Turismo Venatorio in Italia: Definizione e Regolamentazione
Il turismo venatorio in Italia rappresenta una nicchia specifica all'interno del settore turistico, strettamente legata alla pratica della caccia e alla conservazione della fauna selvatica. Per cacciare in Italia, non è sufficiente possedere un'arma e il relativo titolo, ma è necessario ottenere una licenza e rispettare numerose normative.
Infatti, la caccia in Italia è fortemente regolamentata, principalmente dalla legge 157/92 che stabilisce che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”.
Normative di riferimento
Le normative di riferimento da considerare per comprendere bene come sia regolamentata la caccia in Italia sono molte, ecco le più importanti:
- La legge n°157/1992: Cioè la norma per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.
- La legge n°394/1991: Ovvero la legge quadro sulle aree protette che stabilisce il divieto di caccia nelle aree protette come i parchi nazionali e le riserve naturali.
- La Direttiva Uccelli 2009/147/CE: Parte della normativa europea è stata recepita in Italia, quest’ultima tutela gli uccelli selvatici vietando la caccia di alcune specie e definendo linee guida per il prelievo sostenibile.
- La Direttiva Habitat 92/43/CEE: Che protegge gli habitat naturali, influenzando quindi anche l’attività venatoria in zone sensibili.
- Legge n°221/2015: Collegato ambientale alla Legge di Stabilità che rafforza la protezione degli animali selvatici e introduce sanzioni più severe per il bracconaggio e la caccia illegale.
- L’art. 842 Codice Civile: Che stabilisce le modalità di accesso che i cacciatori devono rispettare per accedere ai fondi privati.
Non è tutto, la legge stabilisce anche i periodi di caccia, le specie cacciabili, le armi utilizzabili e tutte le distanze che i cacciatori devono rispettare: da zone abitate, strade, ferrovie, mezzi agricoli e di lavoro.
Oltre a tutto questo è a nostro avviso indispensabile acquisire quella che viene definita cultura venatoria, ovvero l’insieme di quelle buone pratiche scritte e non, fondamentali per praticare quest’arte rispettando la natura e le altre persone.
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Forme di caccia
Le forme di caccia sono molte perché gli animali cacciabili sono molto diversi tra loro. I cinghiali ad esempio, vengono cacciati con le forme della girata o braccata, oppure in caccia di selezione. Altri ungulati, come il cervo o il capriolo, possono essere cacciati solo con la caccia di selezione per avere un controllo diretto sulla popolazione di questi animali.
Gli uccelli invece sono cacciati da appostamento oppure in modo vagante, principalmente con l’ausilio dei cani da ferma e da cerca.
Le differenze quindi sono sostanziali. Nella caccia da appostamento solitamente viene predisposto con maestria un “gioco”, ovvero un sistema di composto solitamente da stampi di uccelli e richiami, necessario ad attirare gli uccelli che si vogliono cacciare.
La caccia vagante con l’ausilio del cane da ferma o da cerca vede come protagonista proprio il cane da caccia. Addestrato per cercare e riportare gli animali dopo l’abbattimento fin da tempi immemori, questa è una delle forme di caccia più appassionanti e praticate in tutto il mondo.
Razze di cani da caccia
Le razze di cani impiegate a caccia sono moltissime, collegate soprattutto alla forma di caccia che viene praticata.
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Secondo l’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana), i cani da caccia sono suddivisi in diversi gruppi, basati sulle loro attitudini venatorie:
- Cani da ferma: specializzati nel fermare gli uccelli, principalmente galliformi, con una posizione immobile fino all’arrivo del cacciatore. Tra questi ci sono il Setter Inglese, il Pointer e i Bracchi.
- Cani da seguita: seguono la traccia della preda, soprattutto cinghiali, usando l’olfatto. Rientrano in questa categoria il Segugio Italiano e il Petit bleu de gascogne.
- Terrier: usati in diverse forme di caccia, soprattutto per la loro agilità, coraggio e abilità di scovare animali che vivono in tane o spazi stretti.
- Cani da cerca e cani da riporto: sono utilizzati per cercare la selvaggina nascosta o per riportarla una volta abbattuta. Come lo Springer Spaniel e il Labrador Retriever.
- Cani da tana: specializzati nell’inseguire e stanare la preda nelle tane. L’esponente più famoso di questa categoria è il Bassotto.
- Levrieri: cani da caccia a vista, utilizzati per inseguire e catturare prede a grande velocità. Come il Greyhound e lo Whippet.
Oltre a queste principali categorie, l’ENCI include anche altre categorie di cani non esclusivamente da caccia, come i cani da pastore e i cani da guardia, che possono occasionalmente partecipare a operazioni venatorie, ma non sono considerati specialisti.
Aree di caccia in Italia
Per definire dove si può cacciare in Italia, ma soprattutto dove non si può, è necessario consultare le leggi 157/92 e 394/91, la Direttiva Uccelli 2009/147/CE, la Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) e diverse Leggi Regionali.
La caccia è consentita negli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), gestiti su base provinciale, destinati alla caccia programmata. Ogni cacciatore ha il diritto di iscriversi a uno o più ATC nella propria provincia di residenza e, se possibile, anche fuori dalla sua provincia o regione. Lo stesso vale per i Comprensori Alpini (CA), presenti nelle regioni alpine, come ad esempio la Valle d’Aosta e il Trentino-Alto Adige.
Esistono anche aree private concesse a enti o singoli privati dove l’attività venatoria è consentita, sono le aziende faunistico-venatorie o agri-turistico-venatorie. All’interno di esse viene gestita la fauna selvatica, compresi gli interventi di ripopolamento, gestione degli abbattimenti e miglioramento ambientale.
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Queste ultime, così come le aree di divieto di caccia, le Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), i Parchi Nazionali e molte altre aree, sono delimitate da apposite “tabelle” che indicano la denominazione e le caratteristiche dell’area.
L'impegno dei cacciatori per tutelare la biodiversità
I cacciatori sono spesso visti come sfruttatori della natura, nemici della biodiversità e degli animali ma non è così. Basti pensare che lo stesso WWF vede tra i suoi fondatori ben 3 cacciatori: il Principe Filippo Duca di Edimburgo, Peter Scott e Godfrey A. Rockefeller.
Questo perché la maggior parte dei cacciatori non vedono la caccia come un semplice passatempo, ma piuttosto come un modo per entrare in connessione con la natura. La conservazione della fauna selvatica è quindi una priorità assoluta per assicurare che le specie possano prosperare. Per questo la regolamentazione razionale della caccia, per evitare l’estinzione delle specie e promuovere un rapporto più sostenibile tra l’uomo e l’ambiente, è ben vista dai cacciatori.
Tutto ciò è dimostrato dal tempo che i cacciatori impiegano nelle attività di volontariato per tutelare la natura e la biodiversità. Infatti, sono state più di 100 iniziative per un totale di 1300 ore donate alla comunità che l’operazione Paladini del Territorio ha raccolto nei primi mesi del 2024.
Così come confermano i dati raccolti in Francia dalla Fédération Nationale des Chasseurs (FNC), che stimano in circa 10 milioni di ore di volontariato l’impegno che ogni anno i cacciatori francesi dedicano alla cura dell’ambiente.
Turismo venatorio e aziende agri-turistico-venatorie
L'azienda definita in gergo "riserva di caccia", è un'azienda come tutte le altre ed ha quindi la necessità di avere clienti e di comunicarsi al meglio in internet in una modalità che sia, efficace e moderna.
Sappiamo benissimo che a te Gestore, preso dalla tua realtà organizzativa aziendale, può essere sfuggito questo concetto che è oggi basilare per attirare clienti nuovi .... e non solo i soliti, che magari col tempo hai perso proprio perché attratti dalla comunicazione internet della concorrenza.
Oppure sappiamo altresì benessimo, che molte aziende agrituristico venatorie, nel sito internet che pubblicizza il loro agriturismo hanno dovuto dolorasamente rinunciare ad inserire tra le attività possibili nell'azienda, la caccia, perché potrebbe creare un impatto negativo sui clienti dell'agriturismo. Sappiamo tutto, e cosi facendo siete stati costretti a non promuovere una attività possibile nella Vostra azienda, fonte anch'essa di reddito.
La soluzione a questa carenza è dotarsi di un sito internet (a parte nel caso delle aziende agrituristico venatorie) che parli dell'attività venatoria nell'ambito dell'azienda.
Caccia al capriolo
Il capriolo battezzato anche con il nomignolo di "folletto rosso" per via della colorazione del suo mantello in alcune stagioni e del suo comparire e scomparire silenziosamente, è il più piccolo tra gli ungulati europei, e da alcuni in fortissima espansione in tutto il territorio nazionale che normalmente si confà alle sue abitudini ed al suo regime alimentare.
E' il più piccolo degli ungulati ma certamente non il meno ambito vista la folta schiera di appassionati che hanno acquisito l'abilitazione per cacciarlo in territorio libero. La caccia al capriolo, sottoposta dalla legge italiana alla definizione di quote di abbattimento in funzione della consistenza territoriale e della struttura delle popolazioni, è caccia impegnativa sia per il tempo dedicato all'osservazione ed alla scoperta ed identificazione dei capi, sia per l'esigenza di attrezzature richieste.
Le riserve di caccia italiane hanno un'ampia offerta per la specie capriolo, sia perché presente naturalmente sul territorio, sia perché essendo particolarmente curate per accogliere la fauna, i caprioli sono attratti dalle zone circostanti, sia perché talune sono dotate di ampissimi recinti ove i caprioli prosperano per la scelta aziendale di lasciare ampie risorse trofiche a disposizione degli stessi.
Cacciare il capriolo in una riserva di caccia significa risparmiare molto del tempo dello studio del territorio e dell'analisi sulla presenza dei selvatici come pure la eventuale predisposizione di altane. Qualcun altro lo fa per noi quotidianamente e la caccia risulta più proficua e meno impegnativa.
Il capriolo non è specie particolarmente resistente al colpo di carabina per cui non è necessario essere esuberanti. I Calibri suggeriti da Turismo Venatorio sono: 223 Remington, .22-250 Remington, .243 Winchester, .25-06, 6,5x57.
Proposta di legge in Piemonte
Oltre 3.000 società di pesca sportiva in Italia, 180.000 soci, un indotto stimato in 2,8/3 miliardi di euro all’anno e un altro indotto lavorativo pari a 15.000 unità. Sono questi i numeri che, una volta analizzati, hanno spinto Paolo Bongioanni a presentare una proposta di legge in grado di promuovere anche in Piemonte due filiere turistiche di nicchia, ma con ampi margini di miglioramento, come l’ittiturismo e il turismo legato alle attività faunistico venatorie. Nella nostra regione infatti, manca a oggi una proposta organica su questa materia.
Per quanto riguarda il turismo venatorio, d’altra parte, manca ancora una definizione giuridica: la proposta di legge presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia mira a colmare questo vuoto normativo: “Vogliamo dare una definizione che ne racchiuda le peculiarità anche di tipo gastronomico e culturale e le attività delle aziende agrituristico venatorie” spiega.