Turismo a Palermo: Cosa Vedere e Fare
Palermo, capoluogo della bellissima Sicilia, è una tra le città più famose e visitate in Italia ogni anno da migliaia di turisti stranieri. Da abbinare a una vacanza estiva che profuma di mare, a un evento sportivo che ti fa battere il cuore o una fuga fuori stagione di un weekend, Palermo è la tappa perfetta prima di dedicarsi al relax in spiaggia o per fare il pieno di cultura prima di rientrare in città. Qui si trovano infatti numerosi luoghi da visitare, intrisi di storia e cultura del passato.
Palermo - capitale dell’antico Regno di Sicilia - affascina tutti con un melting pot culturale e architettonico tangibile in ognuno dei quattro “mandamenti” (quartieri) in cui è divisa. Palazzi e chiese si fondono con l’abitato urbano creando un tessuto unico, dove la presenza di mercati divenuti icone cittadine contrappone colore e vitalità al rigore dei tanti edifici nobiliari e monumenti (molti Patrimonio Unesco).
Palermo merita indubbiamente una visita 365 giorni l’anno, ma è nelle stagioni di mezzo che regala il meglio di sè. La primavera e l’autunno sono i momenti perfetti per una visita a Palermo con bambini, grazie alle temperature accettabili e soleggiate, l’aria più fresca al calar della sera e le attrazioni poco trafficate. Visitare Palermo in famiglia è un’esperienza che lascerà ricordi indimenticabili per grandi e piccoli. La città offre un perfetto equilibrio tra cultura, divertimento e natura, rendendola una destinazione ideale per tutti.
Nel centro storico troverai un tripudio di piazze, chiese, fortezze e teatri, circondati da vivaci mercati rionali. Palermo offre tantissime attrazioni e ti consigliamo di dedicare alla visita della città siciliana almeno due giorni, così da ammirare almeno i 5 luoghi che rendono la città famosa in tutto il mondo.
Cosa Vedere nel Centro Storico di Palermo
La maggior parte dei luoghi di interesse di cui ti parlerò nell’articolo si trova in centro che si gira tranquillamente a piedi.
Leggi anche: Palermo: attrazioni principali
I Quattro Canti
I Quattro Canti rappresentano il punto di congiunzione dei quattro quartieri storici di Palermo ed è una tappa obbligata da cui ti troverai a passare un’infinità di volte. Una piazza ottagonale che in realtà ha il nome di Piazza Vigliena, formata dall’incrocio di via Maqueda con via Vittorio Emanuele e da quinte architettoniche. Denominata, Vigliena, dal nome del vicerè spagnolo sotto cui terminò la sua prima sistemazione nel 1620, resa necessaria in seguito all’apertura di via Maqueda, nel 1600. Su di essa si affacciano le facciate di quattro splendidi edifici barocchi, noti come “cantoni”.
La piazza che si formò all’incrocio tra le due vie divenne l’emblema delle nuove ambizioni monumentali e nel 1608 si decise di dare uniformità architettonica ai quattro edifici che ne delineano il profilo, impreziosendoli con sculture e decorazioni che raccontano molto della storia di Palermo. In totale si trovano ben dodici statue, che raffigurano le quattro stagioni, i re di Spagna e le sante patrone di Palermo (prima di Santa Rosalia). Più in basso ci sono le statue delle stagioni, in quello medio le statue di re spagnoli e in alto i santi protettori di ogni mandamento (S. Oliva, S. Cristina, S. Agata e S.
Piazza Pretoria
Piazza Pretoria è conosciuta come la Piazza della Vergogna, nomignolo dalle origini a lungo dibattute. Al centro dell’omonima piazza, di fronte il palazzo comunale, c’è la “Fontana Pretoria” o, come la chiamano i palermitani, la “Fontana della Vergogna” per via della nudità delle statue tutte attorno (altri sostengono che il riferimento sia invece alla corruzione delle classi dirigenti locali del XVIII e XIX secolo).
Secondo la versione più colorita sarebbe imputabile alle statue che decorano la fontana, un trionfo di ninfe, tritoni e divinità con gli attributi al vento la cui vista generò scompiglio tra le monache del vicino convento che all’unisono esclamarono “che vergogna!”. La storia della Fontana Pretoria è piuttosto singolare, dal momento che era destinata ad abbellire un giardino di Firenze, per la precisione il giardino di Don Luigi di Toledo che aveva commissionato all’architetto Francesco Camillani la realizzazione dell’opera.
Realizzata nel 1554 dallo scultore toscano Francesco Camilliani per ornare una villa fiorentina. Opera terminata nel 1554 e però, nel 1573 venduta al Senato di Palermo - si dice - per far fronte ai debiti accumulati dalla nobile famiglia spagnola. Il trasporto da Firenze a Palermo fu abbastanza complicato. Alcuni pezzi rimasero a Firenze; altri si danneggiarono lungo il tragitto. A occuparsi della reinstallazione della fontana (per farvi spazio fu decretato l’abbattimento di alcune abitazioni) Camillo Camillani, figlio dell’artista fiorentino che l’aveva progettata per primo.
Leggi anche: Guida turistica di Palermo
Per quanto riguarda la struttura, la fontana poggia su un base ovale, circondata da una balaustra che contiene le altre vasche: tre posizionate in modo concentrico una sull’altra, seguite da un’altra serie di dimensioni più piccole. Quanto alle statue, rappresentano divinità e figure mitologiche (Ercole, Venere, Apollo, Bacco, Diana, Adone ecc.).
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, risalente alla fine del XVI secolo seppur annessa al monastero dominicano del 1310, appare dominata da una cupola settecentesca e presenta un interno elaborato con sculture, stucchi e intarsi marmorei talmente ricchi da lasciarti con il fiato sospeso.
Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (La Martorana)
A poche decine di metri dal Monastero di Santa Caterina si trova la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio che è a tutti gli effetti un must, ossia una delle cose da vedere a Palermo sì o sì. Tappa imperdibile, perla tra le chiese bizantine in Italia, la Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio o Chiesa della Martorana. La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio fu edificata nel XII secolo per volere di Giorgio di Antiochia, Grande Ammiraglio del Regno delle Due Sicilie sotto Ruggero II (da cui il nome ufficiale), e successivamente accorpata al vicino convento delle suore benedettine fondato da Goffredo ed Eloisa Martorana, da cui il nome alternativo la “Martorana”: la sua peculiarità è la fusione di stili architettonici in cui si combinano elementi bizantini, arabi e normanni.
Costruita prima del 1143 e attualmente inserita tra i beni tutelati dall’Unesco, brilla per l'unione armonica tra lo stile arabo normanno e le successive aggiunte barocche. Curiosità: la chiesa, pur essendo soggetta alla Santa Sede, segue il calendario liturgico ortodosso perchè concessa all' eparchia della vicina Piana degli Albanesi.
Costruita nel 1143 dall’ammiraglio Giorgio d’Antiochia, fedele servitore del re normanno Ruggero II, la chiesa della Martorana è una delle più affascinanti chiese bizantine in Italia. C’è chi sostiene la più bella in assoluto, anche per via del contrasto tra lo stile arabo-normanno, motivo per cui è inserita nei beni tutelati dall’Unesco, e le successive aggiunte barocche del ‘600. Nel 1433 Alfonso d’Aragona cedette la chiesa al vicino monastero benedettino fondato dalla nobildonna Eloisa Martorana. Da qui il nome della chiesa, riferimento spirituale della numerosa colonia italo-albanese riparata in Sicilia tra XIII e XIV secolo per sfuggire alla pirateria turca.
Leggi anche: IA e il futuro del turismo
Le decorazioni musive all’interno sono il punto forte dell’edificio. Su tutte, il “Cristo pantocratore” sulla sommità della cupola. Una raffigurazione tipica dell’arte bizantina, con il Cristo benedicente circondato da quattro angeli prostrati in adorazione ai suoi piedi. La Chiesa della Martorana è visitabile tutti i giorni, al di fuori delle funzioni sacre.
Chiesa di San Cataldo
Accanto alla Martorana si trova un’altra delle cose da vedere a Palermo sì o sì: la Chiesa di San Cataldo. L’edificio, un solenne documento dell’arte siciliana medievale, spicca subito all’occhio per le tre cupole rosse che le conferiscono fascino esotico.
Salotto accogliente del centro storico, di certo non l’unico, piazza Bellini ti sorprenderà per il suo perimetro disegnato da architetture di stili ed epoche diverse e lontane. Qui affacciano la chiesa della Martorana, la chiesa di San Cataldo con le sue cupole rosse, il Monastero di Santa Caterina e molti altri ancora.
Archivio Storico Comunale
L’Archivio Storico Comunale è una chicca poco distante dalla Chiesa di San Cataldo che ho avuto modo di conoscere e visitare grazie al consiglio di un’amica palermitana. All’interno sono conservati i documenti della vita comunale cittadina a partire dal XIII secolo, una raccolta di pergamene che copre oltre 500 anni di storia e altre opere interessanti tra cui l’album con le foto dei Mille di Garibaldi. É aperto dal lunedì al venerdì con orario 08.30 - 13.30 e il mercoledì fino alle 17.30.
La Cattedrale di Palermo
La Cattedrale di Palermo è sicuramente uno dei luoghi più iconici della città. La Cattedrale di Palermo costituisce quasi un compendio perfetto della millenaria storia della città. Prima basilica paleocristiana; poi moschea, nell’ambito della lunga dominazione araba; infine nuovamente chiesa con i Normanni. Potrai infatti ammirare un capolavoro che racchiude diversi stili architettonici, con elementi di arte greca, romana, araba, normanna, catalana e gotica.
Questa è una conseguenza del susseguirsi di diverse popolazioni che, durante i secoli, si sono instaurate nel suolo siciliano. Quanto allo stile, Ferdinando Fuga, architetto alla corte di Carlo di Borbone nella seconda metà del ‘700, impose all’edificio una decisa virata neo-classica ridimensionando di molto le precedenti impronte arabo-normanne, gotiche e barocche. Non tutto però è andato perduto. Tracce dei precedenti stili sono evidenti nell’abside maggiore (arabo-normanno), nel portale principale d’ingresso (gotico) e, ancora, nella cupola (barocco).
Il colpo d’occhio è impressionante: un intrico di cupole, torri e merlature di stampo arabo-normanno cui si sono aggiunti, nei secoli, il portico e i portali quattrocenteschi, le cupole maiolicate, la torre campanaria (e chissà quanto altro). La mole dell’edificio sacro fu edificato sull’area dell’antico duomo - trasformato dagli arabi in moschea e restituito al culto cristiano dai re Normanni - da Gualtiero Offamilio, arcivescovo di Palermo tra il 1168 e il 1193 sotto Guglielmo II.
Al suo interno si trovano anche le tombe dei monarchi siciliani, come l’imperatore Federico II. Ci sono diverse opere d’arte da ammirare insieme a numerose Cappelle dedicate a diversi Santi. Paragonato all’esterno, l’interno secondo me è un po’ deludente, ma presenta comunque tratti interessanti tra cui la meridiana sul pavimento di Giuseppe Piazzi (1801) e la cappella di Santa Rosalia, luogo di venerazione per i palermitani, che conserva i resti mortali della Santa Patrona racchiusi in un’urna d’argento.
Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina
Appuntamento di mattina di fronte al Palazzo dei Normanni, oggi sede dell’Assemblea Regionale. Palazzo dei Normanni è tante cose. È la più antica residenza reale d’Europa; è la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana; è uno dei monumenti più visitati dell’isola; è, infine, il palazzo dove si trova la meravigliosa Cappella Palatina. Quest’ultima, intitolata a San Pietro apostolo, fu costruita nel 1130 per volere di Ruggero II di Sicilia. Si tratta di una basilica a tre navate celebre per i mosaici bizantini che la affrescano.
Il palazzo, patrimonio Unesco, è la più antica residenza reale d'Europa, dimora dei sovrani del Regno di Sicilia e sede imperiale con Federico II e Corrado IV. Molti lo conoscono infatti come Palazzo Reale. Due gli ingressi per il Palazzo dei Normanni. Furono gli Arabi, nel IX secolo, a strutturare e fortificare il castello su una precedente roccaforte punico-romana. Gli succedettero i Normanni (nella persona di Ruggero II) che consolidarono la struttura con torri e bastioni e crearono la scintillante Cappella Palatina.
Il più grande e famoso di tutti è il “Cristo pantocratore”, motivo decorativo presente anche nella chiesa della Martorana. Molto bello pure il soffitto in legno recante incisioni e intagli che rimandano alla lunga dominazione araba della città. Non a caso, la Cappella Palatina, insieme alle cattedrale cittadina, e alle altre due di Cefalù e Monreale, da luglio 2015 è sotto tutela dell’Unesco.
I Mercati Storici di Palermo
Se desideri capire a fondo l’anima della città, ti consigliamo di visitare uno dei numerosi mercati storici di Palermo. In tutti potrai assaggiare le prelibatezze dello street food siciliano, come pane e panelle, crocchè, pane con la milza, arancini e cannoli. In particolare, ti consigliamo il mercato di Ballarò, Il Capo e Vucciria. Per spostarti tra di essi, considera di prendere un’auto a noleggio a Palermo per rendere il tutto veloce più semplice. Tra grida dei venditori, profumi di frutta e verdura e di cibo appena cotto, potrai vivere una vera e propria esperienza da local.
Visitare questi luoghi è esercizio indispensabile per approfondire il “genius loci” del capoluogo siciliano in cui sono ancora evidenti le influenze della lunga dominazione araba. Tracce che rimandano ai termini utilizzati per attirare i compratori, ma anche alla capacità dei mercatali di accogliere gli extracomunitari che negli ultimi anni hanno aperto bottega a fianco le attività storiche. Insomma, il kebab con crocchè e arancine.
Mercato di Ballarò
Il mercato di Ballarò può essere considerato erede del suq che già occupava queste vie durante la dominazione araba e continua ad evocarne le atmosfere. A Ballarò in particolare troverai molti palermitani intenti a fare la propria spesa settimanale, scegliendo con cura cosa comprare e contrattando per il prezzo.
Lasciati ipnotizzare dalle “abbanniate”, le cantilene con cui i commercianti offrono le proprie mercanzie, e affidati all’olfatto per scoprire il più verace street food: il profumo di frittura è indizio di panelle appena cotte; una nube di fumo accompagnata da odore di carne annuncia che sono in cottura le "stigghiole” (e ogni “stigghiularu” sarà felice di svelarti come prepara le proprie). Da queste parti puoi scegliere tra le numerose proposte enogastronomiche di strada o da tavola che Palermo riserva ai propri cittadini ed ospiti.
Per spezzare un po’ con la sfilza di monumenti - ma non illuderti che siamo solo a metà! - ti racconterò qualcosa sul Mercato di Ballarò che, pur non essendo Patrimonio UNESCO, è un’altra delle cose da vedere a Palermo. Le sue origini risalgono all’epoca della dominazione araba (X secolo) e il suo nome pare derivi dal termine Bal’hara che significa mercato aperto: era un luogo di scambi vivace e animato in cui si vendevano prodotti alimentari, spezie e beni di vario genere.
La Vucciria
La Vucciria è un altro dei mercati storici di Palermo nonché uno dei luoghi che mi ha fatto innamorare della città! Da mercato tradizionale si è evoluta in un luogo d’incontro dove si mangia, si beve e si socializza: di giorno è popolata di bancarelle, mentre la sera si anima di ristoranti, trattorie e chioschi che propongono cibo e bevante tipiche siciliane.
La zona è famosa anche per il dipinto di Renato Guttuso - “La Vucciria” - che ne ritrae l’atmosfera e la vivacità anche se, a mio modesto parere, non esistono parole o immagini atte a descriverla.
Il Capo
Se sei appassionato di mercati e di Street Food, Il Capo è un altro degli imperdibili di Palermo. Situato nella parte superiore del quartiere arabo degli Schiavoni, Il Capo è il terzo mercato storico di Palermo. Ad attirare l’attenzione sono i generi alimentari esposti sui bancali in cui si avvicendano pesce, carne, olive, pane, frutta, spezie (e chi più ne ha, più ne metta!).
I venditori ambulanti propongono ai passanti le specialità tipiche dello Street Food palermitano - dallo sfincione alle panelle, dal pane con la milza ai crocché di patate - mentre dalle bancarelle si affacciano piccole taverne in cui fermarsi a sorseggiare un bicchiere di vino mangiando pesce fresco, caponata o carne alla brace.
Altre Attrazioni di Palermo
Le Catacombe dei Cappuccini
La più ampia collezione di mummie al mondo si trova proprio a Palermo, nelle Catacombe dei Cappuccini. I monaci del convento hanno mummificato e conservato oltre 2000 persone nel corso dei secoli, tutte divise in vari settori in base al loro ceto, sesso e professione. Sicuramente quella più famosa è quella di Rosalia Lombardo, una bimba morta all’età di due anni. Il processo di imbalsamazione ha reso eterna la sua bellezza e, proprio come richiesto dal padre, la farà vivere per sempre.
“Il luogo dove i vivi incontrano i morti”. C’è scritto così sul sito dedicato al cimitero del Convento dei Frati Cappuccini di Palermo, e non è un modo di dire. Al contrario, la frase chiarisce a pieno il motivo per cui i frati cominciarono a mummificare i cadaveri: dare ai parenti la possibilità di continuare a incontrare i propri cari, proprio come se quest’ultimi fossero vivi. Tutto comincia dalla consuetudine dei frati cappuccini della chiesa di Santa Maria della Pace di seppellire i propri confratelli in una fossa comune sotto l’altare dedicato a Sant’Anna.
Un’abitudine che però li obbligò in seguito a scavare altri cunicoli stante l’impossibilità di continuare a raggruppare i corpi senza vita in uno spazio divenuto ormai troppo angusto. Furono dunque esigenze logistiche a far scoprire ai frati che i corpi alloggiati in precedenza nella fossa si erano mantenuti in uno stato quasi perfetto. Da qui l’idea di migliorare i processi di mummificazione naturale e di estendere tale pratica alla borghesia palermitana. Ecco spiegato perchè dal Seicento all’Ottocento furono migliaia le persone, perlopiù notabili, che decisero di affidare ai Cappuccini i corpi dei loro defunti in cambio di ricche donazioni.
Tale pratica è terminata agli inizi del ‘900, con la significativa eccezione di Rosalia Lombardo, bambina di due anni mummificata (però artificialmente) per volere del padre e tuttora ospitata nelle catacombe. Per la precisione, nella cappella di Santa Rosalia, in mezzo ad altre due bambine. Le Catacombe dei Cappuccini sono aperte tutti i giorni dell’anno (festivi compresi).
Santuario di Santa Rosalia
Santa Rosalia, patrona di Palermo, possiede un Santuario tutto per sé. La potrai raggiungere percorrendo una strada a tornanti che garantisce una vista spettacolare su Palermo. La Chiesa si trova all’interno di una grotta carsica profonda 25 metri, in cui Rosalia visse per gli ultimi 8 anni della sua vita e dove furono ritrovati i suoi resti. Al suo interno si trova la statua della Santa, sempre suggestiva, che riesce a toccare il cuore a tutti i visitatori. Poi troverai anche l’acqua santa, che sgorga direttamente dalle rocce.
Il Palazzo Chiaramonte (Lo Steri)
In ottica green, anche Palermo si è dotata nel centro storico di un servizio di noleggio bici o monopattino: scegli il mezzo che preferisci e dirigiti verso Palazzo Chiaramonte, noto come lo “Steri”. Sede del rettorato dell’università cittadina, regala sette secoli di arte e di storia della Sicilia. E' il primo esempio di uno stile architettonico che si affacciava sull’isola all’inizio del ‘300, quello detto, appunto, chiaramontano.
Elegante, solenne, lo stabile nasce come dimora di una potente famiglia siciliana, per divenire, nel 1600, sede del tribunale e del carcere dell’Inquisizione. E' arricchito da splendidi colonnati e bellissime bifore e trifore. Tre gli elementi di spicco e di grande valore del palazzo: il soffitto ligneo del ‘300 della Sala Magna con dipinti a tema cavalleresco, i graffiti testimonianza di dolore lasciati dai prigionieri sulle mura del carcere, ma su tutto brilla il celebre dipinto di Renato Guttuso, pittore bagherese, “La Vucciria”.
Il Castello della Zisa
Il pomeriggio del giorno due può iniziare con una visita al Castello della Zisa, risalente al 1165 e nato come residenza estiva della famiglia reale. Giardini, vasche e pergolati caratterizzano l’ampio parco che lo circonda, mentre all’interno resta lo splendore delle architetture arabe delle stanze, con un impressionante studio simmetrico e stereometrico per garantire l'areazione, il fresco e l'umidità desiderate.
TAG: #Turismo