La Presenza Straniera in Italia: Analisi dei Dati ISTAT
Sono oltre 5 milioni, e per la precisione 5.253.658, i cittadini stranieri abitualmente dimoranti in Italia al 31 dicembre 2023. In Italia, al 1° gennaio 2024, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,9 per cento della popolazione residente. Al 1° gennaio 2024, sono regolarmente presenti in Italia 3.607.160 cittadini non comunitari, il 59,3 per cento dei quali ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Sono 112mila in più rispetto all’anno precedente e rappresentano l’8,9% della popolazione totale (nel 2022 l’8,7%).
Secondo il Report “Indicatori Demografici Anno 2024” pubblicato recentemente dall’Istat, al 1° gennaio 2025 la popolazione residente in Italia con cittadinanza straniera ha raggiunto quota 5 milioni e 422mila unità, con un incremento di 169mila persone (+3,2%) rispetto all’anno precedente. Gli stranieri rappresentano oggi il 9,2% della popolazione totale.
Dinamiche Demografiche
La popolazione residente straniera cresce in tutte le Regioni. Si registra anche tra i cittadini stranieri un progressivo aumento dell’età media, che passa dai 36,2 anni del 2022 ai 36,8 del 2023. Nel 2024, i trasferimenti di residenza tra Comuni italiani si attestano a 1 milione e 413mila, segnando una diminuzione dell’1,4% rispetto al 2023 (-20mila trasferimenti). La contrazione è dovuta alla riduzione della mobilità interna dei cittadini italiani, che registra un calo del 3,4%. Al contrario, tra i cittadini stranieri la mobilità interna è in un aumento del 7,8%.
Al 1° gennaio 2025 si stima un’età media della popolazione residente di 46,8 anni, in crescita.
Variazioni Percentuali e Distribuzione per Età
Rispetto all’anno precedente diminuisce, anche se lievemente, il peso percentuale degli stranieri in età 0-4 anni (era il 5,6% nel 2022, 5,2% nel 2023) e, più in generale, il peso della popolazione con meno di 18 anni (20,1% nel 2022, 19,6% nel 2023).
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Provenienza Geografica
Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2023 è di cittadinanza europea (46,2%), il 23,4% asiatica, il 22,7% africana e il 7,6% americana. I cittadini stranieri residenti in Italia posseggono 194 nazionalità differenti, i due terzi (63,3%) delle quali concentrate entro i primi 10 Paesi esteri nella graduatoria per cittadinanza.
La Romania si conferma il Paese di cittadinanza con il maggior numero di residenti (20,4% del totale), seguita a distanza dall’Albania e dal Marocco, come nel 2022 con un contingente pari al 7,9% e 7,8% della presenza straniera in Italia. Le collettività cinese (5,9% del totale) e ucraina (5,2%) si confermano la quarta e quinta per numero di individui, seguite da quelle di Bangladesh, India, Egitto, Pakistan e Filippine.
Si registra un aumento significativo di presenze rispetto al 2022 soprattutto per i cittadini del Bangladesh (+10,7%), del Pakistan (+10,5%), dell’Ucraina (+9,6) e dell‘Egitto (+9,3%), mentre le prime tre collettività registrano un lieve calo di presenze, pari al -0,8% tra i rumeni, al -0,1% tra gli albanesi e al -0,7% tra i marocchini.
Distribuzione Geografica in Italia
La maggior parte risiede al Nord, dove vivono 3 milioni e 159mila persone (58,3% del totale), con un’incidenza dell’11,5% sulla popolazione locale. Al Centro risiedono 1 milione e 322mila stranieri (24,4% del totale), con un’incidenza dell’11,3%. Più bassa invece la presenza nel Mezzogiorno, con 941mila residenti stranieri (17,3%), pari solo al 4,8% della popolazione del Sud.
Nel 2024, quattro trasferimenti interni su cinque hanno riguardato cittadini italiani. Nel biennio 2023-24, in linea con quanto osservato negli anni precedenti, quasi il 60% dei movimenti interni sono avvenuti tra Comuni appartenenti alla stessa provincia, oltre il 15% tra province diverse ma all’interno della stessa regione, circa il 25% dei movimenti sono stati invece interregionali.
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Nel biennio 2023-24 il tasso migratorio interno medio annuo è pari a +2,0 per mille residenti nel Nord-est e a +1,8 per mille nel Nord-ovest. Il Centro, pur registrando un tasso positivo (+0,5 per mille), risulta meno attrattivo del Nord. Il Mezzogiorno continua a registrare una dinamica migratoria interna negativa, con partenze verso le altre aree del Paese non compensate da altrettanti arrivi. I tassi medi annui, nel biennio 2023-24, sono negativi e pari a -3,2 per mille nel Sud e -2,4 per mille nelle Isole.
Anche nel 2024 il Mezzogiorno conferma un saldo migratorio interno negativo (-52mila, -2,6 per mille abitanti). La perdita di popolazione nel Mezzogiorno dovuta agli spostamenti tra i Comuni colpisce tutte le regioni dell’area, con intensità più marcata in Basilicata e Calabria dove si osservano i tassi migratori negativi più alti: rispettivamente -5,0 per mille e -4,6 per mille. Le regioni del Nord si confermano le più attrattive: nel 2024 i trasferimenti verso i Comuni del Nord (provenienti da qualsiasi area, incluso lo stesso Nord) sono stati 815mila, a fronte di 768mila spostamenti in uscita, flussi che generano un saldo migratorio positivo di 47mila abitanti, pari a +1,7 per mille.
Tabella: Distribuzione della Popolazione Straniera per Area Geografica
Area Geografica | Percentuale del Totale | Incidenza sulla Popolazione Locale |
---|---|---|
Nord | 58,3% | 11,5% |
Centro | 24,4% | 11,3% |
Mezzogiorno | 17,3% | 4,8% |
Acquisizione della Cittadinanza Italiana
Nel corso del 2024, 217mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, in lieve aumento rispetto al 2023 (poco meno di 214mila). Nel 2024 ben 217mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in crescita rispetto all’anno precedente (poco meno di 214mila).
Le acquisizioni più numerose riguardano cittadini di origine albanese (31mila), marocchina (27mila) e rumena (circa 15mila), con quest’ultima che supera l’argentina nella classifica. Le tre cittadinanze di origine che risultano avere il peso maggiore sono quella albanese (31mila acquisizioni), la marocchina (27mila acquisizioni) e la rumena (circa 15mila acquisizioni) che, rispetto al 2023, rimpiazza quella argentina in terza posizione. Complessivamente, il 64% delle acquisizioni è concentrato in nove collettività. Il 64% delle acquisizioni di cittadinanza italiana si deve a nove collettività.
Rispetto all’anno precedente, calano le cittadinanze concesse ad argentini (-11%) e brasiliani (-10%), mentre aumentano quelle a favore dei cittadini del subcontinente indiano, in particolare India (+30%) e Bangladesh (+19%). Rispetto al 2023 scendono quelle concesse a cittadini argentini e brasiliani (rispettivamente -11% e -10%) mentre crescono quelle in favore dei cittadini del sub continente indiano (India +30% e Bangladesh +19%). Restano invece stabili i numeri per albanesi, marocchini, rumeni ed egiziani.
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Immigrazione e Emigrazione
Nel 2024 le immigrazioni dall’estero in Italia sono state 435mila, in lieve diminuzione (-1,2%) rispetto al 2023, ma più elevate rispetto ai valori osservati nel decennio 2012-2021 durante il quale non si è mai superata la soglia dei 400mila ingressi annui. Le immigrazioni dall’estero, 435mila, per quanto inferiori di circa 5mila unità rispetto al 2023, si mantengono sostenute. Le emigrazioni per l’estero ammontano a loro volta a 191mila, in sensibile aumento sul 2023 (+33mila).
Le iscrizioni dall’estero (immigrazioni) negli ultimi due anni aumentano sensibilmente: sono in media 437mila l’anno (440mila nel 2023 e 435mila nel 2024), mediamente il 6,4% in più rispetto al 2022 quando ammontarono a 411mila. In deciso aumento le cancellazioni per l’estero (emigrazioni) che si attestano mediamente a 175mila l’anno nel corso del biennio 2023-2024 (158mila nel 2023 e 191mila nel 2024), registrando un aumento del 16,3% rispetto al 2022, quando ammontarono a 150mila.
Il saldo migratorio netto con l’estero è dunque pari a +244mila, riuscendo in ampia parte a compensare il deficit dovuto alla dinamica naturale. Il saldo migratorio con l’estero complessivo, pari a +244mila unità, è frutto di due dinamiche opposte: da un lato, l’immigrazione straniera, ampiamente positiva (382mila), controbilanciata da un numero di partenze esiguo (35mila); dall’altro, il flusso con l’estero dei cittadini italiani caratterizzato da un numero di espatri (156mila) che non viene rimpiazzato da altrettanti rimpatri (53mila). In termini relativi, il tasso migratorio con l’estero è pari al 4,1 per mille abitanti, più elevato al Nord e al Centro, rispettivamente pari al 4,7 e al 4,5 per mille, più contenuto nel Mezzogiorno dove si ferma al 3,1 per mille.
La flessione registrata nel 2024 è dovuta alla consistente riduzione dei rimpatri di cittadini italiani, che hanno segnato un calo del 14,3%. Dai primi dati provvisori si osserva che il Bangladesh è il principale Paese di origine dei flussi di immigrazione straniera (7,8% del totale), seguito dall’Albania (7,1%). Ancora significativo il flusso di stranieri provenienti dall’Ucraina (6,5%), in chiara relazione agli ingressi per motivi umanitari dovuti al conflitto tuttora in corso.
L’aumento delle emigrazioni è trainato esclusivamente dai flussi in uscita dei cittadini italiani (espatri) che ammontano a 114mila nel 2023 e 156mila nel 2024 (contro 99mila espatri nel 2022).
La Situazione Occupazionale
Nel mercato del lavoro, permangono differenze tra italiani e stranieri: nel 2023, il tasso di occupazione (20-64 anni) degli stranieri (65,1%), cresce meno intensamente di quello dei coetanei italiani e risulta ancora inferiore a quello degli autoctoni (66,4%). Il tasso di disoccupazione diminuisce maggiormente per gli stranieri che, tuttavia, continuano a presentare un valore dell’indicatore significativamente più elevato (11,3%), rispetto a quello degli italiani (7,2%).
Al 1° gennaio 2024, i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia sono oltre 3,6 milioni. Nel 2023, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono circa 330 mila, con una diminuzione del 26,4 per cento, rispetto al 2022. Questa flessione si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale (-47,6 per cento).
Nella partecipazione al mercato del lavoro, permangono alcune differenze tra italiani e stranieri. Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri (20-64 anni) è di poco inferiore a quello degli italiani autoctoni: rispettivamente, 66,2 per cento, a fronte del 67,2 per cento. Tuttavia, rispetto al 2023, l’occupazione è cresciuta più intensamente per gli stranieri (+1,2 punti percentuali, rispetto a + 0,8 punti per gli autoctoni). Per entrambi i gruppi, la crescita dell’occupazione è maggiore tra le donne.
Nel 2024, il tasso di disoccupazione scende al 6,1 per cento fra gli autoctoni e al 10,1 per cento fra gli stranieri, con un calo di intensità simile per entrambi i gruppi (rispettivamente 1,2 e 1,1 punti percentuali). Nel 2024, rispetto all'anno precedente, si rileva un aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, in particolare nelle regioni del Centro (+2,4 punti percentuali). La riduzione del tasso di disoccupazione si registra al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, -2,4 e -2,3 punti), maggiormente per la componente femminile di popolazione. In tutte le ripartizioni, fra gli stranieri, si registra una diminuzione del gap di genere, soprattutto nel Nord-ovest, dove il tasso di disoccupazione maschile è in crescita. Nel 2024, il tasso di inattività si riduce nel Nord-est e nel Centro (-0,3 e -0,4 punti), mentre aumenta nel Nord-ovest e soprattutto nel Mezzogiorno.
Istruzione
Nel 2024, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni. Il 48,1 per cento degli stranieri tra i 15 e i 64 anni di età ha conseguito al più la licenza media, rispetto al 34,5 per cento dei coetanei italiani; il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e l’11,6 per cento una laurea, a fronte, rispettivamente, del 44,8 per cento e del 20,7 per cento degli italiani nella stessa fascia d’età.
Confronto con il Contesto Europeo
Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).
Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni. I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria. Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali.
Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni. Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi - tra cui l’Italia - dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera.
Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.