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Il Viaggiatore Senza Bagaglio: Un Riassunto di "Solo Bagaglio a Mano"

Solo bagaglio a mano, libro di Gabriele Romagnoli, è molto popolare tra i viaggiatori. La copertina arancio fosforescente chiama dagli scaffali e la prosa scorre fluida e ricca di aneddoti.

Elogio della Leggerezza

Viaggiare leggeri, essere leggeri: è questo il cuore del libro. Per Gabriele Romagnoli le due cose sono strettamente legate: Solo bagaglio a mano non è una guida per imparare a fare la valigia.

Non ingombrare, non essere ingombranti: è l’unica prospettiva che si possa contare fra quelle positive, efficaci, forse anche moralmente e politicamente buone. Viaggiare leggeri. Essere leggeri. Vivere leggeri.

Pubblicato per la prima volta nel 2015, Solo bagaglio a mano del giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli ci presenta sotto tutt’altra prospettiva il tema del viaggio e la figura del bagaglio a mano, che assurgono a originale metafora della nostra stessa condizione esistenziale.

La Filosofia Dietro il Bagaglio a Mano

All’inizio del libro, Romagnoli racconta del proprio funerale. Nella Corea del Sud, una società organizza finti funerali per i dipendenti delle grandi corporation: l’obiettivo è diminuire l’alto tasso di suicidi del paese, mettendo gli individui di fronte alla prospettiva concreta della propria morte.

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Sono questi i dati ricavati da cento uomini vissuti fino a ottant’anni, che, assieme alla scritta «Life is short» (la vita è breve), appaiono a tratti sulla lavagna nella sede della Korea Life Consulting, un’organizzazione sudcoreana che allestisce falsi riti funebri - chiusura in bara compresa - per far fronte al triste primato di suicidi raggiunto dal paese e, di conseguenza, scoraggiarne la diffusione.

Mentre era rinchiuso in una cassa di legno con solo una vestaglia bianca senza tasche, ha avuto modo di fare tutta una serie di riflessioni sul senso della vita - spesso fin troppo banalizzata - , sulla propria e sui suoi traslochi e numerosi viaggi.

Da qui ha origine una riflessione sulle poche cose davvero importanti della vita. In una cassa di legno striminzita, con indosso una tunica senza tasche, ci si rende conto che la morte è definitiva spoliazione. Se niente ci segue o ci appesantisce nella morte, perché qualcosa dovrebbe farlo in vita?

Uno spunto un po’ macabro, certo, ma che diventa trampolino di lancio verso la leggerezza. Non aver paura di attraversare la vita disadorni, non attaccarsi troppo alle cose, ai luoghi. Non aver paura di cambiare, di spostarsi, per inseguire l’unica bussola che conti davvero: la curiosità. Nella prosa di Romagnoli emerge uno dei miti fondatori della cultura occidentale, quello di Ulisse.

Il bagaglio a mano, per esempio, chiede l’indispensabile, e dunque, chiedendo di scegliere, mette in moto una critica del possibile. Un bagaglio che impone di selezionare un vestito multiuso, un accessorio funzionale, persino un colore non invadente.

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Per poter viaggiare senza troppi intralci, converrete con me che portare con sé solo il bagaglio a mano è la scelta migliore. Perché questo sia fattibile, bisogna però selezionare solo i capi e gli oggetti indispensabili, tralasciando«quel che ci sta», il superfluo - in definitiva, un peso del tutto inutile - al fine di far posto a «quel che si vuole»; scegliere un bagaglio che sia funzionale, con scomparti per reperire oggetti più velocemente e zip per proteggerne altri, e che si possa ripiegare; avere una duffel bag, una borsa ripiegabile, di scorta. Nella vita si dovrebbe fare lo stesso: lasciare che entri esclusivamente l’indispensabile.

Dovremmo cercare di non ingombrare e non risultare ingombranti, essere dei «bersagli mobili», renderci elastici, accettare la contingenza e accogliere fortuna e sfortuna, bene e male in egual misura, e liberarci da qualsiasi situazione o rapporto che ci può ancorare al suolo, appesantirci per poi immobilizzarci o lasciarci sprofondare. Ciò può alludere all’amicizia, al rapporto col sé, alla concezione che si ha o che gli altri hanno di noi stessi oppure a una potenziale doppia vita.

In una società materialista come la nostra in cui tutti indistintamente tendiamo ad accumulare e a voler accumulare sempre più, il termine possesso assume una connotazione decisamente più positiva di rimozione, quando invece, come Romagnoli spiega, dovrebbe proprio essere il contrario: il significato di possesso implica necessariamente una condizione di schiavitù, mentre la rimozione porta in sé un’idea di libertà e leggerezza. Non dovremmo, dunque, terrorizzarci alla parola senza, tantomeno allarmarci all’idea di un’eventuale perdita, sia che la si intenda in senso materiale o figurato.

In sostanza, la parola chiave per comprendere questo romanzo è proprio l’essenzialità. Riuscire a vivere riducendo all’essenziale segna un punto di non ritorno, un risveglio. Ecco che questa ripresa di coscienza racchiude una concezione di stampo decisamente sartriano. Insomma, Romagnoli ci ha offerto una miriade di spunti di riflessione sulla società contemporanea e la sua mentalità, sulla vita quotidiana e sulle relazioni che intessiamo, il tutto concentrato in uno scritto estremamente affascinante, alle volte forse spiazzante, ma indubbiamente rivoluzionario, che ha il potenziale di cambiare sul serio la nostra visione del mondo e dell’uomo.

Anche di fronte alle più torve minacce del mondo, la leggerezza di sapersi slegato dalla dipendenza tutta occidentale della “pesantezza” del corpo, e da ciò che a essa si accompagna, diventa un’ipotesi di salvezza.

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Il bagaglio del grande viaggiatore diventa metafora di un modello di esistenza che vede nel “perdere” una forma di ricchezza, che sollecita l’affrancamento dai bisogni, che non teme la privazione del “senza”.

In qualche passaggio, Solo bagaglio a mano ricorda un altro bestseller ibrido tra saggistica e self-help: Il magico potere del riordino della giapponese Marie Kondo. La Kondo invita a spogliarsi non solo dell’inessenziale, ma di tutto ciò che non ci trasmette alcuna gioia o emozione. Privarci delle cose superflue e ordinare quelle importanti farà emergere chi siamo davvero.

Se quest’estate volete regalarvi argomenti di riflessioni e stimoli intellettuali, questo è il libro che cercate, specialmente in un’epoca storica in cui abbiamo bisogno di leggerezza e, al contempo, in cui forse - chissà!

«Il futuro è una valigia da aprire accettando ogni possibile contenuto. Possiamo provare a prepararcela da noi, ma senza esagerare, appesantirci, illuderci. Potrei dire che questo è un piccolo manuale di resistenza umana. O il prologo alla creazione di una nuova specie: più leggera, mobile, che sfugge a ogni schema e quindi sopravvivrà alle mutazioni in corso. […] Una generazione capace di scegliere sempre la libertà, di consumare soltanto il necessario (incluso ciò che è necessario per il piacere), di non legarsi a nulla, di saper perdere cose e battaglie senza perdersi, di non credere in idee e fedi che le sono state date, preconfezionate, alla nascita, una generazione senza troppo passato né avvenire, ma con una inflessibile attrazione verso il presente, inafferrabile, imprevedibile, disancorata dal suolo e dal tempo. In sintonia piena e pura con l’esistenza. E poi, quando finisce, arriva qualcuno a dirti: ti sia lieve la terra. Fallo tacere. Ti sia lieve la vita. Per attraversarla, ho un unico insegnamento. Credetemi: solo bagaglio a mano».[Solo bagaglio a mano, Gabriele Romagnoli]

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