Viaggi ad Alta Quota: Consigli e Preparazione per un'Avventura Indimenticabile
Se hai mai sognato di camminare tra le maestose cime dell’Himalaya o di esplorare gli scenari epici del Baltoro in Pakistan, sei nel posto giusto. Prima di calzare gli scarponi e affrontare un trekking di alta quota, è essenziale essere ben preparati per garantire un'avventura indimenticabile. In questo articolo, esploreremo cosa fare prima di partire per un trekking medio in ambienti di alta quota, come il suggestivo Baltoro in Pakistan e il leggendario Campo Base dell’Everest in Nepal. Dalle attrezzature necessarie alle precauzioni sanitarie, passando per consigli pratici ed esperienze di viaggio, sarai pronto a immergerti nella bellezza mozzafiato e nelle sfide emozionanti che solo queste terre remote possono offrire.
Preparazione Fisica per il Trekking in Alta Quota
Per affrontare con successo un trekking in ambienti di alta quota, come il suggestivo Baltoro in Pakistan, è fondamentale considerare attentamente tre parametri chiave. In primo luogo, la durata delle giornate di cammino è estremamente prolungata, richiedendo una resistenza all’affaticamento di lunga durata. Inoltre, la frequenza del trekking si estende su numerosi giorni consecutivi, come ad esempio nei 12 giorni del Baltoro. Non solo ci si impegna fisicamente, ma anche la complessità del terreno aggiunge una componente di difficoltà tecnica, passando da terreni sabbiosi a rocce scivolose. Di conseguenza, è imperativo allenare la resistenza respiratoria per affrontare le ripide salite senza compromettere la performance e, allo stesso tempo, sviluppare una resistenza muscolare che garantisca la vitalità anche nei giorni successivi.
Stare bene è il fondamento per assaporare appieno ogni istante di una vacanza, soprattutto quando ci si immerge in esperienze incredibili come il trekking. Nessuno ci impone di percorrere sentieri montani, ma quando lo facciamo, è essenziale affinare le tecniche che ci permettono di abbracciare pienamente questa avventura straordinaria. Nella divisione tra chi ama il trekking all’aperto e chi, per ragioni di tempo o possibilità, si ritrova in palestra, si apre un mondo di opportunità per prepararsi alle avventure in alta quota. Per coloro che si dedicano a escursioni all’aria aperta, la palestra può diventare un alleato prezioso per mantenere la forma fisica. Per ottenere risultati ottimali, è consigliabile dedicarsi all'allenamento tre volte alla settimana, alternando attività cardio respiratoria ad alta intensità, come l’interval training su un tapis roulant in salita, a momenti di recupero di bassa intensità. Inoltre, l’utilizzo di uno zaino simile a quello utilizzato durante le escursioni può sembrare imbarazzante in palestra, ma è un passo fondamentale per abituare il corpo a sostenere il peso sulla schiena, preparandolo all’effort fisico richiesto durante le escursioni. Quando si pianificano escursioni, è importante variare le intensità e le altitudini, adattando l’allenamento a sfide sempre più impegnative.
Per affrontare l’altitudine, non c’è sostituto all’acclimatamento naturale, che si raggiunge con l’allenamento costante su dislivelli significativi.
Comprendere l'Impatto dell'Altitudine
A quote superiori ai 2.500 metri, la quantità di ossigeno nell'aria diminuisce e, di conseguenza, il corpo inizia a reagire. I sintomi dell'altitudine, come mal di testa, nausea e vertigini, sono comuni, ma nella maggior parte dei casi, scompaiono una volta che il corpo si è adattato. L'adattamento può richiedere da pochi giorni a una settimana, a seconda dell'altitudine e della sensibilità individuale. A quote superiori ai 3.000 metri, come nelle regioni montuose del Tibet o nelle Ande peruviane, le persone possono essere più suscettibili alla sindrome da mal di montagna acuto (AMS), una condizione che, se non trattata, può evolversi in forme più gravi come l'edema cerebrale o polmonare. Per questo motivo, è essenziale essere preparati e consapevoli.
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Adattamento Graduale all'Altitudine
Arrivare a destinazione e salire troppo velocemente di quota è una delle principali cause di mal di montagna acuto. Una delle regole d’oro per affrontare un viaggio in alta quota è adattarsi gradualmente. Concediti tempo per acclimatarti. Iniziare la tua esperienza in città che si trovano a quote più basse, come Cusco in Perù (3.400 metri) o Lhasa in Tibet (3.650 metri) e trascorrervi un paio di giorni, può darti il tempo di abituarti alla mancanza di ossigeno. Una buona prassi è quella di non salire più di 500/800 metri al giorno dopo aver superato i 3.000 metri di altitudine. Il corpo ha bisogno di tempo per produrre più globuli rossi, che trasportano l’ossigeno, e per adattarsi alla ridotta disponibilità di ossigeno. Se hai la possibilità, passa la notte ad una quota leggermente inferiore rispetto all'altitudine massima che hai raggiunto in quella stessa giornata.
Consigli per un Acclimatamento Efficace
- Non superare un guadagno di altitudine di 300-500 metri al giorno, soprattutto una volta superati i 2.500 metri.
- Se possibile, fai escursioni a quote superiori durante il giorno, ma torna a dormire a quote più basse.
Alimentazione e Idratazione
L’acqua è l’elemento essenziale durante il soggiorno in alta quota. L’aria è più secca, e la disidratazione è un rischio reale. Bevi abbondantemente anche e soprattutto se il freddo non ti stimola a farlo. L'acqua aiuterà a prevenire il mal di testa e altre condizioni legate alla mancanza di ossigeno. Evita alcol e caffeina, che sono diuretici e possono peggiorare la disidratazione. L’alimentazione è altrettanto importante. Le calorie consumate in alta quota vengono bruciate più rapidamente, e il corpo richiede un apporto maggiore di cibo, in particolare di carboidrati che forniscono energia a lungo termine. Preferisci alimenti leggeri ma ricchi di nutrienti, come frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Extra tips: in Himalaya gli alimenti che vanno per la maggiore per favorire l’acclimatamento sono zenzero e aglio, ad esempio nella zuppa. Sulle Ande, invece, si passa direttamente alle foglie di coca che, infuse nel tè, aumentano la resistenza.
Linee Guida per l'Alimentazione e l'Idratazione
- Bevi abbondante acqua, almeno 3-4 litri al giorno.
- Evita alcol e caffeina.
- Consuma alimenti ricchi di carboidrati complessi.
- Preferisci cibi leggeri e nutrienti.
Acclimatamento Durante il Viaggio
Quando arrivi a destinazione, non essere troppo ambizioso: inizia con attività leggere e rispetta sempre il tuo corpo. Se ti senti stanco o hai sintomi di mal di montagna, riduci l’intensità delle attività. I primi giorni dovrebbero essere dedicati a passeggiate leggere e semplici esplorazioni. Evita lunghe escursioni o salite a quote ancora più elevate prima che il tuo corpo si abitui all’altitudine. L’acclimatamento è un processo che richiede pazienza, e la regola principale è non forzare il corpo oltre i suoi limiti, dunque trovare il proprio ritmo e non seguire quello degli altri.
Abbigliamento e Attrezzatura
Per affrontare le condizioni climatiche e i terreni accidentati delle alte quote, è essenziale indossare l'abbigliamento giusto. Il clima può essere imprevedibile, e a quote elevate, anche in estate, le temperature possono scendere rapidamente. Porta con te indumenti adatti, preferibilmente a strati e traspiranti, che ti permettano di adattarti alle variazioni di temperatura. Un buon paio di scarpe da trekking è fondamentale per camminare su terreni rocciosi e ripidi. Non dimenticare cappello e occhiali da sole e protezione solare, poiché l'esposizione al sole in alta quota può danneggiare la pelle e gli occhi più velocemente.
Farmaci e Precauzioni Mediche
Porta con te farmaci per alleviare i sintomi del mal di montagna acuto, come il paracetamolo o l’ibuprofene. In alcuni casi, il medico potrebbe prescrivere farmaci come il Diamox per prevenire il mal di montagna - da usare solo se necessario. Se hai problemi cardiaci o respiratori, consulta il medico prima di partire, e assicurati di avere una fornitura sufficiente di farmaci necessari durante il viaggio. In caso di mal di montagna acuto grave, l’unico trattamento efficace è scendere di quota il più rapidamente possibile, quindi organizza il tuo itinerario in modo da essere sempre in grado di scendere a una quota inferiore se necessario.
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Essere Consapevoli dei Rischi e Segnalare i Sintomi
Ascoltare il proprio corpo è la chiave per viaggiare in alta quota. Se senti un mal di testa persistente, nausea, vertigini o fatica inspiegabile, fermati e valuta la situazione. A volte, i sintomi possono essere lievi e temporanei, ma se persistono o peggiorano è fondamentale scendere di quota e chiedere aiuto. Non ignorare mai i segnali di disagio, poiché il mal di montagna acuto può evolversi rapidamente. Oltre a concentrarti sui sintomi fisici, presta attenzione anche al tuo modo di relazionarti con i compagni di viaggio: spesso la mancanza di ossigeno può rendere le persone (anche le più insospettabili) poco cortesi o addirittura aggressive - anche questo è un sintomo.
Sintomi del Mal di Montagna
I sintomi del mal di montagna possono manifestarsi in vari modi e in momenti diversi, a seconda della velocità con cui si sale in quota e della sensibilità individuale. Tra i sintomi più comuni ci sono mal di testa, nausea, vertigini e fatica. Altri sintomi frequentemente riportati includono difficoltà nel sonno, mancanza di appetito e un aumento della frequenza cardiaca. In alcuni casi, le persone possono avvertire una sensazione di confusione o disorientamento. È importante non sottovalutare questi segnali, poiché possono essere indicatori di un mal di montagna più grave. In situazioni più gravi, il mal di montagna può evolvere in malattie come l’edema polmonare da alta quota (HAPE) o l’edema cerebrale da alta quota (HACE). Queste condizioni richiedono un intervento medico immediato e possono essere letali se non trattate.
Cosa Fare in Caso di Sintomi
Se si manifestano sintomi del mal di montagna durante un viaggio, la prima cosa da fare è fermarsi e valutare la situazione. È fondamentale non ignorare i segnali del corpo e prendere sul serio qualsiasi sintomo che possa indicare un malessere. Se i sintomi sono lievi, come un mal di testa o una leggera nausea, è consigliabile riposarsi, idratarsi e cercare di acclimatarsi. Spesso, un giorno di riposo a un’altitudine simile può contribuire a migliorare il benessere. Nel caso in cui si sviluppino sintomi più gravi, come difficoltà respiratorie o confusione, è necessario richiedere assistenza medica immediata. Gli effetti del mal di montagna possono degenerare rapidamente in condizioni potenzialmente letali.
Consigli Pratici per Prevenire il Mal di Montagna
Per prevenire il mal di montagna durante le attività in alta quota, ci sono diversi consigli pratici da seguire. Innanzitutto, è fondamentale pianificare un itinerario che preveda un’ascensione graduale. Evitare di salire troppo in fretta consente al corpo di acclimatarsi e riduce il rischio di sviluppare sintomi. Un altro consiglio utile è quello di rimanere ben idratati. Bere regolarmente durante il giorno è essenziale, poiché l’aria secca in alta quota può portare rapidamente alla disidratazione. Infine, ascoltare il proprio corpo è cruciale. Se si avvertono sintomi di mal di montagna, è importante prendersi una pausa e valutare se continuare o meno. Non avere fretta di raggiungere la vetta; il benessere deve sempre avere la priorità.
Il Ruolo dell'Acclimatamento Spiegato dal Medico
L’acclimatamento è il processo che il nostro organismo mette in atto quando saliamo di quota e iniziamo a respirare un'aria per così dire “rarefatta”. Salendo di quota diminuisce la pressione barometrica, quindi, pur rimanendo costante la percentuale di ossigeno (gas respiratorio) diminuisce la pressione con cui è disciolto nell’aria, e di conseguenza diminuisce la quantità di ossigeno che noi riusciamo ad introdurre nei polmoni e a trasportare nel sangue (ipossia ipobarica). Tramite modificazioni a carico di vari organi e apparati, soprattutto dell’apparato cardio-respiratorio, l'organismo si adapta alla diminuita pressione barometrica e all’ipossia, in modo da essere in grado di svolgere attività fisica quale camminare ed arrampicare con una performance ridotta, ma comunque sufficiente per raggiungere i propri obiettivi.
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Una persona sana, in buona forma fisica, fino al 2500 metri in genere non avverte cambiamenti significativi e la quota non produce effetti apprezzabili sulla performance fisica. Dai 3000 metri in su questo effetto diventa via via più evidente.
Tutto dipende da quale quota dobbiamo raggiungere. In linea generale, vale sempre la regola di prevedere una ascesa il più possibile lenta per dare il tempo al nostro organismo di abituarsi. L’utilizzo degli impianti di risalita non facilita quindi il processo di acclimatazione: salire velocemente in quota, al di sopra dei tremila metri, partendo alla mattina da città poste a livello del mare come Milano, Roma o Genova in giornata, aumenta la possibilità di avere dei disturbi legati all’altitudine. In Himalaya oppure sulle Ande, dove le quote sono molto superiori alle Alpi, esistono delle precise tabelle con indicazioni su quanto tempo permanere alle diverse quote, quanto dislivello fare al giorno e la quota del pernottamento fra un campo ed il successivo. Tali tabelle vengono consigliate ai partecipanti di trekking o di spedizioni d’alta quota e sono ormai universalmente accettate.
Bisogna sempre evitare di dormire alla quota massima che abbiamo in programma di raggiungere. Ad esempio, se l'obiettivo è il Monte Rosa, la cosa giusta è di programmare la salita in tre giorni. Ideale infatti sarebbe dormire a Gressoney o Alagna la prima notte, poi salire al rifugio Gnifetti o Mantova anche con l’ausilio della funivia, ma con molta calma, e prendersi tutto il giorno per acclimatarsi alla nuova quota intorno ai 3500 metri. Il giorno dopo raggiungeremo la capanna Regina Margherita, e poi ridiscenderemo. Un grosso errore sarebbe invece di voler raggiungere direttamente la cima, posta oltre 4550 metri, facendo la gita tutta in giornata, e magari fermarsi a dormire alla capanna Margherita per vedere l’alba il giorno dopo.
Il sintomo cardine è il mal di testa (cefalea). Se compare mentre saliamo di quota oppure alla sera in rifugio è un segnale quasi certo di mal di montagna. Alla cefalea possono associarsi altri disturbi, quali stanchezza importante, vertigini, nausea, vomito e disturbi del sonno. La stanchezza è un sintomo più difficile da interpretare, perchè è insita nell’attività stessa dell’alpinismo, per cui deve essere valutata con attenzione, in maniera obiettiva. Nausea, vomito ed insonnia sono disturbi fastidiosi e in genere insorgono la sera in rifugio, condizionando quindi la performance del giorno seguente. La vertigine (atassia), senso di sbandamento, difficoltà di equilibrio, è il sintomo più grave perché è un campanello di allarme che indica alterazione del sistema nervoso centrale.
Inoltre non sono da sottovalutare neanche le variazioni della temperatura, dell’umidità dell’aria e la presenza di vento, che sono variabili che possono influire molto sulla performance di chi, partendo dalla città, si avvicina rapidamente alle alte quote, e che concorrono alla sensazione di malessere.
Tornare subito indietro quando compaiono i primi sintomi, soprattutto se mancano più di 300-500 metri di dislivello alla meta. Infatti, se si permane in quota, magari per la notte, i disturbi possono peggiorare, la persona non riesce più a scendere con le proprie forze e può rendersi necessaria l’evacuazione tramite elicottero. I sintomi regrediscono invece velocemente se ci abbassiamo anche solo di 300-500 metri di dislivello.
L’idratazione deve essere particolarmente curata e abbondante, perché facilita le fasi dell’acclimatazione e previene anche altri disturbi legati alla diminuzione della temperatura. Consiglio di bere tanto giorno prima, soprattutto la sera in rifugio e la mattina a colazione. Necessario poi avere almeno 1 litro di bevanda calda nello zaino il giorno dell’ascesa. Infatti le bevande calde sono l’ideale perchè il freddo peggiora i disturbi dell’alta quota. Per l’alimentazione non ci sono regole esatte, ma deve essere ugualmente ben pianificata, ricca, e varia per poter fornire tutte le calorie e quindi le energie necessarie. Consiglio di mangiare cibi facilmente digeribili per non avere difficoltà digestive e per discernere i sintomi gastrointestinali se subentrano. In verità, per brevi escursioni in alta quota sulle nostre montagne, non c’è un alimento meglio di un altro: cambia da persona a persona, uno digerisce meglio i grassi, un altro i carboidrati, e così via.
Noi non siamo tutti uguali, non esiste una quota problematica uguale per tutti, e poichè l’adattamento è un processo fisiologico, non è detto che il nostro organismo risponda sempre allo stesso modo quando si trova in condizioni di ipossia. Alcune persone già a 2500 metri avvertono i primi disturbi, altre riescono a raggiungere anche i 4000 metri senza grossi problemi.
Alta Montagna e Patologie Preesistenti
Le opzioni di viaggio attualmente disponibili permettono a un numero sempre crescente di persone, tra cui anche anziani e persone affette da diverse patologie, di raggiungere località di alta quota (HA), ossia situate al di sopra dei 2.500 metri sul livello del mare. Al di sopra di questa soglia iniziano a svilupparsi risposte fisiologiche che costituiscono vere e proprie sfide per l'organismo. Data la riduzione della pressione barometrica con la conseguente riduzione della quantità di di ossigeno che arriva al sangue, viene imposto infatti un aumento del carico di lavoro sul sistema cardiovascolare. Il nostro corpo deve dunque adattarsi alle nuove condizioni, modificando così l’attività respiratoria e la regolazione nervosa di cuore e vasi sanguigni, con anche la possibile comparsa di sintomi, quali mal di testa, nausea e instabilità della camminata, che sono l’espressione del mal di montagna. Solitamente i problemi non insorgono appena si giunge in alta quota, ma dopo circa 4/6 ore dall’arrivo quando, in conseguenza della ridotta saturazione in ossigeno del sangue si attivano dei meccanismi adattativi, che richiedono del tempo per manifestarsi clinicamente.
Se siamo in buona salute e intendiamo salire a quote moderate (1.500- 2.000 metri) non serve una preparazione particolare, anche se è sempre buona cosa tenersi allenati, praticando attività aerobica moderata (dalla corsa alla bicicletta), e cercare di salire in quota con una certa gradualità, soprattutto nel caso di persone un po’ avanti con gli anni. Per affrontare quote più elevate, oltre i 2.500 metri, oltre alla preparazione fisica e a una salita graduale, è fondamentale una verifica delle proprie condizioni di salute. Può essere dunque opportuno, ma sarà il medico a valutarlo in base all’età e alle condizioni di salute individuale, effettuare una visita con eventuale ECG, esami del sangue e controllo della pressione arteriosa, ove indicato anche nelle 24 ore in particolare per valutare la pressione notturna.
La montagna non è affatto preclusa in assoluto a ipertesi e cardiopatici, con alcune accortezze. In particolare nelle persone anziane che hanno problemi cardiologici o patologie respiratorie (ma la raccomandazione vale per i cardiopatici di tutte le età) è necessaria in alta quota una maggior cautela, ed è necessario proseguire le terapie in corso, a volte con una modulazione di dosaggi e, ove necessario, anche con qualche aggiunta. Infatti, nella preparazione a una esposizione in alta quota e, allo scopo di affrontare meglio gli effetti cardiovascolari dell’ascesa in quota, ove necessario, il medico potrà fornire indicazioni sulla terapia farmacologica da seguire. Ciò è possibile sia adattando una eventuale terapia già in atto, sia prescrivendo sostanze specifiche che possano facilitare l’adattamento in quota, prevenendo così il mal di montagna e/o contrastando eccessive modifiche di pressione arteriosa, attività cardiaca e saturazione di ossigeno. A questo scopo, dopo attenta valutazione individuale, viene frequentemente prescritta acetazolamide (diamox), da iniziare ad assumere due giorni prima della partenza e da continuare nei primi due giorni di permanenza in alta quota.
Occorre inoltre salire gradualmente per dare il tempo al nostro corpo di adattarsi, senza forzare i tempi, soprattutto quando l’allenamento non è ottimale. In questo contesto è effettivamente fondamentale considerare la modalità con cui si giunge in alta quota: se graduale o repentina. Se si arriva, insomma, lentamente e progressivamente a piedi l’adattamento è più facile, mentre se si sale rapidamente in auto o in funivia il nostro organismo non ha il tempo di adattarsi e in quest’ultimo caso occorre prender e maggiori precauzioni. Altro elemento importante è anche il tempo di permanenza in quota. Se si valica un passo anche alto, sopra i 3.000-4.000 metri, ma si resta esposti per poco tempo, meno di 4-5 ore l’impatto sull’organismo è infatti trascurabile.
Per tutti, sia persone sane sia chi è affetto da una patologia, vale il discorso della preparazione fisica. Per chi è affetto da qualche problema cardiaco è inoltre necessaria anche una rivalutazione della stabilità delle proprie condizioni cliniche, e del rischio individuale di eventi cardiovascolari avversi associati all’esposizione all’alta quota.
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