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Strategie di Comunicazione e Ospitalità per Studenti Stranieri

Indipendentemente dal fatto che gli studenti frequentino scuole in altri paesi per scelta o per circostanza, la maggior parte è interessata a conoscere la cultura e lo stile di vita locali. I docenti possono aiutare a facilitare le esperienze che gli alunni desiderano. Per gli insegnanti ed educatori, questa tendenza rappresenta una vera sfida. Ecco qualche strategia per implementare l'integrazione in classe.

Accoglienza e Benvenuto

Potrebbe essere molto d’aiuto fornire agli studenti un pacchetto di benvenuto. Ciò potrebbe includere cancelleria per prendere appunti, carte regalo o buoni in un bar o in negozio locale, una chiavetta con materiale informativo, anche in lingua straniera sulla città, gli usi e i costumi, come muoversi e cosa frequentare.

Supporto Linguistico

Molti studenti stranieri sono impauriti, introversi, e talvolta difficilmente coinvolgibili nei processi inclusivi; altri semplicemente vengono sopraffatti dalla novità di tutto ciò e dalle differenze culturali. Può essere difficile sapere quando uno studente non capisce qualcosa e quando uno studente sta solo lottando per comunicare i propri pensieri.

Una cosa da tenere a mente è che molti studenti lottano maggiormente con la comunicazione scritta quando un compito è cognitivamente più difficile. È necessario colmare il divario traduttivo quando è possibile. Ad esempio, si può fare in modo che gli appunti delle lezioni importanti vengano tradotti in diverse lingue e fornire altre informazioni pertinenti nelle lingue madri degli studenti.

Mentre i madrelingua possono semplicemente riferire un pensiero o un esempio, qualcuno che non è madrelingua non può. Devono tradurre le cose, preoccuparsi se il loro esempio sarà riconoscibile o meno, ecc. Gli studenti possono partecipare alle discussioni in classe usando la loro lingua o un mix della loro lingua e di quella comunemente parlata in classe. La lingua permette di esprimere i propri sentimenti anche nel nuovo Paese.

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Nella nuova lingua, infatti, si possono perdere piccole ma importanti informazioni mentre si traducono le parole. Per aiutare gli studenti stranieri, bisogna assicurarsi che in classe si sentano al sicuro condividendo le proprie esperienze mentre si relazionano. È sempre utile mettere in relazione le lezioni con le proprie esperienze. Quando gli studenti sono in grado di trasmettere quelle esperienze nelle discussioni in classe, tutte le persone coinvolte possono capire meglio da quegli esempi.

Integrazione e Tutoraggio

È auspicabile favorire la costituzione di gruppi tra studenti stranieri e altri studenti per implementare il tutoraggio e forme di compagnia tra pari. Per aiutare in questo percorso, alcune scuole hanno creato programmi di tutoraggio culturale. Ci si può informare su quali siano i loro interessi e aiutarli a trovare attività adatte a loro.

Valorizzazione Culturale e Tradizioni

Le persone si sentono a proprio agio e benvenute quando le loro tradizioni e la loro cultura vengono riconosciute. I primi soccorritori e i medici usano spesso ausili visivi quando lavorano con pazienti che non parlano la stessa lingua. Questi possono essere usati per insegnare concetti e per garantire che tutti abbiano la stessa comprensione di qualcosa.

Il Contesto Italiano: Accoglienza e Alfabetizzazione

Infatti in Italia, così come in altri paesi europei, sono crescenti le percentuali di adulti, spesso rifugiati o titolari di protezione umanitaria, provenienti dal Sud del mondo e analfabeti in lingua madre. Nel paese europeo in cui, dopo un iter burocraticamente complesso, riescono ad ottenere il riconoscimento del loro status, vivono una condizione di profonda vulnerabilità legata al nuovo e diverso contesto culturale, ambientale, relazionale, sociale e giuridico.

Il percorso iniziale di avvicinamento alla conoscenza della letto-scrittura si pone come una tappa irrinunciabile per attivare la promozione della persona e condurre a forme di cittadinanza più attive e responsabili. Il presente lavoro descrive una parte degli interventi d’aula approntati per fare uscire dallo stadio dell’analfabetismo un gruppo di rifugiati africani.

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Quasi quotidianamente avvengono sulle nostre coste sbarchi di migranti che cercano di raggiungere l’Europa rischiando la vita nella traversata per sfuggire a conflitti armati, distruzioni, torture, persecuzioni in atto in Africa e in Asia. Molti di costoro sono nati e vissuti in sistemi politici perennemente in guerra dove la scuola era assente o carente. Tuttavia, molti analfabeti provengono da culture orali in cui non sono necessariamente valorizzate le competenze scolastiche, ma ha validità l’imparare facendo attraverso l’applicazione delle abilità manuali.

Nel mondo europeo occidentale la veicolazione di molti messaggi e la corretta comprensione e applicazione di varie mansioni e mestieri necessitano della conoscenza della letto-scrittura e ciò non può essere ignorato nell’attuazione di un percorso d’inserimento di un aspirante richiedente asilo. Dopo le pratiche di identificazione e la formulazione della richiesta d’asilo, operazioni che avvengono dopo l’approdo in territorio italiano, si attua un primo livello di accoglienza attraverso la permanenza temporanea nei centri d’accoglienza per richiedenti asilo (C.a.r.a); successivamente un secondo livello d’accoglienza è garantito dallo S.P.R.A.R (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), una rete di progetti gestiti da associazioni del terzo settore per conto degli enti locali e finanziati con fondi italiani ed europei.

Le richieste d’asilo politico sono spesso superiori ai posti che lo S.P.R.A.R. può garantire e tanti rimangono esclusi. Nel migliore dei casi i richiedenti asilo che riescono ad essere accolti nel sistema sono inseriti in attività di formazione o progetti per la ricerca attiva del lavoro ed hanno l’urgente necessità di conoscere la lingua per attuare il proprio cammino di crescita personale e sviluppare il loro senso di autoefficacia, di indipendenza e di autonomia. Associazioni del terzo settore ed enti locali realizzano tali interventi.

L’unicità del sistema italiano di accoglienza consiste nella stretta collaborazione e nella sinergia tra i diversi livelli di governo (Ministero dell’Interno, da un lato, Anci, Comuni e Province, dall’altro) e tra le istituzioni e il terzo settore. Secondo i dati S.P.R.A.R. gli enti locali che partecipano alla rete d’accoglienza e protezione sono di piccole e medie dimensioni e sono diffusi su tutto il territorio nazionale con una prevalenza al Sud rispetto al Centro Nord. Ai progetti territoriali possono accedere non solo quanti hanno già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato, di protezione sussidiaria o umanitaria, ma anche i richiedenti in attesa che la loro domanda venga esaminata dalla commissione comptetente. Queste persone senza le conoscenze linguistiche di base non possono crearsi un futuro e nemmeno un presente e potrebbero essere a rischio di forte marginalità sociale ed entrare in circuiti d’illegalità.

L'esperienza del C.I.A.C. di Parma

I corsi d’italiano nascono dalla necessità di fornire ulteriore supporto nell’acquisizione della lingua italiana ad adulti stranieri coinvolti nei progetti d’accoglienza per richiedenti asilo-rifugiati gestiti dal C.I.A.C. nell’ambito del sistema S.P.R.A.R. I corsi elargiti si articolano su più livelli facenti riferimento al Quadro Comune Europeo. L’utenza proviene da diversi paesi dell’Asia o dell’Africa ed è molto varia per cultura, percorso scolastico, lingue conosciute, abitudini sociali, religione. Al loro arrivo a Parma i richiedenti asilo sono immersi nello studio della lingua, ma seguono anche altri canali istituzionali per l’apprendimento: ad esempio frequentano i corsi C.T.P. (Centro Territoriale Permanente) attraverso i quali possono ottenere certificazioni o corsi gestiti da associazioni di volontariato.

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Quando in estate i corsi C.T.P. sono sospesi s’intensificano i corsi presso il C.I.A.C. (aumento di giorni e di ore di frequenza) per consentire agli studenti di continuare ad apprendere sotto la guida di un insegnante. Per organizzare un progetto di questa portata è necessaria un’analisi del contesto di riferimento dell’utenza. Nel nostro caso si tratta di un gruppo di una decina di maschi adulti di diversa età. Sono tutti provenienti da paesi dell’Africa, zona del Sahel o dell’Africa Nera, sono di diversa religione, parlano lingue differenti e appartengono a diverse etnie.

Alcuni conoscono l’inglese o il francese in modo approssimativo, la totalità parla anche più dialetti appartenenti all’area culturale di provenienza, non esiste una lingua ponte tra tutti loro ad esclusione dell’italiano che hanno iniziato ad apprendere al loro arrivo a Parma. Inizialmente porre le basi di una conoscenza lessicale orale. Il percorso ha una durata annuale, comprende anche il periodo estivo e si svolge il martedì e il mercoledì dalle 14.00 alle 15.30 in locali situati nei pressi dell’associazione C.I.A.C. In questo contesto il setting riveste una certa importanza: si tratta di una sala arredata che contiene diversi oggetti che possono essere utilizzati per l’attuazione del metodo T.P.R. (Total Physical Response).

Il metodo proposto da Asher negli anni Sessanta è basato sul fatto che l’insegnante impartisce degli ordini e fornisce indicazioni via via più complesse iniziando a fornire input in lingua e a richiedere agli studenti una total physical response. Attraverso tale modalità il docente induce gli studenti ad usare spontaneamente la lingua per eseguire un ordine. Il principio base del metodo è quello dell’accoppiamento parola-azione, sia per produrre un coinvolgimento totale dei mezzi espressivi dell’allievo, sia per permettere la delayed oral practice (D.O.P). Attraverso quest’approccio ludico e umanstico affettivo intendiamo ridurre il periodo silente.

Uno degli scopi cardinali delle lezioni in questo corso d’italiano è l’interazione per l’integrazione attraverso la costruzione di un gruppo in cui gli studenti cooperino condividendo le risorse personali per raggiungere l’obiettivo dell’accoglienza e dell’esito scolastico positivo. Questo fa parte di un macro-obiettivo di convivenza dato che tutti gli studenti sono coinvolti in progetti d’accoglienza e condividono la struttura abitativa con altri (a volte si tratta di alcuni compagni del corso d’italiano, altre volte no).

Ogni cultura privilegia intelligenze diverse in base alla necessità di soddisfare la sopravvivenza nel contesto socioculturale e ambientale. Come ha messo in luce Caon nel suo libro “Insegnare italiano nella classe ad abilità differenziate” c’è una stretta relazione tra lingua/cultura 2 e lingua/cultura 1 e stili d’apprendimento. Gli studenti in oggetto non hanno mai affrontato il “sapere della scuola” nella loro patria, ma hanno affrontato altri tipi di apprendimenti e questo ha una ricaduta nell’approccio odierno al sapere scolastico, allo studio e abbiamo il dovere di tenerne conto nell’articolazione didattica. è importante affrontare la relazione intercorrente tra lingua, cultura e stile di apprendimento in un’ottica interculturale, riflettendo sull’effetto del contatto tra lingue e culture diverse e sulle influenze culturali rispetto alla costruzione dello stile di apprendimento.

Metodologie Didattiche

Tutte le attività proposte sono state finalizzate alla pratica della lingua e il programma è stato progettato per offrire strumenti linguistici in situazioni reali per la creazione di competenze linguistiche di base. Gli studenti provengono da culture tradizionali in cui l’apprendimento avviene nell’imparare facendo e imitando e in cui elementi che influiscono sull’apprendimento sono l’ambiente, l’esperienza diretta, la figura carismatica del maestro-guida. In un sistema d’istruzione di tale genere si sviluppano di più l’intelligenza spaziale, corporeo-cinestetica e interpersonale. Durante le lezioni abbiamo adottato l’approccio Fonologico Lessicale (FOL).

Questo metodo punta alla corretta decodifica attraverso l’attivazione di strategie visive di riconoscimento dei tratti distintivi delle singole lettere e, successivamente, delle caratteristiche morfologiche delle diverse parole, per sviluppare i presupposti che favoriscono e provocano il passaggio alla lettura lessicale; perciò si attuano i recuperi di ipotesi lessicali sulla base delle informazioni visive. A tutt’oggi, pur non esistendo un modello teorico che spieghi compiutamente l’apprendimento di lettura e scrittura, vi sono comunque numerosi dati clinici significativi.

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