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Violenza contro le donne straniere: statistiche e cause in Italia

Le violenze contro le donne sono un problema grave, con conseguenze che impattano negativamente sulla qualità della vita nel breve, medio e lungo periodo. L'ISTAT indica che il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.

Prevalenza della violenza

Negli ultimi 5 anni, il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. La violenza nelle relazioni di coppia, negli ultimi 5 anni, ha riguardato il 4,9% delle donne (1 milione 19 mila), in particolare il 3% (496 mila) delle donne attualmente con un partner e il 5% (538 mila) delle donne con un ex partner.

Nel confronto con i cinque anni precedenti al 2006 si colgono importanti segnali di miglioramento: diminuiscono la violenza fisica e sessuale da parte dei partner attuali e da parte degli ex partner, e cala pure la violenza sessuale (in particolare le molestie sessuali, dal 6,5% al 4,3%), perpetrata da uomini diversi dai partner. La violenza psicologica è in forte calo rispetto al 2006, quella commessa dal partner attuale diminuisce dal 42,3% al 26,4%.

Nel 2014, le violenze psicologiche più gravi (le minacce e l’essere chiuse in casa o l’essere seguite) riguardano l’1,2% delle donne in coppia, per un totale di 200 mila donne, mentre i figli sono stati oggetto di minaccia e ritorsione per circa 50 mila donne (0,3%).

Una percentuale non trascurabile di donne ha subito anche atti persecutori (stalking). Si stima che il 21,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni (pari a 2 milioni 151 mila) abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nell’arco della propria vita. Lo stalking è stato subito anche da altre persone, nel 10,3% dei casi per un totale di circa 2 milioni 229mila donne. V.a. Nei casi di autore diverso da un ex-partner le donne hanno subito stalking da conoscenti (nel 4,2% dei casi), sconosciuti (3,8%), amici o compagni di scuola (1,3%), colleghi o datori di lavoro (1,1%), dai parenti e dai partner con cui la donna aveva al momento dell’intervista una relazione (entrambi nello 0,2% dei casi).

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Tipologie di violenza

Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi.

Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex.

I dati mostrano che più di una donna su tre vittima della violenza del partner ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6%). La violenza nella coppia non si ferma neanche durante la gravidanza (11,8%). A seguito delle ripetute violenze dai partner (attuali o precedenti), più della metà delle vittime soffre di perdita di fiducia ed autostima (52,7%).

Conseguenze della violenza

Per la violenza subita da parte di autori non partner, invece, sono state considerate altre categorie. Molte sono le donne che dichiarano di avere superato l’episodio, il 49,2%, percentuale in aumento tra le donne che hanno subito molestie 57,8%, mentre è pari al 34,1% nel caso la donna racconti una violenza sessuale più grave. Molte riscontrano una maggiore difficoltà relazionale, la paura dei luoghi isolati e del buio, la perdita di fiducia negli uomini, nonché depressione, ansia o shock.

Circa il 5% delle donne si è dovuta assentare dal lavoro e una quota simile non è riuscita a svolgere i compiti quotidiani di cura. Molte donne inoltre hanno avuto paura per la propria vita (nel 36,1% dei casi, con una distanza tra italiane e straniere di circa 10 punti percentuali a sfavore delle seconde) e per quella dei figli.

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Violenza contro le donne straniere

Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%).

Le donne straniere, contrariamente alle italiane, subiscono soprattutto violenze (fisiche o sessuali) da partner o ex partner (20,4% contro 12,9%) e meno da altri uomini (18,2% contro 25,3%).

Accesso ai servizi e denunce

Il 78% delle vittime non si è rivolta ad alcuna istituzione e non ha cercato aiuto presso servizi specializzati; solo il 15% si è rivolta alle forze dell’ordine, il 4,5% ad un avvocato, mentre l’1,5% ha cercato aiuto presso un servizio o un centro antiviolenza o anti stalking.

L’Istat e il Dipartimento di pubblica sicurezza riportano che la maggior parte delle violenze sessuali non viene denunciata e che nei dati delle denunce vi è probabilmente una grande sottorappresentazione. Se in generale si denuncia poco, un altro fattore è la tendenza a denunciare più spesso se l’autore delle violenze è straniero.

Tra le persone che avevano subito violenze da uomini italiani il 4,4 per cento aveva denunciato, contro il 95,6 per cento di mancate denunce. Questo comportamento cambiava nel caso di autori stranieri, denunciati nel 24,7 per cento dei casi.

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Il ruolo della pandemia e delle politiche migratorie

La pandemia da COVID-19 ha determinato un significativo aumento della violenza contro le donne e della violenza di genere, evidenziando il legame tra difficoltà economiche e vulnerabilità sociale, in particolare per donne migranti e richiedenti asilo. Le restrizioni fisiche hanno accentuato la violenza domestica, mentre i meccanismi di protezione, come rifugi e linee di emergenza, si sono dimostrati insufficienti.

Le politiche restrittive in materia di immigrazione e le protezioni inadeguate hanno contribuito a rendere questo gruppo particolarmente esposto ai rischi di violenza sessuale e domestica. Le politiche anti-immigrazione e le strutture patriarcali acuiscono la vulnerabilità delle donne migranti.

L’Unione Europea e il Consiglio d’Europa hanno riconosciuto le sfide specifiche della violenza di genere (GBV) che colpisce le donne migranti, il cui status migratorio ne modella direttamente l’esperienza. La migrazione può essere sia causa che conseguenza della GBV. Le donne migrano spesso per sottrarsi a violenze sistemiche, ma continuano ad affrontare rischi durante il viaggio e dopo l’arrivo.

Le donne migranti, specialmente quelle in situazioni irregolari, affrontano elevati rischi di violenza sessuale e strutturale, alimentata da sistemi patriarcali. Stati e comunità ospitanti contribuiscono a creare contesti istituzionali e culturali che favoriscono la perpetuazione della violenza.

Reddito di Libertà (RDL)

In Italia, il Reddito di Libertà (RDL) è stato introdotto come misura di sostegno per le donne vittime di violenza domestica. Tuttavia, i finanziamenti insufficienti ne hanno limitato l’efficacia, rendendo la sua applicazione disomogenea tra donne italiane e donne migranti. Tra dicembre 2021 e aprile 2023, sono state presentate 5.039 domande di accesso al Reddito di Libertà, ma solo il 53% (2.673) è stato accolto.

L’efficacia della misura risulta limitata non solo dalla copertura, ma anche dal basso livello di utilizzo. A fronte di una media annuale di 17.198 denunce di violenza da partner (IPV) tra il 2020 e il 2022, il RDL ha raggiunto appena il 29,3% del target sociale stimato.

Politiche e Raccomandazioni

Nonostante i progressi nella prevenzione della violenza contro le donne, le risposte istituzionali rimangono insufficienti, in particolare per i gruppi sociali più vulnerabili. Le donne migranti, soggette a discriminazioni intersezionali, accedono con maggiore difficoltà alle misure di protezione, ottenendo benefici inferiori rispetto alle donne italiane.

Le politiche di contrasto alla violenza di genere non possono essere efficacemente progettate né attuate senza tener conto della complessità intersezionale del fenomeno. La violenza contro le donne è infatti plasmata da una molteplicità di fattori-istituzionali, culturali, etnici, economici e giuridici-che si intrecciano e ne influenzano la manifestazione, la rilevazione e la prevenzione.

È necessario rivedere le politiche antiviolenza in chiave intersezionale, riconoscendo come genere, etnia, classe e status giuridico si sovrappongano nel determinare il rischio di esclusione e la difficoltà di accesso ai diritti. Una chiara ed esplicita visione intersezionale dovrebbe guidare l’intera fase di formulazione delle politiche antiviolenza, promuovendo strumenti che garantiscano protezione anche alle donne migranti in condizioni di irregolarità giuridica.

Tabella 1. Donne da 16 a 70 anni che hanno subìto violenza fisica o sessuale da un uomo negli ultimi 5 anni, per alcune caratteristiche della violenza e tipo di autore.

CaratteristicaPercentuale
Hanno riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (violenza del partner)37,6%
Violenza durante la gravidanza (violenza del partner)11,8%
Perdita di fiducia ed autostima (a seguito di violenze ripetute dai partner)52,7%
Paura per la propria vita36,1%

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