Turista Muore a Bali: Tragiche Cause e Circostanze
Negli ultimi tempi, diversi italiani hanno perso la vita durante le loro vacanze a Bali e in altre zone dell'Indonesia, sollevando interrogativi sulle cause e sulle circostanze di queste tragedie.
Morti Accidentali e Incidenti a Bali
Dramma nella mattinata di domenica a Bali dove un ingegnere aerospaziale italiano, Giancarlo Zicari, 49 anni, è morto dopo essere precipitato in un dirupo. Secondo quanto riportato dai giornali locali l'uomo stava facendo un’escursione presso una cascata a Tabanan, sull’isola di Bali. Con la volontà di farsi un selfie con la fidanzata si sarebbe appoggiato ad una ringhiera che ha ceduto, facendolo cadere nel vuoto. Inutili i soccorsi: l'uomo sarebbe morto praticamente sul colpo.
Si stava scattando un selfie a Bali, in Indonesia, quando la ringhiera ha ceduto ed è precipitato per 25 metri. È morto così Giancarlo Zicari, ingegnere di 49 anni, originario di Matera ma residente da anni a Pisa. L'incidente è avvenuto ieri, quando a Bali era ancora mattina ed in Italia erano appena le 5:30. Zicari era in vacanza sull'isola indonesiana insieme alla fidanzata Ilaria Biagi, di Torino. I due, per rendere più suggestivo lo scatto, si erano appoggiati alla recinzione che purtroppo, nell'occasione, non ha retto il peso dei loro corpi. Sono precipitati entrambi nel vuoto. La donna, ferita, sarebbe rimasta incosciente per circa un'ora e quando ha ripreso conoscenza si sarebbe accorta che il compagno era morto. Riuscendo a risalire alla terrazza panoramica, Biagi ha dato l'allarme che ha fatto scattare la macchina dei soccorsi. Zicari è stato trasportato poi d'urgenza all'ospedale Baturiti Health Center della città di Tabanan ma per il 49enne non c'era ormai niente da fare.
Giancarlo Zicari, originario di Matera ma residente da anni a Pisa, si trovava con la fidanzata quando la ringhiera ha ceduto: entrambi sono precipitatati, ma la donna si è salvata dopo essere rimasta incosciente per un'ora.
Tragedie durante Attività Sportive
Denis Andrè Dasoul, ex calciatore dell’Este (2007/08), dello Jesolo (dal 2009 al 2010), del Perugia, Foggia e del Bolzano, è morto a Bali dopo essere stato colpito da un fulmine mentre faceva surf. Dasoul, originario del Belgio, aveva solo 34 anni. Dopo aver lasciato il calcio, si era dedicato al surf: la sua grande passione. Dasoul stava prendendo una lezione di surf, quando improvvisamente si è scatenata una tempesta. L’istruttore ha sospeso la lezione ai primi accenni di pioggia: non è chiaro se l’ex calciatore avesse comunque deciso di rimanere in acqua o si stesse affrettando a guadagnare la costa quando è stato colpito da una saetta.
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Giulia Manfrini, surfista e influencer 36enne di Venaria Reale, nel Torinese, è morta ieri mattina alle Isole Mentawai, in Indonesia, ferita da un pesce spada mentre stava praticando surf nell’oceano. Aveva 36 anni. A quanto si è appreso, la 36enne sarebbe stata colpita da un pesce spada al petto, riportando una ferita profonda diversi centimetri. È morta poco dopo l’arrivo al centro medico. Secondo quanto riferito dal capo ad interim dell’Agenzia regionale per la gestione dei disastri delle Isole Mentawai, Lahmudin Siregar, l’incidente è avvenuto mentre Manfrini era a caccia di onde ieri mattina nelle acque dell’isola di Pulau Masokut. «Improvvisamente, un pesce spada è saltato verso Manfrini e l’ha colpita al petto», ha raccontato citato dall’agenzia indonesiana Antara.
Il decesso è avvenuto al Centro sanitario Pei Pei Pasakiat Taileleu dove la donna è stata trasportata da due persone che le hanno prestato i primi soccorsi. A quanto si è appreso, la 36enne sarebbe stata colpita da un pesce spada al petto, riportando una ferita profonda diversi centimetri. È morta poco dopo l’arrivo al centro medico. Nata e cresciuta a Venaria, dove abitano i suoi genitori, da qualche tempo si era trasferita in Portogallo.
Annegamenti durante lo Snorkeling
Matteo Bergamelli, un ragazzo di 33 anni originario della Bergamasca, è annegato in Indonesia, più precisamente alle isole Gili, mentre faceva snorkeling. Le cause del decesso non sono ancora chiare e, per questo motivo, le autorità indonesiane hanno richiesto l'autopsia sul corpo del giovane turista. Nella mattinata di domenica 25 agosto, Matteo Bergamelli si era immerso nella trasparente acqua dell'arcipelago delle isole Gili per fare snorkeling. Si era recato in Indonesia da solo proprio per dedicarsi all'immersione, in un territorio caratterizzato dalla bellissima barriera corallina e da un progetto di ripopolamento delle tartarughe marine. Mentre stava a filo d'acqua con maschera e boccagli, è improvvisamente deceduto. Gli altri partecipanti all'escursione, fra cui un medico, si sono subito accorti che qualcosa non andava e lo hanno soccorso. Ormai però era troppo tardi e, all'arrivo del personale sanitario locale, il turista bergamasco era ormai morto.
Matteo viveva a Pradalunga con i genitori e il fratello, di lavoro faceva il panettiere all'Esselunga di Nembro. A dare la brutta notizia ai genitori, il 26 agosto, sono stati i carabinieri di Albino, informati dall'ambasciata italiana in Indonesia. Anche la Farnesina è stata informata; domenica mamma e fratello partiranno per l'Indonesia per gestire le pratiche di rimpatrio della salma, che potrebbero dilungarsi fino a dieci giorni: prima di dare il proprio nulla osta, le autorità vogliono eseguire gli esami autoptici.
Tornerà presto in Italia la salma di Matteo Bergamelli, il panettiere di Pradalunga (in provincia di Bergamo), morto domenica 25 agosto in Indonesia mentre faceva snorkeling. La madre e il fratello nei giorni scorsi hanno raggiunto le isole Gili, dove il 33enne stava trascorrendo le vacanze, per seguire in prima persona la burocrazia per il rimpatrio che potrebbe avvenire già il prossimo giovedì 5 settembre. Bergamelli era arrivato in Indonesia il 17 agosto e sarebbe dovuto rientrare a Pradalunga il 2 settembre. Il 33enne era andato in vacanza da solo, insieme a uno di quei gruppi che organizzano viaggi mettendo insieme persone che non si conoscono ancora. Il 25 agosto stava facendo snorkeling tra le isole Gili quando qualcosa è andato storto. L'autopsia dovrà stabilire se il boccaglio che Bergamelli usava per stare a pelo d'acqua non ha funzionato come avrebbe dovuto o se il 33enne ha avuto un malore. Fatto sta che il giovane bergamasco non si muoveva più. Ad accorgersene sono stati gli altri partecipanti alla gita in barca, tra cui anche un medico, che lo hanno soccorso e hanno dato l'allarme. Le autorità locali hanno disposto l'autopsia sul suo corpo e ora non dovrebbero esserci più ostacoli per il rimpatrio.
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Come riportato da L'Eco di Bergamo, la salma dovrebbe rientrare in Italia il 5 settembre, dopodiché si potranno fissare i funerali che, se tutto procede come pianificato, dovrebbero tenersi sabato 7 settembre nella chiesa parrocchiale del paese dove Bergamelli aveva vissuto per tutta la sua vita. Ancora non sono chiare le cause. Una tragedia che, per ora, non ha ancora una risposta. Secondo le prime informazioni, raccolte da L'Eco di Bergamo, il giovane era partito da solo per l'Indonesia e aveva partecipato a un'uscita in barca organizzata. A soccorrerlo le altre sei persone che erano con lui, tra cui anche un medico, ma i tentativi di rianimarlo sono purtroppo risultati vani.
Il Caso di Gaetano Cateno Mirabella Costa
Da Taormina a un centro di espulsione in Florida: il caso di Gaetano Cateno Mirabella Costa riapre il dibattito sul trattamento riservato agli italiani detenuti all’estero. Dal 9 luglio è rinchiuso nell’“Alligator Alcatraz”, uno dei centri per migranti più discussi d’America. In una struttura sovraffollata, senza accesso a un avvocato, con i bagni scoperti e detenuti incatenati mani e piedi anche in aula. È il destino che tocca oggi a Gaetano Cateno Mirabella Costa, 45 anni, originario di Taormina, arrestato nella contea di Marion (Florida) lo scorso gennaio per una serie di reati - tra cui possesso non autorizzato di farmaci e violenza su persona anziana - per i quali ha già scontato sei mesi di reclusione.
Mirabella ha lanciato un appello pubblico, dicendo di essere trattato alla stregua di un pollo in gabbia: «Dormiamo tutti insieme in una stanza, senza privacy, senza assistenza legale, senza potermi difendere. Ho paura. Chiedo aiuto all’Italia». A rendere nota la sua voce sono state alcune trasmissioni televisive italiane, come il TG2, e l’ANSA. Con lui, nella stessa struttura, è detenuto anche Fernando Eduardo Artese, cittadino italo-argentino di 63 anni.
Il confronto con la gestione di altri casi recenti è inevitabile. Basti pensare alla vicenda di Cecilia Sala, giornalista italiana rimasta bloccata per alcune ore in un aeroporto iraniano: il suo nome ha acceso all’istante i riflettori dei media e ha innescato una reazione diplomatica immediata. Nel caso Mirabella, invece, tutto tace. La Farnesina ha ricevuto l’appello della famiglia e le proteste formali non sono mancate, ma nessuna missione diplomatica è ancora intervenuta concretamente.
Il Northwest Detention Center, informalmente ribattezzato “Alligator Alcatraz”, è una struttura costruita per ospitare temporaneamente i migranti irregolari in attesa di espulsione. Ma secondo l’ACLU (American Civil Liberties Union) e altre organizzazioni internazionali, qui si registrano gravi violazioni: sovraffollamento, condizioni igieniche critiche, accesso limitato a cure mediche e difesa legale. Mirabella condivide la cella con altre 31 persone.
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Non è solo la vicenda personale di un uomo: il caso Mirabella Costa solleva una questione politica e diplomatica.
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