Lo Straniero della Valle Oscura: Un Western Innevato Ambientato nelle Alpi
Ci sono film che vincono numerosi premi nel loro Paese di produzione ma dei quali non veniamo a sapere nulla. Solo per quanto riguarda i German Films Award (a cui il film anche se di produzione austriaca fa da riferimento) i premi nel 2014 sono stati sette. Meritati perché si tratta di un western del tutto anomalo ma perfettamente controllato.
Lo straniero della valle oscura è un film del 2014 di genere Drammatico/Thriller, diretto da Andreas Prochaska, con Sam Riley, Tobias Moretti, Paula Beer, Thomas Schubert, Carmen Gratl, Clemens Schick. La sua durata è di 115 minuti.
La Trama: Un Mistero Alpino
Sul finire del 19esimo secolo, l'avventuriero Greider giunge in un'isolata zona di montagna e chiede ospitalità almeno fino alla fine dell'inverno. La sua richiesta viene accolta e l'uomo si trova a convivere con un'anziana vedova e la di lei figlia, prossima al matrimonio.
In una remota valle di montagna, sul finire del XIX secolo, giunge uno sconosciuto di nome Greider, che chiede di essere ospitato per i tre mesi invernali. Gli abitanti del villaggio gli trovano ospitalità presso la casa di una vedova, che vive con la figlia in procinto di sposarsi, ma ignorano che Greider conosce il sanguinoso segreto che custodiscono da decenni. Ben presto una catena di misteriosi delitti comincia a far sospettare delle vere motivazioni che si nascondono dietro l'arrivo di Greider.
Un cavaliere misterioso fa il suo ingresso in un villaggio dominato dalla famiglia capitanata dall'anziano Brenner e dai suoi figli. Costoro spadroneggiano sulle vite di uomini e donne. L'uomo è un americano e viene alloggiato presso due donne, una madre e una figlia che sta per sposarsi. Di lui si sa anche che è un fotografo che vuole fermarsi per l'inverno.
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L’arrivo a cavallo di uno giovane americano in un villaggio lungo le Alpi, viene visto con preoccupazione dagli abitanti, che si chiedono quale sia l’identità dell’uomo. Si tratta di Greider [Sam Riley], un fotografo che chiede ospitalità alla madre di Luzi [Paula Beer], una ragazza adolescente ansiosa per l’avvicinarsi del suo matrimonio con Lukas [Thomas Schubert]. È inverno, e il freddo è difficile da sopportare al villaggio. Greider comunica a Luzi di essere giunto lì per scattare delle foto al paesaggio, e la ragazza mostra subito interesse verso la macchina fotografica.
La famiglia più potente del villaggio, i Brenner, avvertono subito che c’è qualcosa di particolare nello “straniero”, e temono che egli trami qualcosa contro di loro, mettendo a rischio quel malato equilibrio creatosi nel villaggio.
Un Western Atipico: Ambientazione e Tematiche
Anomalo in ragione del fatto che il cavaliere americano arriva nell'area alpina di lingua tedesca e questo consente di costruire un western che può tranquillamente disinteressarsi del fatto che il prologo ci abbia già fornito dei possibili indizi sulle ragioni della sua presenza in zona. Perché il senso sta altrove.
Sta innanzitutto nell'immettere un plot western in un'ambientazione assolutamente europea. Non tanto per le cime alpine innevate ma piuttosto per la chiusura, molto ben rappresentata, di una comunità montana di boscaioli e cacciatori che non vogliono intromissioni anche perché hanno, in particolare, un sopruso ereditario appannaggio dei capi che non va assolutamente ceduto.
Lo straniero della valle oscura è un film dall’impatto forte, inusuale in quanto si tratta di un western in cui emerge in maniera evidente la componente sociale e psicologica dei personaggi, mostrando la sopraffazione degli uomini della famiglia Brenner su tutti gli abitanti del villaggio. Prochaska sembra, infatti, da un lato, far prevalere la componente sociale, mostrandola nella sua durezza e nella sua ingiustizia, dall’altra mostrare l’estrema solitudine e diffidenza di ogni personaggio, e quindi il suo senso di incomunicabilità con l’esterno.
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Greider interrompe questa sofferta normalità, e lo fa con tutta la rabbia che ha in corpo, lui che è tornato nel villaggio per vendicarsi di un sopruso subìto con la sua famiglia proprio dai Brenner; sa di essere forte e di essere un buon tiratore, e approfitta di una giornata caratterizzata da una forte nevicata per non lasciare alcuna traccia di sé e del suo cavallo per poi entrare in azione, perché, come dice Luzi in apertura del film, ‘ci sono cose che non potranno mai essere dimenticate’.
È fatto delle lunghe ombre dell'inverno, dei passi calzati di stivali nella neve ghiacciata, di oscurità profonde da cui erano solcate le notti prima dell'avvento dell'elettricità. Il presenta una scenografia suggestiva ed una messa in scena abbastanza credibile, la fredda fotografia da al film il giusto tono e una buona atmosfera.
La Vendetta e la Passione
C’è molta passione in questo western, dove la drammaticità si estende ad ampio raggio. L’azione poco sviluppata di tutta la prima e della seconda parte, sfoga in un finale avvincente a colpi di pistola, per poi tornare in una anormale quiete che fa temere nuovamente il peggio.
Si inserisce bene in questo contesto anche Luzi, adolescente piena di rabbia per lo stato di sudditanza del popolo e costretta a non reagire di fronte alle attenzioni del capofamiglia Brenner - che pretende con la sua famiglia di disonorare tutte le ragazze in procinto di sposarsi - lei che sogna di fuggire con Lukas e lasciarsi tutto alle spalle. Sono i racconti delle violenze eseguite dai Brenner, non mostrate ma narrate, a impressionare, come la storia della madre di Greider costretta a sposarsi con uno di loro e fuggita poi insieme al fidanzato.
I due furono, però, ritrovati però poco dopo dalla truce famiglia: se a lei fu risparmiata la vita, lui invece venne crocifisso, e il suo corpo mangiato fino alla fine dagli uccelli.
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Un Revival del Western?
Recentemente sono apparsi diversi articoli sulla stampa nazionale e locale che evidenziano l’inaspettato revival del western, sia a livello letterario (Larry Mc Murtry, “Le strade di Laredo”) che cinematografico (“Eightful Heights” di Quentin Tarantino, “Hostiles” di Scott Cooper) auspicando che il genere riprenda fiato anche in Italia.
Il problema, costi a parte, rimane sempre quello di imprimere agli eventuali nuovi lavori quel pizzico di originalità che non li faccia scadere nella banalità, come accadde negli ultimi anni di sopravvivenza dello spaghetti-western, quando ormai si cercava soltanto la teatralità dei duelli contando i morti con la calcolatrice. Il film di Prochaska non ha invece nulla che lo accosti a quel tipo di pellicole: è semplice, lineare, senza pause esasperanti, né primi piani troppo insistiti dei personaggi.
Inoltre, la violenza non appare fine a se stessa come talvolta accade in diversi film di produzione nazionale. Il fatto che gli scontri si svolgano tutti a colpi di fucile, senza Colt fatte ruotare intorno all’indice prima di essere rimesse nella fondina, avvicina la trama all’autentica realtà del West, nel quale, come raccontò l’ex sceriffo Pardner Jones al regista John Ford, “se si era in un vero scontro a fuoco si usava il fucile”.
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