La Storia dei Piccioni Viaggiatori Tedeschi
Siamo abituati a vedere i piccioni svolazzare nelle nostre città, appollaiati su ogni finestra, balcone o monumento, ma spesso non consideriamo quanto, in realtà, questi piccoli animali ci abbiano aiutato nella storia. Le loro capacità sono sorprendenti e, in moltissime occasioni, hanno giocato ruoli fondamentali nel salvare la vita di molti uomini, come nel caso dei piccioni viaggiatori.
Origini e Diffusione
La storia di questi pennuti antenati degli sms comincia nell’antichità. Il loro impiego come messaggeri alati, soprattutto in ambiti militari, era noto agli antichi Egizi, ai Greci, ai Romani. Persino Cinesi, Persiani e Arabi ne hanno fatto largo uso. I centri di allevamento oltre che in Egitto sorsero in Cina, in India e in Persia, e ben presto i piccioni viaggiatori si affermarono anche nel mondo greco.
L'uso dei colombi viaggiatori iniziò quando ci si rese conto che era possibile sfruttare una loro particolarissima caratteristica: l’istinto che li induce a far ritorno, se allontanati, al luogo in cui sono nati. Scoperto ciò, i primi allevatori dovettero soltanto affinare le tecniche di allevamento dei piccioni, con un lungo processo di selezione e incroci di razze.
I Piccioni Viaggiatori in Guerra
La storia dei piccioni viaggiatori è molto lunga e arriva fino ai nostri giorni, quando cioè furono impiegati dagli eserciti in guerra durante i due conflitti mondiali. Alcuni di loro sono stati anche decorati con medaglia al valor militare! Quando le telecomunicazioni non potevano affidarsi a potenti mezzi non essendo sviluppate come lo sono oggi, questi piccoli volatili erano il mezzo più efficiente per poter inviare messaggi a distanze elevate: un piccione può infatti arrivare a percorrere in volo fino a 1000 km con velocità che oscillano tra i 90 e i 100 km/h. Sul campo di battaglia, le comunicazioni sono fondamentali.
Eroi di Guerra
Tra i tanti casi, ricordiamo le vicende di due piccoli soldati alati, Cher Amie e Paddy, che con il loro valore hanno salvato decine e decine di uomini. Vediamo brevemente la loro storia.
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Cher Amie
Cher Amie, ossia “Cara amica”, era il nome della piccola eroina dei cieli che, il 3 ottobre 1918, riuscì a consegnare il suo messaggio alle truppe a supporto del battaglione della 77° Divisione di Fanteria Americana. Il Maggiore Charles Whittlesey, durante l’offensiva della Mosa-Argonne, rimase bloccato nelle retrovie con i gli uomini del suo Battaglione. Bersagliati dai tedeschi, anche le truppe amiche, ignorandone la posizione, fecero del Comandante e dei suoi uomini, oggetto di tiro. Purtroppo però, tutti i piccioni che librarono in volo, furono abbattuti uno dopo l’altro, dall’artiglieria tedesca. Cher Amie era l’ultima dei quattro messaggeri. Liberata in volo, cominciò a farsi strada tra la furia della battaglia e venne persino colpita. Con un occhio ferito, schegge nel petto e una zampina malconcia, Cher Amie riuscì comunque a portare a termine la sua memorabile missione, salvando così i suoi commilitoni da morte certa. Tra l'altro quello stesso piccione era stato decisivo per risolvere altre 12 situazioni di pericolo! Curata e rimessa in salute, malgrado le brutte ferite, Cher Amie si riprese e finalmente andò in “congedo” da eroe di guerra. Oggi è esposta allo Smithsonian Museum, decorata con la Croce di Guerra.
Paddy
Anche durante la Seconda guerra mondiale, i piccioni viaggiatori non hanno mancato di mostrare il loro valore. Il 6 giugno 1944 alle 8:15 circa, il messaggero Paddy partì dalle spiagge della Normandia per portare le prime notizie dell’avvenuto sbarco degli alleati. Schivando proiettili e i famigerati falchi tedeschi, che i nazisti avevano addestrato proprio per intercettare i messaggeri dell’aria, Paddy arrivò a destinazione in poco meno di 5 ore. Riuscì a sorvolare circa 230 miglia, percorrendo la distanza a una velocità prossima ai 90 km/h: un record nella storia dei messaggeri alati. Targa commemorativa dedicata a Paddy, porto di Carnlough, Irlanda del Nord. Il piccione irlandese volò per 240 chilometri fino all’Hampshire e “atterrò” alla base in quasi 4 ore e 50 minuti. Un’impresa eroica che gli valse la medaglia “Dickin” il 1° settembre 1944, dal nome della veterinaria Maria Dickin che aveva lanciato il riconoscimento in onore degli animali “in armi”.
Il Ruolo dei Piccioni nel D-Day
I piccioni furono protagonisti nel D-Day e molti di loro vennero imbarcati nelle unità della Royal Navy. «Un centinaio di loro fu inviato in Normandia il 6 giugno 1944 - sottolinea Nicoletta Maggi - e quando furono vicini alla costa, con la flotta d’invasione degli Alleati pronta a sbarcare, in silenzio radio per evitare di essere rilevata dai nemici, il loro contributo fu determinante».
I colombi del D-Day aiutarono anche i paracadutisti britannici e americani che vennero addestrati per trasportarli come mezzo di trasmissione alternativo alla ricetrasmittente. L’evento fu annunciato in Inghilterra da un colombo che riuscì a beffare le misure anti-piccioni tedesche. Questo e altri suoi compagni di specie furono insigniti della Dickin Medal, una medaglia speciale legata a un premio nato nel 1943 (su idea della veterinaria Maria Dickin) per onorare la categoria degli “animali soldato”.
L'Addestramento e l'Intelligence
Naturalmente dietro il loro addestramento c’erano donne e uomini che dedicarono tempo ed energie: «I piccioni viaggiatori sarebbero gli unici capaci di levarsi in volo a rivelare informazioni essenziali. Servono anche per non essere intercettati», spiega Nicoletta Maggi, giornalista e segretario dell’International Churchill Society Italia, nonché autrice del volume L’angelo di Churchill (Media&Books) dove ripercorre la storia della spia inglese Jicky che assieme a una sessantina di altre donne vennero impiegate in operazioni di intelligence.
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«Jicky, Hazel Juvenal-Smith era un agente segreto che operava per il premier britannico in Francia - aggiunge Maggi -. Era specializzata in perizia calligrafica e nel settore delle comunicazioni coi piccioni viaggiatori. Dentro all’MI14 gestiva i report in entrata e in uscita grazie al gran lavoro dei piccioni inviati nelle nazioni occupate e poi trasmessi al Foreign Office».
I Tedeschi e i Piccioni
Anche i tedeschi si affidavano ai volatili ed erano ben consapevoli del pericolo che i piccioni avrebbero potuto rappresentare se fossero finiti nelle mani dei partigiani e dei combattenti della resistenza. Perciò pretendevano che la popolazione dei territori occupati consegnasse tutti i piccioni all'ufficio del comandante. La mancata consegna era spesso punita con la morte. I tedeschi utilizzavano anche dei falchi addestrati per intercettare i piccioni sovietici.
Come Fanno i Piccioni Viaggiatori a Orientarsi?
Questi piccoli smartphone volanti, possiedono alcune grandi caratteristiche: un senso dell’orientamento particolarmente sviluppato unitamente a una discreta vista e un olfatto eccezionale. Tutto questo permette loro di ritrovare la strada di casa e fare rientro al nido. Come accade per molti uccelli, anche i piccioni sono sensibili al campo magnetico terrestre. Inoltre, la loro natura di uccelli monogami, li rende particolarmente attaccati sia al nido che al proprio compagno o compagna: una volta scelti li mantengono per tutta la vita. Tutte queste loro caratteristiche, fanno sì che, in qualche modo, nella loro memoria siano ben impresse le “coordinate” del loro nido (o della colombaia, il loro nido artificiale).
Dal momento che il piccione viaggiatore usa le sue capacità per rientrare sempre al nido, può essere usato solo in un senso. I puristi delle telecomunicazioni definirebbero questo meccanismo “simplex”, ossia un flusso di comunicazione che avviene in una sola direzione: da un’emittente A ad un destinatario B (ciò che avviene nelle trasmissioni radio o tv). Qualora ve lo foste chiesti, il nostro amico pennuto non potrà essere addestrato per andare verso un qualsiasi punto: è “programmato” dalla natura per far sempre ritorno a casa.
Competizioni Sportive
Attualmente questi animali più che messaggeri sono perlopiù destinati a partecipare a vere e proprie competizioni sportive, ossia corse tra piccioni che si sfidano nel tornare alla propria colombaia nel minor tempo possibile: una sorta di formula 1 dei cieli, disciplina che diverte persino l’ex campione di boxe Mike Tyson. Di piccioni viaggiatori ne esistono di diverse razze e in volo possono superare i 100 km/h!
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Tecnologie Innovative
Simili a droni. I pennuti venivano dotati di una minuscola macchina fotografica, fissata al petto con un sistema di cinghie e programmata con un timer per scattare foto in sequenza lungo la rotta. Il vantaggio rispetto ad altre tecnologie (come gli aquiloni o i palloni aerostatici) era di poter volare a quote relativamente basse e ottenere scatti dettagliati senza essere intercettati.
Il Futuro dei Piccioni Viaggiatori
E oggi? Ai nostri giorni vi è persino chi, nell’era della comunicazione digitale e delle fughe di notizie sul Web, sostiene che in certi casi i colombi potrebbero tornare a essere usati.
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