Escursione al Rifugio Ghiacciaio Marmolada: Difficoltà e Percorsi
Un'escursione da fare in Val di Fassa è la salita al rifugio Pian dei Fiacconi e al rifugio Ghiacciaio Marmolada, ore dal panorama sbalorditivo, può ammirare da vicino del gruppo della Marmolada.
Il rifugio Pian dei Fiacconi a causa di una valanga è in disuso.ore si raggiunge il rifugio Pian dei Fiacconi a 2626 metri s.l.m. sentiero è un normale sentiero da trekking. rifugio Ghiacciaio Marmolada.
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Al di là di queste avvertenze e della necessità di non prendere la salita sotto gamba, la via normale alla cima del Monte Cevedale è piuttosto “semplice”.
Escursione al Ghiacciaio Fellaria: Un'Esperienza Indimenticabile
L'escursione al ghiacciaio Fellaria è una delle più suggestive che si possono fare in Valmalenco. Un sentiero panoramico, che continua a cambiare e che in circa 3 ore di salita ti porta al cospetto di una meraviglia della natura: un ghiacciaio.
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Un ghiacciaio che purtroppo si sta ritirando anno dopo anno ma che è ancora capace di lasciare senza parole quando superata l'ultima salita si inizia a intravedere.
Recentemente il ghiacciaio Fellaria ha avuto molta risonanza sui social media e questo ha fatto aumentare molto l'affluenza, quindi il consiglio è di intraprendere l'escursione in settimana se possibile, o nel weekend ma iniziando a camminare sul presto, verso le 8:30 del mattino.
Difficoltà del Sentiero per il Ghiacciaio Fellaria
E' difficile il sentiero per il ghiacciaio Fellaria? La risposta è dipende. La difficoltà o meno di un sentiero è davvero molto relativa e legata ad aspetti come preparazione fisica, capacità di affrontare diversi terreni, se si soffre di vertigini ecc.
Ufficialmente il sentiero è classificato come E (Escursionistico), ed effettivamente non presenta parti tecniche o particolarmente difficili, ma ci sono dei ma da tenere in considerazione prima di intraprendere questa escursione.
Il primo è che si tratta di un'escursione lunga (3 ore per salire e altrettante per scendere dal ghiacciaio), è un'escursione che avviene in alta montagna dove le condizioni meteo possono variare repentinamente (noi siamo partiti con cielo azzurro e sole e al ghiacciaio nevischiava, ed era fine Agosto), è un'escursione che prevede una salita costante, è quindi fondamentale avere una buona preparazione fisica, è un'escursione che ha due tratti del sentiero leggermente esposti, il sentiero è sempre bello largo ma se si soffre di vertigini è un aspetto che va calcolato.
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Infine il sentiero è molto variegato e il tratto finale è completamente su sassi e rocce, quindi bisogna essere abituati ad affrontare questo tipo di terreno.
Il mio consiglio è sempre quello di informarsi il più possibile sui sentieri, siamo fortunati in rete e sui social media si possono trovare innumerevoli fonti, foto e spesso anche video girati sui sentieri. Dopo aver capito come sarà il percorso bisogna valutare se siamo in grado di affrontarlo, ed infine avere il coraggio di fermarsi se il percorso diventa troppo difficile per le nostre capacità.
Come Arrivare al Ghiacciaio Fellaria
Il ghiacciaio Fellaria si trova in Valmalenco, sopra il paese di Lanzada in provincia di Sondrio. Per raggiungere il sentiero che porta al ghiacciaio bisogna prima di tutto raggiungere in auto la Diga di Gera (quota 2.024 metri), qui è possibile lasciare l'auto nei parcheggi a pagamento (6€ tutto il giorno, si paga alla macchinetta).
Il mio consiglio è di non fermarsi al Campo Moro, anche qui infatti c'è una diga e potrebbe trarre in inganno, ma proseguire dritto sulla strada, in questo modo vi risparmierete un paio di chilometri a piedi.
Dopo avere parcheggiato l'auto bisogna dirigersi a piedi verso la diga di Gera e salire sulla diga, da qui infatti parte il sentiero che porta in circa un'ora di costante salita al Rifugio Bignami. Il sentiero è molto panoramico con viste spettacolari su tutta la diga. Si tratta di un sentiero largo che non presenta particolari difficoltà se non la stanchezza di continuare a salire. Solo un breve tratto è leggermente esposto e potrebbe infastidire chi soffre di vertigini.
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Mano a mano che si percorre il sentiero si inizia a vedere in lontananza il Rifugio Bignami, un piccolo rifugio a 2.400 metri di quota che offre tavoli interni ed esterni e dove è anche possibile fermarsi per il pernotto. Il rifugio è l'unico punto ristoro su tutto il sentiero, quindi tenetelo in considerazione. Proprio per questo motivo il rifugio non accetta prenotazioni per il pranzo.
Il Sentiero Glaciologico Luigi Marson
Una volta raggiunto il Rifugio Bignami bisogna proseguire per il piccolo alpeggio Fellaria, qualche baita e diversi animali e dei pannelli che spiegano la storia dell'alpeggio. Da qui inizia il sentiero glaciologico Luigi Marson che porta fino al ghiacciaio Fellaria. Si tratta di un sentiero segnalato con bollini colorati che introduce l'escursionista alle peculiarità dell'ambiente glaciale grazie a dei pannelli informativi lungo tutto il percorso.
Il sentiero glaciologico Luigi Marson ha tre percorsi differenti, il percorso A è un sentiero panoramico sul filo di cresta della morena laterale del ghiacciaio Fellaria Ovest e permette di arrivare fino ad un lago. Il percorso B si snoda nella valle del Fellaria Ovest, mentre il percorso C è quello più famoso (che viene percorso dalla maggior parte degli escursionisti) e che permette di arrivare fino al Fellaria est e ammirare il ghiacciaio con davanti il lago di contatto glaciale.
Il sentiero fino al bivio tra il percorso A e il B e C è molto facile, largo e con una salita molto dolce. Dal bivio invece il terreno cambia completamente e mano a mano che si cammina il sentiero diventa di rocce e sassi (che possono diventare molto scivolosi se piove) e bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi. Superato infine un torrente glaciale grazie ad un ponticello di legno inizia la salita finale e anche il tratto più impegnativo da un punto di vista fisico. Una salita ripida, costante, di circa 30 minuti su massi e rocce.
Una volta superata quest'ultima fatica si arriva in cima e il ghiacciaio si rivela in tutta la sua bellezza. Da qui si può proseguire fino in fondo per arrivare alla fine del sentiero glaciologico oppure deviare e scendere verso il lago e il ghiacciaio.
È importante però tenere a mente che la zona intorno al lago e vicina al ghiacciaio è abbastanza pericolosa. Spesso si staccano grosse parti del ghiacciaio (noi durante la nostra escursione abbiamo visto la caduta di due grandi parti) che possono provocare grandi onde, con il rischio di travolgere gli escursionisti che sostano vicino alla riva. Per questo motivo è meglio ammirare il ghiacciaio dalla giusta distanza di sicurezza.
La durata del percorso per raggiungere il ghiacciaio è ovviamente soggettiva, ma in media ci vogliono circa 2 ore dal Rifugio Bignami. Il tempo medio per scendere è simile in quanto nel tratto con le rocce e i massi si dovrà procedere con attenzione nonostante sia in discesa.
Una volta raggiunto nuovamente il Rifugio Bignami si può decidere se tornare alla diga di Gera seguendo lo stesso sentiero dell'andata oppure prendere il sentiero che porta all'Alpe Gembrè. Questo sentiero permette di percorrere il giro ad anello del lago di Gera, è molto scenografico ma anche più lungo, calcolate che allungherete il percorso di un'ora abbondante.
Escursione al Ghiacciaio Fellaria con Bambini
Un'altra domanda molto gettonata sul ghiacciaio Fellaria è se si può fare con i bambini. Anche in questo caso la mia risposta è dipende. Avendo due bambini di 3 e 5 anni mi sento di consigliare l'escursione al ghiacciaio Fellaria a bambini più grandi, dai 9-10 anni, a meno che non siano grandi camminatori abituati ad ambienti e sentieri di montagna. Come detto il percorso non è pericoloso, il sentiero sempre ampio ma l'escursione è lunga, con un dislivello alto e tratti di sentiero con massi e rocce.
Non mi sentirei invece di consigliare di portare bambini nello zaino portabimbi. Nel tratto finale, quello con la pendenza maggiore e fatto di sassi e rocce, si scivola facilmente sulla roccia, bisogna fare attenzione a dove si appoggiano i piedi e personalmente non mi sentirei sicura ad avere un bambino piccolo sulla schiena.
Abbigliamento Consigliato per l'Escursione
L'escursione al ghiacciaio Fellaria è consigliata da Giugno a Settembre/inizio Ottobre, nella stagione invernale e in primavera la zona non è raccomandata a causa delle valanghe che spesso avvengono sul sentiero.
Durante la stagione estiva le condizioni meteo lungo il sentiero possono variare repentinamente. Il primo consiglio è di intraprendere questa escursione solo se le previsioni meteo sono buone e di portarsi a dietro tutto il necessario per affrontare cali di temperatura e pioggia. Non dimentichiamoci che siamo in alta montagna.
In questi casi la soluzione migliore è vestirsi a cipolla. Pantaloncini corti o lunghi, maglietta tecnica, felpa possono essere l'abbigliamento di partenza.
Nello zaino poi però non possono mancare un piumino leggero, un guscio da utilizzare in caso di pioggia, uno scaldacollo ed eventualmente berretta e guanti se si è particolarmente freddolosi. Come detto noi a fine agosto abbiamo trovate nevischio sulle rive del ghiacciaio.
Infine io ho trovato davvero utili in questa escursione le bacchette da trekking. Mi hanno aiutato sia in salita che in discesa.
Infine calcolate bene i tempi di salita e di discesa ed eventualmente portatevi il pranzo al sacco. Noi ci siamo portati anche un plaid e abbiamo fatto un bel pic-nic vista ghiacciaio. In questo modo ci siamo goduti la salita e poi la vista sul ghiacciaio secondo i nostri tempi, senza la fretta di dover raggiungere il rifugio per pranzo. Da portare nello zaino poi sempre degli snack che vi possono dare energia durante la camminata e la giusta scorta d'acqua.
Trekking nella Valle dei Forni: Alla Scoperta del Ghiacciaio
Il trekking di oggi dovrebbe portarci a cospetto di un enorme ghiacciaio, farci attraversare impetuosi torrenti grazie a dei ponti sospesi e permetterci di assaporare un po’ di autunno grazie ad lungo tratto articolato in un bel bosco di larici.
Il sentiero si sviluppa partendo dalla parte bassa della valle dei Forni (proprio nel punto dove la strada asfaltata si interrompe in un grande parcheggio sterrato) per poi salire a mezza costa lungo il versante destro, superare alcuni boschi ed infine raggiungere l’enorme piana detritica generata dal lento ritirarsi del ghiacciaio dei Forni. Da qui l’itinerario vira a sinistra, supera un torrente con due ponti tibetani ed inizia la discesa lungo il versante sinistro della valle.
L’intero tratto è classificato come E (Escursionistico) per quanto sezioni complicate o tecniche siano praticamente assenti. L’unica accortezza consiste nel valutare la possibile presenza di neve o ghiaccio: da metà autunno infatti le nevicate possono diventare frequenti e alcuni tratti vicini a dei torrenti potrebbero ricoprirsi interamente di ghiaccio. Per questa ragione è assolutamente consigliato informarsi preventivamente ed eventualmente portare con sé dei ramponcini se si ha intenzione di affrontare il trekking da inizio ottobre in poi.
Sfortunatamente però, se pianificate di compiere l’escursione in autunno, è possibile che il passo sia chiuso. Alternativamente è possibile passare dal Mortirolo o dal passo dell’Aprica.
La meta da impostare sul navigatore è “parcheggio pubblico valle dei forni”. Prima di imboccare la stretta strada asfaltata che conduce allo spiazzo è però necessario fermarsi nel paese di Santa Caterina per acquistare un ticket dal costo di 5 euro.
Imboccata la strada dei Forni iniziamo a risalire lungo stretti tornanti e lunghi rettilinei. Fortunatamente la carreggiata sembra essere ben tenuta, anche se in caso di incontro con un’altra automobile bisognerà fare un po’ di attenzione, cercando di passare nei punti più larghi. Dopo circa 4 Km finalmente raggiungiamo l’ampio parcheggio dei Forni, proprio accanto all’omonimo rifugio.
Appena uscito dall’auto ciò che immediatamente mi cattura è l’immensa macchia arancione dei larici che circonda quasi completamente lo spiazzo sterrato del parcheggio; davanti a me si stagliano sull’orizzonte immense montagne dalle rocce scure le cui cime sono completamente imbiancate dalla neve. Girandomi verso la strada scorgo inoltre, in una posizione rialzata, il rifugio Forni.
È incredibile pensare come un tempo in inverno il ghiacciaio si estendesse fino a qui, andando di fatto a coprire l’intera valle. Negli ultimi 150 anni il progressivo ritirarsi della massa di ghiaccio è stato costante e dagli inizi del 1900 la superficie si è ridotta del 36%.
Dopo una breve pausa per mangiare qualcosa ci portiamo verso delle bacheche e decidiamo quale sentiero percorrere. I tracciati migliori per osservare per intero tutta la valle e giungere infine a cospetto del ghiacciaio sono sicuramente il Sentiero glaciologico basso (CAI 524) e il Sentiero glaciologico alto (CAI 520). Entrambi i sentieri compiono un ampio giro ad anello e si sovrappongono lungo tutta la sezione che si sviluppa sul versante orografico destro della valle.
Definiti i dettagli principali del tracciato decidiamo così di imboccare il sentiero iniziando così la nostra salita. In autunno i primi metri sono un vero spettacolo per via dei colori gialli/arancioni dell’erba e delle chiome degli alberi. Se siete dei fotografi e amate queste condizioni vi assicuro che rimarrete bloccati qua per diversi minuti.
Noi svoltiamo a sinistra ed iniziamo a proseguire quasi in piano nel bosco, il quale via via si fa sempre più rado, liberando la vista alle cime attorno a noi e sull’altro versante della valle. Giunti circa a quota 2.250 m gli alberi iniziano a lasciare spazio alla classica vegetazione di alta montagna ed è proprio qui che finalmente la vista può aprirsi all’incredibile bellezza del ghiacciaio e alla cima innevata del monte di Peio.
Proseguendo il sentiero si sposta sempre di più verso il centro della valle fino al raggiungimento della deviazione per il rifugio Branca (situato sul lato opposto del torrente), il sentiero basso effettivamente prevederebbe di girare in questa posizione e raggiungere direttamente il rifugio.
Quello che inizia ora è probabilmente il tratto più complesso: da quota 2.300 m bisogna raggiungere i 2.500, lungo un sentiero che si fa sempre più stretto e con un fondo molto roccioso e sconnesso. A complicare ulteriormente la salita ci pensano alcuni rigoli d’acqua che, uscendo dal torrente principale, invadono il sentiero ricoprendolo di piccole lastre ghiacciate.
Dopo circa 30 minuti di salita raggiungiamo un cartello in legno che sancisce l’arrivo al tratto del sentiero alto. Da qui inizia quella che probabilmente è una delle aree paesaggisticamente più spettacolari dell’intera escursione. Camminiamo su un fondo sassoso superiamo una piccola frana, giungendo così su un’enorme formazione rocciosa rossastra caratterizzata da una superficie levigata e ricca di piccole concavità dove si deposita l’acqua. I colori dell’autunno se ne sono andati quasi del tutto, sostituiti dal rosso della roccia, dal bianco della neve e dal nero scuro della terra. Il paesaggio si è fatto spoglio, spigoloso, quasi inospitale.
Enormi massi erratici depositati qui chissà quanti anni fa costringono il sentiero a continue deviazioni e brevi salite sulla roccia viva. Ancora un piccolo sforzo e finalmente compiamo l’ultimo tratto di salita, guadagnando così il punto più alto dell’intera escursione.
Proseguendo lungo il sentiero in 5 minuti raggiungiamo il primo ponte tibetano che permette di superare un piccolo fiumicello. Il primo ponte è lungo solamente pochi metri ed è ben saldo, il secondo invece è molto più alto e passa proprio sopra un tratto particolarmente impetuoso del torrente. Attraversandolo inevitabilmente la struttura tenderà a dondolare un po’, ma le numerose corde metalliche che chiudono la parte esterna sono utilissime per tenersi ed evitare di scivolare.
Tra il primo e il secondo ponte il terreno si fa abbastanza pianeggiante e individuiamo sulla destra un tracciato che sembra avvicinarsi al ghiacciaio salendo su una piccola altura. Proseguendo, in appena una manciata di minuti, scavalliamo una serie di rocce fino a trovarci proprio dinnanzi a un piccolo laghetto ghiacciato.
Proseguendo il terreno si fa abbastanza fangoso, ma è comunque possibile svoltare a destra e costeggiare la sponda del lago fino a portarsi a ridosso del fronte del ghiacciaio. In generale tutto questo tratto alternativo deve essere percorso con molta cautela valutando attentamente i pericoli.
Camminando continuo però a voltarmi all’indietro, lo stupore sta tuttavia via via scemando, lasciando spazio ad un certo senso di amarezza: la massa di ghiaccio ha delle forme spezzate, in lontananza sono evidenti diversi crolli ed il fronte più vicino è sporco e ricoperto di detriti. Purtroppo il cambiamento climatico non sta lasciando scampo a questo spettacolo della natura ed oggi il ghiacciaio dei Forni non esiste più come massa unitaria, ma si è diviso in tre colate distinte (orientale, occidentale e centrale) ben visibili da questa posizione. Nel corso degli ultimi anni la superficie si è ridotta molto e certe aree una volta completamente ricoperte lasciano ora emergere la semplice roccia.
Dopo un centinaio di metri il sentiero 520 vira a sinistra e inizia a scendere ripido all’interno di una canalone di rocce ghiacciate. Ammetto che non sarebbe stato divertente fare questa breve discesa completamente al buio.
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