Immaginari per Viaggiatori: Raccontare Territori, Luoghi e Storie
Se ben scelte, le parole sono magiche: prendono il turista per mano, lo accompagnano alla scoperta di nuovi territori e lo immergono in vibranti mondi narrativi. Quando poi queste parole si trasformano in storie, allora la scrittura si fa ancora più interessante. Da dove si parte per descrivere un territorio, una città, un set naturale? E un hotel, un ristorante, un’attività commerciale o culturale? Come si raccontano gli spazi senza inciampare nei cliché e a cosa possono servirti le figure retoriche? Mettiti un paio di scarpe comode e inizia a sfogliare questo libro: imparerai a descrivere i colori del mare con Foster Wallace, la geometria della campagna con Soldati, il via vai nelle strade con Gogol’.
È bastato leggere l’incipit della quarta di copertina per convincermi all’istante ad acquistare “Immaginari per viaggiatori - Raccontare territori, luoghi e storie al turista” di Alice Avallone, insegnante presso la Scuola Holden e curatrice del libro “Come diventare scrittore di viaggio” edito da Lonely Planet. Il principale obiettivo di chi scrive di viaggi è stato magnificamente condensato in queste poche righe e la lettura del libro ha saputo rispondere alla perfezione a quest’esigenza.
Non si tratta quindi di un testo da leggere e accantonare in libreria, bensì di un manualetto da rileggere e studiare all'occorrenza per un percorso realmente pratico, utile e consapevole alla scoperta della scrittura di viaggio. In ultimo, ma non di certo in termini di utilità, ho trovato molto interessanti gli esercizi proposti per affinare le proprie abilità nonché la ricca “Bibliografia su turismo e scrittura” che è una vera e propria miniera per chi vuole approfondire l’argomento. Sono rimasta piacevolmente colpita dal fatto che non si tratta del solito elenco, bensì di una lista ragionata e studiata appositamente per chi vuole approfondire un certo tema.
In questo contesto, il volume "Immaginari per viaggiatori" si rivela particolarmente rilevante. Questo libro si muove su due binari: è un memoir che esplora i trend dell’infanzia anni Novanta e un saggio che individua i segnali deboli, utili a raccontare il futuro alle generazioni Alpha e Beta attraverso le storie.
I Percorsi dell'Immaginazione
Immaginare è il verbo ideale da associare alla parola futuro. Significa pensare a cosa potrebbe accadere: stasera, la prossima estate o tra dieci anni. Vuol dire costruire ipotesi, che siano plausibili o stravaganti, utopiche o distopiche. È uno sguardo che collega passato e presente per intuire cosa potrebbe emergere domani. Ma come si immagina davvero il futuro? Esistono due percorsi. Il primo punta alle previsioni: si analizzano i contesti culturali e si raccolgono small data per ipotizzare cosa potrebbe accadere. Il secondo, invece, guarda più lontano, creando proiezioni che danno vita a universi narrativi: l’immaginazione si traduce in storie - una serie tv, un romanzo, o persino un brand.
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Nei laboratori di Futures Studies si capisce in fretta che, per quanto si preveda qualcosa, è improbabile che accada esattamente così. E, se anche accadesse, lo farebbe in modo imprevisto e imperfetto.
People Watching in Rete
Perché le persone decidono di far parte di una comunità virtuale e condividere le proprie esperienze? Con che linguaggio si relazionano sui social? Quali sono gli usi, i costumi e i rituali? Facendosi strada tra trending topic, gattini, small data e nuovi linguaggi condivisi, dribblando profili fake, lurker e "marchette", analizzando le community più svariate - dai tifosi della Juventus ai fan di Nino D'Angelo, passando per Trump e le mamme pancine Alice Avallone traccia un percorso agile, pratico e ricco di storie che aiuta a capire meglio chi sta dall'altra parte dello schermo e, in fin dei conti, chi siamo noi quando ci muoviamo e conversiamo nei territori digitali. Si parte con lo studio: dalle osservazioni sui barbari nelle Storie di Erodoto del V secolo a.C. ai Cyberculture Studies degli anni Novanta.
Poi, soprattutto, si fa pratica sul campo: si esplorano le motivazioni che ci portano a far gruppo sul digitale, i codici linguistici più ricorrenti, le emozioni che si nascondono dietro emoji e parole. E infine si scrive.
Strategie Digitali e Narrazione
Una strategia digitale può essere definita da sette elementi, tanti quanti le tavolette del famoso rompicapo cinese Tangram: il mittente e il destinatario, i contenuti, i professionisti in campo, il coinvolgimento del pubblico attraverso i social network, il monitoraggio dei risultati. Combinati insieme possono formare innumerevoli figure, che corrispondono a strategie sempre diverse. Tangram diventa così un metodo originale rivolto a chi è alla ricerca di uno strumento creativo per la stesura di un piano di comunicazione digitale, per un piccolo blog come per il nuovo prodotto di una grande azienda.
Non esistono limiti ed è possibile creare la combinazione più adatta ai propri scopi, mettendo i contenuti al centro, prevedendo una buona dose di flessibilità, aprendosi al mondo digitale come a quello fisico, accedendo ai social media, utilizzando lo storytelling e tendendo un orecchio alla Rete per monitorare i risultati.
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#Datastories: Le Impronte Digitali
#Datastories è un saggio alla scoperta del significato nascosto degli small data che quotidianamente seminiamo in Rete attraverso i nostri tablet e smartphone. Ci sono tracce che non hanno la forma della pianta dei piedi, ma dipendono dai polpastrelli delle mani. Sono le impronte che lasciamo ogni giorno sui nostri dispositivi, quando digitiamo chiavi di ricerca sul web, mandiamo cuoricini sui social e facciamo swipe sulle app. Dati minuscoli, che contengono tanto di noi esseri umani e che possono rivelare il perché dietro a comportamenti, scelte di consumo, codici linguistici, tensioni culturali. C’è una materia che si occupa di mappare proprio questi small data in Rete: si chiama etnografia digitale. L’obiettivo? Capire meglio il nostro presente iperconnesso, migliorare le strategie di comunicazione dei brand e intercettare i segnali deboli del futuro all’orizzonte. In fondo, i territori online non sono abitati da utenti anonimi, ma da persone in carne e ossa con necessità, paure, sogni.
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