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Turismo Culturale in Italia: Definizione, Evoluzione e Tendenze

Il turismo culturale (TC) è un fenomeno complesso e in continua evoluzione, generato da interessi culturali. Secondo la definizione della World Tourism Organization (WTO), è un movimento di persone motivato dalla volontà di conoscere e sperimentare le risorse culturali di una destinazione.

Definizione e Tipologie di Turismo Culturale

Sebbene non esista una definizione universalmente accettata, il TC comprende diverse tipologie di spostamenti, tra cui:

  • Visite a monumenti e siti archeologici
  • Partecipazione a festival, concerti, mostre o eventi culturali di vario genere
  • Viaggi di studio
  • Pellegrinaggi religiosi
  • Partecipazione a manifestazioni legate all’enogastronomia e all’artigianato

Il World Tourism Organization rappresenta il TC come due cerchi concentrici. Il cerchio più interno rappresenta il prodotto core del turismo culturale, mentre quello più esterno l’insieme delle tradizioni che concorrono alla sua definizione.

Si parla quindi di un insieme di prodotti - chiamato “inner circle” - composto da «heritage tourism», legato al patrimonio culturale, e da «arts tourism», in relazione alla produzione culturale legata alle arti visive, all’architettura e alla letteratura.

Non solo. Negli ultimi anni la comunità scientifica concorda che la definizione e le declinazioni di TC siano strettamente legate al comportamento del visitatore, ai suoi desideri, alle sue necessità.

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Questo sguardo abbraccia la definizione di TC che vede il fenomeno classificato sulla base dei bisogni del visitatore e delle sue scelte.

Il turismo culturale può essere definito come qualsiasi tipo di turismo che promuove la comprensione e l’apprezzamento di uno o più aspetti di una cultura. È caratterizzato dalla partecipazione dei visitatori alla conservazione, all’esplorazione e all’apprezzamento del patrimonio culturale di un particolare territorio.

Il turismo culturale può essere passivo (ad esempio, visite a musei, monumenti e altri siti) o attivo (ad esempio, partecipazione ad attività culturali come festival musicali, corsi di lingua o volontariato).

Esistono diversi tipi di turismo culturale. Tra questi, il turismo del patrimonio (visitare siti storici), il turismo artistico (assistere a spettacoli e visitare gallerie), il turismo gastronomico (provare le cucine locali), il turismo sportivo (partecipare a eventi sportivi locali) e il turismo naturalistico (esplorare l’aria aperta).

Evoluzione Storica del Turismo Culturale

Il turismo culturale non è un fenomeno nuovo. Si chiamava infatti Grand Tour il lungo viaggio attraverso l’Europa, e soprattutto attraverso l’Italia, ritenuto di fondamentale importanza per l’educazione e la formazione culturale di scrittori, intellettuali, esponenti delle classi sociali superiori tra il XVII e il XIX secolo.

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Da questo punto di vista, molte realtà dell’Europa mediterranea hanno rappresentato - e tutt’oggi rappresentano - le destinazioni per eccellenza del turismo culturale.

In particolare, il turismo culturale come fenomeno con una propria identità si è affermato negli anni Novanta quando sono emersi alcuni sotto settori, tra cui il turismo del patrimonio, il turismo artistico, il turismo gastronomico, il cine-turismo e il turismo creativo.

Ciò è avvenuto nel contesto della globalizzazione e dei progressi tecnologici che hanno favorito, tra le altre cose, una maggiore mobilità attraverso viaggi aerei più economici, una maggiore accessibilità a diversi luoghi e beni culturali, la proliferazione dei media e l’aumento dei viaggi indipendenti.

In anni più recenti, il t. c. ha assunto anche dei connotati differenti, definiti dalla capacità dei luoghi di mettere in moto quella parte dell’industria culturale che è legata al brand di una destinazione.

Per esempio è molto frequente assistere alla nascita di nuove località turistiche che si affermano, in contesti postindustriali, quali sedi di festival o di musei d’arte contemporanea, intercettando i cambiamenti della domanda di consumo non solo di prodotti ma anche di luoghi (v. ).

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Il Turismo Culturale in Italia: Un Settore Vitale

In Italia si è registrata una crescita dell’attenzione verso quest'ultima tipologia di turismo, soprattutto legata ai festival di approfondimento culturale che si svolgono in centri urbani di piccole e medie dimensioni (tra gli altri, Mantova, Modena, Trento, Ravenna, ecc.).

Grazie a questo fenomeno il turismo culturale in tutte le sue manifestazioni (sia nelle città d’arte sia nelle nuove destinazioni culturali), è divenuto in Italia uno dei comparti più vitali. Il turismo culturale guida le motivazioni di viaggio in Italia, con il 43,6% dei visitatori che è guidato principalmente dalla voglia di conoscere la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale.

Il patrimonio storico, artistico e culturale del Belpaese attira un numero crescente di visitatori ogni anno, con siti Unesco, grandi città, centri storici e borghi tra le principali motivazioni di viaggio.

I siti che hanno assunto un’importanza strategica, a scala mondiale, per le risorse culturali ospitate sono iscritti nella lista dell’UNESCO quali patrimoni mondiali dell’umanità.

Le attività più praticate sono: le visite alle città, ai paesi e ai borghi italiani (44,8% dei viaggi), le visite al patrimonio naturale (43%) e quelle ai siti storici o archeologici (26,9%). Grande interesse rivestono i mercati tipici locali (17,3%), che superano addirittura il patrimonio museale (16,4%).

Mentre l’esplorazione del patrimonio naturale e paesaggistico o delle città d’arte spesso costituiscono l’unico obiettivo di un viaggio culturale, le altre tipologie di attività attraggono soprattutto in abbinamento tra loro.

I viaggi dei turisti altamente motivati a fare vacanze culturali sono appannaggio soprattutto della componente femminile (il divario nel 2019 e di circa 9 punti percentuali in favore delle donne).

Il turismo culturale è un settore trainante per l'economia italiana, con città d'arte come Roma e Firenze in testa alle preferenze dei turisti.

Complessivamente, il settore culturale italiano, secondo il rapporto Io Sono Cultura 2024, vale quasi il 16% del PIL nazionale. Un euro investito in cultura ne genera quasi due in altri settori: ristorazione, trasporti, ospitalità.

I dati del Ministero della Cultura confermano questo fenomeno: nel 2024, i luoghi culturali statali (tra cui musei, monumenti e aree archeologiche) hanno superato i 60 milioni di ingressi, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. È il miglior risultato di sempre, superiore persino ai livelli pre-pandemia.

Tra i visitatori, ben 7 su 10 sono stranieri, con americani, inglesi e spagnoli in testa, a testimonianza del fascino globale del patrimonio culturale italiano.

Il Paradosso del Colosseo e la Misurazione del Turismo Culturale

Il mix turistico-culturale dell’Italia si riflette anche nel podio delle mete più popolari: in cima alla classifica c’è il Parco Archeologico del Colosseo (che comprende Colosseo, Palatino e Foro Romano), con quasi 15 milioni di visitatori nel 2024, in crescita rispetto ai 12 milioni dell’anno precedente.

Questi numeri raccontano che i turisti cercano esperienze autentiche, spesso all’aperto, dove arte e storia si fondono con il territorio.

Eppure, guardando le classifiche internazionali, emerge un curioso paradosso. Secondo la prestigiosa rivista The Art Newspaper, i tre musei più visitati al mondo nel 2024 sono stati il Louvre di Parigi (8,7 milioni di ingressi), i Musei Vaticani (6,8 milioni) ed il British Museum di Londra (6,4 milioni).

Tutti numeri ben inferiori a quelli del Colosseo. Ma allora, perché il Colosseo non è nella classifica dei musei più visitati al mondo? Semplice: non è considerato un museo.

Un museo, secondo le definizioni internazionali, è uno spazio chiuso che ospita collezioni permanenti e segue specifici criteri di conservazione, catalogazione e fruizione. Il Colosseo, invece, è un parco archeologico a cielo aperto. Stessa cosa per Pompei.

Questo sistema di graduatorie nasconde però la vera importanza del turismo culturale italiano. Nel 2024 nei musei statali si contano “solo” 18,7 milioni di ingressi, mentre nei monumenti e parchi archeologici ce ne sono 31,5 milioni.

Più della metà del turismo culturale si concentra dunque in luoghi che, tecnicamente, non sono musei.

Se ci limitiamo a guardare solo le classifiche internazionali dei musei più visitati, perdiamo una parte fondamentale del turismo culturale italiano. I luoghi più frequentati sono infatti siti archeologici e monumenti storici, che non compaiono nelle liste ufficiali.

Eppure, è proprio qui che risiede uno dei grandi punti di forza dell'Italia: la possibilità di vivere la cultura all'aperto, a contatto diretto con la storia. In fondo, il Colosseo ogni giorno racconta la sua storia sotto il cielo, e milioni di persone vengono ad ascoltarla.

Per avere un quadro completo del turismo culturale in Italia, dobbiamo quindi andare oltre le definizioni ristrette e leggere i dati con attenzione.

Classificazione dei Comuni Italiani in Base alla Vocazione Turistica

L’esame di questa classificazione congiuntamente all’incidenza delle presenze turistiche in rapporto al numero di abitanti di ogni classe stimola alcune riflessioni:

  1. La multi-vocazione è un fattore di attrattività turistica a livello territoriale, soprattutto se tra le molteplici vocazioni turistiche di un territorio sono presenti caratteristiche di tipo culturale, storico artistico e paesaggistico.

Rispetto all’anno 2019 che l’ISTAT ha deciso di prendere a riferimento, la categoria prevalente in termini di presenze assolute, con il 34% sul totale delle presenze nazionali, è quella dei comuni con due o più vocazioni di cui una culturale, storica, artistica e paesaggistica, seguita dalle Grandi città (19,7%).

Un diverso comportamento da sottolineare è infatti stato registrato per la categoria dei comuni con due o più vocazioni di cui una culturale, storica, artistica e paesaggistica, che nel 2015 e nel 2019 rappresentavano rispettivamente il 35% e il 34,3% del totale delle presenze nazionali, ma che nel 2020 - anno della pandemia - crescono fino a rappresentare il 40,1% del totale delle presenze rilevate in Italia, in aumento, rispetto al 2019, di 5,8 punti percentuali.

I dati ci fanno riflettere sulla complessità - anche della misurazione - del TC che deve essere letto nella sua totalità ma anche attraverso l’analisi delle sue diverse anime e prodotti.

Il recente rapporto ISTAT intitolato “Turismo Culturale in Italia” propone un’analisi del fenomeno non solo dal punto di vista delle performance relative agli arrivi e alle presenze, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la sua definizione.

Turismo e cultura costituiscono un binomio di grande potenzialità per lo sviluppo locale: attraggono turisti con conseguenti effetti positivi su reddito e occupazione.

Di seguito una classificazione dei comuni italiani in base alla vocazione turistica:

  • Grandi Città: Categoria composta dai 12 comuni con più di 250.000 abitanti con un turismo di tipo multidimensionale e quindi anche di tipo culturale.
  • Comuni a Vocazione Culturale, Storica, Artistica e Paesaggistica: Questa categoria si compone di 414 comuni (5,2% del totale), prevalentemente collocati nelle regioni del Mezzogiorno (63%).
  • Comuni a Vocazione Balneare Specializzata: Gruppo formato da 167 comuni (2,1%), quasi tutti concentrati nelle regioni del Nord (155).
  • Comuni a Vocazione Montana Specializzata: Rappresentata da 501 Comuni, in gran parte collocati nelle Regioni del Nord: il 23,7% in Piemonte, il 14,7% in Lombardia e il 20,5% in Trentino Alto Adige/Südtirol.
  • Comuni a Vocazione Termale Specializzata: La categoria numericamente più esigua è composta da 50 Comuni, ma con una vocazione turistica molto specializzata; i comuni di questo gruppo si collocano in prevalenza in Lombardia, Veneto e Toscana.
  • Altre Tipologie di Comuni: Con oltre 4.000 Comuni (50,6%) rappresenta la categoria più numerosa in termini di comuni, ma decisamente residuale in termini di presenze turistiche (8%).

Conclusioni

Il turismo culturale in Italia è un settore dinamico e diversificato, che va oltre le definizioni tradizionali. La ricchezza del patrimonio italiano, unita alla crescente domanda di esperienze autentiche, rende il TC un motore fondamentale per l'economia e la valorizzazione del territorio.

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