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Turismo e Aree Interne: Definizione e Strategie per lo Sviluppo

Nel presente lavoro si analizzano diversi tratti fenomenologici ed alcune evidenze statistiche relativi all’evoluzione dell’offerta turistica nelle aree interne. Si propone un’analisi critica del ruolo che il turismo può giocare nei processi di rivitalizzazione e di sviluppo locale, nonché delle condizioni per cui questi stessi processi si possano effettivamente realizzare.

La Polarizzazione Territoriale e il Superamento del Modello Centro-Periferia

Uno dei temi che si pone come prioritario alla riflessione teorica è la significativa polarizzazione territoriale di cui hanno risentito le aree interne, soprattutto in termini di sviluppo turistico. Anche il turismo, infatti, al pari di molti altri fenomeni socio-economici, è stato interpretato e vissuto alla luce di un rapporto gerarchico del tipo "centro-periferie". I flussi dei visitatori, così come l'intera organizzazione dei servizi, sono risultati per decenni concentrati su alcuni gangli centrali che fungevano da poli attrattori: le cosiddette "località turistiche".

Fuori da queste zone di influenza e da questa concentrazione di presenze e di servizi, sono esistite prevalentemente "periferie”, ossia luoghi contraddistinti da marginalità e da abbandono, con una bassa autonomia nelle scelte strategiche, lontani dall’intercettazione dei flussi e quasi del tutto assenti dal panorama delle mete di viaggio.

Negli ultimi anni la svalutazione - e forse il superamento - del turismo di massa, con la crescita di nuove motivazioni trainanti le scelte turistiche, hanno aperto il varco a quella che, mutuando da Garrod (2006), potremmo definire transizione del turismo, un processo in atto e, insieme, un cambiamento di paradigma che stanno portando alla riorganizzazione territoriale dell’offerta.

Nuove Tendenze nel Turismo e Opportunità per le Aree Periferiche

La base di partenza dell’intero ragionamento teorico muove dai cambiamenti che hanno interessato e che stanno tuttora interessando la fenomenologia turistica e le modalità di fruizione del tempo libero. Orientamenti legati alla modernizzazione riflessiva, una maturata sensibilità per i luoghi più remoti e meno frequentati, le prospettive che la green economy sembra prefigurare nell’ambito della conservazione ambientale, congiuntamente alle potenzialità comunicative insite nel web 2.0 hanno notevolmente ampliato anche la varietà delle scelte turistiche.

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Si affermano così nuove pratiche, sensibili non solo alla differenziazione e alla ricerca di distinzione ma anche all’approfondimento del valore esperienziale, ai tema della “autenticità”, della lentezza e della responsabilità etica. Siamo ormai soliti immaginare il viaggiatore contemporaneo idealtipico come un soggetto sempre più attivo in termini di conoscenza, interessato non solo a visitare i luoghi ma anche a godere dei paesaggi, a scoprire, ad apprendere e a fare esperienza della vita quotidiana che intimamente vi scorre.

Questa nuova complessità ha dato a molte aree periferiche la possibilità di “diventare turistiche”, ossia di ricercare opportunità di sviluppo connesse ai flussi di visitatori, in grado di ri-attivare in chiave innovativa le risorse locali e di prefigurare in questo modo una fuoriuscita dalla crisi delle economie rurali tradizionali. Si vanno quindi affermando “nuovi protagonismi locali”, in cui le comunità, facendosi interpreti di una domanda sempre più esigente in termini di qualità ambientale e culturale del soggiorno, sono chiamate a re-inventare i luoghi in cui vivono/operano, in modo tale da poter offrire prodotti vacanzieri differenziati ed integrati in grado di stimolare l’attrattività e di superare il monotematismo tipico del turismo di massa.

Riconsiderare le aree interne nella loro forza attrattiva significa di fatto superare un paradigma che struttura i luoghi in termini di centro-periferia, per porsi invece su una dimensione più orizzontale, di tipo reticolare, tesa a trovare il modello più appropriato di gestione e di organizzazione dell’offerta all’interno di ogni singola destinazione, secondo un principio che potremmo definire di “equità territoriale”. Non si tratta perciò di porre in essere in queste aree una capacità difensiva unicamente finalizzata a frenare il consumo di suolo e a tutelare l’ambiente, quanto piuttosto di mettere in campo una “conservazione proattiva di paesaggio” basata sul principio di co-evoluzione tra luogo, identità, popolazione residente ed economia turistica.

Analisi dell'Offerta Turistica nelle Aree Interne: Dati e Tendenze

La classificazione dei comuni collegata all’elaborazione della Strategia nazionale per le aree interne offre l’occasione per analizzare le dinamiche dell’offerta turistica nelle “periferie”, di come questa cresca e si diffonda, diversificandosi nelle tipologie ricettive, ma anche di come si confronti con dinamiche demografiche prevalentemente negative. La classificazione dei comuni proposta dalla SNAI rappresenta sia una base conoscitiva per ulteriori analisi demografiche e socio-economiche sia un riferimento normativo, perché su di essa si dovrebbe costruire la strategia di intervento della programmazione nazionale e comunitaria.

È quindi opportuno farvi riferimento per verificare l’effettiva importanza in termini quantitativi del fenomeno turistico nelle aree interne e l’esistenza di elementi in grado di dar conto della transizione turistica descritta nel paragrafo precedente. In aggregato la crescita delle strutture ricettive è stata del 27% in numero e del 7% in posti letto per quanto riguarda i comuni classificati come ultra periferici e rispettivamente del 15 e 10% per i comuni periferici.

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Come indice di riferimento per valutare la potenzialità di accoglienza di un territorio è stato utilizzato il tasso di ricettività, calcolato come rapporto tra posti letto e popolazione residente. Il valore risulta molto elevato - anche per le limitate dimensioni della maggior parte di questi centri - oltre che in aumento, passando dal 38 al 41% per i comuni ultra periferici e dal 16 al 18% per quelli periferici (il dato nazionale è pari all’8%). Si verifica anche una differenziazione delle strutture ricettive (anche in questo caso in modo non dissimile dalla media nazionale), con la crescita molto rilevante del numero di agriturismi e di Bed & Breakfast, che arrivano a rappresentare un quarto del totale delle strutture.

L’elemento più notevole è, infine, rappresentato dal fatto che queste dinamiche di crescita si registrano anche - o soprattutto - nei centri in cui si è verificato, nello stesso periodo, un decremento demografico, in alcuni casi anche molto rilevante, con tutti i fenomeni che a questo processo si accompagnano. Mediamente la riduzione della popolazione è stata del -1,1% nei comuni ultra periferici e del -1,8% per quelli periferici, ma sono numerosi i casi in cui le percentuali sono molto più elevate. Se i due terzi dei comuni considerati perde popolazione, in oltre un terzo dei comuni ultra periferici tale diminuzione è superiore al 10% e in un decimo dei casi la riduzione è stata superiore al 20%.

Pur limitandoci a questo livello di analisi molto aggregato, emerge con chiarezza come le dinamiche dell’offerta turistica siano in controtendenza rispetto a quelle demografiche. Il tasso di ricettività, pur non fornendo informazioni sull’effettivo aumento delle presenze turistiche, misura la crescita della capacità ricettiva, ed è proprio questo l’elemento su cui si vuole focalizzare l’attenzione.

Tabella riassuntiva delle variazioni demografiche e turistiche

Comuni Variazione Strutture Ricettive (Numero) Variazione Posti Letto Variazione Popolazione Tasso di Ricettività (Iniziale) Tasso di Ricettività (Finale)
Ultra Periferici +27% +7% -1.1% 38% 41%
Periferici +15% +10% -1.8% 16% 18%

Sfide e Strategie per l'Organizzazione Territoriale dell'Offerta

Le potenzialità offerte dall’evoluzione della domanda turistica per essere pienamente sfruttate hanno bisogno di un processo di riorganizzazione dell’offerta, che per essere realizzato necessita a sua volta di comunità locali vitali e coinvolte. Per cercare una risposta, al di là di quanto potrebbero suggerirci le analisi di sfondo e i dati quantitativi, occorre affrontare le problematiche inerenti l’organizzazione territoriale dell’offerta e la sua gestione, aspetti fondamentali affinché la effettiva crescita di posti letto, proprio laddove la popolazione continua a diminuire, possa poi tradursi in riposizionamento dei flussi e in rivitalizzazione delle economie locali.

Riorganizzare l’offerta significa individuare nuove strategie in grado di porre maggiore attenzione sulle condizioni sociali e biofisiche desiderabili e/o appropriate per le destinazioni più fragili; e nello stesso tempo ricercare strumenti più integrati per gestire il processo di cambiamento. Uno dei nodi centrali, ma anche più critici, all’interno di questo approccio è stato da sempre (e rimane) la collaborazione tra gli stakeholder. Invocata da molti come il vero strumento di svolta nei percorsi di sviluppo turistico, rimane ad oggi la condizione più complessa da gestire in modo proficuo.

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Organizzare e gestire lo sviluppo turistico attraverso la collaborazione significa sottoporre la comunità ospitante ad una sorta di “patto collettivo” all’interno del quale ogni attore coinvolto deve poter trovare una propria ragione di convenienza, e contribuire alla produzione di valore aggiunto territoriale, ambientale e paesaggistico. Queste condizioni mostrano però diversi lati-ombra.

Il Caso di Civitella Alfedena: Un Progetto di Ricerca-Azione

Il progetto “Agenda Civitella Alfedena”, condotto attraverso un percorso di ricerca-azione ha messo chiaramente in luce diversi degli aspetti analizzati. L’iniziativa è stata avviata alla fine del 2013 su proposta dell’amministrazione comunale e continua in parte ad essere portata avanti dagli operatori in autonomia attraverso un tavolo territoriale più ampio, nato come sorta di spin-off del progetto stesso.

Civitella Alfedena è un piccolo comune di trecento abitanti, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La sua vocazione turistica si è manifestata a pieno negli anni Settanta, quando il borgo è assurto a paradigma dell’eco-turismo in Italia, proponendo un modello possibile per quello che sarebbe stato poi definito come “turismo sostenibile” e dimostrando come la protezione della natura potesse portare un benessere di lungo periodo alle popolazioni locali, anche di tipo economico.

Nell’arco degli ultimi decenni, però, i fenomeni turistici hanno subito una marcata accelerazione nei processi di cambiamento e un dinamismo mai sperimentati prima, che porta la competizione tra località turistiche su livelli internazionali. Di fronte a queste criticità e al fine di elaborare una risposta più strutturata ai cambiamenti in atto nella domanda turistica, è stato intrapreso in via sperimentale un percorso partecipativo che ha visto gli operatori del settore impegnati in un progetto comune di analisi e di riorganizzazione del sistema turistico locale.

Ciò si è tradotto in una serie di azioni tese da un lato al rafforzamento del dialogo tra i portatori di interesse dall’altro alla elaborazione condivisa di una vision. Il lavoro è stato finalizzato alla predisposizione di nuovi “prodotti turistici territoriali”, ossia di pacchetti e di servizi che non rimanessero confinati all’offerta di ogni singola struttura, ma che al loro interno contemplassero la partecipazione da parte di più operatori.

A monte della ricerca è stata condotta una mappatura del fabbisogno formativo degli operatori da colmare attraverso un percorso seminariale costruito ad hoc. Questo intervento (fase di outreach) ha consentito di giungere non solo ad una più ampia condivisione degli obiettivi del progetto ma anche alla costruzione di un livello di mutua fiducia tra ricercatori e operatori (nonché tra operatori stessi) e soprattutto alla costruzione di un linguaggio comune, necessario ad affrontare tutti i passaggi successivi.

I temi di comune interesse affrontati hanno riguardato le strategie comunicative (interpretazione ambientale e social media), il rapporto tra turismo e conservazione, il benchmarking di esperienze di turismo sostenibile in ambito montano e le strategie di commercializzazione del prodotto turistico. Contemporaneamente è stata portata avanti una fase di capillare rilevazione, attraverso indagini dirette, per valutare la soddisfazione dei turisti rispetto ai servizi offerti.

Le criticità emerse dall’analisi della domanda sono state utilizzate come stimolo alla progettazione: attraverso tavoli di lavoro condotti con la metodologia della Open Space Technology (Ost) è stata condivisa la proposta di quello che poteva essere il futuro piano organizzativo dell’offerta, in termini di miglioramento dei servizi e di elaborazione di nuovi prodotti integrati, focalizzati su particolari target e nati dalla collaborazione tra i diversi attori economici del territorio (guide escursionistiche, operatori turistici, agricoltori e allevatori, associazioni culturali).

Il Ruolo Chiave delle Comunità Locali e la Valorizzazione del Patrimonio Territoriale

La conservazione delle aree interne, e la loro valorizzazione a fini turistici, non risponde soltanto ad istanze di tipo ambientale (tutela del paesaggio), etico-culturale (tutela dei patrimoni) ed estetico (tutela dei paesaggi) ma si dovrebbe porre soprattutto come strumento di programmazione territoriale che punti all’autosostenibilità dello sviluppo.

È chiaro a questo punto che la chiave di volta dell’intero processo sia rappresentata dall’importante ruolo che possono - e che devono - svolgere le comunità locali, da intendersi come soggetti collettivi in divenire, capaci di riattivare le risorse umane già presenti in loco e nello stesso tempo di attrarre nuovi imprenditori/residenti. Gli attori sociali del territorio (amministratori, operatori turistici, operatori culturali, agricoltori, pubblici cittadini) infatti sono gli unici in grado di condurre il processo di costruzione del prodotto turistico-ambientale attraverso l’individuazione, la valorizzazione e la promozione di una serie di componenti valide ad alimentare e a supportare la catena del valore turistico.

I percorsi partecipativi risultano assolutamente cruciali nella messa a punto di strategie e di metodologie per la rivitalizzazione (anche turistica) di questi luoghi e diventano quindi condizione necessaria per il successo delle politiche di sviluppo. A tal proposito, il percorso di ricerca-azione condotto a Civitella Alfedena ha aperto il varco ad alcuni spunti di riflessione.

La definizione delle basi strategiche per uno sviluppo turistico deve partire da una conoscenza del patrimonio territoriale e dalla sua trasformazione in buone pratiche per la realizzazione di un’offerta integrata e per una partecipazione attiva della popolazione locale. L’obiettivo deve essere quello di far emergere la ricchezza e le potenzialità di territori ingiustamente marginalizzati.

Le zone periferiche e ultra-periferiche (aree interne) sono uno straordinario contenitore di patrimonio territoriale, in particolare di risorse enogastronomiche e di tipicità, in grado di alimentare un diffuso turismo esperienziale. Esse rappresentano il 61% della superficie, il 52% dei comuni e il 22% della popolazione. L’Italia è, infatti, un Paese di paesi. I piccoli comuni rappresentano l’ossatura viva della penisola; contengono tradizioni, paesaggi e prodotti a diffusa capacità attrattiva, legati ai luoghi ed espressivi delle identità locali. I Comuni sotto i 5.000 abitanti sono 5.543, cioè il 69,69% del numero totale dei comuni italiani (7.954). Il Piemonte è la regione con il maggior numero di piccoli comuni: ne conta 1.062, seguita dalla Lombardia con 1.047; la Valle d’Aosta e il Molise sono quelle con la più elevata percentuale di piccoli comuni sul totale regionale.

Sostenibilità e Politiche di Sistema per un Turismo di Qualità

Come fare a mettere in valore questo insieme di risorse in un contesto con tali caratteristiche? Dal punto di vista più strettamente turistico, occorre badare alla sostenibilità dei flussi, più che al loro trend quantitativo. Il territorio delle aree interne, non toccato dai grandi flussi turistici di massa e dalle infrastrutture che altrove hanno stravolto l’ambiente e ferito il paesaggio, ha in linea generale conservato ciò che oggi è indispensabile per attivare in concreto “un turismo sostenibile di qualità”.

Però occorrono consapevolezza, riconoscimento delle risorse locali e politiche di sistema, valorizzazione delle specificità e delle differenze. Ad esempio, nell’ambito della programmazione 2014‐2020, l’Italia ha lanciato la SNAI, la Strategia Nazionale Aree Interne, centrata in primo luogo sui servizi alla salute, istruzione e mobilità, ponendo tra gli obiettivi prioritari della coesione territoriale la necessità di intervenire per contrastare la marginalizzazione e lo spopolamento.

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