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Designer Famosi Italiani Contemporanei: Maestri di Creatività e Innovazione

Specifica preparazione tecnica, profonda preparazione culturale, integrata visione globale, innato senso artistico: sono queste le caratteristiche che deve possedere un ottimo designer, la figura professionale che traduce un progetto in realtà. L’Italia è universalmente riconosciuta come una delle culle della creatività, soprattutto in materia di architettura, arredamento e progettazione industriale. Non esiste angolo del globo che non celebri il genio nostrano: da sedie e lampade iconiche a edifici che hanno rivoluzionato il concetto di spazio, i designer di casa nostra hanno saputo definire tendenze e stili, segnando in modo indelebile la storia del settore. Ma quali sono i designer di interni famosi che hanno cambiato per sempre le prospettive dell’abitare? E quali sono i designer famosi contemporanei che si fanno strada tra i giovani talenti emergenti?

Le Radici del Design Italiano

Il termine “design” è relativamente recente, ma in Italia la passione per l’arte e la forma ha radici ben più antiche. Se invece focalizziamo l’attenzione sul design inteso come progetto destinato a una produzione (industriale o semi-industriale), gli albori moderni in Italia risalgono ai primi decenni del Novecento, quando si iniziano a intravedere le prime “officine creative” in alcune zone del Paese, in particolare al Nord. Le basi culturali di questa tradizione affondano in una peculiare combinazione di saper fare artigianale (ereditato dai maestri falegnami, vetrai, ceramisti, fabbri) e di spirito di innovazione. Questa fase iniziale è alimentata dalla consapevolezza di poter creare oggetti che non siano semplici “strumenti”, ma vere e proprie opere con un’anima, capaci di esprimere bellezza, comfort e funzionalità.

Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trova a dover ricostruire un tessuto economico e sociale dilaniato dal conflitto. È in questo contesto che si crea terreno fertile per lo sviluppo di un nuovo modo di progettare, più attento ai bisogni quotidiani delle persone. A partire dagli anni ’50, si afferma una generazione di architetti e progettisti che daranno lustro all’Italia in tutto il mondo. È così che alcuni nomi, inizialmente legati solo al contesto milanese o torinese, iniziano a diffondersi in Europa e oltre. Il Made in Italy diventa sinonimo di gusto, cura del dettaglio e sapienza artigianale unita alla voglia di sperimentare.

Pionieri del Design Italiano

Giò Ponti

Tra i personaggi che più hanno incarnato la figura del designer poliedrico, capace di spaziare dal cucchiaio alla città, c’è Giò Ponti. Nato a Milano nel 1891, è un architetto, designer e scrittore che ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell’estetica italiana del Novecento. Tra le sue creazioni più famose, vale la pena ricordare la sedia “Superleggera” (realizzata per Cassina), un esempio lampante di come si possa ottenere una struttura essenziale e al tempo stesso estremamente resistente, grazie a una rigorosa ricerca sui materiali e sulle tecniche di assemblaggio. Quello che rende Ponti un pioniere del cosiddetto “Italian style” è proprio la capacità di passare dall’architettura agli arredi, dalla grafica alla scrittura, sostenendo l’idea che il design dovesse permeare ogni aspetto della vita quotidiana.

Franco Albini e Vico Magistretti

Parallelamente all’opera di Ponti, altri maestri attivi tra gli anni ’40 e ’60 hanno segnato tappe importanti. Albini, formatosi a contatto con il razionalismo, diventa celebre sia per opere architettoniche (come la progettazione di musei e allestimenti espositivi) sia per i suoi mobili essenziali ma ricchi di dettagli funzionali.

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Vico Magistretti rappresenta un’altra figura chiave: milanese, classe 1920, ha il merito di aver disegnato sedute, lampade e complementi che oggi sono icone indiscusse, tra cui la sedia “Carimate” e la lampada “Eclisse” (disegnata per Artemide), in cui un semplice guscio rotante permette di modulare l’intensità della luce.

Achille Castiglioni

Quando si parla di architettura e design italiano, non si può trascurare Achille Castiglioni, nome che quasi tutti gli appassionati riconoscono come uno dei pilastri del settore. La filosofia di Castiglioni si basa sul concetto di “ready-made”, ovvero il recupero di oggetti e materiali di uso comune, reinterpretati per diventare qualcos’altro. Il genio di Castiglioni risiede nella capacità di far dialogare semplicità, efficacia e un tocco di meraviglia: i suoi oggetti sembrano dire a chi li usa: “perché non ci hai pensato prima?”.

Due fratelli, figli di un noto scultore italiano, che hanno segnato il mondo del design con idee semplici e rivoluzionarie. Ogni prodotto è stato pensato dal duo del design tricolore con una funzione precisa. Forme raffinate e pulite, rimaste nella storia, grazie all’assegnazione di ben 14 Compassi d’Oro. Il prodotto più moderno ed iconografico a firma dei fratelli Castiglioni è la lampada Arco, creata per il marchio Flos nel 1962. Si tratta di una cupola in acciaio forato, sospesa da un arco in acciaio sorretto da un blocco in marmo di Carrara. La cupola forata serve a non far surriscaldare la lampada, i tagli del travertino servono a non creare spigoli che renderebbero la struttura fragile nel tempo e il foro nel blocco di marmo serve a spostare facilmente la lampada. L’innovativo prodotto si caratterizza come la prima lampada a sospensione in modalità piantana che può essere facilmente spostata per la casa. La lampada è stata definita Opera d’Arte ed è tutelata da plagio e imitazione: è esposta nei più importanti musei del mondo.

Tutti in casa abbiamo una loro invenzione, senza saperlo: è l’interruttore rompitratta, progettato nel 1968 insieme al fratello Pier Giacomo, prodotto in grande numero ma in pochi, anche nei negozi di materiale elettrico, ne conoscono l’autore. Nella wishlist anche Scrittarello per De Padova del 1996, un tavolo-scrittoio domestico, leggero ed essenziale, che con quel suo poggiapiedi ci riporta tra i banchi di scuola.

Gae Aulenti

Se i nomi più celebrati delle generazioni precedenti sono spesso maschili, negli anni ’70 e ’80 inizia a emergere la figura femminile di Gae Aulenti, architetto e designer poliedrica. Nel campo del design di arredi, la sua lampada “Pipistrello” (ideata per Martinelli Luce) è uno dei best seller che ancora oggi troviamo nelle case di mezzo mondo, grazie alla sagoma morbida che richiama le ali di un pipistrello e a un’asta telescopica regolabile in altezza. È stata capace di rivoluzionare concetti di allestimento e interni, rendendo luoghi come la Gare d’Orsay di Parigi un museo funzionale e spettacolare.

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Evoluzione e Tendenze Contemporanee

Con il passare delle epoche e l’avvento della globalizzazione, il panorama del design italiano si arricchisce di approcci sempre più eclettici. Gli anni ’80 vedono l’esplosione del movimento Memphis, fondato da Ettore Sottsass, Michele De Lucchi e altri creativi desiderosi di rompere gli schemi del modernismo classico. Il postmodernismo, con Sottsass in testa, introduce un’espressività più giocosa e un interesse verso la cultura pop e i linguaggi visivi della contemporaneità. Negli anni ’90, la scena si popola di nomi nuovi, mentre i grandi brand italiani continuano a collaborare con firme internazionali per alimentare la fama del Made in Italy. È un periodo di grande evoluzione tecnologica: i computer entrano negli studi di progettazione, nascono software di modellazione 3D e di rendering avanzati, che facilitano la prototipazione di forme complesse e aprono la via a nuovi materiali (resine, polimeri, compositi).

Patricia Urquiola

Tra i volti più noti della scena contemporanea, brilla la figura di Patricia Urquiola. Le sue creazioni per marchi come Moroso, Kartell, Foscarini, B&B Italia e Cassina rivelano un’attenzione ai dettagli, alle forme organiche e a un uso raffinato di colori e tessuti. Ciò che la rende rappresentante di una nuova generazione di progettisti, oltre alla sensibilità estetica, è la capacità di affrontare ogni scala: dal singolo prodotto alla curatela di allestimenti e interni complessi.

Nuove Generazioni di Designer Italiani

Se in passato il design era spesso associato a pezzi iconici, firmati dai celebri maestri, oggi i migliori creativi italiani sono impegnati su numerosi fronti, tra cui la sostenibilità ambientale, l’ergonomia avanzata e l’inclusività. In architettura, si pensa sempre più a edifici “intelligenti” che sfruttano illuminazione naturale, ventilazione e fonti energetiche rinnovabili. Accanto a questo, la dimensione culturale del design italiano rimane viva: tante piccole e medie imprese specializzate in un certo tipo di manifattura (legno, metalli, vetro di Murano) conservano e tramandano saperi antichi, collaborando con designer di fama per aggiornare collezioni e prodotti alle esigenze del mercato contemporaneo.

A spiegare come oggi i talenti emergenti siano riusciti a far proprio il linguaggio sviluppato dai loro predecessori e ad utilizzarlo come patrimonio, svincolandosi dall’effetto di “contaminazione” che ha caratterizzato tanti altri creativi è Giulio Cappellini, lui stesso designer e imprenditore. Insieme ai designer Andrea Branzi, Piero Lissoni e Luca Nichetto, alla gallerista Rossana Orlandi e alla stilista Rosita Missoni, ha selezionato i progettisti emergenti più interessanti al momento. Chi sono, allora, i 6 designer italiani da tenere d’occhio?

  • Federica Biasi: Classe 1989 e una laurea all’Istituto Europeo di Design, Federica Biasi è tornata a Milano dopo un periodo di lavoro ad Amsterdam durante il quale si è lasciata contaminare dal design nordico, con la sua semplicità formale. Oggi è art director per Mingardo e collabora come consulente creativa per aziende come Fratelli Guzzini, ma progetta anche oggetti in ceramica, arredi e prodotti tessili collaborando con le eccellenze artigiane.
  • Antonio Facco: Stessa provenienza IED, Antonio Facco è davvero giovanissimo: 1991 riporta la sua carta di identità. Eppure collabora già con Giulio Cappellini, parte della giuria della sua commissione di laurea, con il quale nel 2017 ha sviluppato Luce, un’intera collezione di tavolini di vetro dal disegno geometrico essenziale.
  • Marco Lavit: (1986) vive e lavora a Parigi, dove dopo agli studi di architettura all’Ecole Speciale d’Architecture e al Royal Melbourne Institute of Technology ha fondato lo studio Atelier LAVIT, con cui si occupa di design e di architettura, prestando particolare attenzione al rapporto con gli artigiani.
  • Kensaku Oshiro: Italiano d’adozione, Kensaku Oshiro (1977) è nato sull’isola di Okinawa, in Giappone, e si è laureato in Industrial Design alla Scuola Politecnica di Design di Milano. Da allora, salvo una parentesi londinese, l’Italia è diventata casa sua: a Milano ha fondato il suo studio omonimo, con cui collaborato con brand come Boffi, De Padova, Gan, Glas Italia, Kristalia, Ligne Roset, Poltrona Frau, Viccarbe e Zanotta.
  • Federico Peri: Dopo gli studi di Interior Design dell’Istituto Europeo di Design a Milano, Federico Peri (1983) si è trasferito a Parigi per poi tornare a Milano arricchito degli incontri con designer come Ronan e Erwan Bouroullec e Matali Crasset. Con il proprio studio lavora su quella speciale tensione sinergica che esiste tra periodo storico e contemporaneo, collabora con aziende come FontanaArte e la galleria di design milanese Nilufar rappresenta i suoi prodotti in edizione limitata.
  • Guglielmo Poletti: (1987) ha studiato prima a Milano poi a Eindhoven, dove ha scelto di vivere. "Come molti designer provenienti da questa scuola, la sua ricerca è contraddistinta da un approccio sperimentale", spiega Rossana Orlandi, guru milanese della progettazione contemporanea.

Tabella Riepilogativa dei Designer Italiani Menzionati

Designer Anno di Nascita Contributi Principali
Giò Ponti 1891 Architettura, design di mobili (Superleggera), scrittura
Franco Albini N/A Architettura, design di musei, mobili funzionali
Vico Magistretti 1920 Design di sedute e lampade (Carimate, Eclisse)
Achille Castiglioni N/A Design di oggetti di uso comune reinterpretati
Gae Aulenti N/A Architettura, design di arredi (Pipistrello)
Patricia Urquiola N/A Design di mobili e allestimenti per vari marchi
Federica Biasi 1989 Art director, design di ceramiche e tessili
Antonio Facco 1991 Design di tavolini in vetro
Marco Lavit 1986 Design e architettura
Kensaku Oshiro 1977 Industrial design
Federico Peri 1983 Interior design
Guglielmo Poletti 1987 Design sperimentale

La fama dei nomi citati - da Ponti ad Albini, da Castiglioni a Urquiola - non si esaurisce nelle riviste o nei musei: molti dei loro progetti, anche quelli più datati, continuano a essere prodotti o riproposti in edizioni rinnovate. Alcuni mobili originali degli anni ’50 e ’60, progettati da maestri dell’architettura e del design, compaiono periodicamente in aste tematiche. Per un approccio più pratico, siti e piattaforme dedicate al design di seconda mano offrono una selezione di arredi che vanno dal vintage al contemporaneo. Molte aziende hanno il permesso di rieditare prodotti storici di grandi progettisti (ad esempio Cassina con i capolavori di Le Corbusier, Charlotte Perriand, Franco Albini). Ciò che accomuna l’offerta attuale è la capacità di interpretare un’idea di bellezza e funzionalità che affonda le radici in un passato glorioso, ma non smette di guardare avanti.

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