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L'Integrazione Scolastica degli Alunni Stranieri in Italia

L'Italia, trasformata nel corso degli anni da paese di emigrazione a paese di immigrazione, affronta oggi una sfida importante: l'integrazione dei minori di cittadinanza straniera nel sistema scolastico. Questo articolo esplora le normative, i modelli educativi e le strategie didattiche volte a favorire l'inclusione degli alunni stranieri nelle scuole italiane.

Quadro Normativo e Diritto all'Istruzione

La Costituzione Italiana, all'articolo 34, sancisce che "La scuola è aperta a tutti". Ad oggi in Italia l'istruzione è obbligatoria per almeno 10 anni e riguarda la fascia di eta compresa tra i 6 e i 16 anni.

L'Articolo 38 del Testo Unico sull'Immigrazione (D.lgs. n. 286/1998) specifica che "I minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti all’obbligo scolastico; ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all’istruzione, di accesso ai servizi educativi e di partecipazione alla vita della comunità scolastica". I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.

L’obbligo di iscrizione scolastica non viene meno quindi se i genitori del minore siano irregolarmente presenti sul territorio italiano. L’articolo 6, comma 2, del Testo Unico specifica che l’esibizione del permesso di soggiorno è esclusa in caso di provvedimenti attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, tra le quali vi è l’iscrizione scolastica.

La posizione del minore risulta dunque autonoma rispetto a quella dei suoi familiari irregolarmente presenti in Italia ed essa non impedisce comunque l’esercizio del diritto di accesso all’istruzione di ogni ordine e grado, anche nel caso di scuola dell’infanzia. L' articolo 45 del Regolamento di attuazione delle norme del Testo Unico (DPR n. 394/99 e successive modifiche) prevede che l'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane possa essere richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico.

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Se i genitori presentano, ai fini dell’iscrizione nelle scuole italiane, la documentazione anagrafica del minore in forma incompleta il minore viene iscritto con riserva. L'iscrizione con riserva non pregiudica il conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado. In mancanza di accertamenti negativi sull'identità dichiarata dell'alunno, il titolo viene rilasciato all'interessato con i dati identificativi acquisiti al momento dell'iscrizione.

I minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all'età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l'iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto:

  • dell'ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell'alunno, che può determinare l'iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all'età anagrafica;
  • dell'accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell'alunno;
  • del corso di studi eventualmente seguito dall'alunno nel Paese di provenienza;
  • del titolo di studio eventualmente posseduto dall'alunno.

Al fine di garantire uno sviluppo positivo del processo di apprendimento per tutti e per un’efficace inclusione sociale la ripartizione degli studenti stranieri nelle classi avviene evitando la presenza predominante di studenti stranieri, che può rappresentare al massimo il 30% del totale degli studenti della classe.

L’inosservanza dell'obbligo di istruzione elementare da parte dei genitori o dei responsabili del minore è sanzionata penalmente (articolo 731 del codice penale). Inoltre, l’inadempimento all’obbligo di istruzione dei figli minori determina la perdita integrale dei crediti assegnati all’atto della sottoscrizione dell’accordo di integrazione e di quelli successivamente conseguiti e la risoluzione dell’accordo per inadempimento.

Modelli Educativi e Individualizzazione

Come evidenziato dalla normativa e ribadito nei documenti di programmazione ministeriali Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (2006) e La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (2007) il modello educativo scelto dall’Italia è di tipo inclusivo e di valorizzazione delle differenze: nel nostro paese non esistono “classi speciali” di nessun tipo e tutti gli studenti, compresi gli stranieri, vengono inseriti direttamente nelle classi insieme ai coetanei, promuovendo in questo modo “ (…) la piena integrazione di tutti nella scuola e l’integrazione culturale come orizzonte culturale.”

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Tale modello non solo considera “le diversità” un elemento fondamentale dal punto di vista educativo quale base per lo scambio culturale e la convivenza civile, ma pone l’accento anche sulle potenzialità formative delle diversità come fonti di costruzione e incremento delle conoscenze. Il gruppo classe socialmente e culturalmente eterogeneo, proprio della scuola pubblica italiana, le esperienze di integrazione degli alunni “diversamente abili” avvenute a partire dagli anni settanta, rappresentano alcune delle declinazioni pratiche del modello, da cui attingere per affrontare la sfida che si presenta alla scuola oggi: progettare e realizzare l’accoglienza e l’inserimento degli alunni stranieri.

Parallelamente al processo di democratizzazione della scuola si è sviluppato in Italia il tema della flessibilità dell’insegnamento. E’ considerato fondamentale in questo senso il passaggio dal concetto di “programma” a quello di “programmazione”, sancito per la scuola media nei programmi del 1979, grazie ai quali, fatti salvi determinati obiettivi complessivi, il docente ha la possibilità di progettare la sua azione didattica tenendo conto del contesto reale.

Nonostante siano passati quasi trent’anni le istanze di individualizzazione dell’insegnamento non si sono affatto esaurite. “Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invariati pensati per individui medi, non sono più adeguate.

Attualmente nella scuola italiana convivono e spesso si confondono due modelli che si ispirano a sfumature differenti del concetto di individualizzazione: l’individualizzazione vera e propria e la personalizzazione. Per Baldacci (2006: 11) l’individualizzazione “si riferisce alle strategie didattiche che mirano ad assicurare a tutti gli studenti il raggiungimento delle competenze fondamentali del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi di insegnamento”. La personalizzazione “indica invece le strategie didattiche finalizzate a garantire ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità intellettive”.

Per identificare il modello di individualizzazione più idoneo a favorire l’integrazione degli alunni stranieri credo sia importante partire dai loro particolari bisogni e dagli obiettivi che si intendono raggiungere. Le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (2007: 17), riprendendo la distinzione di Cummings tra BICS (Basic Interpersonal Communication Skills) e CALP (Cognitive Academic Language Proficiency), identificano come priorità l’acquisizione della lingua italiana nei due aspetti di lingua per comunicare e lingua dello studio.

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La competenza linguistica viene considerata un prerequisito indispensabile sia per l’inclusione sociale sia per il successo scolastico, concetto complesso quest’ultimo, che però non può prescindere dall’acquisizione di conoscenze e competenze afferenti alle varie discipline, soprattutto ai livelli più alti di scolarità. E’ quindi evidente che, per una parte consistente del percorso scolastico obbligatorio, un alunno straniero si troverà svantaggiato rispetto ai coetanei italiani per motivi linguistici, con rischi di abbandono, demotivazione e percorsi di istruzione al di sotto delle effettive capacità come sta accadendo attualmente.

Il concetto di personalizzazione appare invece in grado di eliminare la connotazione negativa legata al concetto di differenza, unendo in maniera più diretta il binomio obiettivo/apprendente, slegandolo da quello di standard minimo, che risulta riduttivo per coloro in grado di superarlo e privo di senso per coloro che non hanno la possibilità di raggiungerlo o per i quali non è significativo. La personalizzazione, inoltre, prevedendo percorsi didattici diversificati per raggiungere obiettivi personali, può garantire, anche ai ragazzi stranieri appena arrivati, l’esercizio, fin dal primo momento, delle competenze personali, ad esempio attraverso la possibilità di frequentare, per un maggior numero di ore, lezioni in cui vengono valorizzati mezzi espressivi alternativi alla lingua italiana, come disegno, musica, lingue straniere, educazione motoria, con ricadute positive sul proprio senso di autoefficacia e motivazione.

Strumenti per l'Integrazione

Nelle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, nonostante venga evidenziata la necessità di realizzare forme di individualizzazione dell’insegnamento, non compaiono riferimenti ad alcun strumento di attuazione. Cercando però tra le esperienze scolastiche di integrazione più recenti e significative si può far riferimento all’inserimento degli allievi disabili, regolato attualmente dalla legge 104/92, che può essere considerato fondamentale dal punto di vista della sperimentazione di metodologie e strumenti legati all’individualizzazione dell’insegnamento.

Il Piano dell’Offerta Formativa comunemente chiamato POF è il documento che sintetizza la progettualità educativa propria di ogni istituzione scolastica: esso presenta, oltre agli obiettivi generali, le opportunità formative in termini di discipline, attività, progetti, obbligatori o opzionali, disponibili per gli studenti. E’ possibile prevedere per gli stranieri percorsi di accoglienza, laboratori di italiano L2, moduli di recupero disciplinare, progetti di intercultura ecc…

Nelle realtà più avanzate tutte le iniziative che riguardano gli alunni stranieri vengono progettate e gestite da una Commissione Accoglienza, emanazione del Collegio dei Docenti, e sintetizzate in un Protocollo di Accoglienza per gli alunni stranieri che descrive in maniera analitica le procedure che l’istituto mette in atto dai momenti dell’informazione e dell’iscrizione degli alunni stranieri al momento dell’uscita.

Il Piano Educativo Personalizzato/Individualizzato, che si ispira al documento previsto dalla Legge 104/92 per gli alunni disabili, costituisce il documento di programmazione preventiva riferito all’alunno straniero: esso descrive e formalizza gli interventi predisposti per l’alunno in un determinato periodo di tempo, costituito generalmente dall’anno scolastico, per la realizzazione del diritto all’educazione e all’istruzione. Esso può essere suddiviso in tre sezioni principali: il profilo dell’alunno, la programmazione comune e disciplinare, la valutazione.

Lo studente straniero in ingresso nella scuola italiana corre infatti il rischio di vedersi negata la sua “identità plurale” o comunque di vederne ridotta la complessità a causa dell’adozione di stereotipi spesso inconsapevoli che possono condizionarne anche le modalità di osservazione e di rilevazione delle competenze. E’ quindi fondamentale che la descrizione dell’alunno straniero sia completa, non riguardi esclusivamente le tematiche relative alla sfera culturale, ma comprenda anche gli aspetti affettivo/relazionali e cognitivi che stanno alla base del processo di apprendimento e che potrebbero, nei casi peggiori, provocarne l’inibizione.

Strategie Didattiche e Acquisizione della Lingua

Per promuovere l’integrazione effettiva di bambini e adulti immigrati occorre garantire politiche mirate di inclusione, nei vari ambienti sociali. Nel caso dei primi anni di vita e di crescita, un ruolo chiave nel processo di inserimento sociale è svolto dalla scuola, una delle principali agenzie di formazione, la quale deve assicurare aule integrate ove vi sono più gruppi culturali insieme e seguire strategie atte a diminuire i tassi di abbandono scolastico di bambini migranti.

Un momento considerevole di inizio dei percorsi didattici deve essere dedicato all’accoglienza dei bambini stranieri, anche attraverso canzoni danzanti e presentazioni pittoriche, saluti fatti di grandi sorrisi al fine di consentire un loro primo inserimento in un contesto nuovo. Questo può essere permesso dall’insegnamento del valore della diversità ai bambini italiani in un’ottica di accettazione dell’altro, dunque di integrazione, e dalla professionalità dei docenti o educatori.

Spesso i bambini stranieri, a causa delle condizioni economiche delle famiglie di origine, sono esposti ad una “povertà educativa”, ma la scuola può costituire per loro un’occasione di contatto con la cultura e le istituzioni del paese ospitante. Le figure professionali presenti a scuola, nella fase di acquisizione della seconda lingua, devono rispettare i tempi del bambino e dare lui gradatamente input linguistici che siano rilevanti.

Oxford (1990) ha definito delle strategie di apprendimento linguistico, ovvero azioni specifiche e intenzionali attuate dagli alunni per far sì che diventino abili in una determinata lingua e che consentono di facilitare l’interiorizzazione, l’immagazzinamento, il recupero o l’uso delle nuove conoscenze linguistiche. Diversi studiosi hanno cercato di classificare le strategie di apprendimento linguistico, ma in generale vi è un accodo sul considerare tra strategie didattiche per l’apprendimento dell’italiano, come anche di altre lingue, il rispetto dei ritmi di apprendimento dell’alunno, facendo attenzione a non causare “affaticamento”, la capacità di diluire l’input linguistico, alternandolo con attività un po’ più semplici, l’imitazione ed infine, ma non per importanza, la pratica.

Un’altra strategia che si configura molto efficace è quella del gioco, il quale crea un ambiente collaborativo e interattivo, stimola il bambino ad apprendere, garantisce elevati livelli di motivazione ad apprendere e fa sì che il bambino mantenga un’attenzione costante rispetto a ciò che sta facendo. Con il gioco, molto proposto nelle scuole materne e nelle strutture educative, il bambino può assimilare suoni e imparare un lessico.

Per poter apprendere una nuova lingua, è necessario che i bambini abbiano del tempo settimanale a disposizione, anche qualche ora, due o tre volte a settimana, per narrare, ascoltare, imparare il nuovo vocabolario e comunicare con gli altri. Pertanto, è fondamentale che la scuola abbia uno spazio riservato alla narrazione e all’ascolto di storie e alla conversazione tra pari o tra un adulto e un bambino e che queste attività avvengano in modo tranquillo e sereno; ad esempio si possono proporre laboratori di lettura o scrittura, a seconda dell’età, durante i quali si fanno sedere i bambini tutti in cerchio.

Per poter comunicare o decifrare un messaggio, assume rilievo anche la conoscenza del lessico, delle parole giuste da dire. Per tale ragione, a scuola si devono conoscere i metodi per arricchire il lessico, ossia denominare le cose, le persone e i luoghi presenti nelle situazioni comuni e trovare i sinonimi e contrari delle parole, ma anche i nomi derivati e alterati, o ancora indovinare cosa rappresenta quella determinata parola e a cosa serve. Per consentire al bambino di conoscere la dimensione temporale dei racconti o degli eventi sulla base del presente, passato o futuro, si fa spesso ricorso alla visualizzazione di album fotografici.

Infine, affinché si migliori la pronuncia, che è uno degli aspetti più complessi, sono necessari parecchi anni e si devono ascoltare e ripetere parole o frasi più volte. Per questo scopo si può far ascoltare al piccolo delle canzoni, filastrocche o poesie all’inizio molto corte.

Importante può diventare per i bambini stranieri anche mantenere un riferimento con la propria cultura e lingua di origine, soprattutto quando quest’ultima è già stata acquisita. Per tale motivo, la scuola può attivare percorsi didattici finalizzati alla valorizzazione di culture differenti e alla presentazione delle abitudini quotidiane della cultura d’origine dei bambini stranieri presenti nelle aule.

Novità Legislative e Supporto Scolastico

A partire dall’anno scolastico 2025/2026, il Ministero dell’istruzione potrà assegnare docenti dedicati all’insegnamento della lingua italiana alle classi con almeno il 20% di studenti stranieri appena arrivati in Italia (“che si iscrivono per la prima volta al sistema nazionale di istruzione”) o che comunque non raggiungono un livello A2 di conoscenza dell’Italiano.

La nuova legge prevede anche accordi tra le scuole e i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA) per verificare il livello di ingresso di conoscenza della lingua italiana e per predisporre i Piani didattici personalizzati degli studenti stranieri neoarrivati.

Le istituzioni scolastiche promuovono attività di potenziamento didattico in orario extracurricolare a valere sulle risorse di cui al Programma nazionale «PN Scuola e competenze 2021-2027»

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