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Accordo di Schengen: Cos'è e Cosa Implica per l'Italia

Lo spazio Schengen è una zona europea che comprende 29 Paesi senza controlli alle frontiere interne. Quest'area di libera circolazione è entrata progressivamente in vigore a partire dal 1985, data di un accordo di massima concluso da un gruppo di governi europei nella località lussemburghese di Schengen.

È stata istituita con l’Accordo di Schengen, firmato il 14 giugno 1985 dalla Repubblica Federale di Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi, con l’intento di creare uno spazio comune che portasse alla progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere comuni, sia per le persone, sia per le merci tra gli Stati firmatari.

Origini e Storia

Il nome “Schengen” deriva da un piccolo villaggio del Lussemburgo, dove fu firmato l’accordo nel 1985. Da qui il nome “area Schengen”.

La prima soppressione effettiva dei controlli alle frontiere è arrivata nel 1996 tra Belgio, Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo. Il primo, dopo i cinque fondatori, è stato l’Italia nel 1990. Dal 1999 l’acquis di Schengen è stato integrato nell’Unione Europea, nel senso che è applicato “automaticamente agli Stati membri”, a meno che questi non chiedano esplicitamente di non aderire o aderire parzialmente agli accordi.

Paesi Membri

L’area Schengen copre oltre 4 milioni di km², con una popolazione superiore a 450 milioni di persone, e comprende 29 Paesi. Dello Spazio Schengen fanno parte 29 Paesi: 25 Stati dell’Unione europea (cioè tutti tranne l’Irlanda e Cipro) e altri quattro Paesi del continente europeo (Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein), non facenti parte dell’UE.

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Questi sono:

  • 25 dei 27 Paesi dell’UE: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
  • Tutti i membri dell’Associazione Europea di Libero Scambio: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Non ne fanno parte Bulgaria, Cipro, Croazia, e Romania, per cui il trattato non è ancora entrato in vigore, e Irlanda e Regno Unito, che non hanno aderito alla convenzione esercitando la cosiddetta clausola di esclusione (opt-out).

Gli accordi Schengen non si applicano ad alcuni territori dei Paesi membri, nei quali esistono controlli di frontiera per merci e persone. Si tratta di isole o dipendenze situate in altri continenti. Tra essi, i territori d’oltremare francesi, come la Guyana francese in Sudamerica e varie isole del Pacifico, dell’Atlantico e dell’Indiano; i territori d’oltremare olandesi (Aruba, Curaçao, ecc.); le Isole Svalbard della Norvegia; la Groenlandia e la Fær Øer della Danimarca.

Cosa Prevede il Trattato

All’atto pratico, all’interno di questa zona i cittadini dell’Unione europea e quelli di paesi terzi possono spostarsi liberamente senza essere sottoposti a controlli alle frontiere. Di contro, un volo interno all’Ue che collega uno stato Schengen a uno stato non-Schengen è sottoposto a controlli alle frontiere.

La caduta delle frontiere interne ha per corollario il rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio Schengen. Gli stati membri che si trovano ai suoi confini hanno dunque la responsabilità di organizzare controlli rigorosi alle frontiere e assegnare all’occorrenza visti di breve durata alle persone che vi fanno ingresso.

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Cooperazione Poliziesca

L’appartenenza a Schengen implica una cooperazione di polizia tra tutti i membri per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo, attraverso una condivisione dei dati (per esempio con il sistema d’informazione condiviso Schengen, o Sis). Una delle conseguenze di questa cooperazione è il cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi.

Vantaggi dello Spazio Schengen

Lo spazio Schengen non apporta vantaggi solo in termini di libera circolazione, permettendo a più di 400 milioni di persone di circolare senza impedimenti tra i Paesi membri evitando di sottoporsi ai controlli di frontiera, ma esso costituisce una risorsa economica fondamentale per tutte le imprese degli Stati partecipanti.

L’eliminazione dei controlli alle frontiere non solo riduce i costi amministrativi, ma facilita anche il funzionamento efficiente delle catene di approvvigionamento, permettendo la libera circolazione di lavoratori e merci tra i Paesi. Questo sistema ha migliorato anche la sicurezza all’interno dell’UE, essendo il suo fine ultimo quello di proteggere i cittadini attraverso una maggiore cooperazione fra le forze di polizia, le autorità doganali e le autorità preposte ai controlli delle frontiere esterne di tutti gli Stati membri.

In che modo i cittadini beneficiano dell’area Schengen? L’area Schengen permette ai cittadini dell’UE di attraversare i confini dei Paesi Schengen senza dover affrontare ulteriori controlli o restrizioni sui visti. Questo significa un notevole risparmio di tempo alle frontiere.

I Controlli Eccezionali Permessi da Schengen

Anche se le frontiere interne dovrebbero esistere soltanto sulla carta, i membri dello spazio Schengen hanno comunque la possibilità di ristabilire controlli eccezionali e temporanei. Questa decisione dev’essere giustificata da una “minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o da “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne” che potrebbero mettere in pericolo “il funzionamento generale dello spazio Schengen”, come si legge nella documentazione della Commissione europea.

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È possibile che vi siano casi in cui un Paese possa ripristinare i controlli di frontiera nello Spazio Schengen. Tra il 2020 ed il 2022, durante il corso della pandemia di COVID-19, infatti, diversi Paesi dell’UE hanno ripristinato i controlli alla frontiera. Anche nel 2015, a seguito degli attentati terroristici e con l’aumento dei flussi migratori verso i Paesi dell’Unione, vennero ripristinati i controlli.

Ci sono, dunque, circostanze eccezionali che mettono a rischio il normale funzionamento dello spazio Schengen. Solo e soltanto in tali circostanze il Consiglio, su proposta della Commissione europea, può raccomandare a uno o più Stati membri di ripristinare i controlli alle frontiere.

Il codice frontiere Schengen stabilisce anche che gli Stati membri possono ripristinare temporaneamente i controlli di frontiera per rispondere ad una minaccia grave alla sicurezza interna. In questo caso lo Stato deve notificare la sua intenzione alla Commissione e agli altri Paesi dell’UE almeno quattro settimane prima del ripristino dei controlli o in tempi più brevi se le circostanze lo richiedono.

Politica dei Visti

Nei confronti dei Paesi esterni, gli Stati membri dello Spazio Schengen applicano una politica comune: i cittadini di molti Stati, tra i quali gran parte di quelli americani, possono entrare nei Paesi Schengen senza visto, necessitando solo del passaporto; i cittadini di altri Paesi, tra i quali gran parte degli Stati africani e asiatici, hanno bisogno del visto sia per l’ingresso, sia per il transito.

Il visto, però, è valido per l’intera Area Schengen, indipendentemente dal Paese che lo emette.

Il visto Schengen è un visto rilasciato da uno Stato membro dell’area Schengen ai cittadini di Paesi non appartenenti all’UE, che consente di soggiornare temporaneamente nei Paesi Schengen per un massimo di 90 giorni in un periodo di 180 giorni. Esistono tre tipi di visto Schengen:

  • Visto a ingresso singolo: consente un solo ingresso nell’area Schengen.
  • Visto a ingressi multipli: permette di entrare più volte nell’area Schengen, purché il visto sia ancora valido.
  • Visto di transito aeroportuale: consente di sostare nella zona di transito internazionale di un aeroporto Schengen durante uno scalo.

Come Richiedere il Visto Schengen

Il visto Schengen va richiesto nel Paese Schengen che si intende visitare. Se si visitano più Paesi Schengen, bisogna richiederlo nel Paese in cui si passerà più tempo. Se si soggiorna lo stesso periodo in ogni Paese, il visto va richiesto nel primo Paese che si intende visitare.

La domanda di visto Schengen può essere fatta al massimo 6 mesi prima e al minimo 15 giorni prima della data prevista per il viaggio.

Ecco i passi principali:

  1. Scegli il tipo di visto Schengen di cui hai bisogno. Se il viaggio ha scopo turistico, richiedi un visto turistico Schengen. Se invece devi transitare da un Paese all’altro, richiedi un visto Schengen di transito.
  2. Individua nel Paese Schengen che intendi visitare l’ambasciata o il consolato competente per la richiesta del visto.
  3. Prenota un appuntamento per la domanda di visto Schengen, compila il modulo di richiesta e prepara tutti i documenti necessari.
  4. Paga la tassa per la richiesta del visto Schengen.
  5. Presentati al colloquio con il funzionario consolare, che deciderà se concederti o meno il visto.
  6. Attendi l’esito e il rilascio del visto Schengen!

Documenti Necessari

Per richiedere un visto Schengen, generalmente servono i seguenti documenti:

  • Un passaporto valido con data di scadenza almeno 3 mesi dopo la data di uscita dall’area Schengen
  • Il modulo di richiesta del visto compilato
  • Una foto conforme agli standard ICAO (Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile)
  • Un’assicurazione medica che copra cure d’emergenza, ricovero ospedaliero e rimpatrio

Tempi e Costi

Il tempo necessario per ottenere un visto Schengen può variare dai 15 ai 60 giorni, a seconda che la domanda richieda un esame più approfondito o meno. Per questo motivo, si consiglia di richiedere il visto Schengen con almeno 45-60 giorni di anticipo rispetto alla data del viaggio.

La tariffa standard per il visto Schengen è di 90 € per gli adulti, 45 € per i bambini dai 6 ai 12 anni, mentre è gratuita per i bambini sotto i 6 anni.

Durata del Visto

I visti Schengen per soggiorni brevi sono validi per un massimo di 90 giorni in un periodo di 180 giorni. I visti per ingressi multipli possono essere validi fino a 5 anni, ma la durata massima di permanenza nell’area Schengen resta sempre di 90 giorni ogni 180 giorni.

Aggiornamenti e Riforme

Su proposta della Commissione Europea è stato avviato un processo di revisione del funzionamento del sistema Schengen. In particolare, nel dicembre 2021, è stata proposta la modifica del Codice frontiere Schengen (CFS) per riformare le regole di controllo dei confini interni ed esterni dell’UE. Queste riforme che si vogliono attuare hanno, però, ottenuto delle critiche in quanto potrebbero causare conseguenze negative ai diritti fondamentali dei migranti alle frontiere, i quali potrebbero essere respinti giustificando tali azioni con il discorso della tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.

Integrazione della Bulgaria e della Romania

Il 30 dicembre 2023, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno abolito i controlli alle frontiere con la Bulgaria e la Romania, già membri UE, a partire dal 1° gennaio 2025.

Il Ruolo dell'Italia

In Italia il “Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’Accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione” è presieduto dall’On. Laura Ravetto. L’On. Laura Ravetto, Presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, ha sottolineato la necessità dell’istituzione di una guardia di frontiera comune.

“Se finisce Schengen l’Europa stessa non ha più senso e l’Italia ne avrebbe il danno maggiore, ma la Ue non può pensare di fare dell’Italia il Cie d’Europa. Chiudere Schengen non sarebbe una soluzione, soprattutto per l’Italia che non può costruire muri su tutte le sue coste. La verità non è che Schengen va chiuso ma che non è applicato”. O è applicato male. Il trattato è in vigore in funzione della libera circolazione interna, solo per chi ne fa parte, ma anche per un presidio efficace delle frontiere esterne.

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