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Escursioni al Rifugio Bertagnoli: Guida ai Sentieri e Difficoltà

Il Rifugio Bertagnoli è un punto di riferimento situato vicino a una caratteristica chiesetta e a numerosi segnavia. Questo luogo rappresenta un crocevia per molti sentieri che si sviluppano attraverso il suggestivo ambiente delle Piccole Dolomiti.

Come Arrivare e Dove Parcheggiare

Per arrivare al punto di partenza si sale verso l‘Alta valle del Chiampo, in direzione di Ferrazza e poi di Campodalbero, giungendo infine alla località La Piatta, con possibilità di parcheggiare anche prima.

PARCHEGGIO: presso il rifugio Bertagnoli. Attenzione nei mesi estivi l’accesso dopo una certa ora al mattino viene bloccato poco dopo la Baita del Veronese e quindi si dovrà percorrere questo tratto a piedi fino al rifugio. La strada che conduce al rifugio è una tipica strada di montagna, quindi stretta.

Da Venezia uscire al casello di Montecchio Maggiore e proseguire per la Statale 11 in direzione Arzignano-Chiampo. Da Milano l'uscita è il casello Montebello; poi seguire le indicazioni per Montebello Vicentino-Arzignano-Chiampo, in prossimità di Montebello Vicentino, alla rotonda, continuare sulla SP31. Arrivati ad Arzignano, proseguire prima in direzione Chiampo, poi Crespadoro e infine in località Ferrazza, svoltare a destra prima dell'omonima Trattoria in direzione Campodalbero. Da li si può facilmente raggiungere il rifugio in macchina, o a piedi.

Escursione al Monte Gramolon (1814 metri)

Una splendida escursione appagante è la salita al Monte Gramolon 1814 metri sulla Catena delle Tre Croci, nelle Piccole Dolomiti, Veneto. Una meta che ho raggiunto moltissime volte, anche solo per ammirare albe indimenticabili.

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Il nostro obiettivo sarà raggiungere il Monte Gramolon seguendo il segnavia 221. Il tempo indicativo di percorrenza dal rifugio è di circa un’ora, ma se non si è particolarmente allenati, è consigliabile prevedere 10-15 minuti in più. È comunque necessario prestare attenzione.

Il sentiero è da considerarsi di media/impegnativa difficoltà a causa del tratto attrezzato (non si tratta di una ferrata, anche se passeremo accanto all’attacco della Ferrata Viali al Gramolon, che rappresenta un’alternativa al sentiero che conduce al passo della Scagina).

Il sentiero sale velocemente fino a raggiungere una piccola statua della Madonnina, punto in cui inizia la parte più impegnativa del percorso. Qui si scende attraverso ponticelli di legno, scale intagliate nella roccia e un tratto molto spettacolare che richiede massima attenzione.

Gli errori non sono ammessi, poiché i dirupi risultano piuttosto pericolosi, anche se un cordino d’acciaio è presente per agevolare il passaggio. Si precisa che non si tratta di una vera e propria ferrata: questa inizia solo al termine di questo segmento. Tuttavia, essendo un passaggio parzialmente attrezzato, è fortemente sconsigliato affrontarlo senza un’adeguata preparazione.

Da qui inizia un tratto di circa 45 minuti, caratterizzato da una salita continua a zig zag che, salendo progressivamente, ci porterà attraverso pareti mozzafiato fino al Passo della Scagina, situato a 1548 metri di altitudine. Da questo punto si apre una magnifica vista sulla Val Fraselle, sul Monte Zevola e sul Monte Gramolon alla nostra destra.

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Nelle giornate più tranquille, è possibile avvistare diversi camosci e anche marmotte. Spesso, soprattutto nei giorni feriali, ho avuto l’opportunità di incontrare camosci lungo il sentiero.

A metà della salita troverete un’indicazione per il Sentiero Bepi Bertagnoli: un breve e ripido collegamento tra il Sentiero del Passo della Scagina (segnavia 221) e il Sentiero Francesco Milani (segnavia 202). Questo percorso è dedicato a Bepi Bertagnoli, giovane alpinista di Arzignano, studente universitario, tragicamente travolto da una valanga il 7 aprile 1951 durante un’ascensione solitaria.

Il suo corpo fu ritrovato 42 giorni lungo un ghiaione vicino alla galleria della mulattiera militare. La sua tragica vicenda ispirò nel 1958 il maestro Bepi De Marzi a comporre il celebre brano corale “Signore delle Cime”.

Proseguo verso destra, sempre sul sentiero 221, affrontando una leggera salita fino a raggiungere il sentiero di arroccamento, che si collega al percorso 202. In alternativa, si può evitare di salire al Passo della Scagina optando per un itinerario più lungo (non descritto qui in termini di tempo, dislivello e lunghezza).

Questo percorso parte a destra del rifugio, seguendo una strada mulattiera sterrata che conduce alla Bocchetta Gabellele, a 1552 metri di altitudine. Da qui si imbocca il sentiero di arroccamento 202, che si congiunge al punto indicato precedentemente.

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Percorro il sentiero 202 ammirando le malghe di Fraselle di Sotto e Fraselle di Sopra. Non arriveremo alla Malga Fraselle di Sopra, poiché il nostro sentiero devia prima. Questo tratto mi piace molto perché, in tarda primavera, cresce una bellissima erbetta ed è quasi pianeggiante.

All’improvviso avvistiamo un gruppo di camosci proprio all’altezza della nostra deviazione. Mi capita spesso di vederli qui, soprattutto durante la settimana, quando il sentiero è meno trafficato. Siamo in un tratto in cui il sentiero fa una curva e, proprio sulla destra, troviamo l’indicazione “MONTE GRAMOLON 30 minuti“.

La salita non è lunga, ma fa tirare il fiato! L’ambiente è molto bello e, man mano che saliamo, iniziamo a vedere il gruppo del Carega. Come dicevo, questo tratto di sentiero è piuttosto impegnativo: la salita è ripida, ma in breve tempo si raggiunge la spalla della cima, da cui si scorge la croce!

Dal versante che stiamo percorrendo, il Gramolon si presenta come un ripido pendio erboso, spesso frequentato dai camosci. Una volta in cima, è fondamentale prestare la massima attenzione e non sporgersi troppo per curiosare “cosa c’è sotto”, poiché il rischio di caduta è altissimo.

Consiglio di tornare sullo stesso sentiero dell’andata, a meno che non siate esperti. In tal caso, potreste proseguire lungo la cresta erbosa oltre la croce e scendere attraverso ripidi pendii fino a immettervi sul sentiero di arrampicata, dove si trova l’uscita della ferrata Viali.

Passeggiata a Malga Campodavanti

Una piacevole passeggiata a Malga Campodavanti accessibile a tutti, lungo una comoda strada sterrata. Ci troviamo sulle Piccole Dolomiti in provincia di Vicenza, e più precisamente nella Alta Valle del Chiampo.

L’itinerario è perfetto anche per le famiglie con bambini se si dispone di un passeggino da montagna, più pratico. Giunti al Rifugio Bertagnoli, imbocchiamo una comoda strada sterrata che ci conduce verso Bocchetta Gabellele, situata a 1552 metri, su segnavia CAI 215.

Il percorso si snoda attraverso una natura rigogliosa, oppure sotto una bella nevicata, anche se in questo caso l’escursione non è adatta a tutti. Numerosi sono i punti panoramici che si incontrano lungo il tragitto, offrendo scorci sulla valle sottostante. La salita non presenta particolari difficoltà ed è percorribile anche in mountain bike.

Dopo circa 30 minuti dalla partenza, un primo sentiero sulla sinistra permette di accorciare l’itinerario. Tuttavia, è importante fare attenzione, poiché si tratta di un sentiero ripido e impegnativo. Se si decide di proseguire lungo la strada, ci attendono alcuni tornanti prima di raggiungere il punto in cui il sentiero di salita si interseca sulla sinistra.

Sulla destra troviamo invece le indicazioni del CAI per Malga Campodavanti, raggiungibile in circa 20 minuti. Questa rappresenta la via più breve per arrivare alla malga, che nei mesi estivi è aperta (si consiglia di informarsi in anticipo), offrendo la possibilità di qualche spuntino.

Questo tratto di sentiero è particolarmente piacevole: si sale tra i mughi, con splendidi scorci sulla vallata e sulle cime circostanti, fino a raggiungere una prima malga per poi scorgere, più in alto, un’altra. Proseguendo lungo la strada, invece, ci attendono pochi tornanti prima di raggiungere la bocchetta, dove si svolta a destra imboccando una mulattiera in falso piano che conduce rapidamente a Malga Campodavanti.

Escursione alla Cima di Lobbia e al Monte Telegrafo

La Cima di Lobbia e il Monte Telegrafo sono due alture che si trovano nella parte più meridionale del massiccio montuoso della Catena delle Tre Croci, esattamente tra le province di Vicenza e Verona. Dal Rifugio Bertagnoli saliamo per il sentiero 207 che conduce al Passo Mesole e svoltiamo in direzione del Passo della Scagina per raggiungere, attraverso i sentieri 202 e 205, la Cima di Lobbia.

Dal parcheggio del rifugio, quindi, imbocchiamo il segnavia 207 che sale subito alla vicina Baita Milani, dove, se desideriamo tagliare di un bel po’ il percorso, possiamo già intraprendere il sentiero 221 che ci porta direttamente al Passo della Scagina.

Affrontiamo, quindi, una facile sterrata, caratterizzata da una buona e costante pendenza che si snoda attraverso alcuni tornanti e, termina ad un bivio, dove l’apposito segnavia ci invita a proseguire, successivamente, lungo un sentiero parecchio più stretto che si addentra nella fitta vegetazione. Da adesso il percorso spiana notevolmente, caratterizzato solamente da una certa esposizione che relativamente non preoccupa, poiché il tracciato in questione risulta sufficientemente largo.

In sequenza, quindi, costeggiamo La Bella Lasta, superiamo una breve galleria e tralasciamo un paio di bivi per giungere sulla punta più alta della suggestiva Val di Freselle. Seguiamo, di conseguenza, le indicazioni per il Passo della Scagina e, subito dopo, per la Cima di Lobbia, iniziando così a percorrere il segnavia 205, dal quale affrontiamo immediatamente un breve tratto stretto che richiede attenzione.

Ci rimmergiamo, successivamente, nella fitta vegetazione, che si sviluppa sul versante occidentale del Monte Laghetto, dove superiamo l’omonimo passo e proseguiamo per il faggeto lungo una traccia ben riconoscibile, caratterizzata solamente da una serie di lievi sali e scendi. Raggiungiamo, quindi, la Cima di Lobbia, vetta da dove iniziano le vedute più suggestive e panoramiche dell’intera escursione.

Da qui, infatti, si apre un paesaggio assai affascinante e unico, che ci permette di ammirare interamente i Monti della Lessinia, assai caratteristici e, rinomati per le loro incantevole gobbe erbose; inoltre, sempre da questa quota possiamo intravedere, visibilità permettendo, anche la rinomata Catena del Monte Baldo.

Scendiamo lievemente, quindi, sulla cresta panoramica del Monte Scalette, per risalire successivamente l’imminente Monte Porto, dove sforiamo la sua sommità. Accompagnata da un’ulteriore veduta panoramica che comincia ad estendersi, questa volta, sulla nota valle veronese della Val d’Illasi, scendiamo all’omonima forcella ed effettuiamo un breve strappo, attraverso dei brevissimi sali/scendi, verso il nostro secondo obiettivo di questa uscita, ovvero la punta del Monte Telegrafo.

Giunti, quindi, al relativo bivio, caratterizzato ancora da qualche bel scorcio che sporge sulla dorsale orientale della Catena delle Tre Croci e sulla piccola località di Concadalbero, svoltiamo decisamente a sinistra per intraprendere il sentiero 209, in direzione della Malga Laghetto di Sotto e, nuovamente, del rifugio. Giunti, invece, alla pineta, dove il sentiero ritorna relativamente più semplice, arriviamo alla Malga Laghetto di Sotto, dal quale iniziamo l’ultimo segnavia di questa uscita, il n. 204.

Altre Indicazioni Utili

  • PUNTI DI APPOGGIO: rifugio Bertagnoli.

ATTENZIONE: L’itinerario quì descritto è stato percorso personalmente. La relazione, comprese le foto e la traccia GPS, descrive anche lo stato dei sentieri al momento in cui l’escursione è stata effettuata. Chiunque volesse ripeterla deve verificare preventivamente lo stato e la percorribilità dei sentieri.

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