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Ricorso contro l'Espulsione dello Straniero: Guida e Fac Simile

Il ricorso contro un provvedimento di espulsione è un diritto fondamentale per gli stranieri che si trovano in questa situazione. È essenziale conoscere le procedure, i termini e le modalità per presentare un ricorso efficace. Questo articolo fornisce una guida dettagliata e un fac simile per aiutarti a navigare in questo processo.

Tipologie di Espulsione

Le espulsioni amministrative sono provvedimenti emessi nei seguenti casi:

  • Art. 13 D.lgs. n. 286/1998
  • Espulsioni ministeriali disposte dal Ministro dell’Interno nei confronti di stranieri ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato (art. 13, co. 1, TUI).
  • Straniero che deve essere condannato per un reato non colposo, punito con una pena detentiva inferiore a due anni o per il reato di ingresso e soggiorno illegale (art. 14, co. 5-ter, del d.lgs. n. 286/1998).
  • Espulsioni a titolo di sanzione alternativa della pena pecuniaria (art. 16, TUI).

Inoltre, l'espulsione può essere disposta come sanzione alternativa applicabile dal giudice di pace in caso di condanna per i reati d’ingresso e soggiorno illegale (art. 10 bis, TUI) e d’inottemperanza, anche reiterata, all’ordine di allontanamento del questore (art. 14, co. 5-quater, TUI).

Procedura di Convalida e Termini

Nei casi previsti dall’art. 14, del d.lgs. n. 286/1998, il provvedimento dev’essere comunicato entro 48 ore al giudice di pace, il quale fissa un’udienza a cui parteciperanno necessariamente l’interessato e un avvocato. Entro le 48 ore successive, il giudice provvede o meno alla convalida. Se il giudice convalida il provvedimento, esso diventa esecutivo, altrimenti perde ogni effetto.

Termini per la Partenza Volontaria

Per le espulsioni amministrative può essere concesso un termine compreso tra 7 e 30 giorni per la partenza volontaria, anche attraverso programmi di rimpatrio volontario e assistito. In questi casi possono essere disposte ulteriori misure: la consegna del passaporto, l’obbligo di dimora in un luogo determinato o l’obbligo di presentazione in giorni ed orari stabiliti presso un ufficio della forza pubblica.

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Divieto di Reingresso

Il divieto di reingresso può essere disposto per un periodo di 5 anni riducibile a 3 su richiesta del difensore e su accoglimento del giudice di pace nella sua decisione (art. 13, co. 13, TUI).

Trattenimento nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR)

In attesa della definizione del procedimento di convalida, il Questore dispone il trattenimento dello straniero in appositi centri di permanenza per i rimpatri (art 14 TUI). Entro 48 ore dall’adozione del provvedimento, il questore trasmette copia degli atti al giudice di pace territorialmente competente, affinché questi proceda nelle successive 48 ore a convalidarlo o meno.

Se convalidato, il provvedimento comporta la permanenza nel CPR per un periodo di 30 giorni, che il giudice, su richiesta del questore, può prorogare di ulteriori 30 giorni. Il periodo massimo di trattenimento del CPR non può in ogni caso superare i 180 giorni.

In base alla legge “lo straniero è trattenuto nel centro con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità” (art 14.2 T.U.I.).

Sin dalle prime pronunce in materia la Corte Costituzionale ha affermato che “il trattenimento dello straniero presso i centri di permanenza temporanea e assistenza è misura incidente sulla libertà personale, che non può essere adottata al di fuori delle garanzie dell’articolo 13 della Costituzione.

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Anche la Corte di Cassazione ha affermato che “il trattenimento costituisce una misura di privazione della libertà personale, legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge e secondo una modulazione dei tempi rigidamente predeterminata”.

Modalità del Trattenimento nei C.P.R.

Le modalità del trattenimento nei C.P.R. sono disciplinate dall’art. 11 L. 6/03/98 n. 40, art. 13 d. lgs. 25/07/98 n. 286 e 18 D.P.R.. 31/08/99 n. 394 Legge 271/2004:

  • Libertà di colloquio all’interno del centro e con visitatori provenienti dall’esterno, in particolare con il difensore e con i ministri di culto.
  • Libertà di corrispondenza, anche telefonica.
  • Rispetto dei diritti fondamentali della persona.

Il trattenimento dello straniero può avvenire unicamente presso i centri di permanenza per i rimpatri o presso i luoghi di cura in cui lo stesso è ricoverato per urgenti necessità di soccorso sanitario.

Come Presentare Ricorso

Lo straniero espulso può presentare ricorso al giudice di pace del luogo in cui ha sede l’autorità che ha disposto l’espulsione, entro 60 giorni dalla data del decreto di espulsione. Il ricorso può essere sottoscritto anche personalmente, ma è necessaria l'assistenza di un legale. Se l'interessato ne è sprovvisto, gliene viene nominato uno d'ufficio. Lo straniero è ammesso al gratuito patrocinio e, se necessario, è assistito anche da un interprete.

Contro il decreto di espulsione emesso dal Ministro dell’Interno per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, il ricorso si presenta al Tar della Regione Lazio.

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Costi del Ricorso

Il ricorso è esente da contributo unificato.

Udienza e Notifiche

Il Giudice di Pace fissa udienza in camera di consiglio. Ricorso e decreto sono notificati all'autorità che ha emesso il provvedimento.

Motivi per l'Accoglimento del Ricorso

Per ottenere l’accoglimento del ricorso è necessario trovare dei giusti motivi, come ad esempio:

  • Rientrare in una delle categorie per cui è previsto il divieto di espulsione.
  • Avere legami familiari nel territorio dello Stato.
  • Il decreto non è stato tradotto nella lingua della persona colpita dall’espulsione e quest’ultima non sia stata assistita da un interprete.

Impugnazione dei Decreti Ministeriali

Diverso è il caso dei decreti di espulsione ministeriale, considerati atti di alta discrezionalità amministrativa e quindi insindacabili nel merito. Potrà essere impugnata l’adeguatezza formale della motivazione davanti al giudice amministrativo (TAR del Lazio, sede di Roma) (art. 4 T.A.R.).

Espulsione come Misura di Sicurezza o Alternativa alla Detenzione

Come sottolineato dalla Cassazione, con sentenza n. 23704/2013, il decreto di espulsione a titolo di misura di sicurezza non è immediatamente operativo, ma presuppone il successivo intervento del magistrato di sorveglianza. L’espulsione può essere revocata se il giudizio di pericolosità viene meno. L’interessato o il suo difensore possono fare istanza di revoca ex art. 679 c.p.p. e contro i provvedimenti del magistrato di sorveglianza è possibile proporre appello al tribunale di sorveglianza ex art. 678 c.p.p.

Contro il decreto di espulsione a titolo di misura alternativa alla detenzione è possibile opposizione di fronte al tribunale di sorveglianza entro 10 giorni dalla comunicazione del decreto allo straniero; il tribunale decide nel termine di 20 giorni (art. 16, co. 6, TUI).

Giurisprudenza Rilevante

Di seguito sono riportate alcune massime di sentenze rilevanti in materia di espulsione:

  • Cass. civ., sez. I, sent. 22 febbraio 2019, n. 5239: In tema di espulsione del cittadino straniero, secondo il D.Lgs. n. 286 del 1998, art. 13, comma 2 bis, si deve tenere conto, nei confronti dello straniero che ha esercitato il diritto al ricongiungimento familiare, della natura e dell’effettività dei vincoli familiari dell’interessato, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale, oltre che dell’esistenza dei legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese di origine.
  • Cass. civ., sez. I, sent. 15 gennaio 2019, n. 865: In tema di espulsione del cittadino straniero, qualora questo non eserciti il diritto al ricongiungimento familiare, i suoi legami familiari nel territorio dello Stato, per consentire l’applicazione della tutela rafforzata ai sensi del D.Lgs. n. 286 del 1998, art. 13, comma 2 bis, devono essere soggettivamente qualificati ed effettivi e il giudice di merito è tenuto a darne conto adeguatamente, sulla base di vari elementi, come l’esistenza di un rapporto di coniugio e la durata del matrimonio, la nascita di figli e la loro età, la convivenza, la dipendenza economica dei figli maggiorenni e dei genitori, le difficoltà che essi rischiano di trovarsi ad affrontare in caso di espulsione ed altri fattori che testimonino l’effettività di una vita familiare.
  • Cass. civ., sez. VI, ord. 28 settembre 2015, n. 19329: Il Giudice di Pace in sede di convalida del trattenimento è tenuto a valutare i profili di manifesta illegittimità del decreto di espulsione ed a considerare la sussistenza delle ragionevoli prospettive di rimpatrio dello straniero espulso (art. 15 par. 4 dir. 2008/115/CE).
  • Cass. civ., sez. Lavoro, ord. 10 ottobre 2013, n. 23072: In tema di mancata assunzione del lavoratore straniero soggetto a espulsione e risarcimento del danno, l’applicazione effettiva dell’espulsione disposta con sentenza non è immediatamente operativa, ma presuppone il successivo intervento del magistrato di sorveglianza e, in caso di impugnazione delle determinazioni di quest’ultimo, del tribunale di sorveglianza. Di conseguenza, l’ordine di espulsione disposto con la sentenza non produce, prima del giudizio di pericolosità sociale, la condizione soggettiva di straniero espulso o che deve essere espulso, comportante, ai sensi del D.Lgs. n. 286 del 1998 art. 14, comma 5 ter, il divieto di assunzione.
  • Corte Cost., sent. 3 luglio 2013, n. 186: La Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 5, comma 5, del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286, nella parte in cui non prevede che, nel caso di rigetto della domanda di protezione internazionale, possa essere rilasciato, ove ne sussistano i presupposti, un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
  • Cass. civ., sez. VI, 14 febbraio 2013, n. 3714: In tema di espulsione del cittadino straniero, la Corte di Cassazione ha ribadito che non può essere espulso lo straniero che è entrato nel territorio dello Stato con un visto generale “Schengen”.

Aggiornamenti Giurisprudenziali Recenti

  • Cass. civ., Sez. I, Ordinanza, 10/03/2021, n. 6772: In materia di immigrazione, il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari al cittadino extracomunitario coniuge di cittadino italiano, disciplinato dal d.lgs. n. 30 del 2007, non presuppone la convivenza effettiva dei coniugi e neppure il pregresso regolare soggiorno del richiedente ma, ai sensi dell’art. 30, comma 1 bis, del d.lgs. n. 286 del 1998, deve essere negato ove il matrimonio risulti fittizio o di convenienza.
  • Cass. pen., Sez. I, 04/03/2021, n. 8496: In materia di ordine di allontanamento dal territorio dello Stato, non costituisce condizione ostativa all’espulsione dello straniero, ai sensi dell’art. 16 T.U. immigrazione, la condizione di apolide di fatto.
  • Cass. pen., Sez. I, Sentenza, 26/02/2021, n. 8005: Non è reiterabile l’espulsione dello straniero, quale misura alternativa alla detenzione ai sensi dell’art. 16, comma 5, d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286, nei confronti di un condannato che abbia fatto illegittimamente rientro nel territorio dello Stato prima del decorso di dieci anni dall’esecuzione del provvedimento.
  • Cass. civ., Sez. I, Ordinanza, 08/02/2021, n. 3028: Il provvedimento del prefetto di reiezione dell’istanza di revoca di precedente ordine di espulsione è assimilabile, per natura, funzione ed incidenza sui diritti dello straniero, al provvedimento di espulsione. Pertanto, al pari del decreto di espulsione, anche il diniego della revoca dell’espulsione è sindacabile davanti al giudice ordinario e, in particolare, dinanzi al giudice di Pace, ex artt. 13, comma 8 e 13-bis del d. lgs. n. 286 del 1998.
  • Cass. civ., Sez. I, Ordinanza, 21/06/2021, n. 17807: Nei confronti dello straniero regolarmente coniugato o convivente con donna in gravidanza, per la durata della gestazione e nei sei mesi successivi alla nascita del figlio, a tutela della donna e del minore, nato o nascituro, non può essere esercitato il potere del Prefetto di espulsione ex art. 19, comma 2, lett. d), d.lgs. n. 286 del 1998.
  • Cass. civ., Sez. III, Ordinanza, 21/05/2021, n. 13969: Nel procedimento di opposizione al provvedimento prefettizio di espulsione di cui all’art. 13 del d.lgs. n. 286 del 1998, alla mancata comparizione della parte istante non può collegarsi alcuna conseguenza sanzionatoria sul piano processuale.

Esempio di Ricorso

Di seguito è riportato un esempio di ricorso contro un decreto di espulsione:

T.A.R. Molise Campobasso, Sez. I, 26/03/2021, n. 117

Per: … nato in ……. il….., residente a Napoli in via …., rappresentata e difesa dall’avv. ….., giusta procura in calce al presente atto, elettivamente domiciliata in Aversa, Via Raffaello n.41, presso lo studio legale dello scrivente procuratore, C.F.________, CF. ….

Oggetto: Ricorso contro il decreto di espulsione del Prefetto della Provincia di Napoli.

Motivi del ricorso:

  • Violazione e mancata applicazione dell’art. 10 bis della l. 241/1990.
  • Violazione di legge, art. 13, cc. 8 e ss., decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.

Considerazioni Finali

Presentare un ricorso contro un decreto di espulsione richiede una conoscenza approfondita delle leggi e delle procedure. È fondamentale agire tempestivamente e cercare assistenza legale qualificata per proteggere i propri diritti e aumentare le possibilità di successo del ricorso.

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