Inclusione degli Stranieri in Italia: Sfide e Opportunità
L’integrazione sociale ed educativa dei bambini e giovani con background migratorio costituisce una delle più importanti sfide della nostra società. “Noi siamo parte integrante della società, non integrata!” queste le parole di Stella Jean echeggiate nell’intervento in una piazza romana gremita di giovani, distanziati ma uniti nella lotta al razzismo a inizio giugno 2020.
In Italia vivono oltre un milione di bambini e ragazzi di origine straniera. Oltre un minore su 10 infatti ha una cittadinanza diversa da quella italiana. Una definizione ampia, che comprende una pluralità di condizioni. Essendo il nostro un paese di recente immigrazione, include molte prime generazioni, bambini arrivati in Italia solo dopo la nascita. Comprende situazioni drammatiche come quelle dei minori stranieri non accompagnati, giunti in Italia senza i genitori e quindi privi di assistenza. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi che quindi vivono tante situazioni diverse. Ognuno con i suoi bisogni individuali, che non devono essere forzati dietro un’etichetta. Si va dalla necessità di imparare la lingua per chi è appena arrivato, a quella di costruire relazioni sociali e amicizie nel nuovo paese.
Trattandosi di situazioni differenti, differenti sono anche le sfide in termini di inclusione. Con due punti fermi. Il primo è che il successo dei percorsi di integrazione costituisce un vantaggio per tutti: non solo per i bambini e le famiglie straniere, ma per l’intera società. Una società più inclusiva significa infatti minori conflitti sociali e culturali e un miglioramento del clima di convivenza nel paese.
Proprio per questa ragione, il secondo punto fermo è che il percorso di inclusione deve vedere un ruolo centrale per la scuola e per l'intera comunità educante. Queste sono le principali, e spesso uniche, infrastrutture sociali in grado di far incontrare mondi e culture diverse, di creare i presupposti per la comprensione reciproca e per un percorso di apprendimento che arricchisce tutta la società. In questo senso, scuola e comunità educante costituiscono il primo, vero motore di integrazione e inclusione sociale. Ma devono essere messe in condizione di farlo, proprio perché questo significa affrontare allo stesso tempo tante sfide diverse.
Il Contesto Migratorio in Italia
L’Italia è diventata una delle principali destinazioni per gli immigrati in Europa. Secondo i dati ISTAT, nel 2023 il paese ospitava circa 5,3 milioni di residenti stranieri, pari all’8,9% della popolazione totale. Gli immigrati provengono da diverse aree geografiche: Romania, Albania, Marocco e Cina sono tra i paesi di origine più rappresentati. La maggior parte degli immigrati è in età lavorativa, con una distribuzione equilibrata tra uomini e donne.
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Nonostante la presenza significativa, gli immigrati affrontano tassi di disoccupazione molto più alti rispetto ai cittadini italiani. Secondo un rapporto del Ministero del Lavoro del 2023, il tasso di disoccupazione tra gli immigrati è del 14%, rispetto al 7,8% degli italiani. Questa disparità si riflette anche nella qualità dell’occupazione, con molti immigrati costretti ad accettare lavori precari o sottopagati.
Barriere all'Integrazione Lavorativa
La lingua è una delle principali barriere che gli immigrati devono superare per accedere al mercato del lavoro. La mancanza di competenze linguistiche non solo limita le opportunità lavorative, ma ostacola anche l’integrazione sociale. La competenza linguistica è essenziale per comprendere e rispettare le normative sul lavoro, interagire con i colleghi e comprendere le mansioni lavorative.
Un altro ostacolo significativo è il riconoscimento delle qualifiche e delle esperienze lavorative acquisite all’estero. Molti professionisti immigrati, come medici, ingegneri e insegnanti, non riescono a esercitare la loro professione in Italia a causa della complessità delle procedure di riconoscimento. Questo processo lungo e costoso scoraggia molti immigrati altamente qualificati, costringendoli ad accettare lavori che non corrispondono alle loro competenze.
La discriminazione e i pregiudizi sono problemi persistenti che limitano le opportunità lavorative degli immigrati. Secondo un’indagine dell’European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), circa il 30% degli immigrati in Italia ha riferito di aver subito discriminazioni sul lavoro negli ultimi cinque anni. Le testimonianze raccolte mostrano come gli stereotipi negativi influenzino le decisioni di assunzione e le dinamiche lavorative, creando un ambiente ostile e poco inclusivo.
Le complesse normative italiane e la burocrazia rappresentano ulteriori ostacoli per gli immigrati. Ottenere un permesso di soggiorno e un permesso di lavoro richiede tempo e pazienza. Le procedure burocratiche spesso sono lente e inefficaci, rendendo difficile per gli immigrati entrare e rimanere nel mercato del lavoro. Inoltre, le normative sul lavoro non sempre proteggono adeguatamente i lavoratori immigrati, esponendoli a sfruttamento e condizioni di lavoro precarie.
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Il Ruolo della Scuola nell'Inclusione
Nell’anno scolastico 2019/20, gli alunni con background migratorio rappresentano il 10,3% del totale degli iscritti, tuttavia, molteplici difficoltà interessano ancora il percorso di questi studenti, ad ogni snodo del sistema scolastico. Dalle minori chances di inserimento alla scuola dell’infanzia, al ritardo scolastico e all’abbandono scolastico precoce, passando, in certi territori, per il fenomeno della concentrazione degli alunni stranieri in alcune scuole che spesso offrono un inadeguato supporto all’insegnamento e all’apprendimento e minori opportunità, a causa della scarsità di mediatori culturali e fondi per l’integrazione. A questo fenomeno si affianca l’allontanamento delle famiglie italiane dalle scuole multiculturali (il fenomeno white flight), in aggiunta ai casi diffusi di orientamento dei giovani con background migratorio alla scelta di indirizzi secondari superiori di tipo tecnico-professionale.
Dati Scolastici
Sono 877 mila i bambini e adolescenti di nazionalità straniera iscritti nelle scuole italiane (a.s. 2019/20): un dato cresciuto progressivamente del 23,4% nel decennio tra il 2009/10 e il 2019/20, con un significativo aumento del numero di ragazzi di “seconda generazione”. Con circa 826 mila studenti e studentesse, il numero di alunni di origine straniera che frequentano la scuola in Italia è in netta crescita dalla seconda metà degli anni Novanta.
Il mondo del lavoro rappresenta un elemento chiave per una vera inclusione sociale, ma gli ostacoli per i lavoratori stranieri restano numerosi. Negli ultimi dieci anni, il livello salariale medio in Italia è aumentato solo del 16%, circa la metà della media UE27, con una conseguente perdita di potere d’acquisto del 4,5%. Il drop-out scolastico è particolarmente elevato tra gli studenti stranieri, spesso a causa di difficoltà linguistiche, condizioni socioeconomiche svantaggiate e mancanza di un adeguato supporto educativo. Anche la burocrazia legata al riconoscimento dei titoli di studio e l’incertezza sul futuro contribuiscono all’abbandono scolastico.
Secondo la UIL, è fondamentale investire in un supporto linguistico adeguato, contrastare la segregazione scolastica e rafforzare i programmi di orientamento e mentoring. Gli studenti stranieri che completano il percorso scolastico dimostrano una forte motivazione e competenze plurilinguistiche, risorse preziose per il mercato del lavoro.
Politiche e Interventi per l'Inclusione Scolastica
Il nostro paese, sin dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, ha fatto una scelta di integrazione adottando una prospettiva interculturale. L’espressione intercultura è composta dal prefisso inter, che significa scambio, interazione, apertura e cultura. Due anni prima, il 20 novembre 1989, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) aveva approvato la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, recepita dal Parlamento italiano con la legge 27 maggio 1991, n. Quindi, i principi chiave che fanno da sfondo al tema dell’inclusione scolastica vengono affermati a cominciare dalla frequenza dei bambini italiani e stranieri negli asili nido, nei servizi educativi nella fascia 0-3 anni, nelle scuole dell’infanzia, in quelle del primo ciclo di istruzione fino alla scuola di II grado e alla frequenza universitaria.
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La legge 6 novembre 1998, n. Nell’art. Nel DPR 31 agosto 1999, n. 394 che attua le norme concernenti la disciplina dell’immigrazione, nell’art. art. I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all'obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuote italiane di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani. Essa può essere richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico. L'iscrizione con riserva non pregiudica il conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado. In mancanza di accertamenti negativi sulla identità dichiarata dell'alunno, il titolo viene rilasciato all'interessato con i dati identificativi acquisiti al momento dell'iscrizione.
Il collegio dei docenti definisce, in relazione al livello di competenza dei singoli alunni stranieri il necessario adattamento dei programmi di insegnamento; allo scopo possono essere adottati specifici interventi individualizzati o per gruppi di alunni per facilitare l'apprendimento della lingua italiana, utilizzando, ove possibile, le risorse professionali della scuola. L’art. 45 del DPR 394/1999 viene costantemente richiamato in tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi successivi.
Nel 2010, la ministra Mariastella Gelmini ha diffuso la C.M. 8 gennaio 2010, n. 2, Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana. In questo dispositivo, tuttora vigente, viene posto il problema dell’eccessiva presenza nella stessa classe di alunni stranieri, stabilendo un tetto che non oltrepassasse il 30% del totale.
Come precedentemente accennato, le Linee guida del 2006 sono state riprese e aggiornate con la C.M. 19 febbraio 2014, n. 4233 (Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri). In questo lasso di tempo, infatti, il processo migratorio ha assunto una diversa configurazione: da un lato, si è registrato un significativo aumento degli alunni CNI nati in Italia, dall’altro si evidenzia in modo incontrovertibile una tendenziale riduzione dei neo-arrivati.
Le scuole, pertanto, saranno chiamate a stabilire il grado di conoscenza della lingua italiana degli alunni iscritti, per avviarli ad un piano didattico personalizzato. Tali corsi sono finalizzati al «pieno inserimento scolastico degli studenti stranieri che si iscrivono, per la prima volta, al Sistema nazionale di istruzione» (legge n. 106/2024, art. 11).
Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA)
Un problema di scottante attualità riguarda i minori non accompagnati, che raggiungono spesso il nostro Paese con mezzi di fortuna. La norma prevede, poi, un diverso trattamento per le fasce più esposte dei minori stranieri che giungono nel nostro paese. Secondo i dati del Ministero del lavoro, i minori stranieri non accompagnati (MNSA) censiti al 31 luglio 2024 in Italia sono 20.213, sono in maggioranza maschi (87,9%) e hanno per la maggior parte 17 (47,5%), 16 (23%) e 15 anni (8,1%).
La legge stabilisce, inoltre, che debba essere nominato un tutore per ogni minore presente sul territorio italiano privo di genitori che possano esercitare la responsabilità genitoriale. La legge 47/2017, all’art. 11, ha introdotto la figura dei tutori volontari, ossia privati cittadini disponibili ad assumere la tutela di un MSNA, nel numero massimo di tre. L’art. In particolare, l’art. 14 si occupa dell’assolvimento dell’obbligo scolastico e formativo.
Stereotipi e Percezione Pubblica
Il processo di integrazione culturale e sociale è influenzato dalla percezione pubblica, dalle politiche di inclusione e dalla capacità delle comunità locali di creare spazi di dialogo interculturale. Purtroppo, in Italia persistono barriere legate ai pregiudizi e alla diffidenza, che ostacolano il pieno inserimento degli immigrati. L’integrazione degli immigrati non è solo una questione di equità sociale, ma rappresenta un’opportunità strategica per il progresso economico e culturale dell’Italia.
Quello che questi dati raccontano è, dunque, una sostanziale distanza tra due immaginari contrapposti, che si materializza in un muro di ostilità nei confronti dello straniero, alimentando l’intolleranza persino nei confronti di comunità da sempre presenti sul territorio. Ad esempio, i “clandestini” nel discorso pubblico hanno assunto una connotazione chiaramente negativa, essendo spesso individuati come una minaccia per la sicurezza e l’ordine pubblico, o un carico sul welfare a spese dei contribuenti.
Pur essendo coinvolti nei settori più colpiti dalla crisi economica, i tassi d’occupazione degli immigrati sono simili, e in alcune regioni addirittura maggiori, di quelli dei cittadini italiani. Guadagnando in media il 30% in meno rispetto agli italiani, solo il 23% degli stranieri si dichiarano soddisfatti del loro salario, aggiungendosi alla categoria dei “working poor” - quanti vivono in condizioni di povertà pur avendo un lavoro.
Tabella: Dati Chiave sull'Immigrazione in Italia
Indicatore | Dato |
---|---|
Residenti stranieri (2023) | 5,3 milioni (8,9% della popolazione) |
Tasso di disoccupazione tra immigrati (2023) | 14% |
Tasso di disoccupazione tra italiani (2023) | 7,8% |
Alunni stranieri nelle scuole italiane (a.s. 2022/23) | 914.860 (11,2% della popolazione studentesca) |
Minori stranieri non accompagnati (luglio 2024) | 20.213 |
Opportunità e Sfide Future
Per affrontare queste sfide, sono stati sviluppati diversi programmi di formazione e inclusione. Ad esempio, i corsi di lingua italiana offerti da enti locali e organizzazioni non governative aiutano gli immigrati a migliorare le loro competenze linguistiche. La conoscenza della lingua è fondamentale per accedere a lavori qualificati e partecipare pienamente alla vita sociale.
Occorrono iniziative di formazione professionale che preparino gli immigrati per il mercato del lavoro italiano. Progetti che offrano supporto per l’inserimento lavorativo, attraverso stage e tirocini formativi. Anche le aziende possono svolgere un ruolo cruciale nell’integrazione degli immigrati. Alcune aziende italiane hanno adottato politiche di inclusione e diversità, riconoscendo il valore della multiculturalità.
Il governo italiano ha implementato diverse politiche per facilitare l’inserimento lavorativo degli immigrati. Tra queste, il “Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021 - 2027” prevede misure specifiche per migliorare l’accesso al lavoro e la formazione professionale. Tuttavia, l’efficacia di queste iniziative è ancora limitata, e sono necessari ulteriori sforzi per ridurre la burocrazia e garantire un reale riconoscimento delle competenze degli immigrati.
In conclusione, l’integrazione lavorativa degli immigrati in Italia è un processo complesso che richiede sforzi congiunti da parte di governo, aziende e società civile. È fondamentale riconoscere e valorizzare le competenze degli immigrati, offrendo loro opportunità reali di inserimento nel mercato del lavoro. La diversità culturale non è solo una risorsa economica, ma anche un arricchimento sociale. Solo attraverso un approccio inclusivo e rispettoso delle differenze possiamo costruire una società più equa e prospera.
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