Noi Siamo Gli Stranieri: Un'Analisi Profonda del Significato di Migrazione e Identità
Se oggi celebriamo, giustamente, la Giornata mondiale delle migrazioni, dobbiamo dunque chiederci in primo luogo chi sono i migranti; solo quando avremo ben chiaro che migranti siamo tutti, che tutti noi siamo il frutto di incontri, confronti, mescolanze, “contaminazioni”, potremo riconoscere in quelli che le leggi classificano oggi come immigrati, i nostri fratelli, nei quali specchiarci.
Ma chi sono i migranti? E, specularmente, chi sono gli autoctoni? Crediamo di avere delle risposte a queste domande anche se già la costruzione dell’Europa unita ha modificato e continua a modificare una delle categorie che abbiamo adottato per distinguere fra “noi” e “loro”, quella degli “extracomunitari” (a cui fino a poco tempo fa associavamo ad esempio anche gli ungheresi o i rumeni).
Se guardiamo un po’ più in profondità, però, ci accorgiamo che definire chi siamo “noi” e chi siano “loro” comporta anche problemi di altra portata. La storia dell’umanità è una storia di migrazioni. Lungo le loro rotte sono passati i popoli perseguitati, come quello ebraico, che affonda la sua identità nell’esodo e nella diaspora. Sulle rotte dei migranti hanno viaggiato le grandi religioni, diffondendosi nel mondo; Cristo stesso le ha percorse, e così i suoi genitori - Giuseppe e Maria - che in fondo erano dei viaggiatori costretti a cercare un’ospitalità per la notte, in una città e una regione che non conoscevano, nella notte più fredda dell’anno, e che furono anche “rifugiati politici” in Egitto. Gli apostoli hanno diffuso la parola di Dio nel mondo allora conosciuto, dall’Asia minore a Roma, il cuore dell’Impero.
La stessa storia delle terre alpine è una storia di migrazioni; l’Autonomia del Trentino, così come quella dell’Alto Adige/Südtirol avrebbe meno senso se in questa regione non si fossero trovate a convivere - a causa delle migrazioni dall’Italia e dalle aree tedesche al nord delle Alpi succedutesi nel corso dei secoli - popolazioni di lingua e cultura diverse.
Le Sfide Attuali dei Migranti
Tuttavia, mai come oggi la condizione del migrante è una condizione difficile. L’attuale disciplina sui respingimenti adottata dal nostro Paese - oggetto di critiche sia da parte dell’Onu che di Bruxelles, quantunque forse la stessa Europa non abbia in tutto e per tutto la coscienza a posto - è lì a dimostrarlo. Migranti respinti nelle loro terre, spesso senza nemmeno accertare se il loro status non potrebbe essere invece quello di “rifugiati”; migranti a volte respinti in terre a cui sono estranei, verso Paesi come la Libia, ad esempio. Migranti criminalizzati perché clandestini, senza distinguere in base alla loro condotta. Migranti sfruttati dalle economie sommerse o criminali, e perseguitati se osano protestare, come nelle mille Rosarno d’Italia.
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Il Trentino ha cercato - sta ancora cercando, perché è di nuovo di un cammino che stiamo parlando - un’altra strada. Lo fa già dalla creazione, qualche anno fa, del centro Cinformi, per attuare politiche di accoglienza degne di questo nome. Lo fa da molto tempo con le straordinarie risorse del suo volontariato, che traduce il concetto astratto di sussidiarietà in prassi operativa concreta, in mille benefici rivoli che scorrono verso chi ha più bisogno, placando almeno un poco la sua sete. Lo fa anche grazie all’apertura, alla capacità di dialogo, allo spirito autenticamente cristiano che ispira l’operato della nostra Diocesi, del nostro vescovo, dei tanti parroci che animano le nostre comunità.
Valorizzazione delle Differenze e Centralità della Persona
Il Piano della Convivenza che la Provincia autonoma di Trento ha adottato nel febbraio 2009, dal canto suo, mette al centro due concetti fondamentali: la valorizzazione delle differenze e la centralità della persona. Valorizzare le differenze significa considerare la diversità come fonte di ricchezza, un principio che è parte integrante, lo sottolineiamo di nuovo, della nostra Autonomia speciale. Significa anche accogliere la novità straordinaria che ogni bambino porta nel mondo, e questa Giornata dei migranti, lo ricordiamo, è dedicata proprio ai bambini, ai minori stranieri che si trovano a cavallo tra la cultura dei genitori e quella del paese di accoglienza sperimentando, quindi, tutte le contraddizioni dell’incontro tra culture, spesso senza poterne godere i vantaggi.
Ciò non vuol dire annullare le differenze, naturalmente, o disconoscere l’esistenza di un forte, solido, sostrato culturale e valoriale, su cui la comunità trentina ha edificato il benessere di oggi, la sua qualità della vita. Significa però accettare il fatto che nessuna cultura è immutabile e impermeabile, che si cresce attraverso l’incontro con l’altro, imparando a governare le proprie paure e a trarre gioia dall’esperienza del dono, che da sempre è il gesto con cui gli uomini testimoniano della loro volontà di fare amicizia anche quando sono stranieri gli uni agli altri.
Da qui anche alla centralità della persona, al di là delle appartenenze “chiuse” ad una etnia, ad uno schieramento politico, persino ad una chiesa. Perché riconoscendoci come persone mettiamo a fuoco nell’altro ciò che lo accomuna a noi. La sua umanità, certo.
Il Significato del Nome e dell'Identità
Cambiare nome può sembrare un gesto semplice che nasconde significati profondi e grandi implicazioni emotive. Quando il nome viene modificato, magari per adattarsi ad una nuova lingua, avviene sempre qualcosa di strano. Il cambio del proprio nome porta ad un allontanamento dal passato, da se stesso, la persona rischia di sentirsi altro rispetto a quello che era prima. Un nome non è solo un’etichetta. Il nome porta con sé le radici e racconta una storia diversa per ognuno, la storia del proprio percorso prima della propria nascita.
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Lo straniero non riesce a seguire il ritmo del tempo intorno a lui, prova distanza affettiva ed emotiva, è inserito in un contesto di estranei. È questa la condizione di chi vive in un limbo, insieme ad altre persone ma isolato da loro, vicino fisicamente ma lontano emotivamente.
L'Arte e la Letteratura come Ponti Culturali
Straniero è il brano di Massimo Pericolo -insieme a Tedua- che promuove l’uscita dell’album “Le cose cambiano”. Il disco, che vede Dardust alla produzione, è disponibile dal 1 dicembre 2023. L’album “Le cose cambiano” è un messaggio di speranza da parte dell’artista di Brebbia per le persone che vengono dal suo stesso niente e parallelamente è uno statement del rapper che vuole dimostrare una svolta non solo nella sua vita ma anche nella propria visione artistica. In sedici nuove canzoni, l’artista racconta la sua storia e quella dei suoi amici, della sua gente, dei luoghi magici e complicati che vive ogni giorno: “Le cose cambiano” è un progetto dedicato alla provincia.
Un mese fa sono andata a vedere lo spettacolo “Notre Dame de Paris” a Roma. Parla di pregiudizi, stereotipi, discriminazioni. Il diverso da noi porta scompiglio, mette in discussione il mondo per come lo conosciamo. Ci costringe a rivedere valori e pregiudizi.
Esmeralda è una donna libera, a suo modo ingenua. Il primo, Febo, l’integerrimo soldato che protegge lo status quo. Fidanzato con una donna “pura”, che sta “in cielo”, “miele”, ingenua. Viene “stregato” dalla sensualità di Esmeralda, donna “inferno”, “fiele”. Una suddivisione tra santa e strega che sta negli occhi di chi guarda ma che diventa apprezzamento o accusa nei confronti della donna. I sentimenti sono suoi, la passione pure. Ma Esmeralda viene incolpata di averlo stregato. La colpa è sua, dell’essere come è.
Il secondo, Frollo, il prete di Notre Dame, che comincia a provare una passione sfrenata per Esmeralda, una passione che da curato non conosceva e non può permettersi. Ma si abbandona ad essa dichiarandosi alla ragazza. Il suo rifiuto sarà la sua condanna. La responsabilità è di nuovo sua, non dell’uomo che non governa la passione. Al braccio di forca della città. L’unico ad amarla senza possesso, in modo disinteressata. Che la protegge sapendo che non potrà avere il suo amore è Quasimodo.
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Se non si lavora per l’integrazione, per la valorizzazione della ricchezza data dal confronto, si rifiuta in toto, qualsiasi cambiamento, qualsiasi novità. E soprattutto si osteggia chi finora aveva accettato di vivere nell’ombra, e comincia a chiedere di avere pari dignità. Se questo non viene accettato, se si vede in questo il pericolo della contaminazione o del dover dividere una “torta” con poche fette, allora è facile che si instilli l’odio.
Un crimine d’odio verso chi è considerato diverso, contrario ai dettami della religione o della società eteronormata. Un crimine d’odio che ha trovato molte, troppe voci a giustificarlo se non osannarlo. Perché se chi soffre non rientra nelle mura cittadine del “noi”, non suscita lo stesso trasporto emotivo, la stessa condivisione. Rimane straniero, estraneo, altro da me e forse per questo si merita pure quanto gli succede. Si annulla l’empatia, il sentirsi esseri umani tra esseri umani.
Libri e Immagini: Un Viaggio nell'Esperienza dello Straniero
Ci sono cose che sappiamo dei libri: per esempio che i libri ti fanno incontrare qualcuno che non conosci, che ti portano in luoghi in cui non sei mai stato. Sono cose che sappiamo o che a volte diciamo senza saperle: magari ce le ha dette qualcun altro e sembravano convincenti. Tutti i paradossi ci aiutano a capire la realtà - perché i paradossi diventano possibili solo quando li guardiamo da un po’ più lontano, ci spostiamo a un altro livello - almeno, è quello che capisco io dopo aver letto Bateson.
Nella sua eleganza, il libro di Mariotti è praticamente un gioco: traduce una sensazione complessa in qualcosa che si capisce solo attraverso l’esperienza. Da qui partono una serie di emozioni più complesse e articolate, come la nostalgia, la solitudine, lo sradicamento e il riconoscimento, il sentirsi a casa e il cercare casa.
Shaun Tan è un illustratore e autore australiano di origini asiatiche: ne L’approdo, opera dalla lunga gestazione, l’artista evoca e ricorda, montandole insieme, memorie di migrazione della sua famiglia e di altri migranti. In questa sequenza, per cui l’autore si ispira alle procedure dell’ufficio immigrazione di Ellis Island, il protagonista è davanti a un interlocutore che non viene mai mostrato. Il protagonista porta con sé un libretto, una specie di dizionario, scritto nella lingua incomprensibile che è scritta ovunque. La lingua, così come le mappe e i disegni da ostacolo diventa quindi ponte, possibilità di dialogo con gli altri, che sono anche stranieri e che raccontano anche le proprie storie di immigrazione.
In tutto il libro capiamo che il protagonista non capisce, e noi stessi capiamo di capire solo una parte del libro; capiamo la complessità del libro, e ne siamo affascinati: e raccontandoci la vicenda, riempiendo il vuoto di testo dato dalla mancanza di parole, la facciamo nostra e ci adattiamo. Lo capiamo perché è come il nostro, ma differente.
Mariotti e Shaun Tan rinunciano allo scritto per far raccontare solo le immagini: è una condizione di estrema riflessione, di rinuncia alla lingua parlata in favore di un racconto interiore e individuale - il fluire del testo scritto segna una velocità indicativa della lettura, e un ritmo, una scansione: la narrazione per immagini invita invece a tornare sopra, a soffermarsi o accelerare, a cercare significato, a raccontarsi. Questo modo di leggere ci porta dentro il protagonista (ci immedesimiamo, in-medesimo) e per fare questo siamo usciti da noi, siamo andati fuori. Dentro “fuori” troviamo il segno e la direzione di questo percorso: fuori è “extra”, e chi abita l’extra è un “extraneus”, un estraneo o uno straniero.
Eccoci al cuore del paradosso possibile: il meccanismo che ci fa capire che qualcosa è “lo stesso, ma diverso” è spesso lo straniamento, espediente conoscitivo e letterario per eccellenza. Lo straniamento costella l’opera di Shaun Tan, ma lo ritroviamo in altri libri costruiti intorno ai confini e alla differenza che i confini portano con sé: lo straniamento aiuta ad abbracciare in un solo sguardo Zighi e Zaghi ne La battaglia del burro del Dr. Dr. Sì: “de te fabula narratur”.
Chiudo allora con un ultimo libro “quasi” senza parole, Dall’altro lato dell’albero di Mandana Sadat: una bambina si avvicina a una vecchia, la guarda, la spia, scappa, fino a che non si appoggiano entrambe ai due lati di un albero. Perché i libri ci fanno conoscere qualcuno che non abbiamo mai incontrato, ci fanno stare in luoghi pieni di porte, espandono la nostra esperienza rendendo la nostra vita più ricca e meno strana.
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