Norvegia Sospende Schengen: Conseguenze e Reazioni in Europa
L'Europa torna ad alzare le barriere. Sale a undici il numero di paesi che hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne dell'area Schengen. In tutto sono undici i Paesi dell’area Schengen ad avere ripristinato i controlli ai confini: oltre all’Italia anche l’Austria, la Germania, la Francia, la Repubblica ceca, la Polonia, la Slovacchia, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia, che non fa parte dell’Ue, e la Slovenia.
Le Motivazioni: Sicurezza e Immigrazione
Le motivazioni oscillano tra sicurezza e immigrazione. La Norvegia ha prolungato i controlli fino a dicembre 2024 citando il rischio di attentati terroristici, con particolare attenzione alla protezione degli obiettivi ebraici e israeliani. L'Olanda punta il dito contro l'eccessivo flusso di migranti irregolari. I controlli olandesi scatteranno ai confini con Germania e Belgio.
La decisione di Roma arriva a due giorni dall’attentato terroristico di Bruxelles, in un momento di alta tensione in Europa. La decisione è stata presa in seguito agli attentati che hanno sconvolto le città di Arras e Bruxelles, col timore che la minaccia del terrorismo possa tornare a far tremare l'Europa.
Reazioni e Misure
"La polizia di frontiera inizierà a effettuare controlli aggiuntivi", ha dichiarato la ministra per le Migrazioni e l'asilo Marjolein Faber in una nota alla Commissione europea, promettendo di ridurre al minimo l'impatto su merci e pendolari transfrontalieri. Da Bruxelles è arrivata immediata la replica: secondo quanto riporta Today, la portavoce della Commissione europea Anitta Hipper ha ricordato che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne nella zona Schengen deve essere adottata in maniera "eccezionale" ed essere "strettamente limitata nel tempo".
Il governo italiano ha comunicato la decisione alla Commissione europea e agli Stati come da prassi: i controlli saranno reintrodotti da sabato fino al 30 ottobre con possibilità di essere prolungati.
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La Germania manterrà il provvedimento fino al 25 ottobre ai confini con Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera e con l’Austria fino all’11 maggio 2024. La Francia ha ripristinato i controlli lungo tutti i suoi confini fino al 30 aprile prossimo per le minacce terroristiche e la situazione delle frontiere esterne.
Come sottolineato da Palazzo Chigi, per quanto riguarda l'Italia "le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci".
Cos'è lo Spazio Schengen
Quella che oggi viene messa in discussione è una delle conquiste principali del progetto europeo. Lo spazio Schengen è nato nel 1985 come accordo tra cinque paesi - Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo - prendendo il nome dal piccolo villaggio lussemburghese dove furono firmati l'accordo e la successiva convenzione.
Un'area che oggi si estende su oltre 4 milioni di chilometri quadrati, abbracciando una popolazione di quasi 420 milioni di persone in 29 paesi: 25 stati membri dell'Ue (restano fuori Irlanda e Cipro) e i quattro membri dell'Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Ogni giorno, nell'area Schengen, circa 3,5 milioni di persone attraversano le frontiere interne per andare al lavoro, studiare o far visita ai propri cari. Quasi 1,7 milioni di cittadini risiedono in un paese diverso da quello in cui lavorano, spostandosi liberamente grazie all'assenza di controlli ai confini. Questa fitta rete di spostamenti genera oltre 1,25 miliardi di viaggi all'anno, una cifra che dimostra quanto sia importante per milioni di europei poter vivere, lavorare e viaggiare liberamente in questo spazio comune.
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Ad oggi sono 27 gli Stati che fanno parte dello spazio Schengen: 23 sono membri dell'Unione europea, mentre 4 - Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera - sono dell'Efta, l'Associazione europea di libero scambio. La convenzione prevede che gli Stati che ne fanno parte cooperino anche sulle operazioni di polizia interna, ad esempio consentendo gli inseguimenti trans-frontalieri, e collaborino per un corretto funzionamento della giustizia penale, ad esempio scambiando informazioni rilevanti ai casi.
Gli Stati che fanno parte della convenzione possono rilasciare i visti Schengen, cioè le autorizzazioni che consentono ai viaggiatori di entrare nello spazio per soggiorni di breve durata o motivi di transito. La convenzione di Schengen viene considerata una delle principali conquiste del progetto comunitario per l'apporto che ha dato al principio dell'integrazione europea, creando un maggiore senso di cittadinanza europea attraverso la semplicità degli spostamenti in quasi tutta l'Unione, esattamente come avviene all'interno dei singoli Stati.
Invece, i Paesi membri dell'Unione che ne fanno parte sono: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia.
Il Sistema d'Informazione Schengen (SIS)
Il Consiglio europeo spiega che per gestire in modo efficace e sicuro questo enorme flusso di persone, i paesi membri si affidano al Sistema d'informazione Schengen (Sis), un grande archivio digitale condiviso dalle forze di polizia. Questo database contiene ben 86,5 milioni di segnalazioni su persone ricercate, oggetti rubati o scomparsi e altre informazioni rilevanti per la sicurezza. Le autorità lo consultano ben 35 milioni di volte al giorno, un numero impressionante che dimostra quanto sia fondamentale per garantire la protezione dei cittadini e combattere la criminalità oltre i confini nazionali.
In futuro, il Sis sarà integrato con nuovi strumenti tecnologici per monitorare ancora meglio chi entra ed esce dall'area Schengen, come il sistema di ingressi/uscite (Ees) che registrerà le informazioni sui viaggiatori extraeuropei, e il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (Etias), una sorta di visto elettronico per i visitatori dei paesi terzi esenti dall'obbligo di visto.
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Le Ragioni della Crisi
I paesi che hanno sospeso l'accordo di Schengen lo hanno fatto principalmente a causa delle preoccupazioni legate all'immigrazione irregolare. L'Olanda, ad esempio, vuole ridurre il numero di ingressi non autorizzati limitando la possibilità per i richiedenti asilo di ricongiungersi con i propri familiari, riducendo la durata dei visti temporanei e rimpatriando i migranti provenienti da alcune zone della Siria che considera sicure. Anche la Germania ha espresso timori simili riguardo ai flussi migratori. La Germania ha deciso di ripristinare i controlli alle frontiere dopo che il partito di estrema destra Alternative für Deutschland ha ottenuto un significativo successo nelle elezioni regionali in Sassonia e Turingia.
Per far fronte a queste situazioni, nel maggio 2024 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato una riforma del codice frontiere di Schengen. Le nuove regole prevedono che i controlli alle frontiere interne possano essere reintrodotti solo come misura di ultima istanza e in situazioni veramente eccezionali, nel rispetto del principio di proporzionalità.
Espansione e Contraddizioni
Nonostante queste chiusure temporanee, lo spazio Schengen sta paradossalmente vivendo una fase di espansione. Dal marzo 2024, infatti, Romania e Bulgaria sono entrate a far parte dell'accordo per quanto riguarda le frontiere aeree e marittime. È possibile che presto possano aderire completamente, se l'Austria deciderà di ritirare il suo veto. Un incontro decisivo è previsto per il 22 novembre in Ungheria.
La sospensione della convenzione di Schengen è una misura che è consentita come extrema ratio in risposta a minacce alla sicurezza nazionale: tra il 2020 e il 2022 era stati ripristinati i controlli alle frontiere per motivi legati alla pandemia da Covid-19, mentre nel 2015 era successo a causa degli attentati terroristici in Europa e dell'improvviso flusso di migranti.
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