, arrivando a oltre 15.000 € annui aggiuntivi. Allo stesso modo, la Toscana nel 2024 ha stanziato fondi per incentivare i medici ad aprire studi in aree periferiche: circa 950 mila € l’anno destinati a bonus per medici in zone disagiate/disagiatissime e zone a prolungata carenza assistenziale. Questo accordo toscano prevede indennità speciali sia per chi opera in comunità isolate (montagna, isole, ecc.) sia - in via sperimentale - per chi accetta incarichi in frazioni o comuni dove manca il medico da tempo, pur non essendo aree remote.
  • Costo della vita locale: Sebbene oggi incida meno, storicamente esistevano indennità di caro-vita differenziate per area (ad esempio grandi centri urbani vs. piccoli centri). Attualmente la gran parte di queste differenze è assorbita nella quota capitaria nazionale, ma alcuni accordi regionali possono prevedere piccoli aggiustamenti legati al costo della vita o alle condizioni operative (es. contributi per medici delle isole minori per il maggior costo di spostamento). Nell’ACN nazionale erano previste quote mensili di adeguamento ISTAT (inflazione) semestrali per i medici di base, meccanismo che garantisce un allineamento al costo della vita su tutto il territorio.

In sintesi, dal punto di vista economico i medici di base godono di trattamenti simili su tutto il territorio nazionale, ma chi opera in aree carenti e disagiate può ottenere sia un numero di pazienti più elevato, sia bonus economici aggiuntivi (regionali o aziendali) che innalzano il suo compenso rispetto ai colleghi di zone urbane già coperte. D’altra parte, lavorare in zone disagiate comporta anche difficoltà logistiche maggiori (spostamenti, isolamento) e spesso questi incentivi mirano proprio a compensare tali disagi e ad attrarre professionisti dove ve n’è più bisogno.

Retribuzione per Numero di Assistiti (Accordo Nazionale)

Il compenso del medico di famiglia è calcolato principalmente in base al numero di assistiti in carico, secondo il meccanismo della quota capitaria. L’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per la Medicina Generale stabilisce che ogni medico di base riceve un importo annuo per ogni paziente iscritto, pagato dal Servizio Sanitario Nazionale in rate mensili. Questa quota per assistito varia in funzione di diversi parametri e si articola in componenti fisse e variabili.

Di seguito i punti salienti dell’ACN (aggiornato con il rinnovo 2019-2021 siglato nel 2023):

  • Quota capitaria fissa nazionale: circa € 42 annui per paziente. In seguito all’ultimo rinnovo contrattuale, la quota forfettaria annua per assistito a livello nazionale è stata aggiornata a € 42,14 (era € 41,32 in precedenza). Questa è la base pagata per ogni paziente adulto in carico, indipendentemente dal medico, e corrisponde grosso modo a 3,5 € al mese per assistito. Dunque, ad esempio, 1.000 pazienti “standard” (senza altre maggiorazioni) rendono circa 42.000 € lordi annui di quota fissa al medico; con 1.500 pazienti si arriva a circa 63.000 € lordi solo di quota base.
  • Maggiorazioni per età degli assistiti: il contratto riconosce compensi aggiuntivi per i pazienti in fasce d’età più impegnative. In particolare, per ogni paziente ultra-75enne il medico riceve € 31,09 in più all’anno, mentre per ogni assistito sotto i 14 anni (nei casi in cui il bambino sia assegnato al medico di base anziché al pediatra) sono previsti € 18,95 aggiuntivi annui. Ciò riflette il maggiore carico di lavoro generalmente associato ai pazienti anziani (più patologie croniche, visite domiciliari, ecc.) e, in minor misura, ai pazienti molto giovani. Ad esempio, un medico con molti anziani (diciamo 300 over-75) riceve circa 9.300 € lordi annui extra solo per l’indennità di questi pazienti senior.
  • Quota aggiuntiva per i primi 500 assistiti: per i medici titolari entrati in servizio dopo il 2005 è prevista una quota capitaria integrativa per le prime 500 scelte. Si tratta di € 13,46 annui extra per assistito (prime 500 unità), che ha lo scopo di sostenere economicamente i nuovi medici nelle fasi iniziali della convenzione. Questo significa che, fino a 500 pazienti, un medico “neo-titolare” percepisce circa € 55 per paziente/anno (42 € base + 13 € aggiuntivi), mentre oltre i 500 pazienti tale aggiunta non si applica. Ad esempio, se un giovane medico ha 500 assistiti, ottiene ~27.500 € dalla quota base (42€×500) più ~6.730 € da questa quota aggiuntiva (13,46€×500), per un totale di circa 34.000 € lordi annui solo con 500 pazienti. Oltre quella soglia, i pazienti extra sono remunerati con la sola quota base (salvo altre maggiorazioni). In pratica, la “prima fascia” di 500 pazienti rende quasi il doppio rispetto ai successivi, motivo per cui si stima che per i primi 500 assistiti il medico guadagni circa 70 € l’anno ciascuno, mentre per gli assistiti dal 501° in poi il rendimento medio scende a circa 35 € l’anno. Questo dato spesso viene semplificato così: “70 € lordi per paziente fino a 500, poi quota ridotta per i successivi”. Va però inteso in senso marginale (i successivi valgono la metà circa dei primi) e medio, perché nella realtà intervengono anche le maggiorazioni per età e altre voci a compensare parzialmente il calo.
  • Quote variabili e incentivi regionali: accanto alla quota capitaria nazionale, fino al 30% del compenso complessivo del medico può derivare da voci variabili legate a obiettivi e servizi. L’ACN prevede infatti ulteriori remunerazioni per specifiche attività, spesso disciplinate da Accordi Integrativi Regionali (AIR). Tra queste:
    • programmi di gestione clinica (es. prevenzione e governo clinico delle cronicità), finanziati con circa € 3,08 annui per assistito più un incremento ulteriore di €1,66 in seguito al nuovo accordo;
    • prestazioni aggiuntive (come piccoli interventi ambulatoriali, vaccinazioni facoltative, gestione di particolari patologie) remunerate secondo tariffe concordate;
    • assistenza domiciliare programmata (ADP) e integrata (ADI) per pazienti non ambulabili, finanziate a parte dalle regioni;
    • progetti di governo clinico e qualità (es. raggiungimento di obiettivi di appropriatezza prescrittiva, screening, ecc.) con ulteriori fondi incentivanti.
    Queste componenti variabili vengono definite a livello regionale e distribuite in base ai risultati: ad esempio, le risorse per gestione delle cronicità sono ripartite tra le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e poi ai singoli medici in base agli indicatori di performance raggiunti. In pratica, una parte del compenso del MMG dipende dalla partecipazione a campagne sanitarie (vaccinazioni antinfluenzali, screening colon-retto, ecc.) o dall’adesione a modelli organizzativi (medicina di gruppo, rete informatica) promossi localmente.
  • Erogazione mensile: Tutti questi importi annuali (quota base, maggiorazioni, variabili) vengono corrisposti mensilmente dalle ASL, di norma entro la fine del mese successivo a quello di competenza. Il medico emette fattura mensile all’ASL, nella quale confluiscono la quota capitaria di base (calcolata in dodicesimi), le indennità per età, gli eventuali incentivi raggiunti e le altre voci previste.

Cos’è la Continuità Assistenziale?

La Guardia Medica, meglio nota come Continuità Assistenziale, è un servizio territoriale che copre tutte le situazioni di malattia non urgenti che non possono essere rinviate al giorno successivo al Medico curante. Il servizio di continuità assistenziale imita e ricalca in parte il lavoro del Medico di Medicina Generale: sono presenti sul territorio uno o più ambulatori in cui il Medico di Continuità Assistenziale opera, effettuando visite ambulatoriali e consulenze telefoniche.

Quando richiesto, per pazienti non deambulanti e non trasportabili, è possibile/necessario recarsi a domicilio del paziente che ha contattato il Servizio e che necessita una valutazione medica.

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Cosa fa il medico di Continuità Assistenziale?

Da indicazione ASL/ULSS/Regione il Medico di Continuità Assistenziale deve effettuare:

  • Visite mediche
  • Prescrizione di farmaci per le terapie di urgenza e per un ciclo di massimo tre giorni
  • Proposta di ricovero ospedaliero in caso di necessità
  • Rilascio di certificati di malattia, in caso di necessità e per un periodo massimo di tre giorni

Il Medico di Continuità assistenziale ha sostanzialmente 3 grossi ambiti su cui opera:

  • Ambulatorio
  • Visite a domicilio
  • Telefono

Ambulatorio

In ambulatorio il Medico riceve i pazienti che afferiscono al servizio garantendo una consulenza medica. Qualunque paziente che necessita di una visita medica: paziente con algia addominale, tosse, edemi declivi, cefalea, traumi lievi e qualunque altra condizione medica per cui ritiene di dover essere visitato/medicato ecc… Inoltre accedono in ambulatorio anche:

  • Pazienti che sono rimasti senza farmaci e necessitano dunque di ricetta medica (per cui tutti i medici di Continuità Assistenziale saranno muniti di ricettario rosso e ricettario bianco)
  • Pazienti che necessitano di certificato di malattia INPS in quanto non si sono recati a lavoro.

Generalmente l’accesso all’ambulatorio della guardia medica è libero, per cui non è necessario prendere un appuntamento. In alcune Regioni prima di recarsi nell’ambulatorio i pazienti devono avvisare effettuando un primo triage telefonico.

Guardia medica: Orari

Il servizio di continuità assistenziale è attivo nei giorni e negli orari in cui non è reperibile il Medico di Medicina Generale (MMG):

  • Sette giorni su sette dalle ore 20.00 alle ore 8.00 del mattino successivo
  • Sabato e prefestivi anche dalle ore 10.00 alle ore 20.00
  • Domenica e festivi anche dalle ore 8.00 alle ore 20.00

Attenzione: in alcune Regioni anche nelle giornate di Sabato e prefestivi la Continuità Assistenziale apre il servizio alle 08.00 del mattino.

Le visite domiciliari

Per i pazienti che non possono recarsi in ambulatorio perché non deambulanti e non trasportabili è necessario effettuare una visita domiciliare. Dal punto di vista medico-legale le visite domiciliari del medico di continuità assistenziale sono quelle più rischiose: non di rado capita di ritrovarsi in situazioni che necessitano dell’intervento del 118 o che con difficoltà possono essere risolte con i mezzi a disposizione.

A seconda della sede di Continuità Assistenziale cambia la modalità con cui ci si reca a domicilio del paziente:

  • Nelle grandi città solitamente è previsto un servizio Taxi dedicato per cui il Medico contatta un servizio ASL che invia un taxi nella sede ambulatoriale che lo accompagnerà al domicilio del paziente e lo riporterà in sede.
  • Nelle città piccole il Medico è dotato di un’autovettura ASL che può utilizzare in autonomia per effettuare gli spostamenti necessari.
  • In alcune realtà, il Medico utilizza la propria autovettura e riceverà successivamente un rimborso spese.

Le consulenze telefoniche

La maggior parte dell’attività della Continuità Assistenziale è rappresentata dalle consulenze telefoniche. È dunque di fondamentale importanza saper discriminare tutti i casi che richiedono maggiore attenzione ed eventualmente una visita medica anche se non richiesta, rispetto a condizioni differibili che si possono gestire velocemente per telefono.

I pazienti della Continuità Assistenziale

Chi afferisce al servizio di continuità assistenziale sono ovviamente i pazienti di tutti i tipi: uomini o donne, di qualunque etnia, italiani e non, qualunque background sociale e soprattutto… di qualunque età! Può capitare di visitare anche i bambini ed eventualmente anche i neonati.

Fino a qualche anno fa era presente un numero diverso per ogni zona territoriale che il paziente doveva chiamare per parlare con il Medico. Recentemente, soprattutto nelle grandi città è stato istituito un numero unico (116117) che i pazienti chiamano per afferire al servizio: ricevono risposta da un operatore laico che effettua una prima scrematura delle chiamate, individua la zona di appartenenza e infine mette il paziente in attesa per parlare con il Medico.

Come Diventare Guardia Medica: Requisiti

Per entrare in Continuità Assistenziale basta essere un medico abilitato e richiedere le credenziali per poter emettere certificati di Malattia INPS.

Le qualità che deve avere un medico di Continuità Assistenziale sono molteplici ma possono essere riassunte in tre macrocategorie:

  • Pazienza: nell’ambito di tante richieste, che spesso sembrano più delle pretese, è importante mantenere la calma e preservare la propria figura professionale.
  • Attenzione: tra tante richieste più o meno impegnative bisogna sapere discriminare quelle che necessitano della nostra attenzione per non rischiare di liquidare frettolosamente un paziente che in realtà necessitava di un intervento più importante.
  • Avere un supporto medico affidabile: tra tutte, questa forse è la più importante. Il paziente che accede in guardia medica ti chiederà QUALUNQUE cosa su QUALUNQUE patologia e QUALUNQUE farmaco. Per quanto possiamo essere bravi non è possibile sapere tutto. È NECESSARIO avere a disposizione una fonte affidabile, sempre aggiornata alle ultime guida che ti possa aiutare nei casi più particolari. Le tue fonti devono essere facili e veloci da consultare, pronte all’uso nella tasca del tuo camice!

Per lavorare come Guardia Medica / Medico di Continuità Assistenziale è necessario iscriversi all’apposito bando regionale che esce ogni anno ed eventualmente in caso di carenza di medici anche più volte durante lo stesso anno; verrà in seguito stilata la graduatoria relativa al bando e di conseguenza verranno conferiti gli incarichi.

Il contratto è Regionale per cui varia a seconda della sede in cui si intende operare. Generalmente il contratto di Continuità Assistenziale può prevedere un impegno di 6, 12 o 24 ore settimanali; i turni non sono fissi ma vengono stilati di mese in mese in base alle disponibilità indicate dai Colleghi.

Quanto viene pagato un medico di continuità assistenziale?

Il compenso previsto per il medico di continuità assistenziale si aggira tra i 20-25€ l’ora lordi,con un lieve surplus di 5-7€ nei giorni festivi, variabile da Regione a Regione.

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