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Sospensione del Trattato di Schengen: Conseguenze e Implicazioni

Il trattato di Schengen, pilastro dell'integrazione europea, è stato messo in discussione da una serie di eventi e decisioni politiche che hanno portato alcuni paesi a reintrodurre i controlli alle frontiere interne. Questa mossa, giustificata con preoccupazioni legate alla sicurezza e all'immigrazione, solleva interrogativi sulle conseguenze a breve e lungo termine per l'Europa.

Le Ragioni della Sospensione

In realtà gli accordi di Schengen - che consentono la libera circolazione delle persone all’interno del territorio dell’Unione europea a partire dal 1985 - non sono stati propriamente sospesi, perché gli accordi stessi prevedono che in casi eccezionali, gli stati possano decidere di ripristinare i controlli.

Questa decisione dev’essere giustificata però da una “minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o da “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne” che potrebbero mettere in pericolo “il funzionamento generale dello spazio Schengen”, come si legge nella documentazione della Commissione europea.

Il 26 ottobre, parlando in un’informativa al comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha spiegato: “Tra le ragioni che hanno indotto a tale valutazione è emerso l’aumentato rischio di penetrazione terroristica dei flussi lungo la rotta balcanica, che, per caratteristiche geografiche e provenienza prevalente dei migranti, appare particolarmente vulnerabile”.

Quindi ha aggiunto: “Oltre alla vulnerabilità intrinseca della rotta balcanica, una complicazione aggiuntiva deriva dal fatto che il già elevato numero di attraversamenti illegali della frontiera lungo la rotta balcanica potrebbe subire un forte incremento in conseguenza dell’effetto combinato del ripristino dei controlli alle frontiere interne da parte degli Stati di area Schengen dell’Europa centrale, ossia Slovenia, Austria, Polonia e Repubblica Ceca”.

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Piantedosi ha detto inoltre che a una settimana dall’adozione della misura sono state controllate “3.142 persone in ingresso sul territorio nazionale e 1.555 veicoli”. E questa attività ha portato all’individuazione di “66 cittadini stranieri in posizione irregolare” e ha dato luogo “a 28 respingimenti e due arresti, di cui uno per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dodici denunce all’autorità giudiziaria”.

L’attentato in Belgio e prima ancora l’uccisione di un insegnante in Francia portano nove paesi europei a blindare le proprie frontiere. Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Francia, Danimarca e Norvegia hanno annunciato la proroga della sospensione del trattato sulla libera circolazione e il ripristino, seppure con date differenti, dei controlli ai confini nazionali.

Scelta condivisa da ieri anche dall’Italia, con Palazzo Chigi che ha reso noto di voler chiudere da sabato fino al 30 ottobre il confine con la Slovenia. A preoccupare Palazzo Chigi è l’aumento degli arrivi di migranti n Italia, cresciuti dell’85% rispetto al 2022, principalmente via mare ma anche attraverso la rotta balcanica. Da qui la decisione di blindare il confine con la Slovenia.

Il 4 maggio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul palco del congresso della Svp a Merano, lo ha ribadito: l’Italia ha «chiesto di sospendere l’accordo di Schengen con la Slovenia per il rischio di terroristi infiltrati tra i profughi in arrivo dal Medioriente tramite questo Paese».

E’ il 21 ottobre del 2023 quando al confine tra Italia e Slovenia vengono ripristinati i controlli. Si tratta di una misura “temporanea”, garantisce alla vigilia il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il confine orientale è il punto di arrivo della rotta balcanica: da qui passano i migranti dopo un lungo viaggio via terra, spesso scaricati da passeur a ridosso dei due Stati. Tra di loro, ed è questo l’aspetto che non intende sottovalutare l’Esecutivo, potrebbero nascondersi terroristi, legati alla jihad e all’Isis.

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A gennaio, il 19, i controlli vengono dunque prolungati per altri 5 mesi. La decisione, informa il Viminale, «è motivata dal perdurare del rischio di possibili infiltrazioni terroristiche tra coloro che giungono irregolarmente in Italia». I controlli diventano presto un deterrente per l’immigrazione illegale. Secondo i dati diffusi da Piantedosi, nei primi 5 mesi di accertamenti «sono stati rintracciati 2.200 stranieri irregolari: di questi, più di 1.330 sono stati respinti. Sono state arrestate 118 persone, delle quali 65 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».

I paesi che hanno sospeso l'accordo di Schengen lo hanno fatto principalmente a causa delle preoccupazioni legate all'immigrazione irregolare. L'Olanda, ad esempio, vuole ridurre il numero di ingressi non autorizzati limitando la possibilità per i richiedenti asilo di ricongiungersi con i propri familiari, riducendo la durata dei visti temporanei e rimpatriando i migranti provenienti da alcune zone della Siria che considera sicure. Anche la Germania ha espresso timori simili riguardo ai flussi migratori.

La Germania ha deciso di ripristinare i controlli alle frontiere dopo che il partito di estrema destra Alternative für Deutschland ha ottenuto un significativo successo nelle elezioni regionali in Sassonia e Turingia.

Per far fronte a queste situazioni, nel maggio 2024 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato una riforma del codice frontiere di Schengen. Le nuove regole prevedono che i controlli alle frontiere interne possano essere reintrodotti solo come misura di ultima istanza e in situazioni veramente eccezionali, nel rispetto del principio di proporzionalità.

Le Conseguenze per i Migranti

Secondo il rapporto Vite abbandonate sono più di quattrocento le persone che a Trieste vivono in strada o nei silos, perché non ci sono posti nel sistema di accoglienza, anche se avrebbero diritto a vivere in un centro. “Questo è un fenomeno che registriamo dal giugno del 2022, quindi da circa un anno”, spiega Gianfranco Schiavone, presidente dell’Ics - Consorzio italiano di solidarietà di Trieste.

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Per Schiavone, il paradosso è che i richiedenti asilo riescono a fare domanda di asilo in questura, tranne in alcune occasione, ma poi non ricevono alcuna assistenza, né risposte dal punto di vista dell’accoglienza. “Le domande di accesso ai dormitori sono costantemente maggiori rispetto ai posti disponibili. L’82 per cento di coloro che usufruiscono del sistema di bassa soglia sono richiedenti asilo”, è scritto nel rapporto.

“Considerato che molte delle persone che arrivano dalla rotta balcanica entrano in Italia solo per transitare verso il Nordeuropa, questo sistema è di fatto un modo per incentivarle ad andarsene”, denuncia l’esperto di politiche dell’accoglienza, secondo cui tra i richiedenti asilo ci sono molti minorenni, che tuttavia sono registrati come maggiorenni. “Qui abbiamo un problema di ‘falsi adulti’, non di ‘falsi minorenni’ come dice la propaganda: molti minorenni si dichiarano maggiorenni per non essere trattenuti in Italia. Questo li espone a maggiori pericoli”, conclude l’esperto.

Il quadro, già molto critico alla frontiera orientale, è inoltre destinato a peggiorare a causa della ripresa dei controlli alle frontiere con la Slovenia e con l’Austria, in seguito alla sospensione degli accordi di Schengen e al clima generale che si respira negli ultimi giorni.

Per Gianfranco Schiavone, che gestisce un centro di prima accoglienza per richiedenti asilo al valico di Fernetti, al confine con la Slovenia, nella prima settimana di entrata in vigore della misura in effetti è stato registrato un minore afflusso di migranti: “C’è un utilizzo strumentale della crisi internazionale e dell’allerta terrorismo. L’unico scopo di questa misura è quello di ostacolare il passaggio dei migranti alla frontiera”.

Per Schiavone, nonostante l’Italia sia già stata condannata due volte per i respingimenti di migranti, operati al confine con la Slovenia, una volta nel 2021 e un’altra volta nel maggio del 2023, Roma potrebbe avere ripreso a rimandare i migranti in Slovenia, in base a un accordo informale tra le autorità di polizia italiane e quelle slovene che prevede queste cosiddette “riammissioni”. “Nonostante le condanne, l’Italia potrebbe avere ripreso a respingere. Chiederemo l’accesso agli atti per capire cosa sta succedendo”.

E non solo, dalla Croazia arrivano le notizie peggiori: “Le organizzazioni che si occupano dei diritti umani in Bosnia-Erzegovina e Croazia denunciano che la polizia croata ha ripreso a usare la violenza e i trattamenti inumani verso i migranti al confine. A partire dal 2020 queste violenze da parte della polizia croata erano diminuite, grazie alle numerose denunce e indagini internazionali. Ma ora sono riprese come in passato”.

Uno degli effetti collaterali di questi accordi tra stati per fermare i migranti è una specie di effetto a catena: il campo Lipa, a Bihać, in Bosnia-Erzegovina è di nuovo pieno di persone che sono state respinte dalla Croazia, ma anche dalla Slovenia e dall’Italia.

Infatti, l’avvalersi della clausola che prevede la possibilità di ripristinare i controlli non modifica il principio di non respingimento e la norma di diritto internazionale che consente a tutti i migranti di fare ingresso in un paese per chiedere asilo politico. L’intenzione non troppo nascosta dell’esecutivo è riportare nel dibattito pubblico l’accostamento migrante-terrorista.

Secondo Schiavone e l’ICS, che si occupa proprio della tutela dei migranti della rotta balcanica, il motivo principale della sospensione di Schengen è quello di “attuare uno stretto controllo sull’arrivo dei richiedenti asilo e ostacolarne l’esercizio del diritto”.

Le Reazioni e le Prospettive Future

Per Schiavone, “viene stravolta una legge dell’Unione europea, come gli accordi di Schengen, per ragioni politiche. La gestione delle migrazioni, infatti, non può essere una motivazione sufficiente per sospendere Schengen, perché la migrazione non è un fatto straordinario”. Ma per l’esperto, invece, questo è il vero motivo del ripristino dei controlli, che tuttavia produrrà problemi anche economici al territorio: “Ci sono migliaia di lavoratori transfrontalieri che ogni giorno devono attraversare quella frontiera e riprendere i controlli significa ostacolarli”.

Per Schiavone: “Non sarà il poliziotto che si accorge del terrorista controllando un passaporto. Più in generale, desta preoccupazione una politica così compatta nel ridurre i diritti, invece che estenderli. “Vedo uno sbandamento in questo periodo storico che sarà ricordato per la cecità politica che lo domina.

Ma aldilà delle discussioni sull’opportunità di una tale azione, a livello sostanziale sarebbe necessario ricorrere al meccanismo di “revisione semplificata” che richiede l’unanimità dei voti del Consiglio dell’Ue di competenza e una nuova ratifica di tutti gli Stati, iter che parrebbe scongiurare l’ipotesi.

Chi invoca la chiusura delle frontiere fa solo il gioco di Paesi come la Francia o la Germania, che effettivamente potrebbero chiuderle, ma non dell’Italia, che non è assolutamente in grado di intervenire e di cementificare le proprie coste e si consegnerebbe così all’ondata di migranti provenienti dal Nord Africa.

L’On. Laura Ravetto, Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, ha sottolineato la necessità dell’istituzione di una guardia di frontiera comune. Non si deve lavorare nella direzione di una lenta disapplicazione del trattato, bensì nella direzione di una sua implementazione. “Se finisce Schengen l’Europa stessa non ha più senso e l’Italia ne avrebbe il danno maggiore, ma la Ue non può pensare di fare dell’Italia il Cie d’Europa. Chiudere Schengen non sarebbe una soluzione, soprattutto per l’Italia che non può costruire muri su tutte le sue coste. La verità non è che Schengen va chiuso ma che non è applicato”. O è applicato male.

“L’unica reale soluzione - ancora secondo l’On. Laura Ravetto - e vedo che su questo qualcuno comincia a seguirmi, sarebbe fare una guardia di frontiera comune che si assuma la responsabilità di non fare entrare nessuno, dal Nord al Sud Europa. Bisognerebbe cominciare a dire seriamente che non possono entrare tutti. Non verrà fatto a breve? Allora Schengen sarà inevitabilmente sacrificato. Io stessa non riuscirò più a far valere le mie ragioni. Dovremo soccombere a una misura oscurantista che per l’Italia non è soluzione. Ma se si abolisse il trattato di Schengen non si perderebbe un pezzo di Europa, come dice qualcuno, ma tutta l’Europa, senza Schengen non esiste più, perché sinceramente a me non interessa rimanere in un’Europa in cui non ho vantaggi come la libera circolazione, ma solo gli svantaggi del Patto di Stabilità”.

La digitalizzazione è un’altra priorità strategica per il futuro di Schengen. La Commissione insiste sulla necessità di investire in strumenti tecnologici avanzati, sia per gestire i flussi migratori che per contrastare le minacce informatiche.

Tabella: Paesi che Hanno Sospeso Schengen (2024)

Paese Motivazione Principale
Austria Sicurezza, immigrazione
Germania Sicurezza, immigrazione
Italia Rischio terrorismo, controllo flussi migratori
Francia Sicurezza, rischio terrorismo
Paesi Bassi Immigrazione irregolare
Svezia Sicurezza
Slovenia Sicurezza
Danimarca Sicurezza
Norvegia Rischio terrorismo

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