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Simpatie per il Governo Straniero nel Nord Italia: Un'Analisi Storica

La storia di Girolamo Bixio, nato a Genova il 2 ottobre 1821, offre uno spaccato interessante sulle dinamiche politiche e sociali del Risorgimento italiano, e sulle complesse relazioni tra Nord e Sud Italia. Figlio di Tommaso, impiegato all'Ufficio del marchio, e di Colomba Caffarelli, Girolamo, ultimo di otto figli, ebbe un'infanzia segnata dalla prematura morte della madre, che lo portò a maturare fuori dalla famiglia e dalla scuola, vagabondando per le strade e il porto della sua città natale.

Per questo motivo, nel 1834, il padre lo fece imbarcare come mozzo su una nave mercantile e, nel novembre 1837, lo fece arruolare forzatamente come "volontario" nella marina militare sarda. Bixio vi rimase quasi sette anni, raggiungendo nel 1841 il grado di allievo pilota, e solo nel luglio del 1844, grazie al riscatto pagato dal fratello Alessandro, poté sbarcare con un anno di anticipo. La vita sul mare rappresentò per lui una scuola preziosa, di azione e di disciplina, compensando la carenza di istruzione generale che tentò faticosamente di colmare con letture storiche e scientifiche.

Nel 1846, dopo avventure nel mare di Sumatra, Bixio tornò in Europa, a Parigi, dove il fratello Alessandro lo introdusse nei gruppi politici di opposizione alla monarchia di Luigi Filippo. Qui conobbe G. Lamberti, capo della congrega mazziniana in Francia, segnando il suo primo contatto noto con rivoluzionari italiani e un interesse politico crescente.

L'Entusiasmo Neofita e l'Alleanza con i Moderati

Il Piemonte e la Genova del 1847, dove Bixio tornò con entusiasmo, vivevano una realtà politica diversa da quella che aveva ispirato la lettera di Mazzini a Carlo Alberto. Era il momento del moderatismo e del riformismo, della speranza nelle concessioni liberali e nella lotta contro l'Austria, mentre in tutta Italia si diffondeva l'ideale federativo. Bixio strinse rapporti con repubblicani genovesi, conobbe le madri di Mazzini e dei fratelli Ruffini, e si avvicinò a G. Mameli, iniziando una fraterna amicizia.

Pur facendo propaganda mazziniana, Bixio accettò, come altri democratici genovesi, l'alleanza con i moderati e l'inserimento nel Comitato dell'ordine, composto da rappresentanti di tutte le tendenze liberali. Questa posizione, pur nella diffidenza verso il sovrano, andava oltre il "tatticismo" mazziniano, accettando di essere sprone verso mete più avanzate, come lo scontro con l'Austria. Bixio si distinse subito come uomo d'azione, partecipando a cortei, manifestazioni e tumulti.

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Sottotenente nella legione Torres, combatté nel Bresciano e nel Mantovano, per poi unirsi alle truppe pontificie. L'armistizio Salasco generò amarezza e delusione, ma un incontro con Mazzini a Milano riaccese le sue speranze. Con Mameli, si impegnò a Genova nella riorganizzazione dei democratici e nella ripresa della guerra per iniziativa popolare.

Vi era in Italia vasto campo d'azione per le forze rivoluzionarie, ma i democratici non seppero concentrare le esigue forze e unificare i diversi programmi. Bixio, con i resti della Legione mantovana, raggiunse Garibaldi in Romagna e, come suo ufficiale di ordinanza, ispezionò i confini napoletani. Dopo l'insurrezione di Genova, raggiunse Mameli a Roma repubblicana, ripartendo per la città natale, dove apprese della sconfitta.

Bixio combatté contro i Francesi a villa Corsini, diventando luogotenente, e contro i borbonici a Palestrina, diventando capitano. Ferito nella battaglia sulle mura di Roma, divenne maggiore. Dopo l'occupazione francese, lasciò Roma e, spronato da Mazzini, riprese l'attività organizzativa repubblicana, trasferendosi a Torino per studiare arte militare.

Nel 1853, Bixio costruì una nave, la "Goffredo Mameli", per commerciare con l'Australia. L'iniziativa si rivelò disastrosa, ma accrebbe il suo entusiasmo per il commercio. Tornato in Italia nel 1857, Bixio si inserì nel movimento che, abbandonando le pregiudiziali mazziniane, collaborava con la monarchia sabauda e il governo Cavour per la guerra all'Austria. A Genova, curò la propaganda e la preparazione militare delle forze volontarie, insistendo sulla necessità della dittatura piemontese e dell'alleanza con Napoleone III.

La Spedizione dei Mille e il Ruolo di Bixio

Nel 1859, allo scoppio della guerra con l'Austria, Bixio combatté con Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi. Dopo Villafranca, lo seguì nell'Italia centrale per organizzare l'esercito dei governi provvisori. Nel dissidio tra Fanti e Garibaldi, Bixio si schierò con quest'ultimo, pur continuando a ignorare l'appello di Mazzini. Nel 1860, si interessò a un'iniziativa rivoluzionaria in Sicilia, adoperandosi per coinvolgere Cavour e Garibaldi. Dopo la rivolta di Palermo, Bixio partecipò attivamente ai preparativi della spedizione.

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La sua partecipazione all'impresa si colorò presto di tinte leggendarie. Al comando del I battaglione, partecipò all'assalto di Calatafimi e alla manovra di aggiramento di Palermo, venendo ferito. Assunse poi il comando di una colonna che doveva unirsi a Catania con la colonna Türr-Eber, mentre quella Medici seguiva il litorale settentrionale. A Bronte, represse una sommossa di contadini con sanguinosi eccessi.

A capo della 8a divisione, Bixio passò con Garibaldi lo stretto di Messina, affrontando i difensori di Reggio. Sulla strada per Napoli, si distinse nella battaglia del Volturno, a Ponti della Valle, dove respinse un pericoloso aggiramento nemico. Uno dei principali protagonisti delle vicende militari della spedizione, Bixio quasi scomparve sul piano politico, concentrandosi sugli aspetti organizzativi e disciplinari dell'esercito garibaldino.

Ricevette la croce di ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e il suo grado di generale venne riconosciuto. Eletto deputato, iniziò la sua vita politica, scegliendo la Sinistra ma proclamandosi indipendente da qualunque schieramento.

Colonialismo Interno e Questioni Economiche nel Sud

Il testo affronta anche il tema del "colonialismo interno" nel Sud Italia, evidenziando come le rimesse degli emigranti abbiano finanziato lo sviluppo del capitalismo nel Nord. Questo sistema cripto-coloniale permette al Nord di allargare le sue produzioni, che finiscono per essere consumate nel Sud. Le politiche economiche, come quelle relative al grano e ad altre produzioni agricole, hanno storicamente favorito il Nord a discapito del Sud.

Il Sud, con la sua economia prevalentemente agricola, si trovò a dover competere con un Nord industrializzato, subendo le conseguenze di politiche che spesso favorivano gli interessi settentrionali. Le rimesse degli emigranti, pur rappresentando una fonte di reddito importante, non furono sufficienti a compensare le perdite derivanti da un sistema economico che penalizzava le produzioni meridionali.

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Tabella: Confronto Economico tra Nord e Sud Italia (periodo post-unitario)

Settore Nord Italia Sud Italia
Industria Sviluppo e industrializzazione Marginalizzazione e scarsa industrializzazione
Agricoltura Produzione di grano, carne e latte Produzione di frutta e colture specializzate
Finanza Controllo del sistema bancario Dipendenza dal credito settentrionale
Emigrazione Minore Massiccia, con rimesse che finanziano il Nord

Le Politiche Economiche e il Ruolo delle Banche

Le banche, spesso controllate da interessi settentrionali, applicavano tassi di sconto più elevati nel Sud, ostacolando lo sviluppo delle attività locali. Questo sistema favoriva la selezione di una clientela mafiosa, a discapito degli imprenditori onesti. Le filiali bancarie meridionali, spesso gestite da personale poco qualificato, non erano in grado di comprendere le specificità dell'ambiente economico locale.

Le politiche europee, come quelle relative al sostegno dei prezzi, spesso favorivano le produzioni settentrionali (seminativi, latte, carne bovina e suina) a scapito di quelle meridionali (agrumi, ecc.). L'Italia, figlia di Cavour, continuava a perseguire politiche che favorivano il Nord, ostacolando lo sviluppo del Sud.

L'Agricoltura e il Futuro del Sud

La storia agraria del Sud è ricca di colture d'esportazione, ma le politiche nazionali spesso penalizzavano queste produzioni. La cultura del grano, ad esempio, ha storicamente rappresentato un ostacolo allo sviluppo di colture più redditizie. Il futuro del Sud dipende da una rivoluzione politica e mentale, che sappia valorizzare le specificità del territorio e promuovere un'agricoltura di qualità, orientata al mercato locale e all'esportazione.

Le aziende atomistiche, specialmente quelle a conduzione familiare, possono dare risultati accettabili, ma è necessario unire le forze per raggiungere dimensioni di scala. La politica, sia a livello nazionale che europeo, deve sostenere questo processo, promuovendo politiche che favoriscano lo sviluppo del Sud e valorizzino le sue risorse uniche.

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