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Cos'è il Trattato di Schengen: Un'Analisi Approfondita

L'area Schengen, con il libero spostamento di persone e merci tra paesi aderenti, rappresenta una delle conquiste più significative dell'integrazione europea. Diventato un simbolo di libertà e unità per milioni di cittadinз europeз, l’Area Schengen è tuttora una delle misure più apprezzate dagli stessi.

Denominato ufficialmente “Accordo fra i governi degli Stati dell’Unione economica Benelux, della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese relativo all’eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni”, nacque con l’intento di creare uno spazio comune, che nel tempo, portasse alla progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere comuni, sia per le persone, sia per le merci tra gli Stati firmatari.

Natura e Evoluzione del Trattato di Schengen

L'accordo istitutivo del 1985, col nome del villaggio lussemburghese di Schengen dove fu firmato, integra ad oggi 29 Paesi. E' un trattato internazionale firmato a Schengen il 14 giugno 1985 tra Benelux, Germania Ovest e Francia, che prevedeva la creazione di uno spazio comune, tramite una progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere comuni tra i cinque Stati interessati, sia delle merci sia delle persone.

Nel 1990 gli stessi Stati hanno firmato la Convenzione di Schengen, che definisce le condizioni di applicazione dell'Accordo e a cui hanno in seguito aderito altri Stati. Questi accordi sono nati inizialmente al di fuori dell’ordinamento comunitario e non vincolano automaticamente tutti gli Stati membri ma solo quelli che aderiscono a tale accordo.

Dal 1999 l’acquis di Schengen ( l’insieme delle norme di Schengen) è stato integrato nell’Unione Europea, nel senso che è applicato “automaticamente agli Stati membri”, a meno che questi non chiedano esplicitamente di non aderire o aderire parzialmente agli accordi.

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Oggi, 29 paesi sono parte dell’Area Schengen: 23 Stati membri dell’UE, più Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. L’Irlanda e Danimarca non aderiscono totalmente alla convenzione dato che hanno applicato una cosiddetta clausola di “opt-out” (una sorta di diritto alla esclusione). La Danimarca, pur facendo parte di Schengen dal 2001, non può non applicare eventuali nuove misure in materia di giustizia e affari interni.

Vantaggi dello Spazio Schengen

Lo spazio Schengen non apporta vantaggi solo in termini di libera circolazione, permettendo a più di 400 milioni di persone di circolare senza impedimenti tra i Paesi membri evitando di sottoporsi ai controlli di frontiera, ma esso costituisce una risorsa economica fondamentale per tutte le imprese degli Stati partecipanti. Ogni anno i cittadini europei effettuano più di 1,25 miliardi di viaggi nello spazio Schengen, attraversando le frontiere interne senza controlli.

Questo sistema ha migliorato anche la sicurezza all’interno dell’UE, essendo il suo fine ultimo quello di proteggere i cittadini attraverso una maggiore cooperazione fra le forze di polizia, le autorità doganali e le autorità preposte ai controlli delle frontiere esterne di tutti gli Stati membri.

L'appartenenza a Schengen implica una cooperazione di polizia tra tutti i membri per combattere la criminalità organizzata o il terrorismo, attraverso una condivisione dei dati (per esempio con il sistema d’informazione condiviso Schengen, o Sis). Una delle conseguenze di questa cooperazione è il cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi.

Per quanto riguarda i cittadini stranieri, in base al processo di comunitarizzazione della disciplina dell’immigrazione, il cittadino straniero regolarmente soggiornante in un altro Stato membro dell’Unione Europea ha diritto di circolazione solo per motivi di breve durata, in tutti gli Stati che abbiano aderito agli Accordi.

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Il diritto alla circolazione è, però, subordinato al rispetto delle norme sulla sicurezza previste dagli ordinamenti interni degli Stati contraenti. In Italia, ad esempio, secondo il nostro ordinamento, gli stranieri che sono muniti del permesso di soggiorno o di un titolo equipollente rilasciato dall’Autorità di uno Stato appartenente all’Unione Europea, valido per il soggiorno in Italia, devono dichiarare la loro presenza al Questore entro 8 giorni lavorativi dall’ingresso.

Qualora i cittadini stranieri non rispettino questo articolo, verrà applicata una sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro e l’espulsione amministrativa prevista dall’articolo 13 comma 2, del Testo Unico sull’Immigrazione, salvo che questo ritardo non sia dovuto a cause di forza maggiore che devono essere comprovate.

Sfide e Sospensioni Temporanee

Anche se le frontiere interne dovrebbero esistere soltanto sulla carta, i membri dello spazio Schengen hanno comunque la possibilità di ristabilire controlli eccezionali e temporanei. Questa decisione dev’essere giustificata da una “minaccia grave per l’ordine pubblico e la sicurezza interna” o da “gravi lacune relative al controllo delle frontiere esterne” che potrebbero mettere in pericolo “il funzionamento generale dello spazio Schengen”, come si legge nella documentazione della Commissione europea.

È possibile che vi siano casi in cui un Paese possa ripristinare i controlli di frontiera nello Spazio Schengen. Tra il 2020 ed il 2022, durante il corso della pandemia di COVID-19, infatti, diversi Paesi dell’UE hanno ripristinato i controlli alla frontiera. Anche nel 2015, a seguito degli attentati terroristici e con l’aumento dei flussi migratori verso i Paesi dell’Unione, vennero ripristinati i controlli.

Ci sono, dunque, circostanze eccezionali che mettono a rischio il normale funzionamento dello spazio Schengen. Solo e soltanto in tali circostanze il Consiglio, su proposta della Commissione europea, può raccomandare a uno o più Stati membri di ripristinare i controlli alle frontiere.

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Il codice frontiere Schengen stabilisce anche che gli Stati membri possono ripristinare temporaneamente i controlli di frontiera per rispondere ad una minaccia grave alla sicurezza interna. In questo caso lo Stato deve notificare la sua intenzione alla Commissione e agli altri Paesi dell’UE almeno quattro settimane prima del ripristino dei controlli o in tempi più brevi se le circostanze lo richiedono.

Diversi Stati membri, nel corso del 2024, hanno già temporaneamente sospeso l’Accordo di Schengen, reintroducendo i controlli alle frontiere interne, tanto che si è parlato e si parla di una vera e propria crisi Schengen in atto. Paesi come Germania, Francia, Italia, Austria, Svezia, Danimarca, Norvegia, Slovenia e Paesi Bassi hanno adottato queste misure per affrontare minacce alla sicurezza interna e gestire i flussi migratori.

In particolare, l’Italia ha reintrodotto i controlli da giugno a dicembre 2024, adducendo motivi legati al G7, all’immigrazione illegale dalla Slovenia, ai rischi di terrorismo e alla guerra in Medioriente e in Ucraina.

Il Governo italiano ha deciso di reintrodurre i controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen (Regolamento Ue 2016/339). La sospensione del Trattato di Schengen sulla libera circolazione in Europa si è resa necessaria per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica e soprattutto per questioni di sicurezza nazionale, e me ne assumo la piena responsabilità”.

Sempre per il ministro Tajani la sospensione di Schengen “ha tempi limitati”. La prima sospensione di Schengen con procedura d’urgenza, analoga a quella fatta dall’Italia, non può superare i 10 giorni, mentre le eventuali successive proroghe possono arrivare anche a periodi di 20 giorni ciascuna, fino ad un massimo complessivo di 2 mesi).

Riforma del Codice Frontiere Schengen

Su proposta della Commissione Europea è stato avviato un processo di revisione del funzionamento del sistema Schengen. In particolare, nel dicembre 2021, è stata proposta la modifica del Codice frontiere Schengen (CFS) per riformare le regole di controllo dei confini interni ed esterni dell’UE.

Queste riforme che si vogliono attuare hanno, però, ottenuto delle critiche in quanto potrebbero causare conseguenze negative ai diritti fondamentali dei migranti alle frontiere, i quali potrebbero essere respinti giustificando tali azioni con il discorso della tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.

Nella prima metà del 2024, il Parlamento e il Consiglio hanno approvato l’aggiornamento delle regole di Schengen. Nel dicembre 2021, la Commissione europea ha proposto un aggiornamento delle norme che disciplinano lo spazio Schengen (“Schengen Borders Code”) con l’obiettivo di garantire che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne da parte degli Stati ma solo se temporanea e di come misura di ultima istanza.

Allargamento dello Spazio Schengen

Dal primo gennaio 2023, inoltre, anche la Croazia ha aderito pienamente all’acquis di Schengen, eliminando i controlli sulle persone alle frontiere interne sia terrestri che marittime a partire dal 26 marzo 2023. Il 30 dicembre 2023, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno abolito i controlli alle frontiere con la Bulgaria e la Romania, già membri UE, a partire dal 1° gennaio 2025.

Bulgaria, Cipro e Romania aderiranno presto allo spazio Schengen mentre invece, l’Irlanda, è il solo unico Paese membro che non rientra nel suddetto spazio.

Condizioni per l'Adesione allo Spazio Schengen

Per i Paesi che intendono entrare a far parte del sistema Schengen, vi sono alcune regole da rispettare. I Paesi devono poi essere sottoposti ad una serie di valutazioni per stabilire se soddisfano le condizioni necessarie per applicare le norme Schengen.

Paesi Membri dello Spazio Schengen

Oggi lo spazio Schengen conta oltre 4 milioni di chilometri quadrati e una popolazione di quasi 420 milioni di persone e comprende 27 paesi:

  • 23 dei 27 Stati membri dell’UE
  • tutti i membri dell’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera)

Il 1º gennaio 2023 la Croazia è diventata il 27º paese ad aderire allo spazio Schengen. I controlli alle frontiere interne di Bulgaria, Cipro e Romania non sono ancora stati soppressi e l’Irlanda non fa parte dello spazio Schengen.

Tabella Riepilogativa dei Paesi Schengen

Stato Membro Appartenenza UE Partecipazione a Schengen
Austria
Belgio
Croazia Sì (dal 2023)
Repubblica Ceca
Danimarca Sì (con opt-out)
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Ungheria
Islanda No
Italia
Lettonia
Liechtenstein No
Lituania
Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Norvegia No
Polonia
Portogallo
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Svizzera No
Bulgaria No (Adesione prevista)
Cipro No (Adesione prevista)
Romania No (Adesione prevista)
Irlanda No (Opt-out)

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