Piccioni Viaggiatori da Gara: Storia e Caratteristiche
L’innata capacità di orientamento di alcuni colombi selezionati, capace di farli ritornare al nido persino da centinaia di km, viene utilizzata da almeno 5000 anni. In effetti, si può dire che i primi droni risalgano a 110 anni fa: già allora riprendevano immagini aeree, ma al posto di “propeller” e “controller”, erano dotati di ali, becco e piume.
Il primo utilizzo di questi volatili si deve ai sumeri; altre testimonianze sul loro allevamento e addestramento, si riscontrano su papiri e iscrizioni egizie. Sappiamo, poi, che nella Grecia antica, gli atleti vincitori delle Olimpiadi erano soliti affidare alla zampa di un piccione il cosiddetto “messaggio della vittoria”.
L'Evoluzione Storica del Piccione Viaggiatore
Un primo utilizzo sistematico in guerra risale all’epoca rinascimentale, nelle battaglie che coinvolsero le Fiandre, la Francia e l’Inghilterra. Certo è che, a partire dall’assedio di Parigi - durante la guerra Franco-prussiana (1870) - gli eserciti di tutta Europa cominciarono a dotarsi di colombaie militari. Durante la Grande Guerra, tutti i paesi belligeranti fecero largo uso di questi volatili. Anche l’Italia, sebbene tardivamente, nel 1917, cominciò a utilizzarli per collegare la prima linea con le retrovie.
Non solo messaggeri, ma anche fotografi: il tedesco Julius Neubronner aveva realizzato, nel 1907, una macchina fotografica abbastanza minuta per essere trasportata da un piccione dotato di una imbragatura pettorale. I piccioni erano molto apprezzati perché garantiva ai reparti un contatto coi comandi. Gli animali venivano persino lanciati da nostri aerei dietro le linee nemiche al di là del Piave, dove erano raccolti da agenti informatori italiani.
Il loro valore aggiunto era costituito dal fatto che non potevano essere intercettati così come avveniva, invece, per le radio-trasmissioni. Anche per questo fu largamente usato durante la Seconda guerra mondiale. Fu solo negli anni ’60 che venne chiusa l’ultima colombaia militare di sede nella caserma Zignani di Roma.
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Il Mistero dell'Orientamento
In molti si domandano come possa sapere il piccione viaggiatore dove recarsi. Giacomo Dell’Omo, ornitologo ricercatore dell’Associazione Ornis italica, sintetizza lo stato degli studi su questi misteriosi volatili: “Secondo la cosiddetta “scuola tedesca” i colombi sarebbero in grado di percepire e utilizzare il magnetismo terrestre per orientarsi.
La “scuola italiana”, grazie agli studi del prof. Floriano Papi, dell’Università di Pisa, ha invece formulato la “teoria olfattiva” che attribuisce all’odorato la capacità dei colombi di ritrovare la strada di casa basandosi sugli odori presenti nell’aria e trasportati dai venti e ricostruendone a ritroso la sequenza. Recentemente, sono stati sviluppati dei piccoli GPS, applicabili ai colombi, che hanno permesso di studiare le dinamiche di volo dello stormo e il contributo dei singoli uccelli nelle scelte direzionali del gruppo.
Addestramento e Utilizzo dei Piccioni Viaggiatori
L’addestramento dei piccioni viaggiatori militari si svolgeva liberandoli a distanze crescenti dalla propria colombaia. Il viaggio di ritorno, motivato nell’uccello dalla fame, dalla lontananza del proprio compagno/a e del proprio stormo, si svolgeva con un volo a una quota di circa 100-150 metri da terra e a una velocità media di 30-40 km/h. Il tempo impiegato variava, naturalmente, in base alla distanza.
Per qualche decina di km, poteva andare da una decina di minuti a un’ora. I messaggi trasportati dai piccioni presero il nome di “colombigrammi”. Venivano scritti, spesso in triplice copia, grazie a una carta carbone, su una sottile velina e poi infilati in appositi astucci porta-dispacci.
Un sistema elettrico a piastra faceva sì che non appena il colombo rientrava, si azionasse, sotto il suo peso, un dispositivo che emetteva un segnale acustico per avvertire del suo arrivo. Naturale evoluzione della colombaia fissa, fu la colombaia mobile. Si trattava di un camion o di un rimorchio perfettamente attrezzato con nidi, acqua, mangime, attrezzature, che poteva essere collocato in qualsiasi punto della zona di operazioni. Uno straordinario esemplare sopravvissuto (forse l’unico) è conservato ancor oggi presso l’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio di Roma. E’ costituito da un carro con gomme pneumatiche; al suo interno, i nidi e le ceste per alloggiare tra i 100 e i 120 uccelli.
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Va ricordato il piccione della colombaia di Cormons, il quale portò la confessione di un prigioniero austriaco che si rivelò fondamentale per la presa dell’altopiano della Bainsizza. Un altro uccello della colombaia di Udine recò, invece, le allarmanti notizie relative all’avanzata nemica su Caporetto.
Il Piccione Viaggiatore Oggi
Dopo essere stato, per cinquemila anni, fedele compagno dell’uomo nel suo cimento più estremo, la guerra, il piccione viaggiatore viene utilizzato, oggi, principalmente per il gioco e le scommesse, soprattutto all’estero. Le distanze maggiori che sono state coperte arrivano a 650 km e un campione può costare anche più di 300.000 euro. La corsa dei piccioni è l’arte di allevare piccioni viaggiatori per la competizione ed è diventata uno sport in Belgio nel 1820.
I piccioni viaggiatori volano chilometri in un solo giorno con l’istinto di tornare a casa e hanno un “GPS biologico” allineato con il campo elettromagnetico del pianeta, che dà loro un senso di orientamento unico. L’attuale piccione viaggiatore è il risultato di incroci di alcune razze belghe e inglesi, effettuati nella seconda metà del XIX secolo. Il compito degli allevatori di piccioni é quello di migliorare le capacità fisiche e di orientamento per partecipare ai campionati. Ogni “allenatore” ha circa 100 piccioni o più.
Innanzitutto ci spiegano che bisogna avere i piccioni per la riproduzione e i piccioni per le gare (i figli). Le uova vengono fecondate per 18 giorni prima della nascita dei piccoli piccioni. Il colombofilo deve realizzare un vero e proprio piano di allenamento. I piccioni devono allenarsi due volte al giorno. Quando sono pronti si comincia con l’abituarli ad allontanarsi, lasciarli liberi e farli tornare a casa da soli. È importante prestare sempre attenzione durante la stagione, poiché un piccione non vola solo con le ali, se le sue vie nasali e/o i suoi polmoni sono ostruiti gli costa correre.
In Portogallo, le corse dei piccioni si svolgono tra febbraio e giugno di ogni anno e nei mesi rimanenti ci sono altre gare di piccioni, vale a dire i derby. Il club organizza la consegna. Ogni piccione ha un anello alla zampa. Prima era un anello di gomma con un numero che l’allenatore registrava e quando il piccione rientrava, annotava il numero e ritirava l’anello. Ma questo poteva creare imbrogli.
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Oggi il sistema é molto più complesso. Ogni allenatore e ogni club di riferimento hanno una macchina che registra i singoli piccioni con il numero di riferimento di un anello di latta alla zampa che corrisponde a una vera e propria scheda di identità. Arrivati al punto di partenza i piccioni sono liberati e iniziano il volo verso casa. Ci sono varie teorie, ma non c’é ancora una spiegazione concreta, su come riescano ad orientarsi e partire, sapendo che arrivano al punto di partenza in un camion completamente chiuso. Ma fatto sta che ritrovano la strada di casa.
E se a livello di preparazione fisica dei colombi, gli allevatori devono prestare attenzione all’alimentazione e allo stato di salute degli animali, in relazione alle strategie per farli tornare più velocemente, il discorso è diverso, in quanto il rapporto tra addestratore e animale può essere decisivo. Per esempio durante la settimana i maschi vengono separati dalle femmine e preparati per la prova e quando tornano sanno automaticamente che quando arrivano in soffitta le femmine sono lì ad aspettarli e viceversa.
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