Pirati in Viaggio: Storia e Leggende
Benda sull’occhio, gamba di legno e pappagallo su una spalla: questa è l’immagine che si staglia nella nostra mente se pensiamo ai pirati.
Ma nonostante il fascino suscitato dai filibustieri fin dall’epoca d’oro della pirateria (1650-1730), il banditismo marittimo è vecchio quasi quanto la stessa navigazione.
Il termine latino pirata deriva dalla parola peirao, che in greco antico significa “tentare” e “prendere d’assalto”.
Per molte persone il primo contatto con i pirati sono i libri per ragazzi o i film di Hollywood. La perdurante fortuna di romanzi e film come Peter Pan, L’isola del tesoro, Il corsaro nero dimostra che la percezione popolare della pirateria è ancora oggi plasmata dall’universo narrativo degli autori del XVIII e XIX secolo.
Nell’immaginario collettivo il pirata è di solito uno spadaccino che solca i sette mari alla ricerca di un tesoro sepolto, con una benda su un occhio, un arto amputato e un pappagallo appollaiato che ripete volgarità.
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Le Origini della Pirateria
Durante i primi secoli di storia della navigazione le imbarcazioni non erano in grado di muoversi in mare aperto, per cui il traffico era limitato a poche rotte navigabili in prossimità della costa.
Le lente e sovraccariche navi mercantili costituivano dei bersagli allettanti per i ladroni del mare, che potevano giovarsi dei frastagliati litorali del Mediterraneo.
Il gran numero di baie e insenature offriva un rapido accesso alle rotte commerciali e permetteva ai pirati di rimanere nascosti alla vista delle loro vittime fino a quando ormai non era troppo tardi per fuggire.
I Pirati più Antichi
Tra le più remote fonti d’informazione sulla pirateria nel Mediterraneo ci sono documenti e annali dell’antico Egitto.
Le Lettere di Amarna, un lotto di 362 atti di corrispondenza diplomatica tra l’amministrazione egizia e i suoi alleati e vassalli, sono particolarmente istruttive al riguardo.
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Risalenti all’epoca del Nuovo regno, le lettere (1360-1332 a.C. circa) offrono un’ottima panoramica della situazione politica del Mediterraneo orientale di quegli anni.
In alcune di esse si può leggere che due gruppi di pirati, i lukka e gli sherden, stavano perturbando il commercio e la sicurezza nella regione.
Un’altra lettera dell’archivio di Amarna riferisce di un abbordaggio effettuato da un gruppo di pirati di Beirut, Tiro e Sidone a spese di un bastimento.
Un racconto romanzesco scritto intorno al 1100 a.C., durante il regno di Ramses III, e noto come Il viaggio di Unamon, illustra bene il potere dei pirati.
Secondo il testo un altro gruppo di pirati, gli zeker, controllava il litorale che va dal sud di Israele fino a Byblos (nell’attuale Libano) e poteva attaccare la marina mercantile in totale impunità.
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Banditi Greci
Tra le prime testimonianze di pirateria in Grecia ci sono le leggende intorno alle gesta di Minosse, il potente sovrano di Creta.
L’Iliade e l’Odissea, scritte nell’VIII secolo, contengono numerosi riferimenti ai pirati. Per quanto se ne parli spesso con biasimo e disapprovazione, c’è in alcuni casi un tentativo di comprenderne le motivazioni.
Alla fine del VI secolo a.C. le reti commerciali greche abbracciavano ormai un’area vastissima: dal Portogallo meridionale all’India occidentale, dai porti nordafricani al punto più settentrionale del mar Nero.
Era cresciuto anche il volume e il valore delle merci trasportate, il che significa che per la prima volta la prosperità economica di città-stato greche come Atene, Corinto ed Egina dipendeva quasi interamente dal commercio marittimo. La pirateria rappresentava quindi una grave minaccia al benessere cittadino.
Di conseguenza, nel V e nel IV secolo a.C. le città greche cercarono di limitare la pirateria attraverso misure meno costose, che prevedevano sporadiche operazioni volte a ripulire i mari, la formazione di alleanze, la stipula di trattati (che includevano clausole per proibire il banditismo marittimo), la costruzione di presidi militari nelle regioni in cui i pirati operavano e l’uso di scorte per accompagnare le navi mercantili.
Anche se queste misure riuscirono a limitare parzialmente le azioni di pirateria, in molte regioni del Mediterraneo il fenomeno continuò a proliferare.
È indicativo che alla fine del IV secolo a.C. Alessandro Magno vedesse la pirateria come una grave minaccia per i suoi piani d’invasione della Persia.
Dopo la morte di Alessandro nel 323 a.C. nessuna potenza aveva più la forza o la volontà politica sufficienti per porre fine al fenomeno.
L’Arrivo dei Cilici
Uno dei successori di Alessandro, Demetrio Poliorcete, schierava regolarmente contingenti di pirati tra le sue truppe navali.
Lo storico Diodoro Siculo afferma che durante l’assedio di Rodi il sovrano macedone impiegò molti banditi marittimi, tra cui il famoso Timocle e la sua ciurma.
Il crollo della potenza navale di Rodi nel 167 a.C. eliminò l’ultimo ostacolo alla diffusione della pirateria, che vent’anni più tardi costituiva di nuovo un problema rilevante.
Questo periodo vide l’ascesa dei cilici, che spadroneggiavano nelle acque del Mediterraneo orientale.
I pirati cilici attaccavano di solito le lente navi adibite al trasporto del grano.
I membri dell’equipaggio e i passeggeri catturati potevano essere venduti come schiavi oppure, nel caso in cui fossero stati abbastanza importanti o facoltosi, tenuti in ostaggio fino al pagamento di un riscatto.
I Romani e la Pirateria
Inizialmente i romani tollerarono la presenza dei cilici, in quanto le attività agricole e minerarie dipendevano fortemente dall’abbondante offerta di schiavi a buon mercato.
Ciononostante, quest’attitudine cambiò nel 74 a.C., quando alcuni cilici rapirono il giovane Giulio Cesare e pretesero un riscatto per la sua liberazione.
L’incidente irritò particolarmente il generale romano, trattandosi della seconda volta che cadeva nelle mani dei pirati.
Poco dopo, nel 67 a.C., alcuni banditi marittimi saccheggiarono Ostia, il porto di Roma.
Quest’evento convinse i cittadini dell’Urbe della necessità di uno sforzo sistematico per mettere fine al fenomeno.
Innanzitutto fu approvata una legge antipirateria, conosciuta come Lex Gabinia (dal nome del suo promotore, Aulo Gabinio), che dichiarava i pirati hostes gentium, “nemici dell’umanità”.
Cicerone espresse il medesimo concetto nella sua opera De officiis, in cui li accusava di essere una calamità per tutti gli esseri umani.
Pompeo Sconfigge i Pirati
La Lex Gabinia garantiva al generale Gneo Pompeo ampi finanziamenti pubblici e un’autorità senza precedenti per combattere la pirateria, e rese di fatto Gneo Pompeo l’uomo più potente di Roma: avrebbe avuto a disposizione 120mila soldati, quattromila cavalieri, 270 navi e un fondo di ben seimila talenti.
Gneo Pompeo Magno mise fine alla minaccia pirata nel Mediterraneo. Busto di marmo del I secolo a.C.
L’aspetto più rilevante delle campagne di Pompeo il Grande fu la clemenza che venne concessa a molti dei nemici.
Anche se migliaia di loro morirono per mano delle truppe di Pompeo, chi si arrese spontaneamente ricevette proprietà e terra in regioni lontane dal mare, dall’Anatolia all’Africa settentrionale.
Tali ricompense avevano lo scopo d’incentivare la gente a guadagnarsi da vivere onestamente e ridurre in questo modo il fascino esercitato dalla pirateria.
Leggende e Miti
Navi Fantasma: L'Olandese Volante
Glencairn Beach, Africa del Sud, marzo 1939. Circa sessanta persone vedono spuntare dalla foschia un veliero con tutte le vele gonfie nonostante non tiri un filo di vento. L'imbarcazione procede diritta verso le sabbie di Strandfontein, poi, proprio quando sembra che debba incagliarsi su delle rocce, si dissolve nell'aria.
Si tratta di uno dei più famosi avvistamenti della nave fantasma capitanata da Hendrick Van der Decken, personaggio di dubbia fama al servizio di una compagnia commerciale, che salpò da Amsterdam nel 1680 e fece vela verso la colonia di Batavia, ma non giunse mai a destinazione.
Nei pressi del Capo di Buona Speranza una violenta tempesta provocò dei danni al timone e la spedizione subì un primo rallentamento. Van der Decken tentò più volte, nei giorni e nei mesi successivi, di doppiare il Capo, ma bufere di venti provenienti da nord-est respingevano l'imbarcazione.
Van der Decken pronunciò il giuramento alle forze infernali e la maledizione si abbatté, immediata, su di lui, condannandolo a vagare errante per i mari sino alla fine dei tempi.
Il più famoso testimone delle sue apparizioni, nel corso dei secoli, è stato un ragazzino sedicenne, guardiamarina della nave Inconstant, che l'11 luglio 1881 si trovava nelle acque australiane.
Il ragazzo sarebbe un giorno stato incoronato con il nome di Giorgio V. Ad altri membri dell'equipaggio il futuro non avrebbe riservato altrettanta fortuna, però: nel giorno dell'avvistamento un marinaio precipitò dall'albero e alcuni mesi più tardi morì, in circostanze non chiarite, anche l'ammiraglio della flotta.
L'ultimo avvistamento è del settembre 1942, a Città del Capo.
Davy Jones
Davy Jones è uno spirito delle acque, che tiene prigionieri i marinai (o le loro anime) sul fondo dell’oceano.
Si dice possa apparire prima delle tempeste, degli uragani o dei naufragi fra il sartiame dei velieri, in varie forme, e proporre ai marinai un patto di sangue.
Può apparire anche a chi non riesce a reggere la vita del mare, per noia o scoramento.