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Femminicidi commessi da stranieri: analisi delle statistiche in Italia

Da anni, il rapporto tra stranieri e tasso di criminalità è un tema centrale nel dibattito politico italiano. Spesso agitato come uno spauracchio, soprattutto sui social media, è diventato nel tempo un senso comune. Ma la retorica che collega l'aumento della presenza di stranieri a un aumento dei reati è smentita dai dati.

Secondo il Censis, nel decennio 2012-2022, il numero di denunce in Italia è calato del 25%. Malgrado sia aumentato il numero di stranieri presenti in Italia negli anni, la percentuale di detenuti di origine straniera è scesa sia in termini percentuali, che in termini relativi. Ma è indubbio che la percentuale di detenuti non italiani nelle carceri italiane sia alta.

Se gli stranieri costituiscono ormai approssimativamente l'8,5% della popolazione residente in Italia, nelle carceri italiane oltre il 31% dei detenuti proviene da altri Paesi. Una percentuale che sale drammaticamente al Nord: nelle prigioni venete metà della popolazione carceraria è straniera, in Liguria ammonta al 56%, mentre in Lombardia e in Emilia Romagna ci orientiamo su percentuali che superano ampiamente il 45%.

È vero quindi che gli stranieri delinquono più degli italiani? La prima premessa è che molti si trovano in carcere perché spesso è molto più difficile prevedere per loro pene alternative, perché senza fissa dimora. La seconda evidenza è che dire "stranieri" equivale spesso a non dire nulla.

Gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2017 e prendono in considerazione il rapporto tra le denunce ricevute e la popolazione di riferimento. In questo caso un irregolare tenderà a essere denunciato circa 17 volte di più di quanto avviene per uno straniero regolare, come conferma l'Ispi. L'evidenza quindi, anche se in parte viziata, è valida: sono gli stranieri irregolari a compiere più reati degli italiani e non tutti gli stranieri genericamente.

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Del resto i reati commessi da italiani e stranieri, come ricorda anche l'associazione Antigone non sono certo gli stessi. La maggior parte di quelli per cui sono condannati i detenuti stranieri sono quelli contro il patrimonio (25,7%), contro la persona (22%), e per violazione del testo unico in materia di stupefacenti (18%). Al 31 dicembre 2021 solo 0,7% dei detenuti stranieri era condannato per reati come associazione di stampo mafioso (per cui è previsto il 41bis) contro il 5,7% degli italiani.

E i dati parlano chiaro: più il reato è grave e la pena inflitta è pesante, più il numero di italiani prevale su quello degli stranieri. La conferma implicita è che molti dei reati commessi dai cittadini stranieri (specie se irregolari) sono legati alla microcriminalità (come spaccio o furti), spesso determinati proprio dalla loro condizione di invisibilità e di estrema indigenza.

Secondo l'Istat nel 2021, il 36,1% dei nuclei familiari composto da persone di nazionalità straniera versavano in povertà assoluta contro l'8,3% di quelli composti da soli italiani. Il 46% degli stranieri detenuti hanno meno di 34 anni (contro il 23.6% degli italiani). Ragazzi per il quale si potrebbe pensare a percorsi di reinserimento, fedeli al nostro dettato costituzionale. La strada scelta è invece un'altra.

Per rimpatriare tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno presenti nel nostro Paese occorrerebbe più di un secolo: per l'esattezza 122 anni. E nello stato di invisibilità prevale l'arte dell'arrangiarsi che sconfina spesso nello sfruttamento e nell'illegalità: "Agricoltura, logistica, cura della persona e settore alberghiero: sono questi i settori dove molti irregolari vengono sfruttati - spiega Schiavone - del resto per loro l'unica discriminante è la sopravvivenza, non esistono contratti nazionali, ferie, malattia o altro". In questo contesto altri scelgono l'illegalità, prevalentemente con attività di microcriminalità, come abbiamo visto dai dati forniti da Antigone.

Il risultato? Parallelamente sia il decreto sicurezza di Salvini del 2018, che i provvedimenti del governo Meloni dello scorso marzo 2023, hanno ridimensionato fortemente le maglie dell'integrazione. L'accoglienza, prevalentemente straordinaria, assomiglia sempre più a una forma di parcheggio per disperati, mentre la mancata integrazione predispone molti migranti allo sfruttamento e alla microcriminalità.

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Con un paradosso: le politiche securitarie e di tolleranza zero verso la clandestinità rischiano di creare, dati alla mano, più disagio e più insicurezza sociale. Gli stranieri sono costantemente aumentati mentre i reati complessivi, in Italia, sono costantemente diminuiti. Per cui, in base ad un ragionamento logico, sembrerebbe che gli stranieri commettano meno reati degli italiani ma questo contrasta con il numero degli stranieri detenuti che costituiscono un terzo di tutti i carcerati, più del triplo della quota di stranieri in Italia.

Il fenomeno, in realtà, è molto complesso e va approfondito. Il primo dato che emerge è dunque che gli stranieri sono responsabili del 30% circa dei reati che si commettono in Italia a fronte di una presenza di stranieri residenti dell’8,5%.

Tabella 1. Indice relativo di criminalità degli stranieri nei paesi dell’Unione Europea.

Paese Indice di Criminalità
Italia Circa 6 volte superiore

Utilizzando gli stessi dati ma spalmati su un numero molto più ampio di anni il risultato è sostanzialmente lo stesso. Secondo questa ricerca che analizza un terzo di tutti i reati commessi in Italia, i reati commessi dagli stranieri, nell’ultimo decennio, sono il 31% del totale (ovvero gli stranieri denunciati).

Un’altra ricerca conferma il quadro statistico. La Tab. 3 mostra i risultati ottenuti applicando l’indice relativo di incriminazione degli immigrati (esclusi gli immigrati con cittadinanza italiana) in Italia unitamente anche all’indice relativo di condanna (definitiva) degli immigrati in Italia.

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Tabella 3. Indice relativo di incriminazione e di condanna degli immigrati in Italia.

Nel complesso, le tre ricerche, tutte concordemente, indicano che gli stranieri registrano tassi di criminalità che sono sensibilmente più elevati dei nativi italiani.

Stime ISMUIl divario è molto alto per lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione (24 volte), la contraffazione di marchi (20), i furti - specie per il borseggio (21), il furto nei negozi (19) e in appartamento (13) - le rapine in strada (11) o la ricettazione (11). Il tasso di criminalità relativa raggiunge valori più contenuti per le estorsioni (4), i furti in uffici pubblici (3), le truffe e frodi informatiche (3), l’ingiuria (2) o l’usura (1,1). Ma ci sono anche reati che vengono compiuti con meno frequenza degli italiani, come le rapine in banca (0,77), quelle in uffici postali (0,95) o i crimini legati alla mafia.

I dati delle forze dell’ordine presentano il vantaggio di distinguere i denunciati secondo la loro cittadinanza. “C’è un’incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate”.

Nella giornata dedicata al contrasto alla violenza sulle donne la premier Giorgia Meloni, dopo aver chiesto a tutte le forze politiche unità di intenti e sforzi, ha riproposto la tesi che lega l’aumento dei casi di violenza alla presenza di migranti sul territorio italiano.

Secondo i dati che lo stesso Viminale ha fornito sono 97 i femminicidi commessi durante l’ultimo anno (100 secondo le associazioni), con un decremento pari al 9 per cento. Nel 75 per cento dei casi gli autori sono italiani e per lo più - 84 per cento dei casi - a uccidere è il partner o l’ex.

Situazione simile si registra per i cosiddetti “reati spia”, come stalking o molestie in famiglia, per altro aumentati nel corso dell’ultimo anno rispettivamente del 6 e del 15 per cento. Anche in questo caso a commetterli sono per lo più italiani adulti, 82 per cento dei casi di stalking, 71 per cento nel caso di maltrattamenti familiari.

Unico dato anomalo, quello relativo alle violenze sessuali, reato dall’ombrello ampio che punisce dal contatto non richiesto allo stupro. Quello che non si precisa però è quanti degli autori stranieri accusati di violenza sessuale siano regolarmente residenti in Italia, dunque se la platea da considerare sia effettivamente quel 9 per cento.

E poi, sottolinea Patrizio Gonella di Antigone, “ridurre il tema della violenza sessuale o dei femminicidi a questione di nazionalità non tiene conto della complessità di un fenomeno dalle radici antiche. In ogni caso i detenuti stranieri sono in calo rispetto a quindici anni fa, sia in termini relativi che assoluti.

L’ultima indagine statistica al riguardo risale al 2014, è stata messa insieme dall’Istat, ma secondo operatori e psicologi dei centri antiviolenza non è poi molto distante dalla realtà attuale. Paura di non essere creduta o di ritorsioni da parte dell’autore della violenza, vergogna, voglia di dimenticare, impossibilità economica di affrontare un processo, mancanza o mancata conoscenza di reti di supporto: sono tante le ragioni che spesso convincono le donne a sopportare e dimenticare.

Il risultato è lo stesso: il silenzio. E l’aumento delle chiamate al numero di emergenza 1522 non può far cantare vittoria. A confermarlo è stato non più tardi di un anno fa il Viminale.

In caso di violenze fuori dalla coppia - afferma l’Istat - è molto più facile che si punti il dito verso gli stranieri. Se dunque le violenze - confermano gli stessi dati del Viminale - avvengono per lo più in contesto familiare, da partner o ex spesso italiani, diversa è la percezione diffusa.

Secondo il ministro Salvini l’aumento delle violenze sarebbe legato “all’immigrazione incontrollata da Paesi che non condividono i valori occidentali”. Secondo un’indagine Istat condotta tra i giovani fra i 18 e i 29 anni, il 16,1% ritiene accettabile che "un uomo controlli abitualmente il cellulare o l'attività sui social network della propria moglie o compagna", quasi il 4% sostiene che un ragazzo possa schiaffeggiare la sua fidanzata perché "ha civettato o flirtato con un altro uomo" e circa il 5% crede sia normale che "in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto".

L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea in cui l’immigrazione extra-UE suscita più preoccupazione. Il 48% degli italiani giudica il fenomeno negativo.

Ci si domanda che cosa fanno e che ne sarà dei giovani stranieri, siano essi comunitari o extra-UE, che non lavorano e non studiano, che futuro attende quelli che non completano gli studi, come e di che cosa vivono gli stranieri disoccupati. Sono tutte situazioni che impensieriscono perché si sa che favoriscono scelte di autoesclusione, comportamenti anomici e devianti.

L’esperienza quotidiana ormai è che le violenze, i reati commessi da stranieri - aggressioni, atti vandalici, molestie, scippi, furti, occupazione di stabili… - si stanno moltiplicando. Con essi aumenta il senso generale di insicurezza.

Nel dettaglio: sono straniere il 23,80% delle persone arrestate o denunciate per omicidio volontario; il 35,73% per tentato omicidio; il 47,84% per furto; il 52,47% per rapina; il 39,52% per reati riconducibili agli stupefacenti; il 42,25% per sfruttamento della prostituzione; il 42,99% per violenza sessuale.

Questi dati, di per se stessi sconcertanti, vanno ulteriormente ponderati tenendo conto che gli stranieri a vario titolo residenti in Italia rappresentano circa il 10% della popolazione. Ancora più impressionanti sono i dati relativi agli stranieri irregolari. Essi costituiscono meno dell’1% della popolazione presente in Italia eppure sono il 28% delle persone arrestate o denunciate per reati, sempre nel 2024.

Il governo ha dato indicazione a prefetti e questori di aumentare i rimpatri degli emigranti irregolari. Nel 2024 i rimpatri forzati di stranieri sono stati 5.406, il 14% in più rispetto all'anno precedente, quando erano stati 4.743, a loro volta il 10% in più che nel 2022.

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