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Turisti Salvano Migranti: Una Realtà nel Mediterraneo

Il tema del silenzio sui migranti non va ingigantito, dunque. «Tranne casi particolari come il 13 e 14 settembre dell’anno scorso o durante la primavera araba - spiega Filippo Mannino, dal 2022 sindaco di Lampedusa e Linosa - sull’isola non c’è mai stata la percezione del problema. A parte chi, come il sottoscritto, fa parte delle istituzioni, le notizie degli sbarchi arrivano dai giornali».

Comunque, gli arrivi, anche se in calo, ci sono. «Nel 2023 c’è stato un notevole incremento dovuto al contesto tunisino con le aggressioni xenofobe seguite al discorso anti-migranti subsahariani del presidente Kaïs Saied - continua Saccomandi -. Un discorso che ha costretto le persone a rimanere chiuse in casa per settimane spingendole poi a partire». Oggi la situazione è diversa.

«Gli accordi presi dall’Italia e dall’Europa con Tunisi - aggiunge Saccomandi - rendono sistematici i respingimenti, le deportazioni ai confini con il deserto algerino e libico». La diminuzione c’è, dunque, ma va interpretata. «Confrontando il periodo tra marzo e giugno di quest’anno con il 2023 il calo è significativo (i dati ufficiali parlano di meno 64% ndr.) ma rispetto a due anni fa gli arrivi sono pressoché gli stessi. E non sono diminuite, purtroppo, le morti in mare». 1320 le vittime nei primi sette mesi del 2024.

Parallelamente serve, e molto, il sostegno della società civile. «Il radicamento nel territorio è uno degli aspetti più importanti di Mediterranean Hope - spiega Saccomandi -, nella convinzione che la solidarietà è un muscolo: se non lo eserciti può atrofizzarsi». Molto di questo “allenamento” si svolge al molo degli arrivi, un luogo militare inaccessibile senza autorizzazione.

«Noi siamo presenti come rete insieme al Forum Lampedusa solidale, un network di cittadini e cittadine, di associazioni, di movimenti che cercano di essere accoglienti». Indimenticabile in particolare quanto avvenne un anno fa. «In una sola settimana nel settembre 2023 sono arrivate circa 11mila persone, facendo saltare la macchina di controllo degli sbarchi - commenta Saccomandi -, rompendo la divisione tra i migranti e la vita dell’isola. Questo ha attivato una straordinaria rete di solidarietà pratica con distribuzione di cibo e abiti 24 ore su 24 con i lampedusani mescolati con i migranti, che ballavano con loro».

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«Gli isolani - conferma il sindaco Mannino - hanno aperto le porte di casa, apparecchiato tavola, messo a disposizione i bagni. Ma ricordo anche i gelati gratis e la raccolta di giocattoli per i bambini». Nell’ordinarietà però il turista non sa quel che succede al molo. «Io ho le notizie dalla prefettura, ma normalmente il problema non viene percepito dagli abitanti dell’isola».

Invertendo la questione proviamo allora a parlare di turismo. «Rispetto al 2023 - osserva Mannino - abbiamo un incremento, a livello di movimentazione di passeggeri di circa il 20%. E questo nonostante la pubblicità negativa della stampa. Pensare che a volte basterebbe cambiare il linguaggio. Non dire che sono arrivati mille migranti ma che sono state salvate mille persone. Perché questo fa l’isola.

Le agenzie di viaggi che avevano illustrato la vacanza ai turisti dell’hotel Sole avevano assicurato: «Non ci sarà nessun problema». I turisti salvano e allo stesso tempo documentano offrendo così una chiave di lettura: «perché solo se lo vedi puoi veramente capire».

Il Ruolo dei Turisti nei Salvataggi

Ed ecco che non appena cominciata la gita si vede il barchino in ferro dove una donna agita sollevandolo con le braccia un neonato per lanciare una richiesta d’aiuto, nel frattempo un giovane getta l’acqua dal barchino che sta ormai per affondare con un secchiello di quelli che userebbero i nostri figli in spiaggia. I due capitani Franco Ruggiero e Piero Costanza mettono in sicurezza gli ospiti, gli dicono in andare sotto coperta, ma loro partecipano ai soccorsi, nascondendo le lacrime e dando una carezza a quei bambini che tremano come foglie. Dal dolore, dalla paura. Nonostante siano riusciti a salvarli quasi tutti il rimpianto è per coloro che dicono non sono riusciti a salvare. Un bambino e un ragazzino di circa 10 anni che fino all’ultimo ha lottato per aggrapparsi a una ciambella. Non riuscendoci perché chi affronta la traversata del Mediterraneo a Lampedusa arriva stremato, senza forze. Al molo Favaloro le donne continuano a piangere i propri figli morti nel naufragio.

A provvedere sono stati turisti di Zanica, Meda, Bologna, Torino che in quel mare non hanno incontrato le sirene né contemplato le bellezze di baie baciate dal sole. Al largo della Tunisia sono morte 13 persone provenienti dall'Africa sub-sahariana. Ennesima tragedia al largo della Tunisia: in mare sono stati ritrovati tredici corpi di migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana. Lo ha annunciato Farid Ben Jha, portavoce della procura di Mahdia e Monastir, aggiungendo che i cadaveri, tutti uomini, sono stati avvistati da un'unità della guardia costiera al largo delle città di Chebba e Salakta.

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Naufragio in tarda mattinata anche a Lampedusa, al largo di Capo Ponente: è affondato un barcone con 58 persone a bordo, tra cui 13 donne e 9 minori, provenienti da Camerun, Guinea Konakry, Liberia, Mali, Senegal e Sierra Leone. Secondo le prime testimonianze lo scafo di 7 metri, realizzato in metallo come spesso accade, è salpato all'una di martedì da Sfax in Tunisia. I migranti hanno riferito d'aver pagato 3mila dinari e d'essere in parte intenzionati a restare in Italia, altri di voler raggiungere dei familiari che si trovano in Francia.

«Quando li abbiamo avvistati, gli adulti hanno sollevato e agitato un bambino molto piccolo, un neonato, che avrà avuto tre mesi, e gli altri bambini, per mostrare che anche loro erano a bordo, per sollecitare i soccorsi» racconta una testimone, Mina Nava, che era sull’imbarcazione turistica. «All’improvviso, in un momento, la loro barca è collassata, e tutti sono finiti in acqua. Sono certa che ci fosse quel bambino di pochi mesi, e che sia sfuggito dalle mani della madre. Quando abbiamo tratto in salvo una trentina di persone sulla nostra imbarcazione, c’erano anche il padre e la madre e lei era disperata, e lui, che piangeva, tentava di consolarla. Ho anche visto cadere in acqua un bambino di forse 10 anni, che poi è riemerso, con gli occhi sbarrati, poi è di nuovo tornato giù».

L’altra ventina di migranti è stata presa a bordo di una seconda barca di maggiori dimensioni, giunta sul posto al lancio dell’SOS. “Noi ondeggiavamo per il troppo peso, c’era il mare mosso, gli scogli vicini. Avevamo una capienza di venti posti, e solo noi turisti eravamo già una decina. Abbiamo dato acqua ai naufraghi, fatto spogliare le magliette bagnate e cercato di asciugarli il più possibile. Abbiamo dato loro i nostri teli da mare e quant’altro possibile, perché tremavano, soprattutto i più piccoli. Una bambina mi ha preso la mano, non me l’ha più lasciata finché non è scesa per salire sulla barca della Guardia Costiera. Sto ancora piangendo, non riuscivamo a fare di più, ho ancora negli occhi il neonato alzato dal barchino, per tentare di proteggerlo, per salvarlo”.

Più tardi sono giunti a Lampedusa altri 101 migranti con 3 diverse imbarcazioni. Il primo gruppo, composto da 49 (5 donne e 5 minori) siriani e palestinesi, è riuscito ad arrivare direttamente sugli scogli di Cala Spugne. A intercettare i migranti sono stati i militari della guardia di finanza che hanno anche sequestrato il barcone di 10 metri salpato da Tripoli, in Libia. Il gruppo ha pagato 5mila dollari a testa per la traversata.

Nel mare di Lampedusa compare un barchino pieno zeppo di migranti che si buttano in acqua nei pressi degli scogli per carcare di raggiungere la riva. È successo la mattina del 25 settembre scorso, mentre due barche piene di turisti stavano facendo il giro dell'isola. I turisti a bordo della «Maria Sole» e della Jamaica si danno da fare per portare in salvo più naufraghi possibile. Ma c'è un ragazzo molto giovane che è stremato e non ce la fa più. La sitauzione è drammatica.

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Accuse di Respingimenti alla Guardia Costiera Greca

L’interrogativo che pesa come un macigno sul corpo della guardia costiera e sul governo ellenico, lo pronuncia Dimitris Baltakos, ex capo del Reparto speciale, davanti alla telecamera della Bbc: «Ci sono centinaia di video che mostrano la Guardia costiera mentre salva le persone; perché salvarne alcune, e lasciarne morire altre?». Tra le vittime, nove persone sono state gettate «deliberatamente» tra le onde, senza neanche il giubbotto salvagente.

La Bbc ha analizzato 15 episodi occorsi tra il maggio del 2022 e quello dell’anno scorso, grazie alle fonti dei giornalisti locali, delle ong e della guardia costiera turca. In quattro casi è riuscita a verificare i resoconti parlando con testimoni oculari. Un uomo camerunese, approdato nell’isola di Samos, ha raccontato di essere stato braccato a forza da «poliziotti con il volto coperto» e poi portato a largo su una motovedetta della Guardia costiera, assieme a altri due compagni, che per primi sono stati gettati in mare.

«Uno ha gridato “Salvatemi, non voglio morire…”. Alla fine solo la sua mano era fuori dall’acqua. Anche lui è stato gettato tra le onde, senza salvagente, stordito da una scarica di pugni sulla testa. Ma al contrario degli altri due, i cui corpi sono stati recuperati sulle coste turche, sapeva nuotare. Testimonianze che non rappresentano un caso isolato, ma sembrano delineare una strategia precisa per impedire ai richiedenti asilo di raggiungere la Grecia, come denunciano da anni gli operatori umanitari nelle isole.

Un altro superstite ha raccontato di essere stato buttato in acqua con le mani legate, e di essere sopravvissuto solo perché si è messo a galleggiare sulla schiena. Chiamato a commentare le testimonianze scioccanti, il portavoce del governo ellenico, Pavlos Marinakis, ha ripetuto la difesa di rito di fronte alle denunce di respingimenti: «Ciò che viene menzionato nell’inchiesta non è provato, le donne e gli uomini della guardia costiera salvano decine di vite umane ogni giorno». Anche la Guardia costiera ellenica ha respinto categoricamente le accuse.

Anche l’ex capo della Guardia costiera Baltakos, chiamato dai reporter della Bbc a commentare il video di un respingimento nell’isola di Lesbo, ha negato che si trattasse di un’azione illegale. Poi, durante una pausa in cui avrebbe dimenticato di avere il microfono aperto, ha commentato in greco con un altro uomo, a proposito dei colleghi nel video: «Non so perché lo abbiano fatto in pieno giorno… È chiaramente un crimine».

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