Abbigliamento Italiano: Storia e Curiosità
Il costume tradizionale italiano racconta la storia delle diverse epoche che hanno caratterizzato la Penisola, di tutte le influenze culturali delle dominazioni esterne e della crescita di un’identità nazionale. Dopo aver parlato della moda del Basso Medioevo, proseguiamo ora esplorando l’evoluzione dell’abbigliamento, concentrandoci sugli abiti del 1500.
Il XVI secolo in Italia fu un periodo di grande fervore culturale e artistico, che si espanse anche a livello internazionale. Città come Roma e Venezia furono importanti centri di propulsione della nostra cultura. Questo grazie ai commerci che la Serenissima praticava con l’Oriente, da cui si importavano seta greggia, pigmenti per la tintura dei tessuti, piume di uccelli esotici e tanti altri prodotti. Nel resto d’Europa, Venezia esportava i suoi prodotti più belli come i cotoni filati, i fustagni, berretti, passamanerie e tessuti ricamati.
L'Industria Tessile Veneta nel 1500
L’industria tessile Veneta è tra i principali protagonisti della storia del costume di questo periodo e quindi degli abiti nel 1500. Questa industria, infatti, fu molto prospera: nel 1554 si contano ben dodicimila setaioli. Artisti del calibro di Giovanni Bellini si adoperavano per fornire i disegni delle stoffe e dei gioielli.
Suddivisione del Costume nel XVI Secolo
Non solo per la nostra penisola, ma anche per tutti i Paesi europei, dal punto di vista del costume questo secolo può suddividersi in due periodi principali:
- Fino al 1545, gli abiti nel 1500 erano parte di un costume di una variegata quantità di fogge e motivi decorativi. Troviamo ancora il motivo della melagrana, la cui dimensione aumenta a dismisura rispetto al secolo precedente, arricchito con cornici e foglie di acanto.
- Dal 1545 (anno d’inizio del Concilio di Trento) in poi, la foggia degli abiti del 1500 è influenzata dall’atmosfera più austera della Controriforma. Le fogge perciò diventano più rigide e formali e i motivi decorativi si riducono.
Gli Abiti del 1500: L'Abbigliamento Femminile
L’abito principale della prima metà del secolo prese il nome di Camora o gamurra o gonnella. Era una veste con maniche, con scollatura di forma quadrata o rotonda piuttosto ampia e con il punto vita leggermente spostato verso l’alto rispetto a quello naturale (quindi decisamente più basso rispetto al secolo precedente, in cui gli abiti erano di solito “tagliati” sotto al seno).
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Le maniche spesso presentavano degli sbuffi all’altezza delle spalle ed erano intagliate lungo tutta la lunghezza in modo da far uscire il tessuto della camicia sottostante. I primi addirittura in ferro, poi sostituiti da quelli in tessuti rigidi, sostenuti da stecche in metallo, legno o avorio.
Al tempo stesso cominciano a diffondersi le prime imbottiture per le gonne: in Spagna il vertugado (chiamato faldia, faldiglia o verducato in Italia) aveva già cominciato a diffondersi già intorno al 1470. Non si trattava ancora però di cerchi in legno o metallo (entrati in voga verso la fine del 1500), ma di imbottiture fatte di stoppa, che conferivano rotondità alla parte alta della gonna e ne aumentavano il volume nella parte bassa.
Nonostante l’uso delle pellicce fosse molto osteggiato dalla legislazione suntuaria, prese piede nella prima metà del secolo la moda di portare sulle spalle o in mano la pelliccia di animaletti quali lo zibellino, la martora, l’ermellino o lo scoiattolo, compresa la testa e la coda, come si può vedere in molti dipinti dell’epoca. Come abbiamo già detto, nella seconda parte del secolo gli abiti del 1500 diventano più austeri: le decorazioni dei tessuti si fanno più piccole, i colori meno sgargianti, il taglio della vita si fa ancora più stretto tendendo a formare una punta sempre più lunga sul davanti e gli scolli talmente osteggiati da chiudersi del tutto.
Importante, in questa parte del secolo è la diffusione sempre maggiore delle gorgiere, collaretti di lino e pizzo apprettati ed increspati in modo da formare dei fitti cannelli, che circondavano il collo salendo fino alla nuca. Nel costume inglese, non influenzato dall’austerità della Controriforma, se ne possono vedere anche di diverso tipo: quelli a forma di ventaglio, che incorniciavano la scollatura degli abiti, e sostenuti in questo caso da fil di ferro. Alle gorgiere si accompagnavano anche i polsini ugualmente lavorati e decorati.
Vista la diffusione del ricamo, anche la biancheria cominciò ad essere molto decorata, con vari moduli ornamentali che potevano variare dai simboli del casato, per le nobili, a schemi geometrici sempre più semplici, mano a mano che si scendeva nella scala sociale.
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L’introduzione delle calze ad ago fu un’importante innovazione. Non più le vecchie calze in feltro rigide e costringenti, ma finalmente delle calze elastiche e comode che venivano sorrette sotto al ginocchio mediante nastri, cintoli o merletti.
A completare la moda femminile degli abiti del 1500, soprattutto nella prima parte del secolo, troviamo i cappelli (il balzo e la capigliara), i gioielli (le cinture in metalli preziosi, gli orecchini, le collane, gli anelli) e le scarpe (tra queste dobbiamo citare quelle con suola altissima dette calcagnini o pianelle).
Gli Abiti del 1500: L'Abbigliamento Maschile
Già dai primi anni del secolo ci fu un brusco mutamento rispetto a quella che era la moda maschile fino a pochi anni prima.
Per quanto riguarda gli uomini, quindi, dagli abiti del 1500 scomparvero del tutto le calze solate. Si passò velocemente alle calze ad ago come quelle già citate per il costume femminile, portate al di sotto dei calzoni alla galeotta, ampi e lunghi fin sotto al ginocchio e gonfiati da imbottiture per far apparire le gambe più prestanti.
Al di sopra dei pantaloni si portava il Giuppone o Zupone, chiuso sul davanti da dei bottoni d’oro. Anche questo gonfiato all’altezza del petto come i calzoni (nella moda francese si usava invece gonfiarne la pancia). All’inizio del secolo il giuppone presentava uno scollo quadrato dal quale fuoriusciva la camicia, ma col tempo andò sempre più a stringersi e chiudersi, per cui della camicia si vedevano solo dei piccoli lembi, poi del tutto coperti verso la fine del secolo dalle gorgiere. Sopra al giuppone a volte si portava un giubbetto di origine militare, senza maniche ma con spallini sbuffanti.
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Continuiamo questo nostro viaggio negli abiti del 1500, dando uno sguardo alle sopravvesti. Erano di fattura identica a quelle femminili, ma con meno decori, sempre chiamate Robone o Zimarra. Rimane comunque in uso il mantello, ma in tessuti più pregiati rispetti al ‘400. A Venezia i colori del mantello denotavano anche il grado sociale: oro per il doge, pavonazzo per i medici, il capitano grande ed i ministri, eccetera.
Alla metà del secolo, come voleva la moda spagnola, entrarono in voga le Braghesse. Si trattava di un tipo di pantaloni più corti e sbuffanti rispetto a quelli precedenti, che spesso si guarnivano di tagli verticali come quelli delle maniche, che potevano essere divisate (cioè di due o più colori diversi).
Visto che per l’uomo l’uso di decorazioni era più limitato rispetto agli abiti femminili, si puntava molto sugli accessori: cappelli, scarpe, catene d’oro e guanti erano molto importanti nell’abbigliamento del gentiluomo.
Per quanto rigurda la moda maschile, gli abiti del 1500 prevedevano un copricapo, un accessorio imprescindibile. Il cappello in questo secolo acquisì maggiore importanza rispetto al passato ed uscire senza questo accessorio significava avere un lutto in famiglia, essere in una situazione di disagio economico, o semplicemente avere scarsa cura di se stessi. Tra i cappelli più importanti troviamo la Berretta, che inizialmente era bassa e con falda piccola, ma che col procedere del secolo andò ad allargarsi e si ornò anche essa di tagli e di accessori come i cammei e le piume.
Le scarpe, con punta larga e rotonda, principalmente erano in cuoio, ma si andarono sempre più diffondendo tessuti come sete e velluti. Si arrivò ad una preziosità tale che per proteggerle si cominciarono a calzare anche degli zoccoli (pianelle) anche quando le condizioni meteorologiche erano buone.
Per quanto riguarda l’oreficeria, si indossavano meno gioielli rispetto al secolo precedente, ma più preziosi: ad esempio si preferiva indossare un solo grande anello con una grande pietra preziosa, così come le catene si fecero meno imponenti ma con medaglioni più grandi. Le cinture erano semplici e poco appariscenti ed oltre a quelle di cuoio, se ne usavano anche di seta o velluto.
Dagli Anni '50 ai Giorni Nostri
Siamo così abituati a pensare alla moda italiana come a un elemento costitutivo dell’identità del nostro Paese, da dimenticarci spesso che essa è, invece, una realtà abbastanza recente. Tanto recente che, di fatto, si pone come identità della Repubblica italiana, più che dell’Italia in senso stretto. Certo sin dall’Unità la necessità di creare una moda nazionale era stata avanzata da più parti, ma senza successo.
Il fascismo aveva costituito nel 1935 l’Ente nazionale moda, fissandone la sede a Torino, ma questo, pur avendo individuato correttamente le linee dell’azione da seguire, aveva potuto fare poco. Alla moda italiana serviva innanzitutto un mercato che non poteva essere certo quello italiano, a causa dell’arretratezza sociale del Paese, ma neppure quello della Francia o dell’Inghilterra, gli unici Paesi con una società abbastanza avanzata, ma che erano, da un lato, i leader della moda dell’epoca e, dall’altro, i nemici politici dell’Italia. Restavano gli Stati Uniti, ma anche in questo caso le condizioni politiche erano avverse.
Solo nel secondo dopoguerra il mutato quadro politico permise sia quella che potremmo definire la presa di coscienza della moda italiana sia la sua affermazione ed espansione sui mercati esteri. Gli storici della moda sono soliti considerare come momento fondativo della moda italiana il First Italian high fashion show, la sfilata che il conte Giovan Battista Giorgini (1898-1971) organizzò a Firenze il 12 febbraio 1951 per presentare abiti e accessori italiani a compratori americani, seguito da un secondo show nel luglio dello stesso anno.
Oggi che i Fashion show sono stati oggetto di libri e di mostre ad hoc può stupire che essi all’epoca avessero nel complesso poco risalto, come mostrano le pagine di alcuni dei principali giornali italiani del 1951. Fra il 1946 e il 1951 erano state molte le mostre e le sfilate organizzate per promuovere la ripresa della moda in Italia e, insieme, per stabilire migliori rapporti fra questa e le realtà dell’industria tessile settentrionale e per aprirla, così, ai mercati internazionali.
La prima sfilata di moda italiana si tenne negli anni ’50 a Firenze, organizzata dal conte Giovanni Battista Giorgini. Negli anni ’50, i designer e le case di moda italiane portarono una ventata di aria fresca nella haute couture con creazioni rivoluzionarie e innovative. La moda italiana è sempre stata popolare tra le celebrità e i reali. Come parte delle collezioni couture e prêt-à-porter, i marchi italiani offrono una vasta gamma di accessori, che portano fama e successo globali.
L’Italia non solo è il luogo d’origine delle tendenze modaistiche, ma anche un incubatore di innovazioni grazie al talento dei suoi nuovi stilisti. L’industria della moda italiana è stata influenzata da altri campi artistici, in particolare il cinema. L’estetica esuberante e opulenta dell’era della “Hollywood sul Tevere” si diffuse rapidamente. Bogart e Bacall eleganti su una gondola a Venezia, Audrey Hepburn che comprava le scarpe da Ferragamo a Firenze, Taylor e Burton nelle boutique del loro amato Bulgari, mentre altre star internazionali trascorrevano le vacanze sulla suggestiva costa amalfitana.
Oggi, l’Italia ospita gli stilisti più famosi e le etichette di moda più grandi del mondo. Vediamo i grandi nomi della moda italiana nelle maggiori vie dello shopping in tutte le città del mondo. La moda italiana è letteralmente decollata in America, “I designer italiani hanno davvero capito le donne americane”, afferma Stefano Tonchi direttore del Magazine statunitense W. “Questo è stato l’elemento fondamentale che ha contraddistinto i designer italiani durante questo periodo. Abiti corti da cocktail permettevano il movimento, mentre i cappotti oversize erano pensati per offrire calore durante l’inverno. La principessa Irene Galitzine ha progettato abiti da sera eleganti ma confortevoli, realizzati in jersey e pensati per la donna moderna.
Il successo della moda italiana nel mondo è attribuibile alla lunga tradizione artigianale che caratterizza il settore. La creatività e l’innovazione nel settore tessile dovrebbero evolversi parallelamente alla sostenibilità ambientale, all’etica, al rispetto dei diritti umani e alla tutela degli animali.
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