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Il Vesuvio visto dall'alto: storia, eruzioni e informazioni utili

Il Vesuvio, situato nella Regione Campania nel Golfo di Napoli, è un vulcano attivo a forma tronco-conica che alterna attività (ceneri, lava, depositi piroclastici, pomici, lapilli, gas) a quiescenza.

Da sempre il Vesuvio e la sua bianca fumarola sono il simbolo della Campania, una delle immagini ricorrenti nelle cartoline che sicuramente avrete visto un sacco di volte.

L’altitudine del Cono Grande sfiora i 1300 metri, mentre quella del Monte Somma i 1200 metri. Il vulcano ha eruttato, nel corso della sua storia, decine di volte e, l’eruzione del 79 d.C., è stata descritta nelle sue Lettere da Plinio il Giovane.

Vulcano a recinto (due coni uno all’interno dell’altro), comprende il Monte Somma (cratere più antico) che ha una base di chilometri e una caldera, a forma semi conica, che ha un diametro di chilometri, e il Gran Cono (Cono interno al Monte Somma detto Vesuvio, più recente e unico cono attivo con eruzioni effusive ed eruttive) che ha un diametro della base di qualche chilometro e del cratere di qualche centinaio di metri e, tra i due, è presente la Valle del Gigante con estensione di qualche chilometro.

In generale, il vulcano presenta dei valloni realizzati dalle acque meteoriche, bocche eruttive e fumarole, fossi, colli, spuntoni, precipizi.

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Nell'Eocene il monte era un'isola circondata dal mare, solo nel Pliocene si saldò alla terra ferma e si stima che allora raggiungesse l'altezza di ben 2300 m; attualmente il Gran Cono, la sua cima, è alto 1281 m e il cratere misura circa 1500 m di circonferenza. Il 24 agosto del 79 d.C. è la data della sua prima eruzione in epoca storica. Abbiamo il resoconto di quei terribili giorni nella lettera che Plinio il Giovane scrisse a Tacito. Pompei e Stabia furono distrutte e sepolte sotto un manto di lapilli e cenere, Ercolano fu sommersa da un fiume di fango.

Nei dodici secoli che seguirono la distruzione di Pompei il Vesuvio ha avuto altre undici eruzioni. L'eruzione del 1139 fu particolarmente violenta. Seguì un lungo periodo di stasi durante il quale il vulcano si ricoprì di vegetazione fino alla cima. Il Vesuvio rientrò in attività nel 1631: morirono oltre 3000 persone e il fumo oscurò il cielo fino al golfo di Taranto per diversi giorni. Da allora si susseguirono numerose eruzioni, tra le più significative ricordiamo quelle del 1694, 1767, 1794 (che rase al suolo Torre del Greco), 1872 e 1906. L'ultima eruzione è stata nel 1944. Il vulcano attualmente è in stato di quiete.

L'eruzione del 79 d.C. che distrusse Ercolano e Pompei si verificò dopo un periodo di lunghissima stasi, al punto che in quegli anni la popolazione del luogo non riconosceva più il Vesuvio come vulcano ma come semplice monte, come si può osservare nel dipinto dell'epoca rinvenuto a Pompei.

Caratteristiche del Vesuvio

Il Vesuvio appartiene a quella categoria di vulcani chiamati "vulcani grigi" per il tipo di materiale che emettono quando entrano in attività, sono i gas e le ceneri ad uscire in abbondanza e con violenza obbligando ad una fuga precipitosa e spesso senza speranza chi vive nel raggio di decine se non centinaia di chilometri dal cono vulcanico. Le lave, in questo tipo di eruzione, sono di secondaria importanza e di solito seguono dopo giorni o settimane i gas ed i lapilli. Caratteristiche di queste eruzioni sono le nubi ardenti: si tratta di gas e materiali vari tanto pesanti da non riuscire a salire verso il cielo e dunque costretti a percorrere i fianchi del vulcano anche a 150 kmh, sfondando ed incenerendo qualunque ostacolo incontrino sul loro percorso. Il materiale più leggero riesce a salire verso l'alto rimanendo in sospensione nell'atmosfera così da creare una notte innaturale che può prolungarsi per giorni interi, il materiale poi ricade sotto aspetto di pioggia infernale. Attualmente l'area vesuviana conta milioni di abitanti, una eruzione potrebbe causarne la morte di centinaia di migliaia. Durante l'eruzione del 1631, la barriera naturale del monte Somma, uno ostacolo sulla via della nube ardente alto ben 250 metri, riuscì a malapena a salvare i centri abitati a Nord del Vesuvio.

Il Vesuvio e le sue eruzioni

I dati dell’INGV confermano che dal 1631 ad oggi ci sono state ben 49 eruzioni! Qui tratteremo però solo le principali, a partire da quella più famosa datata 79 d.C.

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Eruzione del 79 d.C.

Da un punto di vista storico quella del 79 d.C. è una delle eruzioni più famose al mondo e ciò è stato possibile soprattutto grazie alle preziose testimonianze di Plinio il Giovane che, all’epoca, la descrisse in due lettere inviate a Tacito, storico e senatore romano. In quegli anni il Vesuvio era considerato un vulcano inattivo, tanto che la fiorente città di Napoli e dintorni era ormai abitata da molti cittadini dell’impero romano. L’eruzione pliniana (che, ricordiamo, non avveniva da oltre otto secoli) colse tutti alla sprovvista, riversando sulle aree circostanti ingenti quantità di pomici e cenere in meno di trenta ore!

Durante un’apparente pausa dell’attività eruttiva la gente rientrò nelle proprie case ma fu proprio in quel momento che la colonna eruttiva collassò, formando le famose nubi ardenti che, in circa 15 minuti, rasero al suolo gran parte delle città di Pompei, Ercolano e Stabia. I resti di queste città oggi sono visitabili e particolarmente toccanti sono le “statue” di persone pietrificate istantaneamente dalla nube ardente.

Nel complesso, l’evento eruttivo durò poco più di 24 ore e morirono almeno 1500 persone. Per chi non lo ricordasse, le nubi ardenti (o flussi piroclastici) sono delle colate di gas, ceneri e lapilli che scorrono lungo le pendici di un vulcano come un fiume in piena, investendo e distruggendo qualsiasi cosa gli si pari davanti. La loro potenza distruttiva è inimmaginabile!

Eruzione del 1631

Il 16 dicembre 1631 alle 7 del mattino, dopo diversi terremoti precursori e abbondanti fumarole sui fianchi del vulcano, la seconda grande eruzione del Vesuvio è pronta per incominciare. Il primo passo è una frattura sul fianco a sud-ovest del vulcano che permette la fuoriuscita di una colonna eruttiva dall’altezza compresa tra i 13 e 19 chilometri. I paesi limitrofi, specialmente quelli a nord/nord-est, vengono colpiti da una pioggia di cenere e lapilli fino alle 18 circa e di notte la colonna eruttiva collassa, creando nubi ardenti che scorrono lungo i fianchi del vulcano. Queste si fermano solo il mattino seguente quando raggiungono le zone costiere di Torre Annunziata e Torre del Greco.

Durante la notte hanno luogo anche numerosi fenomeni temporaleschi che, a loro volta, causano i lahars, ovvero colate di fango che, come in un’alluvione, spazzano via tutti i paesi che incontrano lungo le pendici del vulcano. Per darvi un’idea della potenza di questa eruzione subpliniana, secondo l’INGV il boato associato all’esplosione è stato udito dalle Marche alla Puglia e ha causato un abbassamento del cono del Vesuvio di circa 450 metri!

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Eruzione del 1906

Il ventesimo secolo è iniziato da poco e la mattina del 4 aprile 1906 Giuseppe Mercalli si trova sulla cima del Vesuvio per valutare alcune fumarole sul fianco del vulcano che, solitamente, si sviluppano soltanto sulla sua sommità. Capisce subito che si tratta di un chiaro segnale di eruzione imminente, è questione di un paio di giorni. Il 5 aprile comincia una lunga serie di colate laviche che proseguirà anche nei due giorni seguenti.

Il 7 aprile dalle bocche laterali iniziano a scorrere copiose quantità di lava mentre dal cratere si sprigiona la colonna eruttiva. In contemporanea, diverse scosse sismiche causate dal collasso della parte superiore del Gran Cono fanno tremare tutti i paesi limitrofi che, progressivamente, iniziano l'evacuazione. L’8 aprile l’attività eruttiva raggiunge il culmine, le colate raggiungono Torre Annunziata e le ceneri emesse arrivano addirittura fino alla Puglia, depositandosi in livelli spessi circa 1 cm. Il 9 aprile l’attività parossistica del vulcano cessa e le eruzioni vanno man mano scemando, fino a cessare del tutto il 21 aprile, due settimane dopo l’inizio dell’eruzione. Il costo, in termine di vite umane, fu di 216 morti e 112 feriti gravi, mentre si calcolano approssimativamente 34.000 sfollati.

Eruzione del 1929

Questa eruzione è, nella storia recente del vulcano, una di quelle con la minore esplosività. A giugno di quell’anno, dopo due mesi di attività esplosiva e sismi, dal cratere centrale iniziò a scorrere lava verso est, biforcandosi in due rami paralleli: il primo diretto verso il paese di Terzigno, il secondo invece verso un’area ricoperta da precedenti colate laviche. La velocità media di questa colata è stimata attorno ai 2-3 m/s mentre il fronte si spostava di circa 150 metri all’ora. Complessivamente vennero eruttati approssimativamente 12 milioni di metri cubi di materiale e l’eruzione fu accompagnata sia da sismi che da eventi debolmente esplosivi come fontane di lava. In tutto furono distrutte 54 case e 80 ettari di boschi e vegetazione, pur non causando nemmeno una vittima.

Eruzione del 1944 (l’ultima)

Quest'ultima eruzione viene considerata come un prosieguo di quella del 1906. Da quel momento infatti si è andato progressivamente a creare un cono di scorie sulla sommità del vulcano, fino a raggiungere i 100 metri di altezza nel 1944. Il 18 marzo del 1944, come accaduto per diverse altre eruzioni, i segni premonitori come fumarole e piccoli sismi (tremore vulcanico) preannunciano l’evento. Le colate laviche sono di breve intensità e percorrono solo pochi chilometri prima di arrestarsi.

A partire dal 22 marzo si innalza una colonna eruttiva di 2 chilometri e si innescano dei flussi piroclastici lungo le pendici. Il giorno seguente la colonna raggiunge i 6 km di altezza ma, rispetto alla precedente eruzioni, il danno a livello economico-sociale è meno significativo, grazie anche alla direzione dei venti che, in quei giorni, permisero alla nube di ceneri ad allontanarsi da Napoli. Il fenomeno eruttivo continua fino al 29 marzo con eruzioni freatomagmatiche (cioè causate dall'interazione tra acqua superficiale e magma) associate ad un’attività sismica piuttosto intensa.

L’eruzione causò la morte di 26 persone, 2 centri abitati vennero distrutti, 3 anni di raccolti persi nelle aree colpite dalle ceneri e circa 12.000 sfollati.

Come sarà la futura eruzione del Vesuvio?

La scienza può fare molte cose, ma la previsione temporale delle eruzioni vulcaniche a lungo termine è ancora off-limits. Però relativamente al “come” potrebbe essere una futura eruzione, abbiamo delle risposte. Gli ultimi studi della Protezione Civile hanno ipotizzato tre diversi scenari:

  • Eruzione pliniana (VEI 5)
  • Eruzione sub-pliniana (VEI 4)
  • Eruzione stromboliana (VEI 3)

Il “VEI”, l’indice di esplosività vulcanica (Volcanic Explosivity Endex) viene utilizzata per classificare le eruzioni esplosive. La sua scala va da da 0 (per niente esplosivo) a 8 (estremamente esplosivo). Tra i tre possibili scenari, quello di grado inferiore è quello statisticamente più probabile ma, in via cautelativa, la Protezione Civile ha usato il VEI 4 come livello di referenza per progettare e calibrare i piani di evacuazione. Un’eruzione di questa intensità potrebbe causare una colonna eruttiva che sfiorerebbe i 10-15 km di altezza e, al suo interno. Le colate laviche, per quanto pericolose, rappresentano un rischio ben più basso rispetto alle nubi ardenti che, come abbiamo visto in precedenza, hanno inglobato le città di Ercolano e Pompei nel 79 d.C.

Il Parco Nazionale del Vesuvio

Il Parco Nazionale del Vesuvio prende vita nel 1995 con un obiettivo ben preciso: tutelare l’area del vulcano, sia da un punto di vista ambientale che culturale. L’estensione del parco è superiore agli 8.000 ettari e interessa il territorio di 13 comuni. All’interno di questo parco, oltre alla ricerca e alla conservazione di animali e piante, vengono svolte attività di divulgazione per diffondere la cultura e la storia di questo luogo unico nel suo genere.

I Minerali del Vesuvio

Dal punto di vista geologico una delle caratteristiche più curiose di questo parco è l’estrema varietà di minerali catalogati nell’area: oltre 230! Questo permette al Parco Nazionale del Vesuvio di essere una delle zone con il maggior numero di minerali del pianeta. Questa varietà è legata alle diverse modalità di eruzione del Vesuvio, da esplosivo a effusivo, con attività fumaroliche. Ciascuno di questi fenomeni dà origine a particolari minerali e, tra queste, 6 sono esclusive di questa località, cioè non sono osservabili in nessun’altra parte del mondo (Russo, 2003). Tra i minerali più comuni nella zona possiamo citare l’aragonite, la vesuvianite, i minerali della famiglia dei granati e dei pirosseni.

Flora e fauna

Il parco nazionale del Vesuvio presenta una grande quantità di specie animali e vegetali. Secondo il sito ufficiale il parco è stato colonizzato da oltre 1000 specie vegetali e include oltre 744 entità. Le specie presenti sono tipiche dell’area mediterranea e includono la ginestra dell’Etna (introdotta nel 1906) e la rara Silene giraldi. Anche dal punto di vista faunistico il parco è molto ricco, essendo soprattutto un punto di approdo per gli uccelli migratori.

E’ presente come flora: pini, lecci, castagni, betulle, robinie, aceri, ontani, ginestre, lo stereocaulo vesuviano (lichene a forma corallina e di colore grigio che ricopre le lave del Vesuvio), etc.; mentre come fauna è presente la volpe, il moscardino, la faina, la donnola, la lepre, il falco di palude, il grillaio, il gruccione, la ghiandaia marina, il biacco, il cervone, etc.

I sentieri e il Gran Cono

Una delle caratteristiche più importanti del parco è sicuramente la possibilità di percorrere numerosi sentieri, istituiti a cavallo tra il 2001 e il 2003. In totale sono lunghi circa 54 km e sono stati costruiti con diverse finalità: sei sentieri sono circolari, uno è educativo, uno è panoramico e uno è agricolo. Tra tutti i percorsi, il più apprezzato è sicuramente quello porta al Gran Cono in prossimità del cratere! Ovviamente, per evitare incidenti, questo percorso (che è il numero 5) viene organizzato con guide specializzate.

Visitare il cratere del Vesuvio: informazioni utili

Una delle tappe più intense del nostro viaggio in Costiera Amalfitana è stata sicuramente la salita al cratere del Vesuvio. Il Vesuvio è l’unico vulcano attivo d’Italia e di tutta l’Europa continentale e sorge al centro del Parco Nazionale del Vesuvio, uno dei parchi naturali più importanti a livello europeo, istituito nel 1995. Un’area che vanta circa 50km di sentieri, una grandissima varietà di specie animali e vegetali e che regala una vista dal cratere che abbraccia tutto il Golfo di Napoli. Il Vesuvio è costituito da un cono esterno tronco, oggi spento, e da un cono interno più piccolo che invece è ancora attivo.

Se si ha intenzione di salire al cratere del Vesuvio è importante sapere come arrivare, come vestirsi, cosa portare con sè e cosa aspettarsi dall’escursione.

Qual è la stagione migliore per visitare il cratere del Vesuvio

A mio avviso le stagioni migliori per salire al cratere del Vesuvio sono la primavera e l’autunno, sia per i colori che per le temperature. In inverno, infatti, il meteo può portare spesso alla chiusura dell’accesso al sentiero e in estate vi posso garantire, per esperienza personale, che il caldo si fa sentire parecchio.

Quale equipaggiamento serve per salire al cratere del Vesuvio

Se, come noi, salirete al cratere del Vesuvio in piena estate, dovrete assolutamente munirvi di crema solare, cappello e acqua. Vi consiglio un abbigliamento comodo e scarpe da ginnastica o da trekking, perché il sentiero è sterrato e, anche se non lunghissimo, ha dei tratti piuttosto ripidi. Inoltre potrebbe essere una buona idea portarsi anche un foulard, perché salendo è sempre un po’ ventoso.

Come arrivare al Vesuvio

Arrivare al Vesuvio in auto

Noi abbiamo scelto di arrivare al Vesuvio in auto. Da Vietri, dove alloggiavamo, abbiamo preso l’autostrada fino all’uscita di Ercolano e poi abbiamo seguito il navigatore e la segnaletica per una quindicina di minuti, salendo fino a quota 800mt. Qui si trova un bivio dove la scelta è semplicemente obbligatoria: a sinistra non si può transitare perché la strada è riservata a pullman, navette e mezzi autorizzati, a destra c’è un parcheggio a pagamento lungo il ciglio della strada che si estende per un paio di chilometri (la tariffa è fissa a 5€).

A meno di essere particolarmente fortunati e riuscire a parcheggiare nelle vicinanze, dopo aver lasciato l’auto è necessario tornare a piedi fino al bivio e da qui proseguire per un paio di chilometri lungo la strada di sinistra per raggiungere quota 1000mt. È possibile percorrere questo tratto a piedi (personalmente ve lo sconsiglio, soprattutto in estate) oppure con la comoda la navetta che passa ogni venti minuti e che costa solo 2€ A/R.

Dopo aver raggiunto raggiunta quota 1000mt è necessario recarsi al centro visitatori per acquistare il biglietto di accesso al sentiero, perché la salita al cratere lungo il Gran Cono è a pagamento. Il costo è di 10€ e comprende anche la guida vulcanologica che si trova sul posto.

Arrivare al Vesuvio in autobus

Nel caso in cui non vogliate o non possiate raggiungere il Vesuvio in auto, potete pensare di prendere l’autobus della linea Circumvesuviana. Le fermate in cui salire sono Circumvesuviana di Pompei - Villa dei Misteri oppure Circumvesuviana di Ercolano - Scavi e l’autobus vi porterà direttamente a quota 1000mt. Il biglietto costa circa 22€ A/R e comprende anche il biglietto di accesso al sentiero.

Salire al cratere del Vesuvio

Il sentiero che sale lungo il Gran Cono del Vesuvio non è particolarmente difficile, ma è necessario essere un po’ allenati perché il percorso completo (andata e ritorno) è di quasi 4 chilometri. Il dislivello rispetto alla biglietteria è di circa 140mt, con una pendenza media del 14%, quindi non impossibile ma neppure banale. Tra salita, visita al cratere e discesa considerate almeno un paio d’ore.

Durante la salita noi ci siamo fermati moltissime volte ad ammirare il panorama, perché la vista sul Golfo di Napoli è davvero impagabile, specialmente nelle giornate limpide. Rocce, arbusti e ginestre creano un’atmosfera quasi surreale.

Dopo essere arrivati in cima abbiamo incontrato la guida vulcanologica che ci ha aiutati a rispolverare le nostre nozioni di storia e ha risposto a tutte le nostre domande. L’eruzione che tutti conosciamo dai banchi di scuola è quella del 79 d.C. che ha distrutto completamente le città di Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia. Nei secoli successivi si sono poi verificate numerose altre eruzioni, fino all’ultima, quella del 1944, che ha distrutto Massa e San Sebastiano. Da quel momento, per fortuna, il Vesuvio si è rasserenato, anche se continua ad essere costantemente sotto monitoraggio per intercettare qualsiasi segnale di ripresa dell’attività.

La vista a pochi passi dai crateri è eccezionale, si può quasi sentire l’odore della polvere e toccare la roccia nuda.

Le eruzioni del Vesuvio dal 79 d.C.

Di seguito una tabella riassuntiva delle principali eruzioni del Vesuvio a partire dal 79 d.C.:

AnnoEventi principali
79 d.C.Bocche alla base del Cono. Flussi in tutte le direzioni, specialmente a W e S. Il vulcano si abbassa di circa 480 m, si forma la caldera del Vesuvio.
......
1944Lave ad E verso Terzigno (Pagani e Campitelli) e, più a S, attraverso il burrone della Cupaccia, verso le lave del Mauro (1751 e 1754) e dei Caposecchi (1834). Distruzione di case e campi coltivati. Notevoli fontane di lava. Emissioni lente.

Le informazioni riportate sono tratte da: - A. Nazzaro; 1997. Il Vesuvio Storia eruttiva e teorie vulcanologiche. Liguori Editore.- Scandone R, Giacomelli L and Gasparini; 1993. Mount Vesuvius: 2000 years of volcanological observations.

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