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Escursioni sui Monti Sibillini dopo il Terremoto

Sono i “monti azzurri” evocati da Giacomo Leopardi ne Le Ricordanze. Memorie poetiche a parte, fino al 2016, l’anno dei terremoti in Centro Italia, pochi conoscevano i Sibillini, massiccio formato da una ventina di cime che superano i 2.000 metri, nel cuore dell’Appennino, fra Marche e Umbria.

Questo mondo incantato, che dopo il terremoto ha rischiato l’abbandono, sta tornando a nuova vita grazie alla tenacia degli abitanti che hanno deciso di ristrutturare, recuperare, ricostruire. E riaprire il territorio ai visitatori. Sono stati inaugurati ristoranti e agriturismi, trasformati palazzi storici in b&b, create opportunità per gli appassionati di sport e vita all’aria aperta.

Sentieri e Percorsi Riaperti

Tuttavia, è importante notare che gli effetti delle forti scosse di terremoto dell’Ottobre 2016 nei Monti Sibillini non finiscono mai di stupirci. Le conseguenze del terremoto si abbattono anche sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Lungo i sentieri, spiega l’Ente, “c’è rischio”, ma non in tutti. Alcune escursioni sono possibili.

Il 22 novembre è stata effettuata una prima ricognizione sul territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini finalizzata a verificare gli effetti ambientali del terremoto. Il terremoto iniziato il 24 agosto e proseguito con le scosse del 26 e 30 ottobre, oltre alla perdita di numerosi vite umane e ai catastrofici danni su edifici e infrastrutture, ha infatti causato profonde modifiche del sistema idrogeologico provocando diffuse situazioni di dissesto e di rischio, anche molto rilevanti.

La situazione è molto complessa e servirà tempo per verificare sul campo lo stato di ogni sentiero. Innanzitutto va detto che alcune aree non sono raggiungibili a causa della chiusura di strade fortemente danneggiate o che attraversano zone rosse. In particolare, tutte le strade che raggiungono Castelluccio (da Norcia, Castelsantangelo sul Nera e Arquata del Tronto) sono ancora chiuse. Visso è raggiungibile solo da Maddalena di Muccia per Pieve Torina; l'attraversamento di Visso è consentito solo previa autorizzazione del Comune.

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Non è comunque consentito andare oltre Ussita e Castelsantangelo sul Nera, se non per motivi di necessità, tramite pass rilasciato dai Vigili del Fuoco. Chiuse anche le strade per Foce di Montemonaco, per Forca Canapine (da Norcia e da Arquata del Tronto) e la galleria di S.

Molte aree, soprattutto nei settori più impervi, sono interessate da diffuse frane e distacchi di massi da pareti rocciose, anche di notevoli dimensioni. Oltre ai massi già caduti, che in molti casi hanno chiuso o danneggiato sentieri, va richiamata l'attenzione anche sulla forte instabilità dei versanti indotta dal sisma, soprattutto in considerazione che la sequenza sismica è ancora in corso. Alcuni percorsi, e in particolare quelli della Valle dell'Acquasanta, dell'Infernaccio e della Valle del Lago di Pilato (da Foce) sono di conseguenza chiusi con ordinanza dei rispettivi comuni di Bolognola, Montefortino e Montemonaco.

In questa fase, e almeno per tutto l'inverno e la primavera, è comunque fortemente sconsigliato effettuare escursioni lungo sentieri che percorrono valli o versanti sormontati da rupi e pareti rocciose. Particolarmente rischiose risultano la Valle del Lago di Pilato, la Val di Panico, la Val di Bove, la Valle del Tenna, le valli di Patino e Cerasa e tutte le gole, tra cui quelle del Fiastrone, della Valnerina e dell'Infernaccio.

I Sibillini non sono comunque completamente inaccessibili: alcune aree possono essere già da ora frequentate, con relativa sicurezza. Tra queste indichiamo le zone collinare e pedemontane del versante orientale, tra Amandola, Montefortino, Montemonaco e Montegallo, e di quello settentrionale, tra Cessapalombo, Pievebovigliana e Fiastra (anche intorno al lago). Più in alto sono fruibili le aree del M. Fiegni, dell'altopiano di Macereto, dei Piani di Ragnolo tra Acquacanina e Bolognola, del Piano di Santa Scolastica a Norcia, e della Valle del Campiano. Risulta inoltre interamente percorribile il Grande Anello dei Sibillini, sebbene molte strutture ricettive lungo il percorso siano inagibili.

Il Rifugio Casali e la Val di Panico

Fino al 2016 il rifugio Casali, a pochi chilometri dal borgo di Ussita, era un riferimento per gli escursionisti che si avventuravano a piedi o in mountain bike lungo i sentieri del parco. “Avevo in gestione il rifugio da quattro mesi quando è arrivato il terremoto. Ma non mi sono perso d’animo e appena è stato possibile sono tornato con l’obiettivo di riaprirlo”, racconta Luca Ballesi, giovane maceratese innamorato di queste montagne dove ha scelto di vivere. Ha coinvolto nel progetto l’amico Claudio Menichelli e insieme hanno ricostruito la struttura. Non quella storica, irrecuperabile, ma in un prefabbricato fornito dalla Protezione Civile.

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Grazie all’uso massiccio del legno, il locale ha ritrovato le atmosfere calde e ospitali dei rifugi tradizionali ed è tornato ad accogliere gli escursionisti ai quali offre piatti del territorio e, per chi volesse pernottare, una camerata con nove posti letto. Fra i più frequentati, anche se impegnativo, c’è il percorso ad anello che da Casali si inoltra in Val di Panico, si arrampica fino agli oltre 1.800 metri del rifugio Fargno e ritorna alla base.

Al rifugio si arriva anche in auto, la vista è magnifica e può capitare di assistere ai volteggi delle aquile reali. “Ripristinare le condizioni per tornare a vivere la natura è essenziale per la rinascita dei territori”, sottolinea Carla Carloni, che ha fondato l’Associazione Conero4Seasons per far conoscere le località meno note dell’entroterra marchigiano.

Rinascita e Iniziative Locali

Se dal rifugio Casali si segue la strada che porta a Ussita e a Visso, si arriva a Pieve Torina in un’area attraversata da corsi d’acqua che formano cascatelle e piscine naturali. La loro presenza ha ispirato il progetto con cui il paese ha scelto di rilanciarsi: offrire ai turisti un’esperienza di benessere con un percorso Kneipp direttamente nel torrente Sant’Angelo. “Si cammina a piedi nudi su ciottoli, basi di tronchi d’albero, ghiaia, cortecce, in un ambiente naturale di grande bellezza”, spiega il sindaco Alessandro Gentilucci.

“Dopo il sisma, con parte del patrimonio storico inagibile, avevamo bisogno di trovare nuove ragioni per attirare i visitatori nel nostro paese. L’iniziativa ha avuto successo. Alle persone piace concedersi momenti di relax nella natura.

Sarnano: Un Borgo Medievale Resiliente

Arroccato su un colle che sorge ai piedi dei Sibillini, Sarnano è un delizioso borgo medioevale. Il centro storico a forma di fortezza si espande a spirale sui fianchi del colle a partire dalla piazza Alta, il nucleo più antico, sulla quale si affacciano la chiesa di Santa Maria, il Palazzo dei Priori e del Podestà.

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“Lo spopolamento qui era realtà già prima che la terra tremasse. Una tendenza difficile da contrastare, ma ho deciso di provarci”, racconta Brunella Trisciani, imprenditrice che nel centro storico ha recuperato un palazzo cinquecentesco trasformandolo in hotel di charme, Antico Palazzo Sulpizi dal Pero. Dichiarato Residenza d’epoca, l’albergo ha tre camere matrimoniali, arredate con gusto e cura dei dettagli, sale affrescate e un salone per la colazione.

Trisciani ha rilevato anche il ristorante Picassera, ricavato nelle cantine, e gli ha ridato slancio facendone una vetrina per i prodotti locali. “Con ingredienti acquistati da produttori dei dintorni realizziamo un’autentica cucina del territorio, che accompagniamo con vini delle nostre vigne”, spiega l’imprenditrice. Nella bella stagione si cena nel giardino con vista sui monti, nei mesi freddi davanti al camino scoppiettante.

Il Tiglio a Isola San Biagio

Si incontrano tante storie di resilienza, da queste parti. Come quella di Enrico Mazzaroni, chef-patron del ristorante Il tiglio, a Isola San Biagio, frazione di Montemonaco distesa su un pianoro a mille metri d’altezza, fra l’Alta Valle dell’Aso e il monte Sibilla ricoperto di boschi e foreste. “Avevamo ristrutturato il ristorante da sei mesi quando è arrivato il terremoto”, ricorda lo chef.

“Sono stato a Porto Recanati per due anni. Poi la nostalgia è diventata troppo forte e ho ripreso la via di casa. Accanto al ristorante lo chef ha aperto un agriturismo con la stessa insegna: sei appartamenti, sauna e bagno turco, piscina all’aperto per l’estate. Si arriva qui per godersi la quiete del luogo e per le passeggiate nel verde.

“La mia cucina riflette il legame con il territorio, da cui traggo ispirazione, oltre che la materia prima”, dice Mazzaroni. “Mi piace rielaborare i piatti della tradizione povera, in particolare quelli a base di frattaglie, perché sono modelli di sostenibilità”.

Attività all'Aria Aperta

Dai sentieri per camminate, ai tracciati per i biker, dai laghi sui quali pagaiare fino alle piste da sci, i Sibillini sono un eden per le attività all’aria aperta. “La pandemia ha portato la voglia di immergersi nella natura”, fa notare Alessandro Ambrosi, guida del parco, un altro resiliente di queste terre. “Dopo la laurea in Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio montano ho scelto di tornare”, racconta.

Uscite in kayak al lago di Gerosa, a 649 metri di altitudine, escursioni in e-bike all’altopiano di monte Fraitunno, percorsi di trekking al monte Vettore, il più alto del parco (2.478 metri), e sull’altopiano di Ragnolo, dove in primavera fioriscono le orchidee selvatiche, in inverno. “Sui Sibillini si arriva a quote che regalano panorami vastissimi: nelle mattine invernali più limpide lo sguardo può spaziare dal Terminillo ai Balcani.”

Ambriosi vive a Montemonaco, borgo fondato nell’anno Mille dai monaci benedettini. Delle origini restano parti delle mura medioevali e alcune chiese, fra cui quella di San Benedetto, il patrono, dove sono state trasferite tutte le campane dei templi resi inagibili dal sisma.

Le Faglie del Terremoto

Sembra una ferita sui Monti Sibillini la faglia che in seguito al terremoto iniziato nel 2016 è apparsa distintamente sul Vettore. Lo sciame sismico, che ha scosso le Marche dall’agosto del 2016, è causato, come ormai sappiamo, da un perpetuo ed ininterrotto movimento delle placche tettoniche dei Sibillini che spostandosi, sfregando e urtando fra di loro generano onde sismiche. Il risultato di questi movimenti, oltre alla distruzione di intere città e paesi, è la visibile formazione di faglie.

Di più impatto visivo è la grandissima frattura sul versante orientale del Vettore, più facile da raggiungere rispetto a quella situata sul versante ovest, dove si vede nettamente l’abbassamento di una delle due placche: tale movimento ha provocato l’emersione di una lastra, alta all’incirca mezzo metro, di roccia vergine (una roccia si definisce vergine quando è la prima volta che esce in superficie).

Dopo il 26 ottobre si è aperta una nuova scarpata 200 metri più a valle della prima, che corre sotto al cosiddetto “cordone del Vettore” alla base dello Scoglio dell’Aquila. Grandi frane si sono formate ovunque, come sulla strada che collega la Pintura di Bolognola al Rifugio del Fargno, in corrispondenza dell’ultima faggeta. La Croce di Pizzo Tre Vescovi è precipitata.

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