I Colombi Viaggiatori: Storia e Addestramento
Chi non ha mai sentito parlare di piccioni viaggiatori? Per lungo tempo, fino all'avvento di telegrafo, telefono e radio, questi volatili sono stati il mezzo di comunicazione più veloce. Ma la loro storia è molto più ricca e complessa di quanto si possa immaginare.
Una Tradizione Antica
L’innata capacità di orientamento di alcuni colombi selezionati, capace di farli ritornare al nido anche percorrendo centinaia di chilometri, venne sfruttata sin dal tempo dei sumeri. Il primo utilizzo di questi volatili si deve ai sumeri; altre testimonianze sul loro allevamento e addestramento, si riscontrano su papiri e iscrizioni egizie.
Sappiamo, poi, che nella Grecia antica, gli atleti vincitori delle Olimpiadi erano soliti affidare alla zampa di un piccione il cosiddetto “messaggio della vittoria”. Nell’antica Grecia, poi, i vincitori dell’Olimpiade erano soliti appendere alla zampa di un piccione il «messaggio della vittoria».
Impiego Militare
Un primo utilizzo sistematico in guerra risale all’epoca rinascimentale, nelle battaglie che coinvolsero le Fiandre, la Francia e l’Inghilterra. Certo è che, a partire dall’assedio di Parigi - durante la guerra Franco-prussiana (1870) - gli eserciti di tutta Europa cominciarono a dotarsi di colombaie militari.
Durante la Grande Guerra, tutti i paesi belligeranti fecero largo uso di questi volatili. Anche l’Italia, sebbene tardivamente, nel 1917, cominciò a utilizzarli per collegare la prima linea con le retrovie. I messaggi trasportati dai piccioni presero il nome di “colombigrammi”. Venivano scritti, spesso in triplice copia, grazie a una carta carbone, su una sottile velina e poi infilati in appositi astucci porta-dispacci.
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Durante le Guerre mondiali alcuni si distinsero in battaglia per aver consegnato importanti messaggi («colombigrammi»): The Mocker avrebbe volato per 52 missioni; Cher Ami, una femmina, fu ferita nell’ultima settimana della Grande Guerra, ma il suo messaggio salvò parecchi fanti americani.
Non solo messaggeri, ma anche fotografi: il tedesco Julius Neubronner aveva realizzato, nel 1907, una macchina fotografica abbastanza minuta per essere trasportata da un piccione dotato di una imbragatura pettorale. Naturale evoluzione della colombaia fissa, fu la colombaia mobile. Si trattava di un camion o di un rimorchio perfettamente attrezzato con nidi, acqua, mangime, attrezzature, che poteva essere collocato in qualsiasi punto della zona di operazioni.
Anche per questo fu largamente usato durante la Seconda guerra mondiale. Fu solo negli anni ’60 che venne chiusa l’ultima colombaia militare di sede nella caserma Zignani di Roma.
Come si Orientano i Piccioni Viaggiatori?
In molti si domandano come possa sapere il piccione viaggiatore dove recarsi. Giacomo Dell’Omo, ornitologo ricercatore dell’Associazione Ornis italica, sintetizza lo stato degli studi su questi misteriosi volatili: “Secondo la cosiddetta “scuola tedesca” i colombi sarebbero in grado di percepire e utilizzare il magnetismo terrestre per orientarsi.
La “scuola italiana”, grazie agli studi del prof. Floriano Papi, dell’Università di Pisa, ha invece formulato la “teoria olfattiva” che attribuisce all’odorato la capacità dei colombi di ritrovare la strada di casa basandosi sugli odori presenti nell’aria e trasportati dai venti e ricostruendone a ritroso la sequenza.
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Recentemente, sono stati sviluppati dei piccoli GPS, applicabili ai colombi, che hanno permesso di studiare le dinamiche di volo dello stormo e il contributo dei singoli uccelli nelle scelte direzionali del gruppo.
L'Addestramento dei Piccioni Viaggiatori
Il colombofilo deve realizzare un vero e proprio piano di allenamento. I piccioni devono allenarsi due volte al giorno. Quando sono pronti si comincia con l’abituarli ad allontanarsi, lasciarli liberi e farli tornare a casa da soli.
L’addestramento dei piccioni viaggiatori militari si svolgeva liberandoli a distanze crescenti dalla propria colombaia. Il viaggio di ritorno, motivato nell’uccello dalla fame, dalla lontananza del proprio compagno/a e del proprio stormo, si svolgeva con un volo a una quota di circa 100-150 metri da terra e a una velocità media di 30-40 km/h.
Il tempo impiegato variava, naturalmente, in base alla distanza. Per qualche decina di km, poteva andare da una decina di minuti a un’ora.
È importante prestare sempre attenzione durante la stagione, poiché un piccione non vola solo con le ali, se le sue vie nasali e/o i suoi polmoni sono ostruiti gli costa correre.
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La Colombofilia Oggi
Dopo essere stato, per cinquemila anni, fedele compagno dell’uomo nel suo cimento più estremo, la guerra, il piccione viaggiatore viene utilizzato, oggi, principalmente per il gioco e le scommesse, soprattutto all’estero. La corsa dei piccioni è l’arte di allevare piccioni viaggiatori per la competizione ed è diventata uno sport in Belgio nel 1820.
I piccioni viaggiatori volano chilometri in un solo giorno con l’istinto di tornare a casa e hanno un “GPS biologico” allineato con il campo elettromagnetico del pianeta, che dà loro un senso di orientamento unico.
Le distanze maggiori che sono state coperte arrivano a 650 km e un campione può costare anche più di 300.000 euro.
Ogni allenatore e ogni club di riferimento hanno una macchina che registra i singoli piccioni con il numero di riferimento di un anello di latta alla zampa che corrisponde a una vera e propria scheda di identità. Arrivati al punto di partenza i piccioni sono liberati e iniziano il volo verso casa.
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