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Cristoforo Colombo: Viaggiatore Italiano tra Storia ed Esposizioni

Cristoforo Colombo era italiano. O forse no. Quello che abbiamo sempre studiato sui libri di scuola è stato messo in discussione da uno studio, presentato da un documentario spagnolo che svelerebbe che la nazionalità dell’esploratore, che per primo ha scoperto le Americhe nel 1492, forse era un’altra.

Le Origini Controverse di Colombo

Secondo uno studio condotto da alcuni scienziati che hanno esaminato il Dna dei resti del navigatore, Cristoforo Colombo non era italiano. Era in realtà un ebreo sefardita nato in Spagna. Il professor Miguel Lorente, docente dell’università di Granada, uno dei massimi esperti di analisi forensi, ha studiato alcuni piccoli campioni dei resti del navigatore, che si trovano sepolti nella cattedrale di Siviglia. Li ha poi paragonati ai campioni di Dna di alcuni suoi discendenti, come il figlio Hernando Colon.

Il professore, spiegando il metodo di indagine, ha svelato che avevano il Dna di Colombo, parziale ma sufficiente, e “il Dna di Hernando Colon, suo figlio. E sia nel cromosoma Y, cioè maschile, di Hernando, sia nel suo mitocondrio, trasmesso dalla madre, ci sono tratti compatibili con l’origine ebraica. Dopo avere analizzato 25 diverse possibili origini, siamo dunque giunti alla conclusione che Colombo potesse essere soltanto un ebreo di origine europea”. Quindi secondo il docente il mistero sarebbe stato risolto, togliendo a Colombo la nazionalità italiana.

Per 22 anni lo scienziato ha indagato sulle origini di Colombo: per prima cosa ha stabilito che i resti che si trovano nella città spagnola sono effettivamente quelli dello scopritore delle Americhe, visto che diversi storici non erano concordi. Questo perché il navigatore è morto nel 1506, all’età di 55 anni, nella città spagnola di Valladolid. Nelle sue ultime volontà, però, ha chiesto di essere sepolto nell’isola di Hispaniola, oggi condivisa dalla Repubblica Dominicana e da Haiti. Era la prima colonia europea nel Nuovo Mondo da lui scoperto. Nel 1795, però, le sue spoglie sono state trasferite a Cuba e poi nel 1898 a Siviglia. Nel 1877, però, nella cattedrale di Santo Domingo sono state trovate alcune ossa che secondo le autorità locali appartenevano a lui.

Ad annunciare questa “scoperta” è stato un documentario trasmesso nella serata di sabato 12 ottobre 2024 dalla televisione spagnola Rtve, per celebrare lo sbarco di Colombo il 12 ottobre 1492 sull’isola di San Salvador (che oggi sono le Bahamas). Regis Franco, regista del programma, presentando il suo lavoro ha spiegato che le origini ebraiche e iberiche sono più plausibili rispetto a quelle genovesi: “L’origine degli ebrei sefarditi è Sefarad. E Sefarad è il nome in ebraico che designa la penisola iberica. Al tempo di Colombo, vi vivevano 300 mila ebrei. Nella penisola italiana, invece, si stima che vivessero solo tra i dieci e i quindicimila ebrei”.

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Francesco Albardaner, ex-presidente del Centro Studi Colombiani di Barcellona, durante la trasmissione ha aggiunto: Tutta la teoria secondo cui Colombo sarebbe stato genovese entra in crisi se si accetta che fosse ebreo. Genova aveva espulso gli ebrei nel dodicesimo secolo, a Genova a quel tempo non c’erano comunità ebraiche, né sinagoghe, gli ebrei potevano restare in città solo tre giorni per fare affari e poi dovevano andarsene”.

Il Testamento di Colombo: Una Dichiarazione di Nascita Genovese

Il Consiglio nazionale del Notariato è intervenuto per porre fine alle polemiche che vanno avanti ormai da secoli e che sono tornate di stretta attualità. Cristoforo Colombo, infatti, il 22 febbraio del 1498 ha scritto di suo pugno un testamento in quella che oggi è Panama ed è per questo motivo che lo ha scritto in spagnolo. All’interno del documento l’uomo che ha scoperto le Americhe ha scritto: “Siendo yo nacido in Genova”, che tradotto in italiano diventa “Essendo io nato a Genova”. Dunque Colombo era italiano e non spagnolo o portoghese, come spesso si è sentito dire.

Il testamento di Cristoforo Colombo è stato esposto nel 2017 a Palazzo Ducale di Genova, insieme alle ultime volontà di altri 30 personaggi famosi, per la mostra realizzata dal Notariato dal titolo “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani”. Nel documento, parlando dei sovrani spagnoli, il viaggiatore ha scritto: “Essendo nato in Genova, venni a servirle qui in Castiglia, e per loro scoprii al ponente della terra ferma le Indie e le isole suddette”. I riferimenti alla città italiana di Genova sono anche altri nel testo.

Il Colombo Viaggiatore: Un Messaggero Attraverso la Storia

Il colombo viaggiatore è una razza domestica selezionata da secoli per un carattere comportamentale: l’attaccamento alla sua colombaia. Postino dell’aria, aereo messaggero, sumeri ed egizi lo hanno usato fin dalle origini della storia ed ancora nell’ultima Grande Guerra fu estesamente usato nelle condizioni più difficili, tanto che uno di essi si meritò una medaglia al valor militare! Quando portato lontano e lasciato libero, riesce a ritrovare la strada di casa.

Fu nel luglio del 1971 che un gruppo di etologi dell’università di Pisa, capitanati da Floriano Papi, con una serie di esperimenti pilota aprì la strada a quella che sarebbe divenuta l’ipotesi di navigazione olfattiva del colombo. Avevamo infatti scoperto che se si impediva loro la normale funzione di percezione olfattiva, tramite la temporanea chiusura delle narici con un tamponcino in cotone, si disturbava fortemente il ritorno a casa, anche da breve distanza dalla colombaia.

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Tali risultati ci spinsero a trovare supporti empirici ad un’idea che sempre più ci convinceva. Certamente gli odori atmosferici, che portati dai venti ne cambiavano la qualità a seconda della loro provenienza. Quali potevano essere gli odori coinvolti ed in che modo potevano essere utili ai colombi? Se così fosse stato gli odori potevano caratterizzare aree geografiche differenti, la cui localizzazione poteva essere riconosciuta dai colombi per mezzo delle bussole di cui dispongono (bussola solare e magnetica1), indicandogli così le direzioni in cui venivano dislocati. Come dire che gli odori potevano essere la fonte di informazioni tali da costituire una mappa olfattiva dell’area in cui i colombi risiedevano, la cui estensione era allora non precisabile ma che poteva spiegare le capacità di vera navigazione dei colombi.

Esperimenti sulla Navigazione Olfattiva

Se l’associazione vento-odore permetteva la costituzione della mappa, quali risposte si potevano predire se tale associazione veniva in qualche modo manipolata o impedita? Nel caso in cui due lotti di colombi fossero allevati in una voliera aperta ai venti oppure in una chiusa da pareti di vetro, i primi mostravano un corretto orientamento verso casa ed un rapido rientro, mentre i secondi si orientavano casualmente e non rientravano affatto quando rilasciati da luoghi ad essi sconosciuti.

Voliera a Deflettori

Con l’esperimento delle “voliere a deflettori” (Fig. Come indicato dalla esposizione dei modellini in galleria del vento, la effettiva deflessione media percepita dai colombi all’interno della voliera era di circa 70°. Una voliera identica senza deflettori funzionava da controllo.

La deviazione dei venti aveva dunque portato ad una parallela distorsione della mappa olfattiva dei colombi. Le ripetizioni dell’esperimento fiorirono in Germania e Stati Uniti e con esse le critiche e le ipotesi più fantasiose per attribuire ad altri fattori i risultati da noi ottenuti. Le gabbie a deflettori vennero in seguito usate anche per capire se colombi allevati in voliere usuali, che avevano dunque acquisito una loro mappa olfattiva indisturbata, potessero modificarla se trasferiti in quelle a deflettori. Dopo tre mesi di residenza in esse, la loro mappa si dimostrava ruotata in accordo al tipo di deviazione a cui erano stati sottoposti.

In questo caso i colombi erano ospitati in tre voliere a corridoio contigue disposte secondo un asse NO-SE: in quella centrale vi erano i controlli che potevano sentire indisturbati il maestrale dominante nell’area o quello proveniente dalla direziome opposta. A sinistra i colombi non sentivano il vento naturale in quanto chiusi da pareti in vetro, ma la sua direzione era mimata da un ventilatore (stesso imput olfattivo ma vento artificiale); a destra infine un ventilatore si metteva in moto per mimare un vento di direzione opposta a quello naturale (stesso imput olfattivo ma proveniente da una direzione invertita di 180°).

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Alla fine degli anni ’90, il materiale raccolto in 20 anni di sperimentazione costituiva ormai uno degli argomenti cardine della ricerca internazionale sulla navigazione dei colombi e degli uccelli in generale. Era ormai chiaro a tutti che gli odori avevano un ruolo sostanziale nella navigazione del colombo, costituendo la base del processo di localizzazione rispetto alla meta da raggiungere.

Autore: N. Emilio Baldaccini. Già Professore Ordinario di Etologia e di Conservazione delle risorse Zoocenotiche dell’Università di Pisa. Autore di oltre 300 memorie scientifiche su riviste internazionali e nazionali. Svolge attività di divulgazione scientifica.

Il Colombo Fiorentino: Una Razza Italiana da Riscoprire

Ci sono un paio di buone ragioni che mi hanno stimolato a scrivere questo modesto articolo sul Colombo Fiorentino. La prima, è che sono andato con altri amici , a giudicare alla mostra di Empoli in Toscana, e lì, con grande soddisfazione, ho visto un bel gruppo di Gazzi Fiorentini esposti. La seconda è che anche alla Nazionale di quest’anno si sono rivisti, dopo anni di assenza, i colombi di questa bella razza Italiana.

La storia del Gazzo Fiorentino dovrebbe portarci ad una riflessione: è un bel colombo di taglia media-grande, alto e slanciato, elegante, armonioso, con un bel disegno definito Gazzo; ha un carattere arioso, vispo e battagliero ma non cattivo; è anche un buon allevatore della prole; è in sostanza una bella razza di colombi che dovrebbe soddisfare i gusti degli appassionati anche i più esigenti, ma nonostante queste belle qualità in Italia non ha mai sfondato, mentre ha trovato estimatori in altre nazioni e in particolare in Germania e Austria.

Eppure il Colombo Fiorentino era presente quando il 17 e 18 dicembre del 1977 a Mondovì, in provincia di Cuneo, si svolse la Prima Esposizione Nazionale e Primi Campionati Italiani organizzati dalla neonata F.I.A.C. dove erano esposti complessivamente 751 colombi.

Accenni Storici

A questo punto credo che possa essere interessante per il lettore fare qualche approfondimento sugli accenni storici di questa razza. Scriveva testualmente Ulrico Hoepli, editore-libraio della Real Casa, sulla prefazione del Manuale “ I COLOMBI DOMESTICI E LA COLOMBICOLTURA” del 1909: “La seconda edizione del manuale fu in breve esaurita per la benevola accoglienza che i colombicoltori cittadini e gli allevatori di colombi anche della campagna fecero alla operetta del compianto prof. Paolo Bonizzi, dopo la completa revisione, della quale incaricai la Società Toscana d’Avicoltura (Colombofila Fiorentina). Dovendo curarne una terza edizione affidai nuovamente la revisione alla Società Toscana d’Avicoltura (Colombofila Fiorentina) , la quale in trentadue anni di vita si è resa altamente benemerita della Colombicoltura Nazionale e della Scienza Il presente manuale non è molto diverso per quel che concerne la distribuzione della materia, poiché la revisione passata , l’opera del prof. Paolo Bonizzi, spogliata di alcune parti non corrispondenti allo scopo prefisso, fu resa più pratica e più utile ed alla portata anche del più modesto colombicoltore della campagna, ed arricchita d’interessanti notizie sui piccioni messaggeri, sulla loro storia sui loro servigi e sul loro addestramento, ma questa nuova edizione è stata interamente riveduta e corretta e sono state aggiunte alcune idee per rendere più chiare alcune parti, per rammodernarla in alcune altre ove fu creduto opportuno.” -Milano 15 settembre 1909-

Dobbiamo tener presente che esisteva in Toscana intorno agli anni 1870 la Società d’Avicultura Colombofila Fiorentina, Presidente di questa “Associazione” era il Cav. Rag. Giulio Cesare Giacchetti , autore anche lui di diversi libri di colombicoltura.

I Colombi Fiorentini: “La testa è grossa e massiccia con un collo ripiegato a 8 alla maniera dei cigni, petto assai pieno e portato innanzi, dorso breve, coda breve divisa in due parti in modo da sembrare come tagliata nel mezzo, perfettamente dritta e chiusa con compattezza; ali brevi, dritte in su che s’incontrano serrate dietro la coda; tarsi lunghi per un colombo così grosso, dita discretamente piccole. Figura e portamento, in circostanze normali, abbastanza curiosi, divengono poi strani nell’accoppiamento, con il petto alzato, il collo piegato bruscamente e la coda rapidamente dritta talchè spesso si toccano: a volta incedono l’uno dietro l’altro con passo elastico di lunga durata. Si presentano in diverse colorazioni a disegni differenti di colore nero, rosso e bianco, macchiettati e screziati in diverse e non comuni maniere. Nel modenese e nel reggiano questi colombi verrebbero chiamati “scavezzi” , vale a dire scavezzati in grazia della direzione della coda che li fa in certo modo sembrare a coda scavezzata e volta all’insù. Qualche volta anche i colombi Triganini (…………………) presentano lo stesso fatto dei colombi Fiorentini, cioè, di avere la coda piegata in alto anziché posta orizzontalmente, ed è perciò che nel reggiano i colombi Triganini sono chiamati pure scavezzi.”

La prima considerazione è che nella descrizione che viene fatta dall’autore dei colombi Fiorentini non si cita mai il termine “Gazzo”, mentre si sofferma con dovizia di particolari sulla coda spaccata in due parti. Seconda considerazione è che il Cav. Giacchetti in un altro testo definisce questo colombo “codaforcuta”, termine che non sfugge al Ghigi che ne da la sua versione. Sicuramente la coda spaccata era un difetto ricorrente per quei tempi, ricordo che anche negli anni 1970-80 era uno dei difetti che si riscontrava con una certa frequenza in parecchie razze. Poi con l’avvento della Federazione e la realizzazione del Libro degli Standard, in quasi tutte le razze la coda spaccata è stata considerata un grave difetto da penalizzare. La selezione degli allevatori negli anni ha portato a far si che oggi questo difetto è definitivamente scomparso, anche perché era antiestetico come le ali a coltello.

Scriveva il Prof.Ghigi sul Gazzo Fiorentino: “E’ questo un grosso piccione di sei a settecento grammi, che ha la macchiatura del Triganino gazzo, salvo le remiganti primarie che sono bianche; il portamento è eretto; i tarsi raggiungono i quaranta millimetri di altezza; si tratta quindi di uno dei piccioni più alti. Ne ho posseduto una coppia nera acquistata nel 1930 al Crjstal Palace che riproduceva discretamente, ma dopo la muta comparvero molte macchie nere sulle parti bianche del corpo e si assicura che la legittimità (in senso triganiero) di questi colombi sia sempre molto scarsa”.

Continua il Ghigi in un altro capitolo. …… “Ho detto che il ” Codaforcuta” del Giachetti, detto anche Modano deve riferirsi a questa razza. Mio padre, quando non ero ancora nato, (Ghigi è nato a Bologna nel 1875) l’allevava con interesse; il caso volle che Egli facesse impagliare uno di questi colombi, che ha passato numerosi decenni su un armadio in una camera vicino a quella dove io dormo in villa. Non so perché questo rudere non è mai andato nella spazzatura e, in questi giorni mi è servito. E’ infatti un Gazzo Fiorentino col tarso alto Quaranta millimetri , di mantello Covro con testa Brinata e con spallacci bianchi. La coda mangiata dalle tarme, lascia riconoscere che essa era bigia come nei covri. Numerosi strati di polvere hanno protetto i colori scuri, dando ragione al mio vecchio imbalsamatore Facchini , il quale osservava (1892) che la polvere è il miglior sistema per la conservazione degli animali imbalsamati.”

Poi, sempre il Ghigi, in un altro capitolo del suo libro fa un riferimento curioso sui colori dei mantelli e come vengono chiamati nelle diverse aree geografiche e scrive: ……… “quando le copritrici delle ali portano una macchia triangolare nera che ha l’aspetto di una scaglia, all’apice della penna, questa combinazione di bigio e di nero è detta “Scagliolo” in Toscana , “Trigano” a Modena. Poi prosegue specificando le differenze nei termini dialettali: nel modenese si dice “munaro verghe rosse” mentre in toscano “ il Cannella”. Mentre è lo “Scagliolo rosso” per i Toscani, diventa “Trigano di munaro” per i modenesi che vorrebbe dire “mugnaio” perché il fondo della penna appare come infarinato.

Allora oggi viene da chiedersi: se il Gazzo Fiorentino era ritenuto gia allora, ( e a ragion veduta possiamo dire) una delle razze più significative dal punto di vista dell’estetica, per l’elegante linea e per la colorazione distinta, citata e descritta con dovizia di particolari nei libri pubblicati da autorevoli studiosi delle razze di colombi come il Prof. Ghigi, Il cav. Giochetti, Teodoro Pascal, il Prof.Bonizzi , solo per citarne i più noti, come mai non ha catturato l’attenzione degli allevatori Italiani come sarebbe stato giusto? Per quali motivi questa nostra razza per anni è stata quasi abbandonata, mentre ha avuto estimatori in paesi stranieri che l’ hanno apprezzata e per fortuna è stata salvata dall’ estinzione. Come mai gli allevatori Italiani hanno preferito interessarsi prevalentemente all’allevamento di colombi esteri delle razze più disparate senza conoscerne la storia e l’ evoluzione? Quali sono i gusti prevalenti o i motivi che determinano gli orientamenti dei tanti allevatori sulle scelte delle razze da allevare?

Potrebbe la Federazione mettere in piedi iniziative per promuovere il nostro patrimonio di Razze Italiane? Cosa si è fatto in questi anni, cosa possiamo fare per il futuro? Sarebbe interessante aprire un confronto aperto attraverso il “Notiziario” per capire il percorso che ha determinato il destino di alcune delle nostre razze. Penso che sarebbe utile dare vita ad un confronto culturale che generi interesse, curiosità e scambio di opinioni tra gli allevatori. Questa iniziativa si potrebbe sviluppare anche perché ci sono ancora le risorse umane in attività che hanno fatto storia e potrebbero contribuire, con il loro punto di vista, ad approfondire il dibattito. Ci sono ancora gli allevatori che hanno fondato e diretto la Federazione, ci sono altri che hanno avuto un ruolo importante nell’ ambiente colombofilo Nazionale e non solo. Ci sono allevatori che hanno viaggiato all’estero e che conoscono bene le realtà della Colombofilia Europea che potrebbero contribuire a questo confronto.

Provare la soddisfazione di aver contribuito alla crescita collettiva è una sensazione bellissima diceva un noto filosofo, pur sapendo in partenza che ognuno di noi ha nella sua testa un suo modo originale ed unico di elaborare le cose, ma questo è il bello del confronto e della vita. Anche nella colombofilia se incominciamo a confrontarci, magari anche da posizioni diverse, possiamo aiutare altri a farsi delle idee proprie e ad appassionarsi e forse a trovare interessante l’allevamento amatoriale dei colombi di razza e questo ambiente. E forse a conoscere e apprezzare anche una bella razza come i Gazzi Fiorentini.

Dobbiamo chiederci anche perché, mentre alcune razze Italiane trovavano fortuna e gradimento in altre nazioni con allevatori che danno vita anche a dei Club di specializzazione della razza, altre nostre razze non sono mai riuscite a varcare i confini Nazionali, (se non in casi sporadici) pur avendo le caratteristiche per poterlo fare. Il Gazzo Fiorentino è il caso emblematico, dove in Germania gli estimatori di questa razza hanno fondato assieme a quelli del Gazzo Ungherese il Club di Specializzazione con tanto di sito internet che possiamo visitare: www.tauben-ettengruber.de

Personalmente mi sono avvicinato a questa razza cinque anni fà quando ho comprato al mercato di Wasserburg, in Germania, due coppie di Fiorentini solo perché mi dispiaceva che nessuno se ne interessasse. Non avevo più notizie di allevatori di questa razza, magari ci saranno anche stati ma non ne ero a conoscenza, e questo mi amareggiava. Ora posso dire che sono proprio contento di essere in buona compagnia e spero che questo rinnovato interesse per questa bella razza italiana sia contagioso. Se è legittimo allevare una razza sconosciuta, che non ce l’ha nessuno per portarla in mostra, è anche vero che ci sono degli allevatori che non sono interessati a vincere un premio con una razza di colombi dove in mostra non ci sia il confronto con colombi di altri allevatori.

Per questo credo vada apprezzato in questa XXX edizione dei Campionati Italiani di Piacenza 2011 , la presenza di colombi Gazzi Fiorentini (31 novelli ) di sei espositori provenienti da cinque Regioni che hanno esposto cinque varietà di colori. Un ritorno in bellezza anche perché ho saputo che altri allevatori si stanno interessando all’allevamento di questa razza. Questo è anche un successo per la Federazione e chi la rappresenta. Ma senza nulla togliere a tutti quei bravi allevatori che hanno scelto di dedicarsi all’ allevamento di questa razza autoctona, la cosa che io ritengo interessante e che vorrei qui evidenziare è il fatto che il Fiorentino è tornato e allevato nella Regione di origine; la sua Toscana. Se sapremo creare attorno a questa razza (e non solo) anche un dibattito culturale e un percorso che ci porti a conoscerne in maniera approfondita anche la sua storia, sicuramente questa incontrerà estimatori che sapranno apprezzarne tutte le belle qualità.

FIAC: Federazione Italiana Allevatori Colombi

La FIAC - Federazione Italiana Allevatori Colombi nasce nel 1977 dalla volontà di un gruppo di Associazioni Colombofile di unirsi per dare vita ad un’ entità di coordinamento e rappresentanza a livello nazionale ed europeo. Base fondamentale è la promozione dell’allevamento del colombo ornamentale da esposizione, nello specifico la divulgazione delle razze italiane di colombi, patrimonio genetico e culturale di inestimabile valore. La FIAC aderisce all’Entente Européenne d’Aviculture et de Cuniculture, organismo che raggruppa tutte le Federazioni Europee di allevatori di animali da cortile.

Ad oggi aderiscono alla FIAC 27 Associazioni Colombofile Italiane locali e 11 Gruppi di Specializzazione di razza che durante la stagione espositiva organizzano le proprie mostre sociali e rassegne di Club. Ogni anno vengono distribuiti oltre 66.000 anelli matricolari specifici per ogni razza di colombo, e viene organizzato il Campionato Italiano di Colombicoltura, esposizione nazionale che vanta circa 4.000 colombi esposti, molti dei quali di razze italiane. La FIAC forma i giudici colombofili che operano durante le mostra e le rassegne nazionali ed estere, e vanta giudici abilitati al giudizio in Esposizioni Europee.

La rivista ufficiale della FIAC è il Notiziario, trimestrale distribuito ai soci che tratta argomentazioni inerenti l’ allevamento colombofilo come speciali sulle razze, genetica e veterinaria, resoconti della stagione espositiva e tanto altro ancora. L’apertura e la collaborazione con le altre federazioni Europee fa della FIAC un’ entità v...

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