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Società Escursionisti Lecchesi: Storia e Passione per la Montagna

La Società Escursionisti Lecchesi (SEL) ha una storia ricca e affascinante, profondamente intrecciata con l'amore per la montagna e l'escursionismo nel territorio lecchese. Questo articolo esplora le origini della SEL, le figure chiave che ne hanno segnato il percorso e l'impegno costante per la valorizzazione e la fruizione responsabile delle montagne lecchesi.

Le Origini e la Fondazione della S.E.L.

L’8 gennaio 1899 nelle edicole italiane apparve il primo numero de “La Domenica del Corriere”: aveva dodici pagine e costava dieci centesimi. Un giovane disegnatore sconosciuto, Achille Beltrame, aveva disegnato, per la prima pagina, la riproduzione di una tempesta di neve nel Montenegro. All’inizio di febbraio, mentre in Italia Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi, si apprestava a partire con la sua spedizione al Polo Nord e s’inaugurava la ferrovia elettrica Monza - Milano, a Lecco i settimanali locali comunicavano la notizia che, la sera del giorno uno, un gruppo di baldi giovanotti di sicure speranze, staccatosi dalla Società Alpina Operaia “A.

Naturalmente la nascita della S.E.L. suscitò un certo scalpore nella quieta vita della Lecco di allora e all’intera Società Alpina: vi furono adunanze, assemblee, interpellanze, con minacce di espulsione di soci rei di aver creato la nuova…..concorrente. L’iniziativa raccolse immediatamente le simpatie di un gruppetto di giovani e giovanissimi, già avviati alla passione alpina che mossero, a benefica burrasca, l’ambiente. Gli animatori si chiamavano: Grassi, Azzoni, Morlotti, Carozzi, Bregaglio, Cazzaniga, Fustinoni, Galbusera.

Il filo conduttore dell’attività della sezione lecchese del Club Alpino Italiano, nata nel 1874, dell’Alpina Stoppani del 1883 e della nuova S.E.L. Vi sono pure appartenenti al G.L.A.S.C. (Gruppo Lombardo Alpinismo Senza Guide) e alla S.A.T.

Nel 1902 abbiamo i primi contatti con gli “Sky” ai Piani Resinelli, ma dobbiamo aspettare il 1908 per vedere la prima gara sociale e la costituzione della Sezione Sciatori, seconda in Lombardia (dopo CAI Milano) e tra le prime a iscriversi alla F.I.S. (Federazione Italiana Sci). Il rifugio SEL ai Piani Resinelli arriva il 14 giugno 1908 e nel frattempo si organizzano gite, feste degli alberi, si segnano sentieri, si pubblicano guide e monografie: c’è anche la prima uscita nel 1914, per il recupero di vittime della montagna, a cui ne seguiranno purtroppo molte altre.

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“Non si trattava di squadre organizzate ma d’interventi fra persone presenti o di elementi raccogliticci. Sempre pronti a ogni chiamata se ne partivano da Lecco per la Valle Caloldeno, non esistendo la Strada Ballabio-Piani Resinelli, perché in ogni epoca la Grignetta fece dolorose sorprese. Il primo intervento è del maggio 1914, sotto il profilo Nord dei Torrioni Magnaghi. Seguono una quarantina di recuperi, una decina di salvataggi, alcuni dei quali con discesa in teleferiche improvvisate sulle quali scorrevano le barelle. I trasporti a valle erano compiti da Valligiani, ai quali la SEL ha sempre garantito un minimo, il più delle volte rimasto a carico.

Le prestazioni erano assai apprezzate e l’inobliabile Mario Tedeschi, da Milano, ebbe a scrivere: “Siamo lieti che i nostri giovani frequentino le Prealpi lecchesi perché su loro è la guida e la protezione dei valorosi consoci della S.E.L.

Passata la bufera, la SEL, nel 1916 organizza il Campionato Italiano Assoluto di Sci ai Piani di Bobbio, poi ancora gare, gite, manifestazioni. Nel 1921 sorge il rifugio Alberto Grassi a Camisolo ed è pubblicata la guida regionale del Pizzo dei Tre Signori, autore il prof.

Le associazioni alpine, tanto provate, fuse nella comune avversità, trovano coraggio e formano un unico Comitato Ricostruzione. Come in gara fra difficoltà d’indole varia, la SEL mette subito in grado d’ospitalità il rifugio Castelli, rabbercia alla meglio il Daina; il CAI provvede per il Ratti (già Savoia), il Lecco e lo Stoppani; l’A.N.A. rappezza il Cazzaniga. La volontà di proseguire non manca, gli uomini, i giovani e le donne decise nemmeno. In pochi anni i rifugi risorgono più belli e funzionali e si ampliano grazie alla disponibilità dei nostri tecnici arch. Mario Ruggeri, arch. Mario Cereghini, arch. Mino Fiocchi, Ing. Giuseppe Gandola, Ing. Teodoro Berera, Geom. Giovanni Bonfanti, Geom. Pino Rossi, Arch. Minonzio, Notaio dott. Poi entusiasmo e iniziative innumerevoli esplodono.

A chi desidera venire con noi in montagna, a camminare o a sciare, nessuno chiederà come la pensa o a quanto ammonta il suo conto in banca: troverà tanta amicizia, cordiale accoglienza nei nostri rifugi e allegria.

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I Rifugi della S.E.L. e la Loro Storia

Le prime notizie di un rifugio in vetta al Resegone sono di inizio Novecento, anni nei quali esisteva già una piccola costruzione, edificata da un certo Giuseppe Vitari di Brumano e adibita a ricovero per caprai e cacciatori. Negli anni antecedenti la prima guerra mondiale il baitello venne acquistato dall’ingegner Enrico Daina di Rota Imagna, il quale lo ristrutturò trasformandolo in un rifugio vero e proprio (che da allora assunse, appunto, il nome di rifugio Enrico Daina), in grado di accogliere anche gli escursionisti di passaggio. La struttura venne comunque gestita in comodato d’uso dal signor Vitari fino al 1921.

Nel 1923, morto l’ingegnere, la capanna venne ceduta alla Società Escursionisti Lecchesi per poco prezzo, a condizione che la costruzione continuasse a portare il nome della famiglia Daina. La somma venne raccolta tramite un prestito che sette soci attuarono in favore della S.E.L.

Il rifugio venne inaugurato ufficialmente il 17 giugno e due anni dopo, il 30 agosto 1925, accolse il Cardinale Eugenio Tosi, giunto in vetta al Resegone appositamente per benedire la croce appena eretta e tutt’oggi esistente.

Circa vent’anni dopo, nell’ottobre 1944, gli eventi bellici portarono alla distruzione quasi tutti i rifugi del lecchese, capanna Daina compresa. Essa fu ricostruita nel dopoguerra assumendo l’attuale profilo con una spesa di oltre tre milioni di lire ed inaugurata il 27 agosto 1950, giorno in cui cambiò il nome, con il benestare della famiglia Daina, in rifugio Luigi Azzoni, dedicato all’ex cassiere e consigliere della S.E.L. scomparso nel 1949, il cui impegno nella ricostruzione dello stesso fu determinante.

Nei successivi decenni vennero attuati diversi ampliamenti e modifiche all’edificio, come l’inaugurazione dell’adiacente bivacco Città di Lecco nel 1964, il posizionamento di una bussola di legno all’ingresso e di pannelli fotovoltaici nei primi anni duemila. Infine, nel giugno 2018, sostituendo il tetto del bivacco è stata edificata un’ampia terrazza panoramica.

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La sua costruzione risale ai primi del ‘900 come ricovero per caprai e cacciatori e nel 1923 venne acquistato dalla Società Escursionisti Lecchesi con il nome di capanna Diana.Durante la Seconda Guerra Mondiale venne distrutto perché ricovero partigiano e a fine conflitto iniziò la costruzione del nuovo rifugio.Negli anni Cinquanta gli fu dato il nome “Azzoni” in omaggio di Luigi Azzoni, storico cassiere della S.E.L. e nipote di Luigi da cui ha preso nome l’azienda, tra i protagonisti della ricostruzione.

Attività e Impegno Attuale

Ad aprire i lavori il presidente Mauro Colombo, al primo anno del suo secondo mandato. “Ringrazio tutti coloro che, a vario titolo, hanno dato risposte concrete per raggiungere i vari obiettivi - ha detto il presidente Colombo -. Dopo il primo anno, la Sel si è detta soddisfatta della gestione del rifugio Rocca-Locatelli da parte di Cariboni e De Rocchi. Lavori in vista per il rifugio Sassi-Castelli dopo il rinnovo del contratto alla famiglia Aluvisetti. Un grosso impegno finanziario, invece, hanno richiesto il lavori al rifugio Azzoni con la tinteggiatura esterna, la sistemazione del bivacco invernale e la realizzazione della terrazza panoramica.

L’11 maggio sarà un giorno speciale per la Sel che porterà la montagna in piazza XX Settembre. Grazie all’aiuto del comune, infatti, verranno allestiti cinque gazebo: uno dedicato a ogni rifugio più uno per la Sel. Tutti conosciamo il tradizionale assalto al Resegone: centinaia di escursionisti raggiungono la vetta da tutti i versanti della montagna.

Il 2018 si è chiuso con 21 nuovi soci, mentre il 2019 si è aperto con 12 nuovi soci nel mese di gennaio. “Per costruire il futuro, però, serve un ricambio generazionale - ha detto il presidente Colombo -. Dobbiamo tutti prenderci l’impegno di trovare qualche idea per riuscire a coinvolgere maggiormente i giovani.

La Frequentazione delle Montagne Lecchesi e l'Alpinismo

La frequentazione delle montagne lecchesi comincia alla fine dell’Ottocento. Per gli operai, che lavorano nelle città della pianura, questi monti, facilmente raggiungibili grazie alla costruzione delle ferrovie, sono un luogo ideale dove trascorrere il poco tempo libero a disposizione. In pochi anni fioriscono i club e le associazioni escursionistiche e si contano a centinaia gli appassionati che ogni domenica salgono lungo i sentieri delle Grigne.

I primi a passare dai sentieri alle rocce sono gli alpinisti provenienti da Milano, ma ben presto anche i lecchesi si fanno avanti e, negli Anni ’30 del Novecento, da Lecco escono alcune delle cordate più forti del mondo. Personaggi come Riccardo Cassin, Mario Dell’Oro, Vittorio Ratti e Gigi Vitali, grazie al fisico e alla volontà forgiati dal duro lavoro nelle fabbriche e all’abilità nel creare da sé chiodi e attrezzature alpinistiche, sono in grado di vincere le pareti più difficili delle Alpi, muovendosi con la stessa abilità sulle rocce strapiombanti delle Dolomiti, come sul ghiaccio e sul terreno misto dei 4000.

Dopo la tragica parentesi della Seconda Guerra Mondiale i lecchesi tornano a frequentare le montagne. In azione ci sono ancora i “vecchi” degli Anni ‘30, ma, soprattutto, c’è una nuova generazione pronta a mettersi alla prova sulle loro vie e a guardare verso nuovi orizzonti. Nel Dopoguerra sulle Grigne fa il suo apprendistato il monzese Water Bonatti, uno dei più grandi talenti dell’alpinismo di tutti i tempi.

Articoli dello Statuto della Società

Art. Possono essere associati tutti coloro che ne facciano espressa domanda e siano accettati dal Consiglio Direttivo. L’associato è escluso quando è inadempiente nel pagamento della quota per almeno due anni. La quota associativa è esclusivamente personale.

I soci sono suddivisi nelle seguenti categorie. Soci vitalizi: la qualifica di socio vitalizio viene ad ogni effetto a cessare dal 1 gennaio 2022, fermo restando il diritto già acquisito in precedenza da detti soci. Soci familiari: persone appartenenti e conviventi alla medesima residenza del socio ordinario, la quota viene stabilita dal Consiglio Direttivo in misura ridotta rispetto a quella del socio ordinario.

Art. Essa è presieduta da un socio nominato a maggioranza dai presenti aventi diritto di voto. Il presidente dell’Assemblea chiama un socio a fungere da segretario e nomina due scrutatori.

Art. La Società è retta da un Consiglio Direttivo nominato dall’Assemblea, composto da un minimo di 7 ed un massimo di 9 membri eletti tra i soci; essi prestano la loro opera in via gratuita. Il Consiglio Direttivo sottopone all’Assemblea il bilancio preventivo e consuntivo. I bilanci devono essere redatti con chiarezza e devono rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione economico-finanziaria dell’associazione nel rispetto dei principi di trasparenza nei confronti degli associati. Le riunioni del Consiglio Direttivo sono convocate con avviso ai relativi componenti, contenente l’ordine del giorno, con un anticipo di giorni sette salvo i casi di diversa convocazione suggerita da motivi di urgenza.

Per quanto concerne le cariche di Tesoriere e Segretario qualora all’interno del Consiglio Direttivo non siano presenti consiglieri disponibili per mancanza di competenze a rivestire detti ruoli, il Consiglio ha facoltà di proporre detti incarichi a soci ordinari che possano garantire al meglio lo svolgimento delle mansioni previste dallo Statuto.

Art. La funzione principale dell’ispettore è quella di rappresentare la SEL nei confronti del gestore del rifugio a cui è assegnato. Controlli Generali, da effettuarsi annualmente a discrezione dell’ispettore.

Art. La società si estingue: quando il patrimonio è divenuto insufficiente rispetto agli scopi e per le altre cause di cui all’articolo 27 del codice civile. In caso di estinzione, l’Assemblea delibererà in merito alla devoluzione del patrimonio residuo ad associazioni con finalità analoghe o a fini di pubblica utilità. In caso di scioglimento l’Assemblea provvede alla nomina di uno o più’ liquidatori, anche non soci, determinandone gli eventuali compensi.

Si ringraziano il fotografo Mauro Lanfranchi e la S.E.L.

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