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Sogni del Viaggiatore: Interpretazione e Realtà Onirica

È delle città come dei sogni: tutto l’inimmaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra.

Con queste parole di Marco Polo inizia la terza parte de Le città invisibili di Italo Calvino. Questa affermazione non sembra destabilizzare più di tanto Kublai Khan, interlocutore dell’esploratore veneziano e imperatore dei Tartari, che risponde con un netto e sicuro «io non ho desideri né paure […] e i miei sogni sono composti dalla mente o dal caso». In ciò egli accompagna Marco Polo, viaggiatore visionario, che lo invita a seguirlo e a far fronte ai propri desideri di scoperta e ai propri sogni, ma anche ad affrontare tutte le proprie paure e ansie.

La Struttura Combinatoria de "Le Città Invisibili"

Le città invisibili è una delle opere in cui il gioco combinatorio dell’autore si manifesta in maniera più marcata. La struttura dell’opera ne è infatti un esempio evidente: se da una parte si snoda il racconto di Marco Polo a Kublai Khan sui numerosi viaggi nelle città dell’Impero, dall’altra si riscontra una struttura particolare, nella quale ogni capitolo (in tutto nove nell’opera) è aperto e chiuso da un dialogo tra i due che funge da cornice. All’interno di ogni capitolo, però, è presente un gioco combinatorio complesso di cui Calvino stesso ci parla: «ho deciso di fissarmi su 11 serie di 5 pezzi ciascuna, raggruppati in capitoli formati da pezzi di serie diverse che avessero un certo clima in comune».

In altri termini, lo schema ideato dall’autore poggia su undici serie di città: Le città e la memoria, Le città e il desiderio, Le città e i segni, Le città sottili, Le città e gli scambi, Le città e gli occhi, Le città e il nome, Le città e i morti, Le città e il cielo, Le città continue, Le città nascoste. Ogni serie è suddivisa in cinque pezzi, che coincidono con i racconti/descrizioni di cinque città diverse. I pezzi di ogni serie sono stati poi mescolati e ricomposti in ordine sparso a formare i nove capitoli del libro. Il risultato di questa operazione è una struttura organizzata come un poliedro, in cui la conclusione è presente, allo stesso tempo, in tutti capitoli e in nessuno.

A ogni lettore è quindi lasciata la possibilità di percorrere il proprio viaggio, di seguire la propria mappa, di visitare le città che preferisce e di scoprire i posti più reconditi, gli oggetti più strani, i dettagli più inimmaginabili. Ogni lettore, dunque, co-costruisce il proprio percorso insieme all’esploratore veneziano: è possibile infatti aprire il libro e scegliere di leggere un capitolo a caso, il quale verte su una tematica enunciata nella cornice - questa rimane sottesa a ogni singolo racconto - e che finisce per richiudersi sempre nella cornice stessa, quasi a comporre un anello, una struttura circolare. In altre parole, un universo di pensieri, di azioni e di emozioni che si affollano, si avvicendano, si mostrano e si nascondono dietro un velo diafano, davanti agli occhi e alla fantasia del lettore.

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Visione e Sogno: Un Confine Labile

Quale labile confine si cela tra visione e sogno? Marco Polo è un viaggiatore visionario o un sognatore? E noi, suoi lettori e compagni di viaggio, cosa siamo? Visione e sogno assumono due significati differenti. Il secondo termine indica un desiderio recondito e profondo che il lettore è conscio di avere, mentre il primo rappresenta una realtà generata dalla mente a partire dal dato reale: è osservando un determinato luogo che si viene colpiti da un altro mondo di oggetti creati dall’immaginazione e staccati dalla realtà, in un processo dettato dalla fantasia. In particolare, ne Le città invisibili, è proprio questo il motore principale che intesse l'opera: è la fantasia a muovere l’esplorazione di Marco Polo nelle città più svariate: città continue, come la città di Cecilia; città nascoste, come la città di Berenice; città sottili, come la città di Ottavia; in tutti questi luoghi i sogni, espressione dei più reconditi desideri del lettore/viaggiatore, danno forma alle parole. In altri termini, questo meccanismo fa attivare la fantasia creativa e costruttiva che genera la città nella mente di chi legge, dando forma, colori e volti ad una foresta di sogni, desideri, ansie e inquietudini.

Ne Le città invisibili i sogni di ogni lettore si realizzano, ma non sempre questo porta a conseguenze positive: i sogni generano una realtà che segue una via propria, un proprio cammino, esattamente come il cammino del lettore, ed è proprio qui che egli si perde: nel seguire ognuno il nostro viaggio finiamo col farci condurre da esso.

Città deserte, città dimenticate, città invisibili, generate sicuramente nella nostra mente, certamente dal caso; ma la fonte primordiale dell’immaginazione del lettore rimane il sogno: è questo che dirige, è questo che conduce, è questo che seguiamo e che rincorriamo: il sogno che, realizzato, diventa altro. E così non è più il lettore ad essere padrone del proprio sogno e a perseguirlo, ma è il sogno che, manifestatosi, mostra entrambe le facce della medaglia: il bene e il male, la realtà fattuale che contrasta con la realtà immaginata.

La Denaturazione del Sogno nella Realtà

Non a caso Marco Polo porta l’esempio di Isidora, la città dei sogni per l’uomo che cavalca a lungo e ha desiderio di giungere in una città che raggiungerà solo quando la sua vita volgerà al termine, ovvero nella vecchiaia: «Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva un lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c’è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi». Qui si risolve un altro nodo importante: i sogni sono di chi progetta, di chi vede un futuro, di chi ha desideri.

La loro realizzazione è la denaturazione del sogno secondo un processo irreversibile: il sogno diventa realtà, ma non come nelle fiabe dove tutto è esattamente come lo si era "sognato"; il sogno diventa altro da sé, mostrando quanto desiderato e quanto non lo è.

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Ciononostante, ne Le città invisibili sarà il lettore a trovare le proprie conclusioni, proprio come è stato lui a trovare e a cominciare il suo cammino. Il sogno non ha fatto altro che generare e dare voce a quanto di più nascosto e intimo sia nella mente del lettore, offrendogli, poi, ciò che gli si prospetta davanti. Non a caso la città dei sogni è la città di coloro che hanno raggiunto i propri obiettivi e che non hanno più nulla da attendere né da cercare: hanno esaurito la loro giovinezza, caratterizzata anche e soprattutto da questa ricerca instancabile di raggiungere il proprio obiettivo, per l'appunto il proprio sogno.

Il Sognatore come Cercatore

I sogni, sia nei loro risvolti positivi che negativi, fanno riflettere il sognatore, generando in questo un processo di verifica di quanto realizzato. Egli si chiede: è davvero ciò che volevo? Sono davvero così felice come immaginavo? Oppure ho nuovi dubbi, nuove inquietudini, nuove domande da cercare? Il sognatore è un cercatore, è colui che non si ferma, ma che è in continuo movimento, sempre in viaggio verso nuove mete, verso nuove città, verso nuovi orizzonti, spinto da nuovi dubbi e domande.

E così Marco Polo ribatte all’affermazione espressa da Kublai Khan riportata all’inizio dell’articlo:

Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere.

Il Senso del Sogno: Vademecum del Viaggiatore Onirico

Il sogno è un varco per entrare in altri mondi e scoprire cose di sé che durante la veglia non riescono a emergere alla coscienza: padroneggiarne i segreti si rivela quindi uno strumento d'indagine interiore di inestimabile valore. In questa nuova edizione del libro, arricchita da appendici di approfondimento sui sogni premonitori e le OBE, Di Grazia offre al lettore i risultati delle sue ricerche e la sua profonda esperienza nell'arte di sognare, illustrandogli le tecniche utili per diventare un viaggiatore onirico e spiegandogli segreti e trappole nascosti nei sogni ricorrenti, nelle esperienze fuori dal corpo, nei sogni lucidi, nel rapporto con entità ed esseri incorporei.

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Lungi dall'abbandonarsi passivamente al sonno e così rinunciare al grande potenziale insito nei sogni, il ricercatore del profondo troverà tra queste pagine preziosi spunti teorici e pratici per i suoi viaggi onirici, in grado altresì di illuminare alcune zone d'ombra legate al rapporto tra i sogni, l'erotismo e la morte e dunque arricchire i risultati della propria ricerca interiore..

Durante le fasi del sonno appunto, avviene il lavoro interiore più importante, quello fondamentale per la crescita personale di ognuno di noi. Lavoro interiore che dipende, in un certo qual senso, soprattutto da noi. Crediamo tutti, erroneamente, che sognare sia qualcosa di inconsapevole, che avvenga in maniera del tutto involontaria : “se sto dormendo che ne so come vaga la mia mente, non ne sono responsabile”; chi non ha mai pronunciato questa frase? Eppure, Umberto Di Grazia, un passo dopo l’altro ci fa proprio capire che non è affatto così.

I sogni, non solo sono veicolabili, ma addirittura possono essere dominati solamente adottando delle tecniche semplici e alla portata di tutti ma che necessitano di grande concentrazione oltre che di essere totalmente scevri da preconcetti e pregiudizi. E’ proprio grazie al sogno che si ha la capacità di entrare in contatto con nuove dimensioni e scoprire lati oscuri della propria personalità che difficilmente verrebbero a galla durante le ore di veglia, a volte veri e propri blocchi emozionali e psicologici di cui si ignora l’esistenza ma che con le giuste indicazioni possono portare alla guarigione. E’ così che una pagina dopo l’altra, individuiamo cosa voglia comunicare il nostro inconscio in determinate circostanze oniriche e cosa celino i sogni ricorrenti.

I sogni sono pilotabili? Possiamo ricordare i messaggi che ci vengono dal profondo? Possiamo instaurare un dialogo sempre più chiaro con i soggetti del sogno, e che sia utile per la tua crescita? All'inizio dobbiamo far nostro - totalmente! - il concetto che siamo vivi ventiquattro ore su ventiquattro e che sogniamo sempre, ogni notte. Dentro di noi, infatti, alberga un amico che aspetta di essere contattato, ma di cui spesso non ci curiamo.

Per la logica la realtà superiore è inafferrabile, eppure è presente in tutto. Il lavoro consapevole non è mai un abbandonarsi sciocco e cieco, piuttosto è come scivolare delicatamente ma senza mai perdere il controllo.

Onironautica: Viaggiare nei Sogni Lucidi

Il sogno è un fenomeno molto complesso, difficile persino da definire con esattezza, dal momento che interessa aree scientifiche molto diverse tra loro, dalle neuroscienze alla psicologia. In linea di principio, si potrebbe far riferimento alla definizione aristotelica, ossia “attività della mente che si verifica durante il sonno”. Tale attività si traduce, solitamente, in una serie di stimoli sensoriali (immagini, sensazioni, idee) che, generalmente, vengono ricondotti a ricordi o esperienze personali. Nella maggior parte dei casi, il fenomeno onirico ha carattere inconscio; può capitare, talvolta, che l’esperienza del sogno venga invece vissuta in maniera consapevole: in tal caso, si parla di “sogno lucido”. Chi sperimenta questo particolare fenomeno viene chiamato “onironauta”, un termine di origine greca che vuol dire “viaggiatore dei sogni”.

Il termine “Onironautica” è un neologismo coniato ad inizio del Novecento da Frederick van Eeden, un neurologo olandese. Ad oggi viene utilizzato principalmente per indicare la pratica - più o meno volontaria - del sogno lucido. Per estensione, la stessa parola indica anche quella branca, molto ampia ma non ben definita, della scienza medica che si occupa di analizzare l’attività di un ‘sognatore lucido’ (l’onironauta); per comprendere quale sia l’ambito in cui opera questa disciplina, è bene partire da una definizione scientifica di ‘sogno lucido’.

Come già accennato, la parola “onironauta” è di origine greca; è formata dall’unione di oneiron (“sogno”) e nautes (“navigatore”), così da indicare colui che viaggia attraverso i sogni. In epoca moderna, i fenomeni onirici vengono analizzati da un punto di vista scientifico ma per secoli sono stati loro attribuiti significati diversi; come spiega il libro “A Field Guide to Lucid Dreaming: Mastering the Art of Oneironautics”, nelle culture sciamaniche, i sogni erano “le chiavi per accedere a realtà nascoste nei cinque sensi” mentre per alcune popolazioni indigene i sogni rappresentano un ponte di contatto con la propria anima.

Le prime testimonianze relative ai sogni risalgono ai Sumeri ma furono probabilmente gli antichi Egizi i primi a praticare una qualche forma di sogno lucido; “probabilmente” - si legge in A Field Guide - “padroneggiavano capacità oniriche […] Un chiaro indizio proviene dal loro credo in Ba (o anima), che credevano capace di viaggiare coscientemente fuori dal proprio corpo mentre il corpo dormiva. Anche la parola ‘sogni’, rswt (pronunciata “resut”), che si traduce con “risveglio” o “svegliarsi” era rappresentata in geroglifici come un occhio aperto. Gli studiosi sostengono che l’occhio aperto potrebbe anche significare un risveglio verso la verità, o intuizioni che di solito sfuggono durante lo stato di veglia diurna”.

È possibile diventare un onironauta? La ricerca onironautica si è occupata anche della possibilità di padroneggiare coscientemente l’arte del sogno lucido. A tal riguardo, il testo che affronta in maniera più diffusa l’argomento è il già citato “A Field Guide to Lucid Dreaming: Mastering the Art of Oneironautics”. La sezione dedicata alle tecniche per ‘settare’ la mente, così da indurre in maniera volontaria un sogno lucido, si basa principalmente su meccanismi di autosuggestione; in pratica, basterebbe leggere o sentir parlare di onironautica per sperimentare in prima persona lo stesso fenomeno.

In aggiunta, gli autori sottolineano la particolare importanza dell’impostazione del pensiero (come, ad esempio, “ripetere, visualizzare e percepire un’affermazione”); a differenza di quanto si possa pensare, questo approccio ha comunque un fondamento scientifico, nonostante le ricerche lascino poco spazio ad una possibile padronanza volontaria di esperienze di questo tipo.

Uno studio pubblicato in Germania nel 2009, in particolare, sottolinea come “un ostacolo per gli studi sperimentali dei sogni lucidi è che la lucidità spontanea è piuttosto rara. Nondimeno, i soggetti possono essere allenati a diventare lucidi attraverso l’autosuggestione pre-sonno. I soggetti spesso riescono a tornare lucidi quando, prima di andare a letto, dicono a loro stessi di riconoscere che stanno sognando, accorgendosi degli eventi bizzarri del sonno.

Esistono diversi modi per indurre il sogno lucido, perlopiù afferenti alla sfera della psicologia. Uno studio condotto da un’università australiana (che ha coinvolto 170 volontari) ha utilizzato, in particolare, tre tecniche di ‘controllo’ dell’attività onirica. Una delle più semplici consiste in una breve interruzione del sonno (5 minuti dopo 5 ore di sonno), con lo scopo di stimolare la fase REM; un’altra si basa sullo stesso principio, con la sola differenza che i partecipanti allo studio, prima di addormentarsi, ripetono una sorta di frase motivazionale. Infine, una terza tecnica prevede di introdurre un gesto o un’azione abitudinaria, da replicare durante il sonno come una sorta di ‘attivatore’.

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