Viaggiatori e Turisti: Alla Scoperta del Significato del Viaggio
Sicuramente avrete sentito parlare della differenza fra turista e viaggiatore. Chi si riconosce nella seconda categoria, solitamente, non vuole assolutamente confondersi né avere nulla a che fare con la prima. Chi invece apprezza le caratteristiche dell’essere turista, solitamente guarda a chi usa il termine “viaggiatore” con una qualche diffidenza, considerandolo un po’ snob.
La divisione fra queste due categorie è talmente marcata che ormai c’è spazio anche per battute e parodie su quello che è diventato un vero e proprio stereotipo culturale della contemporaneità.
Definizione e Motivazioni
Ma che differenza c’è, davvero, fra turista e viaggiatore? Basterà scorrere le definizioni su qualsiasi dizionario per scoprire che, letteralmente, per “viaggiatore” si intende “chi viaggia”, mentre con il termine “turista” si indica chi viaggia per diporto. Tutto qui? Naturalmente no.
Oggi, il cittadino che viaggia non sa perché lo fa. Viaggia perché d’estate in città fa troppo caldo. Viaggia perché cambiando aria e persone e ambienti spera di trovare un po’ di riposo dalle fatiche del lavoro. Viaggia verso i monti tormentato dall’oscura nostalgia di tornare alla natura, alla terra e alle piante; va a Roma perché è un viaggio culturale.
Ma soprattutto, viaggia perché tutti i suoi cugini e vicini lo fanno, perché poi potrà parlarne e vantarsi, perché è la moda e perché dopo, a casa, si sentirà di nuovo così piacevolmente a posto. Tutti questi motivi sono infatti comprensibili e rispettabili. Ma perché il signor Krakauer va a Berchtesgaden, il signor Müller nei Grigioni, la signora Schilling a Sankt Blasien?
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Il signor Krakauer ci va perché ha tanti amici che di solito vanno a Berchtesgaden, il signor Müller perché i Grigioni sono lontani da Berlino ed è alla moda, la signora Schilling perché ha sentito dire che l’aria di Sankt Blasien e così buona. Tutti e tre potrebbero scambiarsi i rispettivi programmi e itinerari di viaggio e sarebbe esattamente lo stesso.
Conoscenti se ne possono avere ovunque, il proprio denaro lo si può scialacquare dove si vuole e di luoghi con l’aria buona l’Europa è straordinariamente ricca. Allora perché proprio Berchtesgaden? O Sankt Blasien.
L'Esperienza del Viaggio
La differenza fra turista e viaggiatore si vede prima ancora di partire, nella scelta dei compagni di viaggio. Il turista si muove di solito con la famiglia, ma in assenza di questa predilige comunque gli spostamenti di gruppo.
Nell’esperienza del turista, è la compagnia che dà senso all’esperienza, motivo per cui lo si trova non di rado impegnato in lunghi giri di telefonate, per individuare gli amici da coinvolgere in un determinato viaggio all’insegna del “più siamo e meglio stiamo”.
Il viaggiatore, invece, è un solitario. Di tanto in tanto può accettare di muoversi in coppia o con un amico, a patto che l’altra persona condivida i suoi interessi e i suoi entusiasmi - pena il perdersi in liti infinite sulle escursioni da scegliere. L’esperienza del viaggiatore è individuale e ha a che fare soprattutto con ciò che si vede, piuttosto che con la condivisione.
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Turista
Si tratta di un cliché, naturalmente, ma quando pensiamo al turista ci vengono in mente i mega-complessi e villaggi che offrono pacchetti all-inclusive. Da Riccione a Benidorm, da Sharm El-Sheikh a Sibari, ci sono strutture nelle quali è possibile trascorrere un’intera vacanza senza uscire mai, senza esplorare la regione o la città più vicina e senza mai mettere mano al portafoglio per bere o mangiare.
Questa è la tipica scelta da “turista” che fa inorridire il viaggiatore, il quale predilige invece percorsi aperti, con prenotazioni in strutture il più possibile sostenibili e vicine alla vita quotidiana delle comunità locali.
Questa genere di vacanza, molto gettonata dalle famiglie con bambini, è spesso all’insegna del relax e dello svago e prevede giornate in piscina e attività organizzate e pianificate.
Viaggiatore
Il viaggiatore porta con sé uno zaino, sceglie di soggiornare in un’azienda agricola locale, magari dedicando qualche giorno al “voluntouring”, ovvero a offrire il proprio lavoro per associazioni o imprese benefiche, spesso collegate alla conservazione della natura e della fauna. Quando il viaggiatore si trova a passare davanti alle strutture dove soggiorna il turista, spesso rabbrividisce.
Di fronte a una piscina riscaldata d’inverno o a una pista da sci nel deserto, il viaggiatore si pone il problema della sostenibilità. Lo stesso avviene nella contemplazione dell’impatto ambientale del fast food o degli spostamenti in aereo. Il turista non può o non vuole pensare a tutti questi aspetti (e, come vedremo, l’industria non lo aiuta).
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Il viaggiatore non acquista souvenir di plastica fabbricati altrove, ma sceglie pezzi d’artigianato locale. Non porta con sé sassi, sabbia o altri elementi naturali, ma realizza servizi fotografici.
Viaggiare Secondo Hermann Hesse
E così, mentre scorro lo sguardo tra classici e saggi, trovo un libretto intitolato Camminare di Hermann Hesse. Penso a mia sorella che ultimamente vuole fare l’alpinista e lo sfoglio. Tema in comune la voglia di viaggiare, muoversi, esplorare, camminare verso e attraverso l’altrove.
Questo articolo ‘Sul viaggiare’ - titolo originale ‘Über das Reisen’ - è stato pubblicato per la prima volta dal giornale viennese Die Zeit, il 30 Aprile 1904.
In un primo momento, quando mi fu suggerito di scrivere qualcosa sulla poesia del viaggiare, mi parve un’allettante opportunità per poter inveire di tutto cuore contro gli orrori del turismo moderno, contro l’insensata smania del viaggio; contro gli squallidi hotel di oggi, contro località turistiche come Interlaken, contro inglesi e berlinesi, contro la Foresta Nera del Baden deturpata e dal costo esorbitante, contro la gentaglia di città che vuol vivere in mezzo alle Alpi come a casa propria, contro i campi da tennis di Lucerna, contro osti, camerieri, stili di vita e prezzi degli hotel, vini locali e costumi regionali contraffatti.
Viaggiare dovrebbe sempre significare esperire, sentire profondamente, e si può esperire qualcosa di prezioso solo in luoghi e ambienti con cui s’istituisce un rapporto spirituale. Una bella escursione occasionale, un’allegra serata in un’osteria qualsiasi, una gita in battello su un lago qualunque, queste non sono di per sé vere e proprie esperienze capaci di arricchire la nostra vita, se non infondono in noi stimoli forti e duraturi.
Prima di partire dovrebbero informarsi, anche solo su una mappa e di sfuggita, sulle caratteristiche essenziali del paese e del luogo in cui stanno per recarsi, e del rapporto in cui tali luoghi si trovano, per posizione, territorio, clima e popolazione, rispetto alla propria patria e ai luoghi a loro familiari. Se poi vanno all’estero dovrebbero cercare di provare empatia con ciò che è caratteristico della regione.
Chi ha questa buona volontà scopre da sé i semplici segreti dell’arte di viaggiare. E non vorrà bere birra bavarese a Siracusa e se mai la riuscirà a trovare, la giudicherà stantia e costosa. Non viaggerà in paesi stranieri senza conoscerne, almeno un poco, la lingua. Non giudicherà paesaggi, abitanti, abitudini, la cucina e i vini sul metro del proprio paese, e non vorrà vedere il veneziano focoso, il napoletano silenzioso, il bernese gentile, il Chianti più dolce, la riviera più fresca, il litorale lagunare più scosceso.
Cercherà invece di adattare il proprio stile di vita ai costumi e al carattere del luogo in cui si trova; si alzerà presto a Grindelwald e tardi a Roma, e così via. E soprattutto, cercherà ovunque di avvicinarsi alla gente del luogo e di comprenderla. Non girerà in comitive internazionali e non sceglierà hotel internazionali, ma pensioni i cui titolari e dipendenti sono gente del posto o, meglio ancora, presso privati, dalla cui vita familiare potrà ricevere un quadro della vita di un popolo.
La poesia del viaggiare non consiste nel ristoro dalla monotonia del proprio paese, dalla fatica del lavoro e dei contrasti, non nella compagnia di altre persone e nella contemplazione d’immagini diverse, e nemmeno nel soddisfare una curiosità.
La poesia del viaggiare è nell’esperienza, nell’arricchimento interiore, nell’organica assimilazione delle novità vissute, nell’accrescimento della nostra capacità di comprendere l’unità nel molteplice, il grande intreccio costituito da terra e umanità, nel ritrovare antiche verità e leggi in situazioni del tutto nuove. A tutto ciò si aggiunge ciò che vorrei chiamare romanticismo del viaggiare: la varietà delle impressioni, l’attesa, serena o ansiosa, di sorprese, ma soprattutto il prezioso piacere di frequentare persone che ci sono nuove ed estranee.
Conclusioni
Turista e viaggiatore? In realtà queste due parole non sono affatto antagoniste e le due definizioni hanno molto in comune, nonostante si sia diffusa l’idea che essere un turista sia troppo “comune” e persino un po’ volgare. C’è però da dire che non tutti possono permettersi l’esplorazione mistica e spirituale di luoghi incontaminati, zaino in spalla, senza limiti e con un’immersione totale nella cultura e nella vita del luogo.
Questa visione, infatti, esclude chi ha una disponibilità di tempo limitata, chi si sposta con bambini piccoli, chi ha disabilità o necessità particolari, sia fisiche che cognitive e molte altre categorie che non necessariamente prediligono stili di viaggio poco sostenibili o esperienze superficiali.
Il viaggio può essere uno strumento per ritornare in noi stessi con una maggior autocoscienza oppure per spingerci al di là di noi stessi, dei nostri limiti verso un “cattivo” infinito, più semplicemente è la metafora della crisi dell’io, dei valori dell’Occidente, in ambito filosofico. In ambito storico il viaggio può essere letto attraverso il fenomeno dei movimenti migratori che, come per il passato, anche nel nostro presente incidono fortemente sull’identità culturale e sociale del nostro mondo.
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