Il Passato Prossimo: Una Guida Semplice all'Uso e alla Formazione
Quando si decide di imparare l’italiano, uno degli step da affrontare tra i più importanti, è sicuramente quello dello studio della Grammatica, in special modo il passato prossimo e il passato remoto. Insegnare la Grammatica italiana per stranieri è una vera e propria arte, proprio per l’importanza delle regole che sono alla base dello studio della lingua italiana. I docenti della Scuola Clidante a Roma, sono tra i più preparati e professionali in tal senso, proprio perché sanno offrire agli studenti stranieri le metodologie di studio e di apprendimento della Grammatica italiana tra le più efficienti in Italia. In particolare, quando si studiano due forme verbali cosí fondamentali come il passato prossimo e il passato remoto, che sono alla base della costruzione di moltissime frasi in italiano.
Che cos'è il Passato Prossimo?
Il passato prossimo (denominato anche, raramente, perfetto composto) è uno dei tempi composti dell’indicativo, che ha come principale significato quello di indicare un evento concluso nel passato. Partiamo dal Passato Prossimo, che rappresenta una delle forme dell’indicativo tra le più utilizzate quando si parla in italiano al passato.
Formazione del Passato Prossimo
Come si forma il Passato Prossimo: per costruire questa forma verbale bisogna unire il verbo presente del verbo Essere o Avere con il Participio Passato (ad esempio: Stamattina sono andato al supermercato). Ti consigliamo di leggere le nostre guide su il verbo essere e il verbo avere in italiano.
Il passato prossimo è formato da due elementi:
- l’ausiliare: il verbo essere o avere (al presente indicativo)
- participio passato del verbo
Vediamo un esempio: la frase “Ho cambiato scuola, ora sono a Roma” può essere tradotta in italiano con “Io ho cambiato scuola, ora sono a Roma”. Come si può notare il verbo avere è al presente semplice, invece il verbo cambiare è al participio passato.
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Come potete vedere dalle tabelle, con l’ausiliare avere il participio passato non cambia.
L’ausiliare avere si usa con i verbi transitivi, ovvero con quei verbi che rispondono alla domanda: chi?
L’ausiliare essere si usa con i verbi intransitivi, ovvero con i verbi che non rispondono alla domanda: chi?
⇒i verbi riflessivi: alzarsi; svegliarsi; lavarsi etc.
Con tutti i verbi transitivi (quei verbi che rispondono alla domanda chi? che cosa? Esempio: io ho visto (chi?) > Giovanni. Lui ha mangiato (che cosa?) > una pizza). I verbi transitivi hanno un oggetto diretto. Esempio: il bambino cerca il suo cane (cerca> che cosa?> il cane.
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In generale con i verbi di movimento che hanno un punto di pertenza e un punto di arrivo (NON tutti, ma molti!
Altri verbi usano ESSERE quando sono intransitivi e AVERE quando sono transitivi.
Molti verbi non hanno il participio passato regolare e l’unico modo per imparare gli irregolari è studiare e fare pratica!
Uso del Passato Prossimo
In una parte dei suoi usi, il passato prossimo indica una localizzazione temporale e quindi ha la funzione di indicare il tempo. Nell’italiano standard a base toscana, esso esprime eventi passati anteriori al momento dell’enunciazione. Si tratta soprattutto di eventi che, pur avendo caratteristiche di compiutezza, hanno ancora effetti sul momento dell’enunciazione. Gli avverbi di tempo, se ci sono, si riferiscono al momento dell’enunciazione: oggi, adesso, X tempo fa ecc.
Siccome il passato prossimo esprime il risultato di un evento successo nel passato il cui effetto perdura al momento dell’enunciazione, la distanza tra il momento dell’evento e quello dell’enunciazione può essere di qualunque lunghezza: un evento vicino al momento dell’enunciazione non sarà meno compiuto di un evento lontano. Eppure, se il contesto generale è al presente, l’evento sembra più vicino al momento dell’enunciazione, soprattutto se manca ogni avverbio temporale.
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Il passato prossimo può denotare un’esperienza del soggetto verificatasi almeno una volta durante un periodo di tempo passato, incluso il momento dell’enunciazione. Il passato prossimo ha aspetto prevalentemente perfettivo, ma esistono casi in cui ha valore imperfettivo: ad es., quando l’evento può esser percepito come non concluso al momento di riferimento; è la cosiddetta accezione inclusiva. Essa si ottiene con verbi durativi (continuativi e stativi: lavorare, stare) e avverbi che includono il momento dell’enunciazione, come finora, sempre.
Passato Prossimo vs. Passato Remoto
Sia il passato prossimo che il passato remoto indicano un’azione conclusa nel passato. Nella prima frase il verbo è al passato remoto e dunque vogliamo esprimere che il fatto è percepito come distante dall’esperienza presente; nella seconda frase l’uso del passato prossimo indica che l’evento è percepito come vicino a noi, o perchè ne conserviamo un ricordo piacevole o perchè i suoi effetti perdurano nel presente.
Quindi ciò che determina la scelta tra passato remoto e passato prossimo è la distanza psicologica e non quella cronologica dell’evento narrato.
Rispetto al passato prossimo, il passato remoto denota invece un passato il cui risultato non persiste più.
Negli ultimi trent’anni, data la sua natura insieme temporale e aspettuale, il passato prossimo è andato diffondendosi a scapito del passato remoto.
Nel neostandard appaiono sempre più spesso passati prossimi con significato di passato aoristico, che cioè designa un processo interamente concluso, per il quale non si possono considerare attuali le conseguenze, né gli eventi si possono ricondurre al momento dell’enunciazione.
L’accettabilità del passato prossimo in siffatti contesti, in cui si userebbe piuttosto il passato remoto, varia a seconda delle regioni e dei parlanti. Il comportamento degli italiani regionali rispecchia grosso modo quello dei dialetti corrispondenti. Nel Novecento la preferenza si è accentuata fino al declino del passato remoto, soprattutto nel parlato conversazionale.
Alcuni autori usano il passato prossimo aoristico in segno di prossimità al parlato regionale, tipico del Nord.
L’uso di questa forma, che si diffonde anche nel resto del paese, tranne in Toscana, è influenzata dagli usi del passato prossimo nei mass media e riprende uno schema che si affermò in francese già nel secolo scorso.
In generale esiste una differenza tra testi su carta e testi radio-televisivi o on line: nei secondi prevale il passato prossimo, anche per eventi accaduti nel passato recentissimo.
Nel Sud si verifica l’opposto: il passato remoto è usato in contesti in cui l’italiano avrebbe il passato prossimo. Tuttavia il passaggio dal passato prossimo al passato remoto ha diversi gradi di accettabilità a seconda della distanza tra il momento dell’enunciazione e quello dell’evento: rispetto a un parlante di Catania, un napoletano accetta maggiormente lo slittamento della forma a scapito del passato remoto.
In napoletano, l’opposizione tra passato prossimo e passato remoto si mantiene con le funzioni di perfetto e aoristo: oggi ho mangiato male contro ieri mangiai male. Oggi le tendenze del neostandard si fanno notare, sicché si registra anche ieri ho mangiato male.
Nelle frasi subordinate esistono costruzioni in cui il passato prossimo indica anteriorità rispetto ad altri tempi; l’evento che esso esprime è cioè presentato come compiuto nel futuro rispetto al tempo nella principale.
In alcuni casi il passato prossimo non si riferisce a un particolare momento dell’enunciazione: si tratta di una forma affine al perfetto risultativo, che esprime puramente compiutezza, non deittico. Esso denota un evento successo nel passato senza che ci sia un riferimento temporale che lo delimiti. L’anteriorità si riferisce dunque a un momento generico: l’evento è accaduto, il risultato permane ed è valido indipendentemente dal momento dell’enunciazione.
In registri non formali, soprattutto nel parlato colloquiale dialogico, ritroviamo in un contesto al presente il passato prossimo che si riferisce al futuro, simile al significato imminenziale del presente pro futuro.
La scelta del passato prossimo o del passato remoto è influenzata da fattori discorsivi e legati al singolo parlante. Nel dialogo o nelle narrazioni personali, prevale il passato prossimo deittico, soprattutto con la prima persona. La terza persona, nelle narrazioni impersonali, storiche e nelle fiabe sembra ancora preferire il passato remoto.
Esempi di Passato Prossimo
Ecco alcuni esempi di frasi al passato prossimo:
- Lucia ha mangiato la pizza.
- Marco e Lucia hanno studiato inglese tutto il giorno.
- Ho chiamato Davide ieri sera.
- Marta ha sposato Riccardo.
Origini del Passato Prossimo
La forma composta del passato prossimo risale al latino classico. In Plauto troviamo ad es. omnes res relictas habeo «tutte le cose abbandonate ho». In tardo latino la costruzione avere + participio passato indicava l’acquisizione del risultato dell’azione espressa dal verbo: habeo litteram scriptam «tengo la lettera scritta».
In italiano antico la maggior parte delle costruzioni con avere + participio appare con il significato di tempo composto del verbo, ma questi passati prossimi possono anche assumere un significato risultativo, indicando l’acquisizione di un risultato derivante da un’azione passata.
In Dante si trovano passati prossimi con accezione inclusiva e anche il passato prossimo abituale.
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