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Il Gatto Viaggiatore di Gianni Rodari: Trama e Analisi

Gianni Rodari è stato un compagno per molte generazioni di bambini e bambine. Rodari è rimasto un punto di riferimento costante, accompagnando i giovani attraverso cambiamenti significativi nel mondo.

Il Valore della Fantasia e della Solidarietà in Rodari

In Rodari, la fantasia è sempre uno strumento di crescita, d’indipendenza, di analisi del mondo e di spinta al cambiamento. Al contrario: si tratta di dare a chi sta crescendo gli strumenti per analizzare il reale, per capirlo e per immaginare una società che s’impegna a risolvere i problemi che esistono. Non si tratta di essere fantasiosi per fuggire dalla realtà, oppure di rifiutare il mondo di oggi.

C’è tanto Gianni Rodari in queste poche parole, che suonano paradossali e divertenti. C’è il tema della crescita del bambino, dell’uscita dal proprio nido e dell’ingresso nel mondo. Ma soprattutto c’è uno degli elementi centrali del suo pensiero, il più importante e spesso ignorato, perché scomodo: il tema della solidarietà, dell’unione di intenti, del bene comune, dell’ottimismo della volontà, della costruzione di un mondo migliore dell’attuale, dove nessuno è “un nano”.

L'Importanza del Linguaggio e della Creatività

L’acquisizione del linguaggio e della sua libertà di utilizzo è un passaggio cruciale: “Tutti gli usi della parola a tutti mi pare un buon motto, dal bel suono democratico. Dice Rodari: “Non penso che si debba cercare di parlare come il bambino, ma di parlare come il mondo di oggi. Ma in che modo possiamo stimolare i bambini e le bambine a conquistare le parole e dare loro la libertà, a saperle usare con creatività? Il mondo parla al bambino non solo attraverso le parole del genitore, ma anche attraverso le immagini, attraverso le macchine, attraverso tutto quello che lo anima oggi.

Esempi di Laboratori Didattici Ispirati a Rodari

Ecco qui di seguito, proponiamo due laboratori ispirati al pensiero di Rodari: il mondo è cambiato dalla sua scomparsa e vale la pena di rinnovare la sfida. Il primo laboratorio è dedicato a un grande classico de La grammatica della fantasia, il binomio fantastico.

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Scrive Rodari: “Non basta un polo elettrico a suscitare una scintilla, ce ne vogliono due. La parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda la che provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprire nuove capacità di significare. Il metodo migliore per evitare le associazioni involontarie è di creare la coppia di parole affidandoci al caso. Si tratta dunque di far incontrare tra loro due parole dal significato abbastanza distante, come per esempio “foglia - partenza”, “ombrello - panino”, “pianeta - farfalla”. È molto importante che le due parole non siano scelte con un’associazione di significato: se il primo termine è “cane”, non è opportuno metterlo in coppia con la parola “gatto”.

  • Quando i bambini hanno consegnato le loro striscioline ripiegate, si procederà all’estrazione delle parole.
  • Diamo a tutti il tempo di leggere e di pensare alla parola estratta. Che cosa ne pensano?
  • Un secondo bambino estrale una seconda strisciolina, e copia la parola che vi scopre, scrivendola di fianco alla prima. Che cosa ne pensano di questa coppia? I due termini possono dialogare?

Per esempio, a me viene subito in mente la storia di una foglia che sta per staccarsi dall’albero. Si prepara dunque alla partenza: fa le valige, saluta le altre foglie, qualche insetto, respira profondamente e via, finalmente parte: dopo tanto lavoro e tanta attesa (e tanta fotosintesi clorofilliana) finalmente in vacanza, una nuova vita. Poi mentre sta dolcemente scivolando verso terra, il vento inizia a farla volare.

Tecnologia e Mestieri alla Rovescia

Rodari è sempre stato molto attento a proporre ai bambini storie, fiabe, filastrocche che prendono spunto dalla tecnologia, dalle scoperte scientifiche, dai mestieri degli adulti. Per quanto riguarda la tecnologia, alcuni sono facili da immaginare: lo smartphone, internet, i social, le app, google, i tablet, la play station. Provate a raccogliere, con i bambini, un elenco di tecnologie moderne e di mestieri che conoscono.

  • Che cosa succederebbe se una tecnologia iniziasse a funzionare alla rovescia?
  • E se un mestiere fosse svolto alla rovescia?

Esempio 1: Smartphone alla Rovescia

Smartphone è una parola composta da smart, acuto, intelligente e phone, telefono. Insieme ai bambini possiamo inventare una storia in cui un inventore costruisce uno Sciocco-phone o uno tonto-phone, cioè un cellulare che sbaglia sempre numero o che non capisce mai le richieste. Il mio gioco preferito con gli smartphone da proporre ai bambini, per esempio, è partire dal correttore automatico T9, quell’applicazione che cambia le parole come vuole lui, sbagliando quasi sempre.

Mentre scrivi un messaggio, ti corregge Plutone con poltrone (“gli astronauti sono partiti per esplorare poltrone”), ragazza con tasca (“sono innamoratissimo della mia tasca”), leone con lettone (“mi sono trovato di fronte un lettone che ruggiva affamato”). Gianni Tinnove fa di peggio: pensa di trovare degli errori anche quando non ci sono. Per fare attività con i bambini, lo personalizzo un po’: quel T9 diventa Tinnove ed è il suo cognome.

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Esempio 2: Il Supergoogle Perfetto

Chiedete ai bambini che cosa vorrebbero avere, come in una superlista di regali per Natale. E poi chiedete loro di togliere dalla lista tutto quello che non è davvero necessario fino a quando non rimanete con una sola parola. Ma non solo lo trova: te lo consegna. Immaginate ora che i bambini che si ritrovano di fronte a un supergoogle perfetto, che trova sempre tutto all’istante. Che cosa succede però se scrivi “mamma” e il supergoogle ti regala una playstation? Vuoi un gatto? Scrivi “gatto” e un micio si materializza lì vicino a te. Scrivi “amico” ed ecco l’amico perfetto al tuo fianco.

Rodari e la Tradizione Narrativa

Gianni Rodari ha avuto la postura letteraria e narrativa di un aedo, ovvero quel narratore o cantastorie che racconta al mondo intero il moto e il flusso del fiume carsico della fantasia inteso e interpretato, nel suo caso, in prima persona, come io narrante che porge al lettore una storia in modo gratuito e senza artifici retorici proprio come nella migliore tradizione della narrativa universale, laddove, intorno al tramonto e intorno al fuoco, si rinnovava il racconto, si tesseva la trama e, ad esempio nelle Mille e una notte, ci si ritrovava persino nelle condizioni di guadagnare una giornata in più, mettendo così in salvo la propria vita.

L'Adulto come Narratore in Rodari

Nelle storie favolose e improbabili di Rodari (abitate da creature reali o semi-reali, quasi-reali, buone approssimazioni del reale, come bambini, adulti o animali parlanti, e quasi mai abitate da creature fantastiche o inesistenti come draghi o streghe) a dare voce e vita al telos, a tenerlo insieme, svolgendo e sgomitolando il senso dell’intreccio e della fabula, è spesso e infatti proprio un adulto che si espone in prima persona e racconta senza stancarsi, come in Favole al telefono dove l’incipit narrativo è dato da un padre, commesso viaggiatore, che ogni sera telefona alla sua bambina lontana e, nel tempo di un’interurbana - che corrisponde grosso modo, nell’architettura stilistica di Rodari, ad un racconto di una pagina e poco più - si intrattiene con lei per il tempo di una fiaba, con lo scopo di farla divertire ma anche con lo scopo, più prosaicamente, di farla addormentare serena.

L’adulto è lì: appare, forse stanco, nell’introduzione, ha un nome e una città d’origine, e campeggia nei racconti successivi pur senza essere mai chiamato di nuovo in causa. In Favole al telefono, tutti trovano soddisfazione e tutti trovano inconfutabile sensatezza dalla dimensione del racconto che si spalanca e si perpetua: il commesso viaggiatore che, pur nella fictio, ogni sera vive l’esperienza quasi catartica del gesto narrativo a beneficio della figlia; la figlia stessa che, sempre nella fictio, rinnova e ricostruisce ogni sera il rapporto narrativo (forse affettivo, forse esistenziale?) con il padre lontano come se la distanza fosse colmabile (e probabilmente lo è) dalla parola, dal verbum; il bambino reale, diremmo, e realmente destinatario della storia, che trova la sensatezza del racconto proprio nella sua esattezza, nella sua puntualità e nella sua completezza conchiusa, chiusa e dischiusa.

Le storie di Rodari si aprono e si congedano, infatti, senza concedere nulla alla consuetudine della serie, oggi tanto praticata dallo storytelling, come se nella contemporaneità narrativa, e televisiva, e cinematografica, fosse oggi concepibile soltanto lo spazio per la storia interrotta (come sentiero momentaneamente franato, come work in progress), animata da un personaggio seriale e che si comporta in maniera seriale, e dunque inevitabilmente prevedibile.

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Ed infine trova una ragion d’essere anche l’adulto reale e narrante (un genitore, forse) che viene subito sedotto, quasi messo comodo e rasserenato dai particolari anagrafici che Rodari butta lì all’inizio (il commesso viaggiatore è il ragionier Bianchi di Varese, per chi, come un burocrate alla frontiera, volesse verificare…) come a dire, e forse lo dice, “guarda che quell’adulto stanco, quel commesso viaggiatore potresti essere tu. Ecco, noi vorremmo far ruotare la nostra analisi attorno a questo non-detto che, a nostro parere - ma è solo un’ipotesi - Gianni Rodari ci sussurra e ci rammenta ancora oggi, soprattutto oggi: la stanchezza, la fretta, la tecnologia, l’ansia, la paura, il lavoro, il non-lavoro, l’alienazione (insomma tutte quelle cose che animano la dimensione reale e aumentata della nostra giornata ingolfata, stressata, zippata, compressa in file, in video, in contenitori, anche elettronici ma non meno rigidi, e sempre più piccoli come se fossimo diventati magicamente geni chiusi eternamente in una lampada, seppur fatta di pixel), ebbene tutte queste cose non devono mai rappresentare un ostacolo insormontabile e mai devono impedirci di tornare a raccontare, di rinnovare il telos narrativo: quel tessuto narrativo che, come tessuto, scriveva Karl Kerényi, permea e vivifica la nostra vita, l’avvolge, crediamo, come lenzuolo alla nascita e come un sudario in morte e, diremmo noi, tiene al caldo la nostra esistenza di uomini, e la tiene al riparo dalla luce troppo forte, dal vento troppo insistente.

Poi certo, viene l’analisi storica, e filologica e socio-politica, e allora dobbiamo dire, e non possiamo sorvolare su questo, quanto senz’altro Gianni Rodari abbia rappresentato un momento importantissimo nella letteratura italiana, rinnovando una tradizione che sembrava sepolta con Pinocchio, ovvero la narrazione favolistica, destinata a diventare, nel giro di una generazione, narrazione universale proprio perché va a toccare, come scriveva Bruno Bettelheim, le corde emotive, ancestrali dell’umano.

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