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Escursioni dal Rifugio Vittorio Emanuele: Un'Avventura nel Cuore del Gran Paradiso

Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono. (William Blake) Il Gran Paradiso è la montagna più alta del massiccio delle Alpi Graie, la cui vetta è situata in Valle d’Aosta a metà tra i comuni di Valsavarenche e Cogne.

Grazie a questa splendida escursione sarà possibile esplorare il lato meno conosciuto del Parco Nazionale, ma non meno affascinante, con partenza da Pont Valsavarenche. Si tratta di una splendida escursione ai piedi del ghiacciaio, all’interno del meraviglioso Parco del Gran Paradiso.

Un itinerario unico, con un paesaggio ogni volta diverso: boschi, praterie, pietraie, cascate e ruscelli. Sarà impossibile non rimanere estasiati di fronte a così tanta bellezza!

Salita al Rifugio Vittorio Emanuele II

Per la partenza del tour ci sono due possibilità, all’interno della Valsavarenche:

  • parcheggiare o pernottare presso il “Campeggio Pont Breuil“, il camping più alto d’Europa, situato a Pont Loc. Breuil, per poi completare l’anello rientrando sempre a Pont dopo la discesa dal Rifugio.
  • lasciare la macchina in località Pravieux, in prossimità del “Campeggio Gran Paradiso”, dove terminerà l’escursione;

Pont è la frazione più alta della Valsavarenche (quota 2.000 m) ed anche dove termina la strada dell’intera valle; da qui, dopo aver attraversato il torrente Savara fino al Rifugio Tetras Lyre, inizia la salita verso il Rifugio Vittorio Emanuele II seguendo il sentiero n° 1, ben segnalato.

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Si tratta di una strada reale di caccia, ben mantenuta, immersa inizialmente in un suggestivo bosco di larici e che prosegue verso la prateria alpina e il ghiacciaio del Ciarforon, fino a raggiungere, in 2 ore circa di cammino l’inconfondibile Rifugio Vittorio Emanuele II, un tempo utilizzato dal Re come rifugio di caccia, ora in gestione dal CAI.

La sagoma del rifugio attuale a mezza botte è molto particolare in quanto ricoperta di metallo lucente, simile ad un hangar, reso ancora più suggestivo dal laghetto di Moncorvè presente ai suoi piedi che riflette perfettamente le cime innevate del Ciarforon (3.640 m.) e della Becca di Monciair (3.544 m.)

Il Rifugio è il punto di partenza per l’ascensione alla vetta del Gran Paradiso (quota 4.061 m s.l.m), un’escursione imperdibile per gli escursionisti esperti.

Traversata al Rifugio Chabod

Effettuando il percorso ad anello si conosceranno inoltre i due rifugi base per la salita alla vetta: il Rifugio Vittorio Emanuele II e il Rifugio Chabod.

Per proseguire il trekking e raggiungere così il Rifugio Chabod bisogna percorrere il sentiero 1A per 1 ora e mezza circa, il cui bivio è posto poco più in basso.

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Il sentiero attraversa verdissimi prati, potenti ruscelli e cascate ma anche estese pietraie, ed è perciò consigliabile affrontarlo con un medio allenamento. Sarà comunque sufficiente alzare gli occhi e la fatica sarà sicuramente compensata: la vista del Gran Paradiso al cospetto dei ghiacciai e delle vette circostanti, è veramente impagabile.

Dopo aver rigenerato anima e corpo al rifugio Chabod, si rientra alla base seguendo il panoramico sentiero 5a. Saltellando qua e là, in circa 1 ora e mezza si ritorna a valle; con le gambe stanche ma il cuore gonfio.

Dettagli del Percorso

E’ una mattina presto di inizio giugno, quando raggiungo Le Pont in Valsavarenche 1.952 m. Parcheggio appena prima di Pont, in località Pravieux. Attraverso il ponte in legno sul fiume Savara e imbocco il sentiero N. Si tratta di uno dei diversi sentieri che il Re Vittorio Emanuele II a metà dell’800 fece costruire per la sua Riserva privata di caccia, oggi Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Nel primo pezzo il sentiero si sviluppa completamente nel bosco salendo a zig zag e mi fa guadagnare velocemente quota. Sembra quasi un serpente arrotolato su sè stesso. In alcuni punti ci sono delle evidenti scorciatoie che permettono di tagliare le curve ma il dislivello aumenterebbe ancora di più. Preferisco seguire il tracciato ufficiale, visto che sono appena partita e devo ancora scaldare le gambe e spezzare il fiato.

Questa notte è piovuto e la temperatura rispetto ai giorni scorsi si è notevolmente abbassata, questo mi permette di salire più agevolmente ma sento il corpo ancora freddo. Sia lo Chabod che il Vittorio Emanuele sono rifugi utilizzati come base per le ascensioni sul Gran Paradiso. Ogni volta che vengo in queste zone respiro un’aria effervescente, carica di aspettative. E’ un’atmosfera che mi carica e mi verrebbe voglia di tentare imprese più impegnative ma questo non è l’anno giusto per scalare ghiacciai. Ha fatto molto caldo e la neve è quasi inesistente. I ghiacciai presentano grandi seracchi e sono notevolmente sofferenti.

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Tuttavia, incrocio un sacco di persone che salgono/scendono attrezzati con corde e ramponi, questo è davvero il paradiso degli escursionisti ed è un qualcosa che si respira, è molto tangibile. Si apre una finestra sul fondovalle, vedo il fiume Savara, la strada regionale che lo costeggia e in fondo la frazione di Pont, dove arriverò questo pomeriggio.

Per recuperare l’auto mi aspetta quindi anche un pezzetto di strada asfaltata, circa 2 km. Mi sono domandata più volte se era meglio percorre l’anello in questo senso o al contrario. Alla fine, ho seguito l’istinto. Si sale bene anche se il dislivello non è da sottovalutare, mi rivolgo soprattutto ai meno allenati. Questo primo pezzo di percorso si sviluppa totalmente nel bosco di larici e abeti. È un sentiero chiuso ad eccezione di qualche finestra panoramica su Pont e la valle sottostante. Arrivo ad un balconcino panoramico che regala una bellissima vista su Pont.

Dopo circa un’ora di cammino arrivo all’alpeggio di Lavassey (2.194 mt), ora punto di appoggio e casotto dei Guardiaparco del Gran Paradiso. Poco oltre il casotto dei Guardia Parco, raggiunta la quota di 2.300 mt la vegetazione ad alto fusto inizia a diradarsi lasciando posto unicamente a cespugli, tra cui rododendro, mirtillo, ginepro.

Man a mano che si sale la vista si apre e si iniziano ad intravedere le teste del ghiacciaio del Gran Paradiso, anche se quest’anno purtroppo c’è più roccia che ghiaccio. Fa davvero male vederlo così sofferente. Costeggiando il fiume, ho quasi raggiunto il ponticello in legno dove si trova il bivio che porta al Vittorio Emanuele. Dal ponticello, lo Chabod si raggiunge in 10 minuti. Dopo un ottimo piatto di tagliatelle speck e radicchio, ritorno sui miei passi. L’obiettivo è raggiungere il Vittorio per la merenda! Questa sarà una parte di percorso per me totalmente nuova. La approccio con quell’entusiasmo che mi anima quando mi accingo a calpestare nuovi sentieri.

Come indicano diversi cartelli dislocati lungo il percorso su questo sentiero i cani non possono transitare, nemmeno al guinzaglio. Vi ricordo che siamo all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso e per tutelare gli animali che lo abitano i cani possono transitare, sempre al guinzaglio, solo su percorsi specifici e solo in determinati periodi dell’anno. Per maggiori info e per evitarvi multe salate vi consiglio di consultare il sito del parco prima di mettervi in cammino. Attraverso un ambiente prevalentemente sassoso, selvaggio ed incontaminato.

Ancora non ho capito se il giro nel senso in cui lo sto affrontando è quello migliore o che consiglierei. Ho incontrato diverse persone procedere nel senso opposto e questo mi ha insinuato qualche dubbio. Da un punto di vista fotografico forse hanno ragione, io sono sempre controsole. Dal punto di vista prettamente tecnico e di dislivello/fatica credo sia equivalente ma vi darò un giudizio finale a fine escursione. Dopo una prima pietraia mi trovo ad attraversare un torrente con l’acqua che scende direttamente dal ghiacciaio.

Attraverso una seconda pietraia, trovo omini in pietra e frecce gialle in abbondanza. Questo mi facilita parecchio, mi sento guidata passo a passo. Lo Chabod è diventato un puntino lontano lontano. Si apre un bellissimo scorcio su tutta la valle sottostante. Il sentiero procede con diversi sali scendi, caratteristica abbastanza comune dei lunghi traversi. Ricordo la prima volta che sono salita a questo rifugio, erano le mie prime escursioni in montagna in assoluto e le mie prime escursioni in Valle d’Aosta. Il ritorno avviene utilizzando il sentiero nr.

Informazioni Utili

A monte del villaggio di Pont-Valsavarenche, lasciata l'auto nel grande parcheggio presso l'Hotel Gran Paradiso, si supera il ponte sul Savara a sinistra e si percorre buona parte del pianoro nel vallone di Seyraz sino al rifugio Tétras Lyre. Il sentiero, ben segnalato e molto frequentato, s’inerpica poi nel bosco di larici fino a raggiungere una balconata rocciosa dominante da cui si osserva tutto l'anfiteatro del vallone suddetto.

Sentiero accessibile ai cani da Pont Valsavarenche al rifugio Vittorio Emanuele dal 15 luglio al 15 settembre.

Lo sterrato termina nei pressi del rifugio Tetras Lyre (1991 m), accogliente rifugio alpino organizzato per ospitare alpinisti, escursionisti oppure solo per una cena o un pranzo in amicizia. La mulattiera riprende quota alla sua sinistra e salendo il panorama si amplia regalando un gran colpo d’occhio sul Ciarforon (3640 m) e il sottostante ghiacciaio di Montcorvé, sulla Becca de Monciair (3554 m), sui Denti del Broglio (3419 m) e sulle cime del versante occidentale del vallone della Seyva.

Dopo questo, il rifugio non è più così lontano e, dopo il bivio per il rifugio Chabod (2710 m, palina indicatrice), lo si vede comparire all’improvviso, spostato leggermente a sinistra, sotto la Becca di Montcorvé (3621 m). Lo raggiungo dopo un’ora e mezza di cammino (2719 m). All’esterno, inaspettato è il laghetto Montcorvé, adiacente alla sua destra, che regala un tocco in più al panorama già stupendo per conto proprio.

Dal rifugio parte la via normale per la vetta del Gran Paradiso che aggira a sinistra la Becca di Montcorvè e poi prosegue su ghiacciaio fino alla cima. Sinceramente mi aspettavo di trovare più persone, ma è ancora presto e poi arriveranno. Durante la discesa incontrerò centinaia di escursionisti diretti al rifugio.

Man mano che risalgo, i due rifugi e il Lago di Moncorvè diventano sempre più piccoli e il contrasto di colore tra il blu del lago e il bianco della neve è qualcosa di meraviglioso.Cammino in parte su pietraia e in gran parte sul manto soffice e immacolato della neve, dalla quale spuntano gli ometti che segnano la correttezza del percorso in direzione delle varie vie di salita presenti in zona.

Il Ciarforon 3.642 m. e il Tresenta 3.609 m. Mi sarei fermato ancora a lungo in questo posto, per guardami attorno e per apprezzare il silenzio e la purezza del luogo.Purtroppo nel giro di una ventina di minuti, il meteo è cambiato completamente, passando dall’azzurro del cielo, a fitte nubi nere che rapidamente hanno avvolto e mascherato completamente il Tresenta e la Becca di Moncorvè 3.875 m.

Consigli e Approfondimenti

  • Dove dormire/mangiare: Camping Pont Breuil il campeggio più alto d’Europa a 2.000 mt.
  • Rifugio Tetras Lyre
  • Vuoi saperne di più: Rifugio Vittorio Emanuele II, Rifugio Chabod

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