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Turismo Beniculturali: Definizione e Analisi in Italia

Turismo e cultura costituiscono un binomio di grande potenzialità per lo sviluppo locale, attraendo turisti con conseguenti effetti positivi su reddito e occupazione.

Per questo cultura e industrie creative sono sempre più utilizzate per promuovere le destinazioni e migliorarne la competitività e l’attrattività.

Definizione di Turismo Culturale

Nella ricerca Istat viene adottata la definizione di turismo culturale proposta da Unwto: “…attrazioni e prodotti si riferiscono a un insieme di caratteristiche peculiari materiali, intellettuali, spirituali ed emozionali di una società che abbraccia le arti e l’architettura, il patrimonio storico e culturale, il patrimonio culinario, la letteratura, la musica, le industrie creative e le culture contemporanee con il loro stile di vita, sistemi di valori, credenze e tradizioni ” (Unwto, 2017, 2018).

Si chiamava infatti Grand Tour il lungo viaggio attraverso l’Europa, e soprattutto attraverso l’Italia, ritenuto di fondamentale importanza per l’educazione e la formazione culturale di scrittori, intellettuali, esponenti delle classi sociali superiori tra il XVII e il XIX secolo.

In particolare, il turismo culturale come fenomeno con una propria identità si è affermato negli anni Novanta quando sono emersi alcuni sotto settori, tra cui il turismo del patrimonio, il turismo artistico, il turismo gastronomico, il cine-turismo e il turismo creativo. Ciò è avvenuto nel contesto della globalizzazione e dei progressi tecnologici che hanno favorito, tra le altre cose, una maggiore mobilità attraverso viaggi aerei più economici, una maggiore accessibilità a diversi luoghi e beni culturali, la proliferazione dei media e l’aumento dei viaggi indipendenti.

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Il World Tourism Organization rappresenta il TC come due cerchi concentrici. Il cerchio più interno rappresenta il prodotto core del turismo culturale, mentre quello più esterno l’insieme delle tradizioni che concorrono alla sua definizione. Si parla quindi di un insieme di prodotti - chiamato “inner circle” - composto da «heritage tourism», legato al patrimonio culturale, e da «arts tourism», in relazione alla produzione culturale legata alle arti visive, all’architettura e alla letteratura.

Negli ultimi anni la comunità scientifica concorda che la definizione e le declinazioni di TC siano strettamente legate al comportamento del visitatore, ai suoi desideri, alle sue necessità. Questo sguardo abbraccia la definizione di TC che vede il fenomeno classificato sulla base dei bisogni del visitatore e delle sue scelte.

Secondo McKercher B. In questo quadro il TC è ritenuto uno dei rami più dinamici dell’industria del turismo moderno.

Classificazione dei Comuni per Vocazione Turistica

Per misurare l’offerta culturale dei territori, i comuni italiani sono considerati sulla base della presenza / assenza di risorse locali potenzialmente di interesse turistico di natura geografica (vicinanza al mare e ai laghi, l’altitudine, ecc.) e antropica (l’essere un grande comune urbano, la presenza di beni culturali, ecc.).

Caratteristiche più rilevanti:

  • Essere un comune appartenente a un sito Unesco (dati 2020)
  • Comune certificato dall’associazione “I Borghi più belli d’Italia” (2020)
  • Comune certificato come “Bandiera Arancione” del Touring Club (2020)
  • Comune che insiste sul territorio di un Parco Nazionale (2020)
  • Comune che sia stato “Capitale della cultura” (2019)
  • Comune in cui sia presente almeno un museo, un monumento o un sito archeologico statale o non statale con più di 10.000 visitatori l’anno (2018).

Tipologie di Comuni:

  • Comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica: Gruppo composto da 431 comuni - distribuiti prevalentemente nelle regioni del Centro-nord e un po’ meno nel Sud e nelle Isole - rilevante in termini di popolazione (quasi 7,4 milioni di abitanti, pari al 12,2% del totale nazionale) e in termini di giornate di presenza turistica (7,8% del totale nazionale).
  • Grandi città: Categoria composta dai 12 comuni con più di 250.000 abitanti con un turismo di tipo multidimensionale e quindi anche di tipo culturale. Raccoglie il 15,3% della popolazione nazionale e rappresenta una delle categorie più importanti in termini di flussi turistici: oltre 86 milioni di giornate di presenza nelle strutture ricettive nel 2019 (19,7% del totale nazionale).
  • Comuni con vocazione marittima: Questa categoria si compone di 414 comuni (5,2% del totale), prevalentemente collocati nelle regioni del Mezzogiorno (63%). Poco più di 4,5 milioni di abitanti (7,5%), quasi 86 milioni di presenze turistiche (19,6% del totale nazionale).
  • Comuni del turismo lacuale: Gruppo formato da 167 comuni (2,1%), quasi tutti concentrati nelle regioni del Nord (155). Con oltre 17 milioni di giornate di presenza turistica (4% del totale nazionale).
  • Comuni con vocazione montana: Rappresentata da 501 Comuni, in gran parte collocati nelle Regioni del Nord: il 23,7% in Piemonte, il 14,7% in Lombardia e il 20,5% in Trentino Alto Adige/Südtirol. Questi Comuni, che hanno una vocazione esclusivamente montana, rappresentano l’1,3% della popolazione nazionale e il 4,6% delle giornate di presenza turistica.
  • Comuni del turismo termale: La categoria numericamente più esigua è composta da 50 Comuni, ma con una vocazione turistica molto specializzata; i comuni di questo gruppo si collocano in prevalenza in Lombardia, Veneto e Toscana. In termini di popolazione e di giornate di presenza turistica rappresentano lo 0,6% e l’1,2% rispettivamente.
  • Comuni turistici non appartenenti a una categoria specifica: Con oltre 4.000 Comuni (50,6%) rappresenta la categoria più numerosa in termini di comuni, ma decisamente residuale in termini di presenze turistiche (8%). Si tratta per lo più di Comuni lontani dalle zone marittime o nelle aree pedemontane e appenniniche del Paese.

Attività più Praticate

Le attività più praticate sono: le visite alle città, ai paesi e ai borghi italiani (44,8% dei viaggi), le visite al patrimonio naturale (43%) e quelle ai siti storici o archeologici (26,9%).

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Grande interesse rivestono i mercati tipici locali (17,3%), che superano addirittura il patrimonio museale (16,4%). Seguono gli spettacoli, le manifestazioni culturali, folkloristiche o religiose (14,9%) e i tour enogastronomici o per degustare prodotti tipici (11,1%).

Mentre l’esplorazione del patrimonio naturale e paesaggistico o delle città d’arte spesso costituiscono l’unico obiettivo di un viaggio culturale, le altre tipologie di attività attraggono soprattutto in abbinamento tra loro. Ciò è molto importante per le destinazioni che sempre più spesso, infatti, tentano di istituire una interconnessione tra luoghi d’interesse organizzandone la fruizione sotto forma di biglietti combinati, allo scopo di convogliare parte dei turisti verso le attrazioni meno conosciute o meno frequentate.

Profilo del Turista Culturale

I viaggi dei turisti altamente motivati a fare vacanze culturali sono appannaggio soprattutto della componente femminile (il divario nel 2019 e di circa 9 punti percentuali in favore delle donne).

Importanza del Turismo Culturale per l'Italia

Il turismo rappresenta una voce basilare nell’economia italiana e quello culturale trova “ terreno fertile” in quanto il nostro Paese possiede tremilaseicento musei (pubblici e privati), quasi cinquemila siti tra monumenti e aree archeologiche, cinquanta siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità oltre a quarantaseimila beni architettonici vincolati e regolarmente censiti.

Rendere visitabili i beni culturali è essenziale in un momento come questo in cui flussi turistici hanno lasciato l’Italia o quantomeno non la frequentano massicciamente così come avveniva nel recente passato. Da qui l’urgenza di raccogliere maggiori fondi privati da destinare alla valorizzazione di tanti beni culturali in totale stato di degrado e abbandono.

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Nel nostro Paese il turismo culturale rappresenta la principale motivazione al viaggio per oltre un terzo dei turisti. Il giro d’affari supera i 25 miliardi di euro, pari al 28,5% del fatturato complessivo del settore turismo.

Sfide e Opportunità

Si è parlato molto negli ultimi anni di turismo culturale, considerato spesso come una sorta di panacea per tutti i mali e in particolare come un rimedio alla stagionalità e alla scarsa sostenibilità dello sviluppo turistico.

Quello culturale è infatti un tipo di turismo difficilmente cristallizzabile. La natura di ciò che va incluso o meno nel turismo culturale varia a seconda di cosa si intenda per cultura a uso turistico.

Se il nodo centrale nella definizione e quantificazione del fenomeno riguarda quindi l’ampiezza del concetto di cultura adottato, esiste anche un ulteriore problema legato all’analisi della domanda e alla “porosità” tra tipologie turistiche, quest’ultima favorita anche dall’eterogeneo mix di offerte con oggetto molte destinazioni.

Tali problemi definitori hanno ovviamente un effetto diretto, e non di secondaria importanza, anche sui metodi e gli strumenti utilizzati per la quantificazione del turismo culturale e dei suoi effetti economici. Cosa stiamo misurando e come?

Se il turismo culturale rappresenta una quota certamente rilevante del totale, è però difficile affermare che arrivi e presenze nelle destinazioni classificate come culturali dall’ISTAT siano da ricondursi esclusivamente a questo segmento.

A ciò va aggiunta poi anche la possibilità che alcuni turisti, pur soggiornando in comuni definiti di interesse storico e artistico, possano non fruire affatto del patrimonio di quei luoghi avendoli scelti per i loro pernottamenti solo in quanto limitrofi alla loro vera destinazione.

Tali informazioni, desunte direttamente dalla domanda offrono una fotografia forse più vicina al dato reale sia perché comprendono, a differenza dei dati ISTAT, anche il sommerso (turisti che pernottano in seconde case, ospiti di parenti o amici, ecc.) sia perché riflettono le effettive motivazioni del viaggio, al turista viene infatti richiesta un’auto-definizione, e la spesa turistica ad esse riconducibile (per esempio ci permettono di sapere che, nel 2008 la spesa degli stranieri in Italia per turismo culturale è stata di 9,4 miliardi di euro, circa il 30,4% della spesa totale).

L’indagine ha messo in evidenza come per il 17% del campione l’obiettivo primo della vacanza consista nel desiderio di vivere un’esperienza culturale, sia questa la visita a una città, la partecipazione a un evento culturale ecc.

Questo perché la scelta e il miglioramento dei sistemi di rilevazione, che nella varietà oggi a disposizione presenta sicuramente limiti metodologici notevoli, non può che essere conseguente alla chiara definizione dell’oggetto d’indagine.

Il patrimonio culturale - inteso come l’insieme dei lasciti di natura artistica o culturale, tangibili o intangibili - costituisce un deposito di memorie collettive e diventa elemento distintivo per le comunità locali. Comunità locali che si riconoscono nel loro patrimonio culturale catalizzatore di orgoglio, senso di appartenenza, capitale sociale e sentimenti identitari.

Le attività di conservazione culturale anziché rappresentare quasi esclusivamente un dovere morale (approccio guidato dalla conservazione) diventano una strategia di sviluppo lungimirante ed efficace (approccio guidato dalla valorizzazione).

Il Quadro d’Azione Europeo definisce il patrimonio culturale come un bene comune che le generazioni passate trasmettono in eredità a quelle future e ne afferma la trasversalità a diversi settori economici e politici dell’Unione Europea quali lo sviluppo regionale, urbano e rurale, l’istruzione e la coesione sociale, la trasformazione digitale, l’ambiente, il turismo, l’accessibilità, la sostenibilità, la ricerca e l’innovazione e le relazioni esterne.

L’agenda 2030 delle Nazioni Unite considera il patrimonio culturale e le industrie creative come fondamentali risorse per il conseguimento di uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Riconoscendo il patrimonio culturale come elemento intrinseco dell’esperienza umana, la cultura permette di immaginare e modellare un mondo più inclusivo, giusto ed equo.

La cultura costituisce un eccezionale elemento distintivo territoriale che alimenta l’attrattività locale grazie alla creazione di identità e narrative uniche a peculiari.

Al di là dei canali strettamente legati alla sfera economica, tra i quali il turismo la fa da padrone, il patrimonio culturale condiziona la sfera economica locale anche indirettamente grazie alla sua influenza su dinamiche sociali e identitarie.

Gli interventi di rigenerazione urbana o territoriale basati sul patrimonio culturale, così come il riutilizzo adattativo di edifici o strutture appartenenti al patrimonio culturale locale hanno obiettivi principalmente legati alla sfera sociale, quali la riqualificazione di specifici quartieri grazie ad attività culturali che stimolino il capitale sociale, la coesione, l’inclusività e forme di apprendimento alternative.

La presenza di patrimonio culturale e, in generale, di diverse ed eterogenee espressioni culturali stimola anche innovazione e creatività nonché senso di appartenenza e maggiore benessere individuale e collettivo.

Un accresciuto senso di fiducia verso il prossimo, maggiore cooperazione, impegno e responsabilità civici influenzano l’andamento e il buon funzionamento delle economie territoriali. Un solido e genuino senso di appartenenza facilita le interazioni tra agenti economici, la collaborazione e processi di apprendimento collettivi.

Le enormi potenzialità associate al patrimonio culturale sono tuttavia sottoposte a sfide di non semplice e generalizzabile soluzione. I principali problemi da affrontare riguardano la scarsità di risorse, un’eccessiva e poco sostenibile pressione turistica che, in alcuni casi, danneggia sia il valore simbolico che quello materiale del patrimonio culturale e un contesto politico complesso che fatica a riconoscere la cultura come prioritaria.

I contributi presenti nella issue dimostrano come concretamente il patrimonio culturale può rappresentare un volano per lo sviluppo locale in senso lato sia in contesti urbani che in aree interne.

Si sottolinea l’importanza della valutazione sia qualitativa che quantitativa degli interventi e delle iniziative culturali nel tentativo di sensibilizzare all’impatto concreto del patrimonio culturale.

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