La Corte di Giustizia e il Principio del Ne Bis in Idem nell'Area Schengen
Con una recente sentenza, la Corte di Giustizia ha affrontato un duplice quesito sollevato dal Tribunale regionale superiore di Amburgo riguardante il ne bis in idem, disciplinato dagli artt. 54 e 55 della Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen (CAAS) e dall'art. 50 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (CDFUE).
Il Caso Kossowski
Il caso trae origine da un procedimento penale avviato contro il sig. Kossowski, accusato dalla Procura di Amburgo di estorsione aggravata ai fini di rapina, commessa in Amburgo il 2 ottobre 2005. Tuttavia, il procedimento è iniziato solo nel marzo del 2014, poiché l'accusato era fuggito in Polonia, dove era stato arrestato per una precedente condanna emessa da un giudice polacco. Nel febbraio 2014, il sig. Kossowski è stato arrestato a Berlino. La Procura di Amburgo aveva quindi chiesto il rinvio a giudizio per il fatto del 2005, ma la sua richiesta è stata rigettata dal Tribunale regionale di Amburgo in base all'art. 54 CAAS, con conseguente revoca del m.a.e. e fine della custodia cautelare.
Le Questioni Sollevate
Il giudice del rinvio ha posto alla Corte due questioni fondamentali:
- Se le riserve formulate dagli Stati Membri ai sensi dell'art. 55 par. 1 lett. a) CAAS siano ancora valide dopo l'integrazione dell'acquis di Schengen nel diritto dell'Unione e se siano compatibili con gli artt. 50 e 52 della Carta.
- La nozione di "sentenza definitiva" ai sensi degli artt. 54 e 55 della CAAS.
La prima questione, riguardante la validità delle riserve, è particolarmente rilevante, in quanto solleva il problema della persistente validità e compatibilità con il diritto UE delle riserve originariamente apposte al regime di Schengen.
La Nozione di "Sentenza Definitiva"
La Corte ha iniziato analizzando il concetto di "sentenza definitiva" ai fini del ne bis in idem. La giurisprudenza della Corte su questo punto è consolidata. La decisione in esame non si discosta dai criteri enunciati in precedenza. Dopo aver verificato che, per il diritto polacco, "la decisione della procura distrettuale di KoÅ‚obrzeg che pone fine al procedimento penale estingue definitivamente l'azione penale", la Corte ha risolto il caso facendo leva sul criterio sostanziale.
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I giudici hanno evidenziato come l'esigenza di una decisione che analizzi il merito della causa sia conforme alla ratio di evitare che il ne bis in idem, da strumento di garanzia della certezza del diritto e del diritto alla libera circolazione, si trasformi in un meccanismo idoneo a "proteggere un sospettato dall'eventualità di doversi sottoporre ad ulteriori accertamenti". Considerando il procedimento polacco, i giudici hanno sottolineato come non si possa ritenere che nel corso del procedimento da questi svolto sia stato effettuato un esame del merito: il provvedimento infatti dichiara il non luogo a procedere sulla base di una situazione di insufficienza probatoria, la quale deriva semplicemente dalle deposizioni incomplete e parzialmente contraddittorie dell'imputato, senza che fossero stati sentiti la vittima e l'unico testimone noto del fatto o che fosse stata svolta "un'istruzione più approfondita al fine di raccogliere ed esaminare elementi di prova".
Rapporti tra CAAS e Carta di Nizza-Strasburgo
Con l'integrazione dell'acquis di Schengen nel diritto UE (Trattato di Amsterdam) e l'attribuzione alla Carta dello "stesso valore giuridico dei Trattati" (Art. 6 TUE come modificato dal Trattato di Lisbona), la CAAS e la Carta sono entrate a far parte del medesimo ordinamento giuridico a due gradi diversi dello stesso. Dal confronto degli artt. 54 ss. CAAS con l'art. 50 della Carta emergono una serie di differenze; i primi infatti sono più specifici, e di conseguenza di applicazione più limitata: operano solo tra gli Stati Membri e non anche all'interno del singolo Stato, richiedono il requisito dell'esecuzione-ineseguibilità della sentenza definitiva di condanna, consentono deroghe più ampie. In ogni caso, l'ampiezza delle deroghe consentite al principio costituisce certamente la questione su cui si registrano le maggiori divergenze interpretative.
L'art. 55 par. 1 lett. a) CAAS consente, in particolare, ad uno Stato firmatario della Convenzione stessa di escludere l'operatività dell'art. 54 "quando i fatti oggetto della sentenza sono avvenuti nel suo territorio in tutto o in parte". Ora, non è chiaro se l'incorporazione dell'acquis di Schengen abbia comportato l'automatica inclusione nel diritto UE anche delle riserve operate in precedenza, così come non è chiaro come si relazionino tra loro l'art. 55 CAAS (che consente di derogare all'art. 54) e l'art. 52 par. 1 della Carta (che disciplina il regime delle limitazioni consentite ai diritti fondamentali garantiti dalla stessa, tra cui il ne bis in idem ex art. 50). Punto di partenza delle sue considerazioni è che dall'integrazione dell'acquis di Schengen operata con il trattato di Amsterdam discenderebbe l'incorporazione nel diritto dell'Unione anche delle riserve fondate sull'art. 55 CAAS.
Per valutare dunque la compatibilità dell'art. 55 CAAS con l'art. 50 CDFUE, l'A.G. analizza la ratio del divieto di secondo giudizio nel contesto dello "spazio di libertà, sicurezza e giustizia", la cui creazione rappresenta l'obiettivo perseguito dal legislatore europeo mediante l'integrazione della CAAS nel diritto dell'Unione. Egli afferma che in tale contesto il ne bis in idem costituisce un aspetto del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie degli altri Stati Membri, il quale rappresenta a sua volta il fondamento della cooperazione giudiziaria in materia penale.
A detta dell'Avvocato Generale, la Corte di Giustizia con la sua giurisprudenza avrebbe trasformato il principio del mutuo riconoscimento (e con esso il ne bis in idem) nel presupposto per la creazione di quella "fiducia reciproca" necessaria all'istituzione e al mantenimento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Se così è, l'applicazione del principio di territorialità della legge penale, consentita dalla riserva ex art. 55 par. 1 lett. a) della CAAS avrebbe "l'effetto di svuotare del suo contenuto il principio del ne bis in idem". Pertanto tale riserva non sarebbe più compatibile con il diritto dell'Unione, e secondo l'A.G. dovrebbe essere disapplicata.
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D'altra parte, l'A.G. ha esaminato anche l'argomento sollevato dal governo tedesco, secondo cui la riserva ex art. 55 par. 1 lett. a) CAAS sarebbe giustificata dalla necessità di perseguire condotte che ledono interessi specifici dello Stato, e che non potrebbero essere adeguatamente tutelati da un altro Stato Membro. L'A.G. replica a tale argomento affermando che in un caso del genere si potrebbe ritenere che non sussista l'elemento dell'idem, secondo l'interpretazione che ne fornisce la Corte. Sulla base di tale ragionamento, l'A.G. conclude che "la riserva di cui all'art. 55 par. 1 lett. a) CAAS non è compatibile con l'art. 50 della Carta".
Conclusioni
Con la decisione in esame la Corte di Giustizia da un lato si mantiene nel solco della nozione autonoma di ne bis in idem che va costruendo da lungo tempo, ma dall'altro perde un'occasione per fare chiarezza sui limiti entro cui è consentito derogarvi.
Tabella Riepilogativa
Articolo | Descrizione | Effetti |
---|---|---|
Art. 54 CAAS | Principio del ne bis in idem | Impedisce di essere giudicati due volte per lo stesso fatto |
Art. 55 CAAS | Deroghe all'art. 54 | Consente agli Stati di non applicare il ne bis in idem in alcuni casi |
Art. 50 CDFUE | Diritto a non essere giudicato o punito due volte | Stabilisce un diritto fondamentale |
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