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La Lonja de la Seda: Storia e Architettura del Consolato a Valencia

Quando si è a Valencia non si può quindi prescindere da una visita ai Mercaderes, del resto la Lonja è talmente baricentrica che non sfugge neppure guardandosi intorno in Plaza del Mercado, davanti al Mercato Centrale e alla Chiesa di San Giovanni, che a loro volta sono altrettanto luoghi irrinunciabili nella visita della città della paella.

Costruito tra il 1482 e il 1533, questo straordinario complesso degno di una reggia è stato pensato per essere la punta di diamante del commercio della seta, quello grazie al quale tra il quindicesimo e il diciottesimo secolo Valencia - una delle maggiori città mercantili del Mediterraneo - ha prosperato grazie agli scambi con il nord Europa, l’Asia e infine le Americhe.

Architettura e Decorazioni

L’approccio con la Loggia della Seta, costruita in pietra di Massarrojos, comincia con la grandiosa Sala de Contratación, cui si accede attraverso il Pati dels Tarongers: dall’esterno (che pure è già da sé meraviglioso) neppure si può immaginare cosa custodisce all’interno.

Lo spazio altissimo tipico dell’architettura gotica (seppure qui influenzata dal nascente stile rinascimentale) è dominato dalle colonne slanciate, a spirale, alte quasi 16 metri, che sostengono l’elegante soffitto. Tutt’intorno, dove le pareti verticali incontrano la copertura, corre un’iscrizione che esalta l’onestà dei commercianti valenciani e che secondo l’interpretazione dello scrittore, antropologo e sociologo Joan Francesc Mira i Casterà aveva lo scopo di ribadire “che non era necessario essere un protestante o uno straniero per stabilire le basi di un buon commercio” coniugando etica ed economia.

Vista dal di fuori, la Lonja de la Seda assume l’aspetto di un castello medievale dalle possenti mura e imponenti porte d’ingresso. Come imponente è la torre che racchiude una piccola cappella con una cupola con otto piccole chiavi con scudi della città, angeli musicanti e un’immagine della Vergine della Misericordia, per ricordare che nel 1465 la Confraternita dei produttori di seta è stata posta sotto la protezione della Vergine.

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Dettagli Esterni

Ad impreziosire le facciate ci sono però numerose decorazioni in pietra, caratteristiche dello stile gotico, come gargouille e busti di imperatori romani, figure di spicco e persino un drago e un uomo privo di vestiti a simboleggiare la purezza, una coppia abbracciata, un uomo seduto sopra ad un tavolo, e molte altre.

I gargoyle del Patio de los Naranjos o le palme che toccano il cielo del “paradiso” nella Sala de Contratación, sono solo alcuni dei motivi per cui l’Unesco ha voluto dichiararla Patrimonio dell'Umanità. E d’altronde l’insieme è così armonioso e spettacolare, da mozzare il fiato per l’emozione che provoca quando si è al suo cospetto: colonne che invece di essere scolpite sembrano tornite, decorazioni che appaiono come merletti e ricami, la pietra diventata “creta” nelle mani di scalpellini sapienti.

Il Padiglione del Consolato

L’ala laterale della struttura è il cosiddetto Padiglione del Consolato, già sede del Tribunale del Mar, il primo tribunale mercantile marino ad essere costituito in Spagna. Ma come detto, se gli interni sono maestosi e imprevedibili, gli esterni già annunciano tanta magnificenza.

Riconoscimenti UNESCO

In ogni caso la Loggia della Seta non è l’unico motivo d’orgoglio dei valenciani, perché altre due eccellenze cittadine hanno ottenuto il marchio Unesco come Patrimonio Culturale Immateriale: il Tribunal de las Aguas de la Vega e Las Fallas. Il primo è un’istituzione antichissima che dalle sue origini in epoca romana risolve, in modo efficace ed esemplare, i conflitti derivati dall’uso delle acque di irrigazione tra gli agricoltori. Las Fallas è l’evento popolare che unisce tradizione, satira e arte dall’1 al 19 marzo di ogni anno. La loro origine si trova in un’antica tradizione dei falegnami che, celebrando l’arrivo della primavera, nella notte del 19, bruciavano davanti ai loro laboratori i pezzi di legno (i parot) che usavano per sollevare le lampade che li illuminavano durante l’inverno. A poco a poco, aggiunsero a questo fuoco purificatore vecchie cianfrusaglie e stracci, umanizzando in questo modo i parot fino a diventare dei ninots. L'umorismo dei valenciani diede presto a questi ninots il senso critico e ironico che mantengono ancora oggi.

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