Statistiche sui Crimini Commessi da Stranieri in Italia
Le opinioni comuni sono spesso attraversate dalla convinzione che la criminalità sia alimentata dall'immigrazione. In modo particolare, si ritiene che l'immigrazione provochi sempre un aumento dei reati nel Paese di destinazione e che gli immigrati commettano alcuni reati più frequentemente degli italiani.
Al 1° gennaio 2024 si contano ufficialmente 5.307.598 persone straniere residenti, pari al 9% della popolazione complessiva. Stando ai dati forniti dal Rapporto CNEL Cittadini stranieri in Italia, il dato si pone in costante aumento: al 1° gennaio 2023, i residenti stranieri erano circa 5 milioni e costituivano l’8,7% della popolazione. Per ciò che concerne, invece, gli irregolari, stando al XXIX Rapporto ISMU sulle migrazioni 2023, questi sono circa l’8% della popolazione straniera presente in Italia.
Passando ad analizzare le presenze in carcere, al 30 aprile 2025 risultano 19.740 persone straniere, pari al 31,6% della popolazione detenuta. Negli ultimi anni, la presenza di detenuti stranieri si è mantenuta costante seppur assumendo un andamento decrescente.
Secondo il report del Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno, nel 2023 sono stati commessi 315 omicidi, di cui 115 con vittime donne.
Nel periodo Gennaio-Settembre del 2023, gli atti persecutori registrati sono stati 12.491, nel 2022, nello stesso periodo, erano 14.326. Discorso analogo viene fatto sui maltrattamenti contro familiari e conviventi: nel 2023 - sempre nel periodo Gennaio-Settembre - i casi sono stati 16.599, il 12% in meno dei 18.843 casi del 2022. L’ultimo dei reati spia analizzati è quello della violenza sessuale, che diminuisce del 12% nel 2023 (4.909 episodi nel 2022 e 4.341 dell’analogo periodo del 2023).
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È stato pubblicato inoltre il Report delle attività della Polizia Postale: i casi trattati riguardanti i reati contro la persona perpetrati online sono stati 9.433 nel 2023, il 3% in più rispetto all’anno precedente (nel 2022 erano 9.200).
I dati che riguardano invece i detenuti presenti al 31 Dicembre 2023 per categorie di reati commessi sono riportati dal Ministero della Giustizia. Va precisato che ad un detenuto possono essere ascritti più reati, quindi il numero totale dei reati non corrisponde al numero dei detenuti: analizzando i dati infatti, a fronte di una presenza di 60.166 detenuti, i reati risultano essere 142.675 per una media di 2,4 reati per detenuto.
Sui numeri dei reati a carico dei soli stranieri detenuti, si osserva che a fronte di 18.894 detenuti stranieri, vi sono 36.537 reati, per una media di 1,9 reati per detenuto.
Anche per gli stranieri, la categoria più ricorrente è quella dei reati contro il patrimonio (9.635, il 28,2% del totale totale rispetto al 71,8% di italiani), seguita dai reati contro la persona (8.130, il 31% del totale rispetto al 69% di italiani) e dai reati per violazione del testo unico sugli stupefacenti (5.988, il 29% del totale, rispetto al 71% di italiani).
Come è prevedibile, l’unica categoria di reati per cui la presenza di stranieri è maggiore di quella degli italiani è quella legata alle violazioni del Testo Unico Immigrazione, in cui la percentuale di reati a carico di stranieri detenuti è del 92%.
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È questo l’esito positivo dell’integrazione, della presenza delle nuove generazioni e dei ricongiungimenti familiari. Di contro, se si prendono in considerazione altre comunità ampiamente rappresentate in carcere, si nota come la percentuale di detenuti marocchini e tunisini tenda a crescere lievemente.
La popolazione detenuta straniera si presenta come sostanzialmente più giovane rispetto agli italiani.
Con riguardo alle tipologie di reato, le persone straniere commettono principalmente reati contro il patrimonio: il 26,7% del totale dei reati commessi da persone straniere, contro il 22,8% degli italiani sul totale dei reati commessi da italiani.
Al 31 dicembre 2024, sul totale degli stranieri, il 29,3% risulta condannato per pene comprese tra i 5 e i 10 anni. Tale dato si completa guardando alle pene residue: sul totale dei residui pena compresi tra 2 e 3 anni, gli stranieri rappresentano il 33,5%; sul totale dei residui da 1 a 2 anni, il 37,4% e sul totale dei residui inferiori ad 1 anno arrivano al 42%.
Preoccupante resta l’accesso ai mediatori culturali: sul totale dei detenuti stranieri presenti al 31 dicembre 2024, ogni 100 detenuti sono presenti 1,7 mediatori.
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Tra queste, la maggior parte provengono dall’Europa (42,6% del totale), seguite dalle persone provenienti dal continente africano (36,7%).
La sproporzione di accesso alle misure alternative e a maggiori tutele risulta tanto più evidente se si guarda al contesto della detenzione minorile e dei giovani adulti. Sono moltissimi i minori stranieri non accompagnati che faticano a prendere contatto con le loro famiglie di origine, che vorrebbero accedere al lavoro al fine di ottenere un sostegno economico e che spesso si avvicinano a circuiti delittuosi, principalmente piccolo spaccio, furti e rapine.
Il trattamento delle persone straniere in carcere è sintomatico di quello che è il pensiero maggioritario nel Paese: marginalizzazione ed esclusione dal territorio.
La valutazione quantitativa della criminalità straniera si fonda su dati relativi a situazioni differenti, quali il numero degli stranieri entrati nelle carceri, degli arrestati, dei denunciati, dei condannati e dei detenuti.
Il numero di stranieri presenti nelle carceri italiane, a partire dai primi anni ’90, è aumentato in maniera inarrestabile.
È opinione diffusa che gli aumenti del numero di condannati stranieri in questi ultimi anni sarebbero da rapportare ad una maggiore inclinazione della magistratura a condannare più frequentemente gli stranieri rispetto agli italiani.
La criminalità straniera va osservata di pari passo con quella che è la criminalità italiana nel suo complesso; infatti, uno studio che voglia argomentare sulle diverse ipotesi di sostituzione, concorrenza o esclusività della criminalità straniera rispetto a quella italiana deve vagliare preventivamente la dimensione qualitativa e quantitativa dell'agire criminoso degli immigrati, cogliendo nelle diverse fattispecie quelle che sono le condotte che rivestono carattere, per così dire, tradizionale, da quelle, invece, che nel contesto italiano rivestono un carattere di novità.
Alcuni studiosi italiani hanno avanzato una singolare ipotesi interpretativa dell'aumento della criminalità degli immigrati in Italia, applicando a questo settore gli schemi di analisi del mercato del lavoro. Secondo questi sarebbe in corso un processo di sostituzione degli stranieri agli italiani in alcune attività illecite che questi ultimi hanno abbandonato perché ritenute meno vantaggiose di un tempo.
Alcuni reati hanno avuto andamenti ciclici, con fasi di forte espansione nei primi anni di immigrazione e successive contrazioni e riprese negli anni più recenti. Occorre, poi, tener presente che la popolazione immigrata ha una composizione per sesso ed età diversa da quella italiana, nel senso che è più giovane ed ha una quota di maschi più elevata. Questo elemento strutturale è di fondamentale importanza nell'analisi dei fenomeni criminali, in quanto il genere e l'età assumono un peso determinante nella propensione al crimine.
Vi sono gruppi etnici numerosi che presentano indici di criminosità inferiori rispetto a quelli italiani; ovvero, comunità di immigrati che, pur non essendo tra le più numerose, presentano indici di criminosità molto elevati; e infine, vi sono comunità etniche di particolare consistenza che esprimono una criminalità preoccupante. Questo aspetto si salda con la necessità di un'analisi di tipo culturale.
Non v'è dubbio che la condizione di irregolarità crei le condizioni favorevoli al verificarsi di eventi criminosi; in primo luogo, perché costituisce un limite all'inserimento nel circuito socio-economico legale; in secondo luogo, perché l'irregolarità porta con sé la produzione di alcuni reati quali la falsità, la resistenza all'arresto, le false generalità etc. Inoltre, se si considera che una parte degli irregolari è composta dai clandestini, sarà facile immaginare che l'immigrato irregolare, già all'ingresso, o al momento dello scadere del permesso di soggiorno o del visto, entra in contatto con realtà criminali che gli forniscono servizi di vario genere.
Normalmente, coloro che sostengono che gli immigrati provocano un aumento delle forme di devianza forniscono tre "prove" che considerano inconfutabili: gli immigrati sono coinvolti nelle attività illecite del traffico e dello spaccio della droga; immigrate sono le donne che esercitano la prostituzione sulle strade; gli immigrati sono fortemente rappresentati nelle statistiche giudiziarie.
Dunque, se molti elementi possono suffragare l'ipotesi che esiste un rapporto diretto tra aumento dell'immigrazione ed aumento della criminalità, altri inducono a dubitare della sufficienza delle basi scientifiche di tale tesi. Finché si continuerà ad affermare che la delinquenza straniera aumenta in rapporto diretto con l'intensificarsi dell'immigrazione e che gli stranieri delinquono più dei nostri connazionali, si enunceranno delle verità generiche che non aiutano a capire veramente quali dinamiche sociali siano in atto, e che certamente non aiutano ad individuare strategie per la risoluzione del problema.
In tema di violenza di genere e Misure di Prevenzione generale, significativo il contributo reso dalla Divisione Polizia Anticrimine dove gli Ammonimenti sono stati in totale 241 (175 per violenza di genere e 66 per stalking) contro i 129 dell’anno precedente (89 per violenza di genere, 40 per stalking) così come i codici rossi attivati sono stati 50, il doppio rispetto all’anno precedente quando errano stati 25: un dato questo che va analizzato in termini positivi ed interpretato, non come aumento della violenza di genere, bensì come una rinnovata consapevolezza delle vittime di tali reati le quali escono subito allo scoperto denunciando agli inizi episodi riconducibili al c.d.
Ed ancora, in chiave di prevenzione e sicurezza, il Questore della provincia di Padova nel corrente anno ha adottato 26 provvedimenti di Sospensione di licenze di pubblici esercizi, ex art.
Nell’anno 2024 la Questura ha eseguito 372 provvedimenti di espulsione con 192 stranieri accompagnati nei CPR di Gradisca d’Isonzo, Milano, Roma Ponte Galeria, Macomer (Nuoro), Bari, Potenza, Brindisi e 98 cittadini stranieri rimpatriati con accompagnamento alla frontiera ai quali si aggiungono 12 cittadini comunitari allontanati dal territorio nazionale con un totale di 312 cittadini irregolari rintracciati e decontestualizzati dal territorio del capoluogo e dai Comuni della provincia.
La relazione tra migrazioni, criminalità e pena mostrano in una prospettiva storica e sociale una profonda variazione tra i paesi in cui la migrazione è fenomeno consolidato e quelli in cui il processo di mobilità sociale è costante e ancora in corso. Nei primi, infatti, come sostiene Melossi1, è possibile osservare una diminuzione dei tassi di criminalità e di incarcerazione dei migranti, nei secondi, invece, i processi di etichettamento e di selettività sono strettamente intrecciati a processi migratori.
Come sostiene Palazzo (2016) la riflessione “non può prescindere da una fondamentale distinzione: quella tra stranieri “regolari” e stranieri “irregolari”. Occorre, dunque, separare il dato relativo al totale degli stranieri denunciati da quello degli “regolari”, cioè dei residenti.
Alcuni studi5 (Crocitti, 2014) dimostrano come la percentuale dei migranti irregolari tra quelli incarcerati si attesti tra il 60 e l’80% a seconda del tipo di crimine.
La maggior visibilità dei migranti nello spazio urbano, i controlli su treni e la maggior attenzione rivolta alla loro presenza connessa a processi di allarme sociale sono solo alcune delle variabili che possono influire sul loro contatto con il sistema penale.
Cosa ci raccontano i dati? Il 30/4/ 2017 i detenuti stranieri presenti erano 19.268 a fronte di 56.436 presenti (34,14%). Nei primi quattro mesi del 2017, si assiste quindi ad una crescita generale della popolazione detenuta che aumenta di 1783 unità (rispetto ai 54.653 presenti a fine anno).
La Romania è dal 2007 parte dell’Unione Europea, sebbene non ancora area Schengen, e perciò i cittadini rumeni presentano una stabilità giuridica sensibilmente maggiore rispetto ai cittadini di Marocco e Albania.
Per quanto riguarda la maggior presenza di cittadini marocchini rispetto a quelle di cittadini albanesi, si può desumere sul piano meramente inferenziale che intanto la presenza di albanesi sul territorio è più consolidata nel tempo, quindi la possibilità di reti e connessioni appare maggiore; in secondo luogo, i criteri di profiling nei confronti soprattutto di reati connessi al traffico di stupefacenti fanno propendere per una maggior facilità di identificazione dei soggetti provenienti dal Marocco legate all’aspetto fisico che possono aver inciso sulla differenza percentuale.
L’unico paese che manifesta un trend di crescita tra i ristretti è l’Egitto (che ha quasi raddoppiato le presenze in carcere in nove anni.
Scendendo nel dettaglio della vita penitenziaria dei detenuti migranti, salta subito all’occhio la forte presenza di cittadini stranieri tra coloro che si trovano in attesa di primo giudizio.
Rispetto invece alla tipologia di reati commessi, in valore assoluto la popolazione straniera viene trattenuta principalmente per reati commessi contro il patrimonio (8607, primo reato anche tra gli italiani) in aumento sia in percentuale che in valore assoluto (472 unità di stranieri in più, 572 di italiani) ma con un aumento percentuale più significativo per gli stranieri (2,6 vs. 5,76). E dai reati previsti dalla legge sugli stupefacenti, che nel 2016 registrano un incremento del 5.8% (10,46% in più tra gli stranieri, contro il 3,24% degli italiani) superando i reati contro la persona (secondo gruppo di pene per gli italiani) con 6922 incarcerati contro i 6751.
Infine, gli stranieri superano gli italiani per i reati connessi alla prostituzione (77% del totale) e reati connessi alla legge stranieri (92,1% del totale). Sono invece considerevolmente meno degli italiani, gli stranieri condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis), appena 91 persone straniere a fronte dei 6876 italiani.
La devianza degli stranieri si connota quindi per la connessione con fattori economici e possibili difficoltà di sostentamento, che rafforzano l’ipotesi del legame tra irregolarità e facilità di accesso nel circuito penitenziario.
Il numero di condannati in Italia tra il 2010 e il 2018, segno di un significativo calo della criminalità. Un andamento simile, tra i paesi europei più popolosi, lo hanno registrato la Germania (-12,4%) e la Francia (-32,4%), mentre in Spagna c’è stato un aumento (+20,9%).
Le società europee non sono quindi diventate meno sicure a fronte di un incremento della componente straniera della popolazione. Infatti il numero di richiedenti asilo, dal 2012 a oggi, è più che raddoppiato in Francia e Germania e triplicato in Italia.
Il 22,4% dei residenti stranieri in Ue sono esposti a povertà o esclusione sociale. Significa che vivono in condizioni di deprivazione materiale, in famiglie con bassa intensità lavorativa o guadagnano meno del 60% del reddito mediano. Una serie di condizioni che li espongono maggiormente alla criminalità. In Italia questo dato si attesta al di sopra della media, al 44,3%.
Ci sono 21,1 punti percentuali di differenza tra stranieri e autoctoni in Ue, dal punto di vista dell’esposizione a povertà o esclusione sociale. Un divario profondo ma che varia da paese a paese. Supera ad esempio i 30 punti percentuali in Spagna (dove il 54% degli stranieri e il 22,5% degli autoctoni sono a rischio) e si attesta su cifre molto elevate anche in Svezia (29,6 punti) e in Francia (28,7). Mentre scende notevolmente nei paesi dell’est Europa, che però sono caratterizzati da un basso tasso di immigrazione.
Il 70% dei reati commessi da stranieri in Italia sono attribuibili a persone presenti irregolarmente sul territorio, ovvero sprovviste di un permesso di soggiorno valido, secondo una stima del ministero dell’interno (2017). Le persone irregolari sono costrette a vivere nell’illegalità e quindi risultano significativamente più esposte alla criminalità. Anche la composizione della popolazione dei migranti irregolari (perlopiù giovani uomini senza famiglia) li rende statisticamente più esposti al crimine.
Solo il 6% degli stranieri che nel 2020 in Italia devono scontare l’ergastolo, secondo i dati di Antigone. Bisogna in questo senso evidenziare anche che gli stranieri sono svantaggiati dal punto di vista giuridico, in quanto hanno meno accesso alle misure alternative alla detenzione, come gli arresti domiciliari, l’affidamento in prova e la semilibertà.
Gli stranieri irregolari sono coloro che non hanno più titolo a restare in Italia. Fra di essi ci sono: titolari di permessi di soggiorno non più in corso di validità, persone venute in Italia in esenzione di visto (o più spesso con visto turistico) e trattenutesi oltre il consentito, richiedenti asilo diniegati e inottemperanti all’ingiunzione di lasciare l’Italia, persone arrivate in Italia senza autorizzazione e trattenutesi anche se intimate di espulsione.
Ebbene, le persone denunciate senza permesso di soggiorno sul totale degli stranieri denunciati è, negli ultimi anni, mediamente del 70%. Una percentuale elevatissima. Abnorme se si pensa che gli irregolari costituiscono una quota mediamente attorno al 10% del totale degli stranieri presenti nel territorio italiano.