Albergo Atene Riccione

 

Sic Turismo Roma: Alla Scoperta delle Gemme del Lazio e Dintorni

Il Lazio, con la sua ampia varietà di ambienti, paesaggi e formazioni geologiche, custodisce piccoli gioielli naturalistici, alcuni noti, altri più nascosti ma altrettanto suggestivi. Percorrendo sentieri o itinerari naturalistici, possiamo ammirare queste bellezze in tutta la loro magnificenza.

Cascate del Lazio: Un'Esplosione di Bellezza Naturale

Quasi tutte le Cascate del Lazio si possono raggiungere con relativa facilità, ma alcuni percorsi richiedono comunque attenzione e un minimo di allenamento, specie per i tratti più lunghi. In ogni caso consigliamo di evitare le stagioni più piovose, essere adeguatamente attrezzati e, se possibile, affiancarsi ad una guida esperta.

Oratino: Un Tuffo nel Patrimonio Artistico e Architettonico

La visita ad Oratino permette di poter visionare l’immenso patrimonio artistico ed architettonico prodotto nel corso dei secoli. Arrivando in paese la prima tappa è senza dubbio la Chiesa di Santa Maria di Loreto, considerata in passato extra moenia, e scelta come luogo di sepoltura dalla famiglia dei duchi Giordano.

Proseguendo il cammino ci si imbatte nel maestoso Palazzo Ducale, ristrutturato agli inizi del XVIII secolo dal duca poeta Gennaro Girolamo Giordano. Difronte l’antica dimora si trova il borgo medievale in cui si accede dalla Porta del Piano (XIII sec.), uno dei due varchi, perfettamente conservato, da cui si entrava nelle mura.

Sul punto più elevato del centro storico è situata la Chiesa di Santa Maria Assunta, edificio sacro menzionato in un documento del 1241 con la denominazione di Ecclesia Sanctae Mariae. Internamente la struttura presenta tre navate scandite da colonne e pilastri in pietra, inoltre, nella volta centrale, si trova l’affresco con l’Assunzione della Vergine, eseguito nel 1791dal pittore Ciriaco Brunetti.

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Sempre nelle vicinanze del corso d’acqua è possibile ammirare l’imponente Morgia preistorica detta “La Rocca” (foto), un sito dell’età del Bronzo, individuato con un saggio stratigrafico nel 1991da G. Dal 12 agosto del 2016 il paese ospita l’esperienza del Museo Domestico, grazie alla donazione di opere da parte di una ventina di artisti contemporanei (italiani ed internazionali) è stato possibile istituire questa mostra permanente che trova collocazione nelle case dei cittadini oratinesi.

Calcata: Un Borgo Incantato nella Tuscia

Il borgo più vicino è Calcata (3 km), uno dei centri storici della Tuscia e del Lazio più noti. Si trova a 220 metri d’altezza, adagiato su uno sperone di tufo proteso sulla Valle del Treja. Il centro storico è costituito da un intreccio di vicoletti, piazzette e sorci verso le colline circostanti, il tutto avvolto dall’atmosfera antica del borgo con le sue casette medievali, torri, palazzette.

Si entra dall’unica porta che si apre lungo le mura; uno degli angoli pi caratteristici di Calcata. Poco dopo si arriva alla piazza dove troviamo il Castello degli Anguillara, la Torre Ghibellina e la Chiesa del SS. Nome di Gesù. Questi costituiscono gli unici monumenti del paese.

Qui, in uno scenario incantevole, il Treja scivola impetuoso su di un letto di roccia vulcanica, formando numerosi salti e cascatelle per poi insinuarsi tra le alte e rosse pareti tufacee, ove rigogliosa si inerpica la vegetazione.

Mazzano Romano: Fascino Intatto nella Valle del Treja

Degno di attenzione, è il vicino e caratteristico borgo di Mazzano Romano (7,4 km - borgo antico). Anche se si tratta di un piccolo centro, conserva intatto il suo fascino dei borghi della Tuscia. Particolari sono le prospettive dalla Valle del Treja.

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Lago di Bracciano e Dintorni: Natura, Storia e Relax

Dirigendoci verso sud ovest (24 km seguendo la SP79 - SP17b - SP37 - SP4 e infine la SP12b), si arriverà al celebre Lago di Bracciano e i tre paesi, ricchi di testimonianze medievali e rinascimentali, che si affacciano su di esso. Tutta l’area è tutelata dal Parco Naturale Bracciano - Martignano, zona ad alto valore ambientale e storico.

Monte Soratte: Un Profilo Inconfondibile nella Campagna Romana

Isolato e selvaggio si erge tra la campagna romana, la Sabina e la Tuscia il caratteristico profilo del Monte Soratte (10 km - Sant’Oreste), luogo di notevole importanza storica e ambientale.

Civita Castellana e Castel Sant'Elia: Un Viaggio nella Storia e nell'Arte

Dirigendoci verso nord-est si attraversa Faleria, si raggiunge la Cassia e si prosegue verso Civita Castellana (12 km) con il suo imponente Forte Sangallo, sede dell’importante Museo Archeologico Falisco. Proseguendo verso sud-ovest, invece, si arriva al bel paese di Castel Sant’Elia (SP78, SS3, SP77 18 km - 7 km da Civita Castellana).

Nepi e Rignano Flaminio: Alla Scoperta di Borghi Meno Noti

Continuando su una delle due direttrici (a seconda di dove ci si trova), si raggiunge Nepi (2 km da Castel Sant’Elia - 20,5 km da Faleria), uno dei borghi più noti della provincia di Viterbo. Per scoprire borghi meno conosciuti ma di un certo interesse segnaliamo Rignano Flaminio (5,4 km). All’entrata del centro storico si erge la Rocca dei Savelli. Si consiglia di percorre Via Cavour e arrivare all’estremo opposto dove si trova la Chiesa Parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio.

Campagnano di Roma e Monterosi: Un Itinerario tra Arte e Natura

A circa 20 km a sud ovest consigliamo di visitare Campagnano di Roma. Il centro storico, introdotto da una bella piazza ben curata, si accede passando attraverso la massiccia porta Romana di mattoncini rossi con arco a tutto sesto sormontato da uno stemma. Appena si supera la porta a destra troviamo Palazzo Venturi sede del Museo Archeologico, dell’Archivio Storico Comunale, della Biblioteca Comunale e del Centro culturale.

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Infine invitiamo a scoprire il piccolo borgo di Monterosi con il suo lago rotondo. Monterosi si trova a 20,5 km da Faleria e ha nella chiesa di San Giuseppe del XVI secolo e nel Palazzo del Cardinale i suoi monumenti più insigni.

Escursione sul Gran Sasso e in Abruzzo

Un'escursione sul Gran Sasso ripercorrendo le strade statali (Salaria e Tiburtina) e le vie regionali e provinciali che un tempo, prima che venisse inaugurata la veloce autostrada Roma- L’Aquila - Pescara - erano l’unica via di collegamento tra la Capitale e l’Abruzzo, con la libertà di fermarci tutte le volte che un dettaglio, una chiesa o un monumento ci incuriosiscono.

Per garantire la giusta ‘lentezza’ all’itinerario e sfuggire almeno una notte dal caldo asfissiante di Roma, abbiamo scelto di spezzarlo in due e fermarci in Abruzzo per un pernottamento a Poggio Picenze, paesino a pochi chilometri da L’Aquila. In totale un itinerario di quasi 450 km., che abbiamo scelto di fare in auto perché purtroppo il meteo prometteva pioggia sugli Appennini ma che sarebbe altrettanto fattibile in moto.

Per arrivare in Abruzzo abbiamo scelto di percorrere la vecchia via Salaria - strada che conosciamo benissimo perché la zona della Sabina, con i suoi colli coperti di ulivi, le sue cattedrali ed i suoi borghi agricoli è meta frequentissima di gite da Roma. Questa volta però non ci fermiamo lungo la strada finché non arriviamo ad Antrodoco, ameno borgo di villeggiatura abitato fin dall’epoca romana in cui vi era una stazione di posta.

Da Antrodoco si sale velocemente sul Monte Giano e ci si immerge nelle Gole di Antrodoco fino ad arrivare al passo di Sella di Corno, a circa 1000 metri di altitudine. Superiamo la città dell’Aquila bypassandola grazie alla statale 684 e quindi riprendiamo la Strada Stata le n. 17 dell’Appennino abruzzese: il tour vero e proprio alla scoperta del Gran Sasso e dei piccoli paesi che si incontrano lungo il percorso inizia a fino a Barisciano, cittadina con resti di un castello medievale, con numerosi edifici sacri.

Lungo la strada che ci porterà alla tappa di Santo Stefano di Sessanio, incontriamo il Convento di San Colombo, famoso per il suo orto botanico, il Museo del Fiore e per essere sede del Centro di Ricerche Floristiche dell’Appennino, incaricato del censimento, studio e monitoraggio della flora appenninica e di attività di conservazione delle piante rare del territorio.

La strada sale ancora, seguendo le coste della montagna, gli alberi lasciano il posto a pietraie e a pascoli avari. Chilometri sospesi tra terra e cielo, fino ad arrivare al piccolo borgo di Santo Stefano di Sessanio, un pugno di architetture capaci di sfidare il tempo strappate alla rovina ed all’oblio grazie alla capace lungimiranza di un imprenditore che ha trasformato alcune abitazioni in albergo diffuso destinato ad una clientela luxury.

Tra le strettissime stradine di pietra e sassi è un fiorire di bed & breakfast, gallerie d’arte e botteghine che promuovono prodotti del territorio. Una curiosità: Santo Stefano di Sessanio è stato per un paio di secoli possedimento dei Medici, che da qui gestivano il commercio della lana proveniente dalla Puglia e diretta in Toscana e ancora oggi su alcuni palazzi e sulla porta d’accesso alla rocca vi è lo stemma con le ‘palle’ dei nobili fiorentini.

Sebbene in agosto la piana sia abbastanza frequentata, il silenzio regna ovunque, interrotto solo dal rumore del vento e da qualche muggito che proviene da birichine mucche al pascolo, che spesso si incontrano ruminare indisturbate e impassibili proprio sul ciglio della strada. Dopo una sosta rigenerante tra i monti ridiscendiamo fino a Santo Stefano di Sessanio e proseguiamo - solo pochi chilometri - fino a Calascio con l’intenzione di raggiungere il Castello di Rocca Calascio.

Quelli che stiamo visitando sono tutti paesi di montagna piccoli, con pochissimi residenti e fin troppe impalcature e gru a ricordare che il terremoto dell’Aquila del 2009 è passato anche da qui. La destinazione che vogliamo raggiungere è Navelli, uno dei borghi più belli d’Italia: si trova pochi chilometri più avanti in direzione di Popoli ed è il regno dello zafferano, una delle spezie più pregiate della cucina italiana.

Navelli è stato duramente colpito dal terremoto, il centro storico è un cantiere a cielo aperto e la gran parte degli abitanti si è trasferito a valle nei nuovi insediamenti. Da Navelli raggiungiamo per una brevissima visita il borgo di Capestrano - anche qui troppe impalcature, gru e ristrutturazioni in corso - un borgo conosciuto ai più per il ritrovamento delle statua italica del Guerriero che è oira al Museo Archeologico Nazionale di Chieti.

Abbiamo prenotato un pernottamento presso l‘Osteria della Posta di Poggio Picenze, sulla strada che porta all’Aquila. E’ un ristorante con albergo che consiglio moltissimo per fare base e visitare le terre del Gran Sasso, sia per il costo che per le belle e grandi camere che mette a disposizione dei suoi ospiti. Degna di applauso anche l’ottima cucina “vintage” del ristorante che recupera ricette della tradizione casalinga abruzzese.

Che non può prescindere da una visita alla città dell’Aquila, dove non tornavamo da dieci anni, quindi prima del terremoto dell’aprile 2009. L’Aquila sta rinascendo, almeno i palazzi delle istituzioni sono tornati operativi e pian piano ricominciano ad aprire piccoli esercizi commerciali che invogliano residenti e turisti a fare una passeggiata nel centro storico, tuttavia l’impressione che ho avuto è di essere dentro un plastico architettonico, in cui ogni dettaglio è perfetto ma manca di vita vera.

Ripartiamo da L’Aquila alla volta di Roma ma questa volta anziché percorrere la Statale dell’appennino abruzzese e quindi la Salaria, scegliamo di raggiungere casa lungo la via Tiburtina passando per l’Altopiano delle Rocche. Questo versante della provincia dell’Aquila lo conosciamo piuttosto bene, ci siamo stati più volte e le tappe e le soste sono per forza di cose più rapide.

La Tiburtina si arrampica sulla montagna con tornanti rapidi e lungo la strada incontriamo tanti ciclisti che si inerpicano sfidano la forza di gravità e dopo 25 chilometri arriviamo a Rocca di Cambio, che con i suoi 1.434 metri è il comune più alto degli Appennini. Da Rocca di Cambio la strada si snoda lungo l’altopiano, questa è una zona decisamente più frequentata rispetto ai paesini visitati il giorno precedente anche perché è da sempre uno dei luoghi di vacanza preferiti dai romani e addirittura sono dell’idea che la gran parte dei romani che sciano abbiamo imparato proprio sulle piste di Campo Felice o del Magnola di Ovindoli.

Sull’Altopiano delle Rocche non mancano proposte per il tempo libero: oltre alle consuete attività a contatto con la natura e sportive, qui ci sono maneggi, un sistema di piste ciclabili, sentieri-trekking e parchi avventura. Oltrepassiamo Rocca di Mezzo (altra località di villeggiatura estiva ed invernale) e proseguiamo per Rovere e Ovindoli, che troviamo immersa nell’allegra confusione di una delle tante feste estive. L’Altopiano delle Rocche è parte del Parco naturale regionale del Velino-Sirente e la sede del Parco è proprio a Rocca di Mezzo.

Il percorso è strutturato in due giorni, con partenza da Roma, ma nulla ovviamente vieta di modificare l’itinerario “di avvicinamento” secondo la base di partenza o aumentare il numero di giorni in modo da approfondire meglio. La scelta di non utilizzare l’ autostrada nasce dalla volontà di recuperare ritmi lenti, dalla voglia di poterci fermare a piacimento ed anche - non lo nego - di risparmiare.

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