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Lo Straniero: Un'Analisi del Significato Attraverso la Musica

Il mondo è sempre più interconnesso, ma paradossalmente sempre meno unito. In questo contesto, la musica può fungere da specchio e da megafono per le esperienze di chi si sente "diverso". Per capire come ci si senta ad essere “diversi” useremo una canzone uscita nel 1994: Lo Straniero dei Sangue Misto (Neffa, Deda e DJ Gruff).

Lo Straniero di Sangue Misto: Un'Analisi

Prima di tutto, una curiosità: i versi sopra riportati hanno origine da una vecchia poesia di Neffa, scritta ai tempi del liceo. In questi versi, il rapper si auto definisce “Straniero” e “numero zero“.

Giovanni Pellino, in arte Neffa, è nato in provincia di Salerno nel 1967. All’età di otto anni si trasferisce a Bologna, città in cui è cresciuto e ha affrontato gli studi (liceo compreso). In questa città del Nord Italia, le sue origini meridionali non si potevano nascondere. Ecco spiegato perché Neffa si sente Straniero! Perché “Straniero” lo è stato per davvero (tra virgolette, perché in fondo parliamo della stessa nazione).

Sin da bambino si è sentito emarginato, diverso e preso di mira dagli altri. Il “seme” è il razzismo che ha portato Neffa a sentirsi emarginato nell’infanzia; mentre “l’albero” che ne è cresciuto è lo Straniero definito in questi versi. In altre parole: un bambino che si sente Straniero, crescerà continuando a sentirsi tale.

Essere “Stranieri” quindi non è per forza una questione di origine territoriale; ma anche un fatto ideologico, un contrasto con la società. Come capiamo da questi versi, Neffa non segue la massa e non si ritrova nei valori del sistema. Il rapper è a tutti gli effetti uno “Straniero ideologico”, diverso dall’italiano medio.

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In questi versi, però, Neffa esprime un concetto importante: chi critica “il tunisino all’angolo che spaccia“, spesso non sa che dietro a quello stesso si cela un italiano (“è tutto made in Italy“). Andare contro al tunisino sarebbe un po’ come incolpare la pistola piuttosto che l’omicida. Dietro al mondo verso cui proviamo paura e rabbia, è nascosto un altro mondo che dovrebbe farci ancora più paura, e che ha il controllo di tutta l’opera.

Lo Straniero dopo un po’ si stufa ad essere emarginato. Come abbiamo visto, con il tempo sviluppa una ribellione verso la società o verso chiunque lo opprima (e non possiamo di certo biasimarlo). Un essere umano è fatto per seguire i propri sogni, e nessuno vorrebbe venir discriminato solo perché nato in un luogo diverso.

Il razzismo, (s)fortunatamente, non è un problema solo italiano. Il nostro è un mondo sempre più interconnesso, ma paradossalmente sempre meno unito, e sempre più arrabbiato. Il razzismo è un problema che va ben oltre la “semplice” discriminazione.

Georges Moustaki e "Le Métèque": Un Inno all'Identità Plurale

Quando nel febbraio del 1969 appare alla tivù francese nella trasmissione Discorama e intona Le Métèque, il brano che nella versione italiana prenderà il titolo di Lo straniero, nessuno si aspetta quanto sta per accadere. Nel giro di 48 ore la canzone sbanca gli ascolti e inizia una vertiginosa scalata alle classifiche di vendita di tutt’Europa.

Georges Moustaki è ormai una star di primo piano che per un decennio almeno incarna davvero l’immagine dello straniero. Uno straniero di gran fascino, artista e giramondo, affamato di vita e d’amori. Un personaggio che non è frutto di un accurato marketing ma rispecchia appieno la sua vocazione di cittadino del mondo. Nato ad Alessandria d’Egitto, da una famiglia ebraica originaria di Corfù il cui cognome originario è l’italianissimo Mustacchi, trapiantato a Parigi da ragazzo, Georges Moustaki è uno straniero che coniuga le sue identità in un mosaico colorato e privo di tormenti.

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Il tema dell’identità domina molte delle sue canzoni. Per quale motivo? Mio nonno paterno, Giuseppe, veniva dall’isola di Corfù mentre il nonno materno era di Zante. I miei parenti parlavano dunque italiano, perché quelle terre erano state sotto la dominazione veneziana. Noi vivevamo ad Alessandria d’Egitto dove sono cresciuto in un intreccio linguistico. Nelle riunioni di famiglia si usava il greco. I miei genitori conoscevano perfettamente il greco e a casa parlavano fra loro in italiano mentre noi bambini a scuola studiavamo il francese.

Per me essere ebreo è una ricchezza: è il senso dell’umorismo, una certa saggezza ludica. Mi piace ciò che è leggero della parte ebraica, non la lamentazione.

La mia esperienza era proprio quella di essere straniero. Quando da giovane sono arrivato in Francia ho vissuto sulla mia pelle i problemi dell’immigrazione. Lavoravo illegalmente, sono stato un sans papiers per ben sette anni. Se mi avessero trovato sarei stato espulso. Per fortuna non mi è successo nulla di male, a un certo punto mi hanno fatto i documenti e tutto è andato a posto. Ma per tutto quel tempo ho avuto paura.

Per me bambino era un paradiso perduto che tornava di continuo nei discorsi dei miei parenti che tra di loro parlavano anche il dialetto corfioto. Per questo a 32 anni ho deciso di andarci. Sono arrivato la mattina alle sei dall’Italia con la mia piccola macchina, mi sono fermato al porto, ho fatto colazione e quasi stavo per tornare indietro. Volevo dire ai miei genitori che ero stato lì e in fondo ci ero arrivato, no? Poi per fortuna ho incontrato una coppia di turisti greci. Li ho presi in macchina con me e abbiamo girato l’isola insieme. Sono andato nel quartiere ebraico, ho visto la casa del nonno e mi sono detto che ero arrivato a casa: per la prima volta mi sono sentito in patria. Potevo dire: ecco, da qui vengono i Mustacchi.

Abito qui da cinquant’anni. Ci ho messo dieci anni a trovare questa casa. Mi ha conquistato proprio il fatto che si trova su un’isola. Chissà, forse è la mia anima corfiota. L’importante è che sono circondato dall’acqua: ho la sensazione di trovarmi in un luogo che non fa parte della città. È come trovarsi su un battello.

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Milano, Estate 1969: L'Esperienza dell'Emigrazione Interna

Milano la ricordo in quegli anni non molto ospitale. Ho in mente ancora le difficoltà per trovare una sistemazione imbattendomi, mentre cercavo casa, in cartelli con scritte chiaramente discriminatorie tipo “fittasi solo a giovane settentrionale” oppure “fittasi a famiglie con massimo due figli”. Il termine terrùn nei confronti dei meridionali non si usava solo per scherzare, ma non di rado anche in maniera offensiva.

Per chi arrivava dal Sud si cercava di stare insieme, era un modo per sentirsi più forti e più pronti a replicare. Così facevamo noi neoassunti.

C’era poi una canzone, uscita proprio quell’anno che ci prese in particolar modo al punto da intonarla, durante quell’estate, ogni qualvolta ci incontravamo sotto lo sguardo protettivo della Madunina. Si trattava de Lo straniero, titolo originale Le métèque, di Georges Moustaki, un brano che spopolò in Francia varcando ben presto la frontiera.

Moustaki con il suo straniero ci conquistò tutti. Non ne avevamo mai sentito parlare prima, eppure aveva composto canzoni per Edith Piaf, Dalila, Yves Montand… In lui ci vedevamo un po’ immedesimati, in particolar modo io che venivo da un’isola. Ci affascinavano le sue origini, il suo girovagare, il vagabondare che vedevamo un po’ in ognuno di noi, i tanti mestieri fatti, dal giornalista al cameriere, dal pianista da piano bar al cantante.

Straniero di Massimo Pericolo: Un Messaggio di Speranza dalla Provincia

Straniero è il brano di Massimo Pericolo -insieme a Tedua- che promuove l’uscita dell’album “Le cose cambiano”. Il disco, che vede Dardust alla produzione, è disponibile dal 1 dicembre 2023.

L’album “Le cose cambiano” è un messaggio di speranza da parte dell’artista di Brebbia per le persone che vengono dal suo stesso niente e parallelamente è uno statement del rapper che vuole dimostrare una svolta non solo nella sua vita ma anche nella propria visione artistica.

In sedici nuove canzoni, l’artista racconta la sua storia e quella dei suoi amici, della sua gente, dei luoghi magici e complicati che vive ogni giorno: “Le cose cambiano” è un progetto dedicato alla provincia.

Ricorda chi era, Massimo Pericolo, nel pezzo “Straniero”, ribadendo le certezze che lo hanno formato e il pensiero libero che difende con tutto se stesso. C’è il momento della nostalgia nell’accorgersi che la persona a cui si vuole bene, non è più accanto a noi. Ma ci consola immaginare che sia sotto lo stesso cielo. E c’è anche il tempo per una critica allo Stato, alla politica, rea di aver dimenticato il Sud Italia e di averlo consegnato alla mafia.

Tabella Comparativa: Le Diverse Interpretazioni di "Lo Straniero"

Artista Titolo Canzone Temi Principali Contesto
Sangue Misto (Neffa) Lo Straniero Emarginazione, razzismo, identità ideologica Anni '90, Italia
Georges Moustaki Le Métèque (Lo Straniero) Identità plurima, immigrazione, accettazione di sé Anni '60, Francia
Massimo Pericolo Straniero Speranza, cambiamento, critica sociale, radici 2023, Italia

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