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Turismo in Etiopia: cosa vedere e come vivere un'esperienza indimenticabile

Un viaggio in Etiopia è un'esperienza di viaggio a tutto tondo, capace di far sentire subito a casa. Più che parlare di cosa vedere, o cosa fare e dove andare, bisognerebbe raccontare come vivere questo viaggio, in particolare quando ci si sposta da soli. L’impatto è potente.

Quello che mi investe appena sceso dall’aereo è un muro d’aria e luce, che contiene dentro di sé tutte le promesse dell’Africa. Emergono di colpo le suggestioni e le aspettative create da anni di letture e di sogni a occhi aperti, davanti a un atlante. Poi succede qualcosa di inaspettato: inizio a riflettere, automaticamente, su quello strano concetto che sono le radici. Di certo sono nel posto giusto, come mi suggerisce il ragazzo che mi aiuta nel caos indecifrabile del parcheggio dell’aeroporto: “Bentornato a casa”, mi dice.

Questo sentirsi a casa è uno dei tratti che più restano sulla pelle di un viaggio in Etiopia, e sono le persone, le situazioni a renderlo possibile, a partire da Addis Abeba. L’inestricabile confusione della megalopoli regala sorrisi e momenti di promiscua umanità:

  • Nel mercato, il più grande dell’Africa, dove si può trovare letteralmente tutto, mentre si assiste a scene bibliche al cospetto di cumuli di merce alti decine di metri;
  • Nei ristoranti di questa città buongustaia, dove si serve una cucina fra le migliori del paese e decisamente uno dei caffè migliori del mondo;
  • Al Museo Nazionale, dove Lucy, fino a pochi decenni fa il più antico scheletro ominide mai rinvenuto, accetta rassegnata di farsi guardare da tutti quelli che passano, come se avesse capito quanto è importante il suo ruolo per l’umanità: far presente che siamo tutti figli suoi.

L'Etiopia è ben collegata con l’Italia e altre parti del mondo attraverso i principali aeroporti internazionali. Se si parte dall’Italia, l’aeroporto di Addis Abeba, la capitale etiope, è la destinazione principale per i voli internazionali.

Axum: la città delle stele e dell'Arca dell'Alleanza

La mitica Arca si dice si trovi ad Axum dal X secolo a.C., portata da Menelik I, capo-stipite della dinastia Salomonica che ha regnato sull’Etiopia per secoli. Dovrebbe essere custodita in una cappella dalla cupola verde acqua, alla quale fa da guardia un vecchio sacerdote con il cappello giallo (nella tradizione ortodossa il colore della tentazione).

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Ma la forza evocativa di Axum, un centro vivo e affollato nell’estremo nord del paese, con piccoli ristoranti che espongono la carne all’aria aperta e l’immancabile signora che prepara il caffè, si ritrova nel cosiddetto palazzo della Regina di Saba, mitica madre di Menelik, e nel Parco delle Steli. Queste rovine di età incerta (fra il I e il IV secolo), che ricordano così vividamente gli obelischi egiziani, sembrano fatte apposta per segnare il passaggio dall’età antica a quella cristiana, trovandosi appunto in uno fra i luoghi più sacri di tutta la cristianità copta.

Non appena scende la sera, la via principale della città, che collega la zona della cappella dell’Arca con il Parco delle Steli, diventa un brulicare di pellegrini vestiti di bianco, intenti ad acquistare quelli che sono considerati i migliori scialli d’Etiopia.

Oggi, ci sono ancora ricordi di quei giorni di gloria; una manciata di stele eD un gruppo di tombe e mausolei. Ma anche con questi resti fisici sappiamo ancora poco sull’antico Axum. Chi ha costruito queste stele e perché? Ci sono davvero tesori segreti nascosti in tombe sigillate? Axum era davvero una volta la capitale della regina di Saba?

Anche Axum, antica capitale dell’omonimo regno (si torna ai primi secoli dopo Cristo) e oggi centro in forte espansione, è forse più intrigante per la sua vivacità che per le attrattive storico-archeologiche. Dopo una breve visita al parco degli obelischi (tra i quali spicca la famosa stele di Axum, in esilio a Roma fino a un decennio fa) e alla cappella del Tobot, dove, secondo la tradizione, è conservata la celebre Arca dell’Alleanza, viene voglia di immergersi nella nuova area pedonale del centro tra negozi per lo shopping, ristoranti e qualche locale alla moda.

Lalibela: la Gerusalemme d'Etiopia scolpita nella roccia

Lalibela c’è ma non si vede, vien da pensare, mentre si sobbalza in un tuk tuk sgangherato quando il cielo al tramonto diventa una tavolozza psichedelica. Forse è anche questo che ne aumenta il fascino. Le undici chiese che caratterizzano la cosiddetta Gerusalemme d’Etiopia sono, infatti, scavate sottoterra, cesellate quasi, da blocchi unici di pietra.

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Per visitarle bisogna in qualche modo scendere in un percorso iniziatico, spalla a spalla con i pellegrini, che in cunicoli bui camminano sostenendo di sentirvi la presenza di Dio. Che le splendide chiese di Lalibela siano state costruite con l’aiuto degli angeli, come credono profondamente i pellegrini che vi si recano, è una suggestione nella quale è facile cadere, soprattutto quando si arriva in vista di San Giorgio. Pare quasi un oggetto alieno, impossibile, un monolito di Kubrick, solo molto più spettacolare.

Volute dall’omonimo re, il quale pensò di costruire una nuova Gerusalemme in risposta alla conquista musulmana della Terra Santa, le 11 chiese monolitiche del suo sito Unesco sono interamente scavate nella viva roccia e rappresentano uno degli esempi più alti di architettura rupestre nel mondo. Il primo europeo ad averle viste, il sacerdote portoghese Francisco Alvares, era così preoccupato dalla possibilità di non essere creduto che annotò sul suo diario: “Giuro su Dio, nel cui potere io sono, che tutto ciò che ho scritto è la verità”. Oggi le immagini di Lalibela e delle sue chiese ipogee sono note a tutti, ma vivere il posto resta ancora un’esperienza toccante: nulla è ostentato né artificioso, visitatori e pellegrini si fondono in un’unica corrente fatta di incanto e spiritualità.

Difficile capire come questo luogo emani ancora tanto fascino: merito forse della lunga e ancora piuttosto malmessa strada che conduce sin qui e che poco si presta a un certo turismo di massa. Intanto, prima dei grandi autobus e dei grandi alberghi che inevitabilmente arriveranno, meglio godere dello spettacolo fino in fondo. Magari aspettando che le ultime luci del giorno si spengano davanti alla chiesa di Bet Giyorghis: un monolite alto 30 metri sulle cui pareti di basalto grigio-rosso spiccano il verde e l’ocra dei muschi.

Nella penombra dell’interno un sacerdote assorto sorveglia il drappo scarlatto che nasconde la vista del sancta sanctorum, la parte sacra e inaccessibile della chiesa. Poi si risale in superficie: al tramonto non c’è più nessuno. Il guardiano accende la sua radiolina portatile e si prepara a passare la notte sulla collina. È al suono della sua cantilena in amarico che un’anziana pellegrina si avvicina per ultima in silenzio, si inginocchia e bacia la pietra ancora calda. La compostezza dei suoi gesti lascia frastornati: viene da chiedersi da quanto tempo scene così si ripetano immutate.

Le leggende narrano che 1.000 anni fa, un uomo avvelenato fu portato in paradiso dagli angeli e gli venne mostrata una città mozzafiato di chiese scavate nella roccia. Dio stesso gli ordinò di tornare sulla terra e ricreare ciò che aveva visto. Lalibela è un luogo religioso vivo e molto emozionante, soprattutto se si visita durante uno degli eventi religiosi del Paese (come la Pasqua Ortodossa). Essere qui durante una delle principali festività cristiane, quando migliaia di pellegrini vestiti di bianco affollano la città, significa assistere al cristianesimo nella sua forma più autentica e potente.

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Gondar: la Camelot d'Etiopia

Il motivo per cui Gondar non dovrebbe essere chiamata la Camelot d’Etiopia, come è uso comune, è che Gondar esiste e Camelot no (anche se Camelot è uno dei luoghi che non esistono ma dovrebbero). Oltretutto, a Gondar la realtà supera senza fatica la fantasia.

Si trova 360 chilometri a ovest di Lalibela, dopo un’ottima strada costruita dai cinesi negli anni ’80, dalla quale ammirare paesaggi corrugati e infiniti. Quando si entra nel Castello di Ghebbi, costruito nel XVII secolo, già si è disorientati dalle fogge mai viste, uniche, di questi edifici, che pure evocano in qualche modo forme conosciute. Lo straniamento diventa definitivo varcato l’ingresso, quando sulla destra si riconosce il simbolo del Taj Mahal scolpito su un muro.

Non è veramente chiaro a nessuno chi abbia costruito questi castelli, ma certo fu dopo che l’Etiopia, in seguito a secoli di isolamento, entrò in contatto con missionari portoghesi. Furono loro a portare maestranze dall’Arabia e dall’India?

La chiamano la Camelot d’Africa per via del complesso di castelli che, dal XVII secolo, gli imperatori etiopi vi fecero costruire. E in effetti, passeggiando tra bastioni e mura merlate, si ha la sensazione di essere in una cittadella medievale europea. Con le sue quattro torri rotonde e il torrione centrale quadrato, tra tutti svetta il castello di Fasiladas, lo stesso imperatore che, poco fuori da quello che oggi è il centro della città, fece erigere una piccola fortezza che lo avrebbe dovuto proteggere in caso di serio pericolo.

Tutt’attorno, incorniciato dalle grosse radici intrecciate di banyan secolari, si apre il grande fossato conosciuto come la piscina di Fasiladas. In occasione del Timkat, l’Epifania etiope, la piscina viene riempita convogliando l’acqua di un fiume che scorre a circa mezzo chilometro di distanza. Ci vogliono interi giorni per concludere l’operazione.

Ma quando tutto è pronto una lunga processione di fedeli e sacerdoti in abiti tradizionali giunge qui tra canti, danze e fumi d’incenso: terminata la benedizione dell’acqua (che nella simbologia copta dovrebbe richiamare quella del Giordano con cui venne battezzato Gesù) ecco che centinaia di devoti si tuffano nel fossato accompagnati da urla di gioia. Tra di loro, ogni anno, c’è anche Fentahun Yalew, giovane archeologo che alla storia di Gondar ha dedicato gran parte dei suoi studi.

Situato al cuore dell’Etiopia, il Castello di Gondar, conosciuto come l’incantevole Camelot d’Africa, non rappresenta un’unica struttura, bensì un vasto complesso di castelli e palazzi che si estendono nella zona. Fuori dalla città di Gondar, si può ammirare un altro straordinario sito: un superbo palazzo balneare situato nella valle del fiume Kaha, a sud di Gondar, attribuito sia a Fasilidas che a Iyasu I.

Lago Tana: monasteri e natura incontaminata

È un gioco di scatole cinesi quello della spiritualità etiope. Le Tavole della Legge stanno nell’Arca, l’Arca nel Sancta Sanctorum e questo in una chiesa, che a sua volta è fatta di tre ambienti concentrici e quando non è infossata in una buca nel terreno, come a Lalibela, è nel fitto di una giungla che cresce su un’isola, nel mezzo di un grande lago, come avviene sul Lago di Tana.

Bisogna prendere una barchetta (contrattando il prezzo) a Bahirdar, un grosso centro a sud del lago, pieno di caos, vita, locali notturni dove le danze, quasi tribali, non si fermano mai, per raggiungere le chiese e i monasteri nelle isole. Accompagnati dai pellicani, dopo un sentiero nel fitto della boscaglia, si raggiungono questi edifici rotondi, dal tetto di paglia, all’apparenza senza arte né parte.

Ma poi se ne varca l’ingresso e il verde scuro della giungla diventa un’esplosione di colori, come se un gallo avesse sparso le sue piume sui muri, descrivendo però scene tratte dai vangeli, molte delle quali inedite per un visitatore occidentale, perché prese dai vangeli apocrifi.

I Monti Simien: un paradiso per gli amanti della natura

È proprio perdendosi dietro a spettacoli come questo che quasi non ci si accorge del monumentale profilo che nel frattempo ha invaso l’orizzonte a sud, dove la strada sembra interrompersi bruscamente: sono i Monti Simien, un’enorme falesia che si staglia oltre i 4 mila metri di altitudine, patrimonio Unesco e vero paradiso per gli amanti della natura inviolata. Julia Jeans era nel pieno della sua carriera a Oxford quando è giunta qui per godersi un trekking emozionante tra babbuini gelada e rarissimi stambecchi etiopi, mentre oggi, a distanza di qualche anno, gestisce con il marito Shiferaw il Limalimo Lodge, splendido esempio di ecosostenibilità ed eleganza.

“Nella costruzione è stata impiegata solo manodopera locale e materiali raccolti sul posto”, racconta, “e abbiamo limitato il più possibile la tecnologia: non ci sono né tv né wi-fi e anche le stanze sono riscaldate grazie al rilascio di calore delle pareti di fango e paglia. Chi arriva qui desidera dimenticarsi di tutto”.

Uno dei punti salienti della visita al Parco nazionale dei Monti Simien è la possibilità di avvistare i babbuini Gelada, endemici degli altopiani etiopici e facilmente individuabili all’interno del Parco Nazionale. Questi babbuini sono anche conosciuti come le “scimmie dal cuore sanguinante” grazie alla macchia di pelle sul petto il cui colore rosso varia a seconda dello stato sociale del maschio e dello stato riproduttivo della femmina.

Molti arrivano al parco in giornata da Gondar, l’antica capitale imperiale, che dista da Debark non più di due ore. Al tramonto, i pochi fortunati ospiti si ritrovano attorno al fuoco sull’ampia terrazza dell’edificio principale: centinaia di metri più in basso la distesa di campi e colline corre per chilometri senza offrire alcun segno della presenza umana, mentre gipeti e altri rapaci volteggiano sopra cime frastagliate e profonde vallate in un silenzio irreale.

Consigli utili per un viaggio in Etiopia

Un viaggio in Etiopia richiede una certa preparazione, fisica e mentale, ma se pianificato con cura e prendendo le giuste misure di sicurezza, è un’esperienza che ti regalerà emozioni uniche e ricordi indimenticabili. Per organizzare un viaggio in Etiopia è necessario munirsi di molta curiosità e prestare attenzione alle informazioni in tempo reale legate al territorio.

Il clima in Etiopia varia notevolmente in base alla regione e all’altitudine. Generalmente, il periodo migliore per visitare l’Etiopia è durante la stagione secca, che va da ottobre ad aprile. Ad Addis Abeba, le temperature sono di 20°C costantemente, da gennaio a dicembre. Forse anche per questo in Etiopia ci si sente sempre a casa.

Il clima - È sempre difficile immaginare cosa voglia dire viaggiare quando fuori ci sono 45 gradi, ma queste sono le temperature che potreste trovare, se non superiori se si decide di andare in estate. Il clima è davvero ostico. le possibilità di fare delle docce sono scarse, quindi preparatevi a temperature bollenti.

Abbigliamento e bagagli: l’Etiopia è una nazione conservatrice, quindi è meglio evitare abbigliamento troppo aderente o scollato. Considerando lo stato di salute delle infrastrutture locali, molto spesso viaggerai su strade sterrate e in aree remote: porta sempre con te tutto il necessario. Accessori: porta un adattatore universale.

Per viaggiare comodamente e secondo tempi di viaggio prestabiliti e senza intoppi usare una macchina con autista è la scelta migliore. In genere per il nord del Paese è sufficiente un minivan mentre per il sud, l’Omo Valley, a causa della cattiva condizione delle strade è necessaria una 4×4.

Vaccini e documenti: verifica con il tuo medico le vaccinazioni raccomandate prima di viaggiare in Etiopia. La vaccinazione contro la febbre gialla è obbligatoria per l’accesso nel Paese ai viaggiatori provenienti dai Paesi a rischio di trasmissione della malattia. Per poter entrare nel Paese dovrete avere un passaporto con validità di almeno 6 mesi.

L’Etiopia come buona parte dei Paesi in Africa è un Paesi in cui si paga praticamente tutto con i contanti. L’utilizzo delle cartre di credito non è comune, poche attività le usano (i costi di commissione sono ancora molto alti) ed in genere queste si limitano a grandi hotel e catene. Potrebbero essere applicati dei supplementi per pagare con carta.

L’Etiopia è un Paese tradizionalista e conservatore. La religione principale è il cristianesimo ortodosso e gli etiopi sono dei ferventi fedeli. Non regalate denaro e caramelle ai bambini. Non distribuite doni in maniera indiscriminarta. I bambini in Etiopia chiedono sempre i “bon-bon”. Peccato che non siano tutti abituati a lavarsi i denti con il rischio di incorrere in problemi dentistici che le famiglie non potranno pagare. Evitate di regalare caramelle e dolci ai bambini. Come il denaro.

Tabella riassuntiva dei principali siti turistici dell'Etiopia

Sito Turistico Descrizione Attività consigliate
Addis Abeba Capitale dell'Etiopia, centro culturale e politico. Visita al Museo Nazionale, Merkato, Piazza Meskel.
Axum Antica capitale del Regno Aksumite, famosa per le sue stele. Visita al Parco delle Steli, Cappella del Tobot.
Lalibela Città santa con 11 chiese monolitiche scavate nella roccia. Esplorazione delle chiese, partecipazione a festività religiose.
Gondar Antica capitale imperiale, conosciuta come la "Camelot d'Etiopia". Visita al Castello di Ghebbi, Piscina di Fasilidas, Chiesa di Debre Birhan Selassie.
Lago Tana Il più grande lago dell'Etiopia, con monasteri sulle isole. Gite in barca, visita ai monasteri, birdwatching.
Monti Simien Massiccio montuoso con paesaggi unici e fauna endemica. Trekking, avvistamento di babbuini Gelada e stambecchi etiopi.

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